Mt 26,14-25
Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! | |||
Commento su Matteo 26,14-25 Sono forse io, Signore? Mt 26,14-25 Come vivere questa Parola? Siamo ancora nel cenacolo, raccolti intorno alla mensa dell'ultima cena. Gesù è attorniato dai dodici. Li ha scelti ad uno ad uno, ha condiviso tutto con loro, li ha chiamati "amici", eppure in mezzo a loro uno lo ha tradito. Gesù sa e lo annuncia, senza denunciare il traditore. Il turbamento che gli si legge in volto ora ha un perché che stravolge gli animi. Consapevoli della propria fragilità, gli apostoli trepidano: nessuno si sente di dire a cuor leggero: "Io no!". Per chi ama, anche solo l'ombra di una possibile incorrispondenza mette in allerta e spinge, prima ancora che a guardarsi intorno con sospetto, a interrogare il proprio cuore, a rinsaldare l'impegno di una costante vigilanza. La domanda affiora inquieta al labbro, quasi una richiesta di aiuto a non scivolare: "Sono forse io, Signore?". Io che protesto di amarti e poi sono così facile a scendere a compromessi, a lasciarmi andare: tanto che male c'è? È una cosa da niente, un'inezia! E l'amore inizia a indebolirsi, la relazione si affievolisce, il volto dell'Amato non occupa più tutto l'orizzonte, anche se si è ancora seduti alla mensa dell'ultima cena, alla mensa eucaristica... Cosa fare? Sgusciare via frettolosi, come Giuda, inghiottito nelle tenebre di quell'ora tremenda, o lasciarsi guardare come Pietro per tornare a testimoniare con maggiore consapevolezza che Lui è Amore? Lascerò, quest'oggi, che la domanda degli apostoli scavi dentro di me, mettendo in luce facili concessioni. Donami, Signore, quella delicatezza di cuore che fa presentire l'affievolirsi dell'amore e spinge ad alimentarne la fiamma con un deciso ritorno a te. |
martedì 31 marzo 2015
Vangelo del giorno 01/04/2015
lunedì 30 marzo 2015
Vangelo del giorno 31/03/2015
Gv 13,21-33.36-38
Uno di voi mi tradirà… Non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte. | |||
Commento su Giovanni 13,21-33.36-38 Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te! Gv 13,21-33.36-38 Come vivere questa Parola? Sono le porte del cenacolo che si aprono quest'oggi davanti a noi. Gesù è seduto a mensa tra i suoi ma il suo sguardo tradisce un interiore turbamento. Il suo parlare si è fatto grave e, per chi lo ascolta, inquietante: "Uno di voi mi tradirà... Ancora per poco sono con voi... Dove vado io voi non potete venire". Quelle parole ne riecheggiano altre con cui aveva tentato di preparare gli apostoli a quell'ora. La reazione non è dissimile: un silenzio carico di paura, un non voler sapere, un non voler capire... È Pietro, che con la solita irruenza, interviene vivacemente: "Perché non posso seguirti? Darò la mia vita per te!". Nel suo sincero amore può tollerare tutto, ma non la separazione dal Maestro. E la risposta gli esce spontanea, più dal cuore che dalle labbra. Sono quei momenti di fervore che tutti conosciamo. Ma poi, quando l'amore presenta il suo volto esigente, chiedendo una presa di posizione ben definita, è facile scivolare nel compromesso e di qui, anche nel rinnegamento. Dio ci ama non perché siamo amabili, ma noi siamo amabili perché lui ci ama. È il suo sguardo a renderci preziosi ai suoi occhi: quello stesso sguardo che si è posato con uguale intensità su Pietro dopo il rinnegamento e su Giovanni che stava ai piedi della croce, e che oggi raggiunge noi lungo i sentieri della nostra vita. Voglio lasciarmi guardare da Gesù, quest'oggi, voglio lasciare che il suo sguardo incroci il mio. Voglio prestare attenzione a ciò che mi sta sussurrando: tu sei prezioso ai miei occhi! Mio Dio, dov'è ancora il mio peccato? Quel peccato che mi chiudeva e impigriva? Al suo posto scopro solo l'amore che l'ha sommerso e che continua a ripetermi: rimani nel mio amore! |
domenica 29 marzo 2015
Vangelo del giorno 30/03/2015
Gv 12,1-11
Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. | |||
