venerdì 5 giugno 2015

Vangelo del giorno 06/06/2015

Mc 12,38-44
Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Parola del Signore


Commento su Mc 12, 38-40

"Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa".

Mc 12, 38-40

Come vivere questa Parola?

Questa pericope ancora una volta evidenzia le tensioni che caratterizzano il rapporto di Gesù con Scribi e Farisei: il ceto altolocato della vita religiosa e sociale di Gerusalemme.

Senza mezzi termini il Rabbì di Nazareth condanna apertamente la falsità e doppiezza di questa gente che fa sfoggio di apparenze vistose e lussuose ma è ben lungi dal vivere la coerenza del far coincidere la Parola, consultata e pregata, con la pratica della vita.

Fortemente espressivo è qui l'evangelista nella denuncia di un tremendo contrasto: quello di occupare il tempo in lunghe preghiere e, contemporaneamente gestire i propri affari, angariando il prossimo più debole e sprovveduto come erano, soprattutto a quel tempo, le vedove.

La rappresentazione è forte nell'esprimere un contrasto che è netta opposizione: "divorano" (attenzione all'uso, qui, di un verbo che in genere esprime ingordigia!) le case delle vedove". Ossia costringono le povere donne a venderle a prezzo irrisorio e nello stesso tempo si mostrano gente di chiesa (si direbbe oggi) che passa gran tempo in preghiera. Ma lo sappiamo bene: la preghiera senza la conferma delle opere di carità è cosa morta.

E qui il testo dice che questi egoisti vanno incontro ad una condanna più grande di quella in cui incorrono altri peccatori.

Signore, concedimi il coraggio di aprire bene gli occhi sul mio quotidiano. Non permettere che la mia poca voglia d'interessarmi dei poveri e di privarmi di qualcosa che è per loro necessario, renda insensato, deprecabile, oggetto di condanna il tempo che dedico alla preghiera.

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