Commento su Gv 12,1-11 "Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell'aroma di quel profumo". Gv 12,1-11 Come vivere questa Parola? L'evangelista Giovanni, quello che fu più prossimo al Signore, evoca una scena che è di forte contrasto con quel che sta per narrare. Tra poco racconterà fin nei particolari gli orrori terribili della passione e della morte. Qui evoca un fatto dove si stemperano devozione, tenerezza, adorante Amore. A parlare sono i gesti, le cose. Ed esprimono un modo di essere nei confronti del Signore e della sua Persona che campeggia divinamente in mezzo ai sentimenti ed al modo di porsi delle persone che trattano con Lui. C'è il modo servizievole, ma forse un poco distaccato di Marta, c'è il trasporto adorante di Maria e la reazione malvagia di Giuda. Ma il gesto di spargere profumo di prezioso nardo sui piedi del Signore parte da Maria, che usa poi i suoi capelli per asciugarli;Tutto questo è di una tale bellezza che ha folgorato nei secoli l'attenzione di tanti mistici. Non è il caso di fare una ridondanza di parole, ma di stimolarci a ritagliare, ad ogni costo, uno spazio contemplativo, per entrare, a nostra volta, nella casa di Betania: quella del nostro cuore profondo. Non preoccupiamoci circa il nostro essere degni o no. Rileggiamoci la pagina ed immedesimiamoci nel gesto di Maria. Il puro nardo prezioso è l'atteggiamento del cuore che lo Spirito Santo creerà in noi se lo invochiamo con fede. Il puro nardo è l'Amore: quello che diamo a Gesù ed alle sue membra vive: quanti vivono con noi o incontriamo sulle nostre strade. O Signore, dammi Tu puro nardo, infondimi Amore. E' tutto. Conta solo che lo versi in totale esproprio. E' allora che profuma. |
sabato 28 marzo 2015
Vangelo del giorno 29/03/2015
Mc 11,1-10
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
+ Dal Vangelo secondo Marco
Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:
«Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!».
Parola del Signore.
Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!»
Mc 11,1-10
Come vivere questa Parola?
Pochi giorni di distanza e l'ondata di entusiasmo della folla si tramuta in risucchio ostile: dall'osanna al crucifige! Le parole, i gesti di misericordia di cui erano stati testimoni e che avevano portato ad accalcarsi intorno a Gesù sono dimenticati: "Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce" (Os 6,4) aveva dichiarato, secoli prima, il profeta Osea, riferendo l'amara constatazione di Dio. Ed ora la storia torna a ripetersi.
Che cosa si nasconde dietro questa instabilità? Un inconscio e superficiale abbandonarsi all'impulsività del sentimento? Un lasciarsi suggestionare e quindi trascinare dalle masse? Un comodo abdicare alla responsabilità di scegliere, di prendere posizione?
Sì, anche l'opzione per Dio non può essere garantita una volta per sempre. È necessaria una verifica e una riconferma continua, un rimettersi in gioco, soprattutto nelle ore di deserto, quando rinnovare il proprio "sì" risulta arduo, costa sangue. Sono gli inevitabili momenti di prova, in cui le scelte autentiche si consolidano e si purificano, liberandosi dalle motivazioni altre che possono essersi infiltrate. È allora che può realizzarsi il passaggio dalla scelta della consolazioni di Dio, alla scelta del Dio delle consolazioni, presso la cui croce si può sostare senza lasciarsi travolgere dalla paura di restare coinvolti nel suo apparente fallimento.
Voglio sostare quest'oggi accanto al Crocifisso, lasciandomi interpellare: ho scelto lui o quanto lui può donarmi?
Donami, Signore, il coraggio di comportarmi da tuo vero seguace, anche quando questo risultasse uno scomodo andare contro corrente.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
+ Dal Vangelo secondo Marco
Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:
«Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!».
Parola del Signore.
Commento su Marco 11,1-10
Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!»
Mc 11,1-10
Come vivere questa Parola?
Pochi giorni di distanza e l'ondata di entusiasmo della folla si tramuta in risucchio ostile: dall'osanna al crucifige! Le parole, i gesti di misericordia di cui erano stati testimoni e che avevano portato ad accalcarsi intorno a Gesù sono dimenticati: "Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce" (Os 6,4) aveva dichiarato, secoli prima, il profeta Osea, riferendo l'amara constatazione di Dio. Ed ora la storia torna a ripetersi.
Che cosa si nasconde dietro questa instabilità? Un inconscio e superficiale abbandonarsi all'impulsività del sentimento? Un lasciarsi suggestionare e quindi trascinare dalle masse? Un comodo abdicare alla responsabilità di scegliere, di prendere posizione?
Sì, anche l'opzione per Dio non può essere garantita una volta per sempre. È necessaria una verifica e una riconferma continua, un rimettersi in gioco, soprattutto nelle ore di deserto, quando rinnovare il proprio "sì" risulta arduo, costa sangue. Sono gli inevitabili momenti di prova, in cui le scelte autentiche si consolidano e si purificano, liberandosi dalle motivazioni altre che possono essersi infiltrate. È allora che può realizzarsi il passaggio dalla scelta della consolazioni di Dio, alla scelta del Dio delle consolazioni, presso la cui croce si può sostare senza lasciarsi travolgere dalla paura di restare coinvolti nel suo apparente fallimento.
Voglio sostare quest'oggi accanto al Crocifisso, lasciandomi interpellare: ho scelto lui o quanto lui può donarmi?
Donami, Signore, il coraggio di comportarmi da tuo vero seguace, anche quando questo risultasse uno scomodo andare contro corrente.
Vangelo del giorno 28/03/2015
Gv 11,45-56
Per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. | |||
Commento su Gv 11,45-56 "Da quel giorno decisero di ucciderlo. Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli. " Gv 11,45-56 Come vivere questa Parola? Dice di sé: "Io sono la Resurrezione e la vita". Paradossalmente vogliono dare la morte a chi serve la vita e questo perché sono abitati da sentimenti di morte che si rivelano nella misura in cui la Vita si esprime, fiorisce. Più il bene agisce più i cuori cattivi si chiudono nell'ostilità. La troppa luce rivela le troppe tenebre e questo diventa inaccettabile per chi vive a suo agio nel buio. Gesù è ben consapevole di questo e decide di allontanarsi in una città vicina al deserto. La sua non è una fuga ma una preparazione insieme ai suoi discepoli. Tutti hanno bisogno di questo intervallo, di questo tempo prima dell'agonia, della lotta finale. La sua assenza farà venire fuori le domande della gente di Gerusalemme che lo cercherà, ma per quale motivo? I discepoli in questo tempo di sospensione, potranno ascoltare con più attenzione le sue ultime parole per poi poter rileggere gli avvenimenti alla luce della fede e non della paura. E Gesù si nutrirà a fondo dell'amore del Padre e dell'amore degli amici per resistere alle tentazioni finali, al pensiero di abbandonare a se stessa un'umanità così distratta e superficiale. Da domani entreremo nella settimana santa e anche noi abbiamo bisogno di un tempo di sospensione, di un intervallo in cui nutrire lo spirito nella preghiera personale e comune, in cui ascoltare le ultime parole di Gesù, le parole di un morente che dicono ciò che conta, l'essenziale per ogni vita. Di un tempo in cui chiederci se cerchiamo Gesù e perché lo cerchiamo? E anche dove lo possiamo trovare? É il tempo in cui chiedere al Signore con insistenza la grazia di "toccare" l'amore con cui si è donato, di trattarlo "con i guanti" per non disperderlo. Di scoprirlo nelle sue pieghe più nascoste perché ci parli, ci scuota I sommi sacerdoti e i farisei hanno deciso di uccidere Gesù, colui che aveva appena detto, ci cambi, ci consoli, ci guarisca. Tu sei il Signore della vita che ha scelto la morte per amore mio e di tutti. Tu sei l'offerta continua di perdono nonostante le mie durezze. Tu rimani immobile, crocifisso, perché io non possa perderti di vista e possa riempire i miei occhi e il mio cuore di Te. |
giovedì 26 marzo 2015
Vangelo del giorno 27/03/2015
Gv 10,31-42
Cercavano di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. | |||
Commento su Giovanni 10,31-42 Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi? Gv 10,31-42 Come vivere questa Parola? La controversia da parte dei capi nei confronti di Gesù si arroventa sempre più di minacce al punto che i Giudei (e non solo gli altolocati) stanno per lapidarlo. La reazione di Gesù dovrebbe essere disarmante perché, con l'ironia pacata degli onesti e intelligenti, egli ricorda loro di aver compiuto "molte opere buone" davanti ai loro occhi e, dunque, per quale sua opera buona decidono di lapidarlo? È come togliere loro la maschera con un gesto di rapida innocente e coraggiosa destrezza. Loro reagiscono appigliandosi alla protervia della loro incredulità. Non lo lapideranno per nessuna opera da lui compiuta ma per ciò che essi reputano la bestemmia per eccellenza: professarsi "Figlio di Dio". E il suo argomentare è così serrato e veritiero che lo porta ad affermare il cuore del suo mistero altissimo, divino: Il Padre è in me - Egli dice - e io sono nel Padre. Confermerà poi con un'altra espressione rivelativa: "Il Padre e io siamo una cosa sola". "Cercarono allora nuovamente di prenderlo - dice il testo - ma egli sfuggì dalle loro mani". La scena è rapida e il protagonista vincente. In questa occasione come in altre, Gesù sceglie la libertà e la realizza immediatamente: col potere del suo essere Dio, altro che uomo! E questo rivela ancora più a fondo che, quando lo cattureranno per metterlo a morte, sarà lui in piena libertà e volontà d'amore, a scegliere che ciò avvenga. Tu, Signore, l'innocenza senz'ombra, la libera onnipotenza, sceglierai di consegnarti agli sgherri quando tu e il Padre lo vorrete. E io - dentro le scelte del tuo volere, ti conosco sempre più, ti ammiro, ti amo, ti ringrazio. |
mercoledì 25 marzo 2015
Vangelo del giorno 26/03/2015
Gv 8,51-59
Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno. | |||
Commento su Gv 8,51-59 "Io invece lo conosco e se dicessi che non lo conosco sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua Parola" Gv 8,51-59 Come vivere questa Parola? Nelle disputa con i giudei Gesù tiene fermo il punto. Non si lascia andare ad attacchi personali e non insulta. É forte della sua identità di Figlio, è certo del suo messaggio, non tentenna, non si lascia provocare né mettere in dubbio. La questione in gioco è fondamentale: chi lui è, che valore ha la sua parola ma anche cosa i presenti devono ascoltare anche a rischio di essere lapidato. Su questo non transige perché sono le fondamenta. Tanta sicurezza ci fa quasi invidia: a noi basta poco per tentennare, per riempirci di ansie. L'opposizione di alcuni ci mette in difesa o ci fa' chiudere negli ambienti che consideriamo "sicuri" perché lì troviamo chi la pensa come noi. Oppure per reazione diventiamo rigidi e scambiamo questo rigidità per solidità. Dimentichiamo così che la nostra identità di figli e di cristiani innanzitutto la riceviamo, non ce la costruiamo. Essa matura nella misura in cui stiamo con il Padre, respiriamo le parole del Figlio, e ci fidiamo della guida sapiente dello Spirito. Non dobbiamo lottare contro gli altri per definire la nostra identità ma, al contrario, sarà essa ad aiutarci ad essere sicuri nel confronto. Non dobbiamo inventarci parole nuove e complicate per interpellare chi abbiamo davanti, ma assimilare quelle di Gesù e porgerle con ferma mitezza. Non dobbiamo attaccare, insultare o tirare pietre ma essere disposti a riceverle pur di non rimpicciolire l'Amore di Dio a misura d'uomo. É questa la strada per non cadere nella presunzione in cui cadono gli antagonisti di Gesù che vengono così apostrofati: "Voi dite: È nostro Dio e non lo conoscete." Anche per noi sarebbe una sconfitta dire: "É nostro Dio" e scoprire di non conoscerlo. Tu, Signore, mi doni la mia identità più intima e profonda. Tu mi doni "la forza di un bufalo" come dice un salmo. Tu mi rendi sicuro perché mi doni la tua Parola sicura. |
Medjugorje messaggio del 25 marzo 2015
Messaggio a Marija del 25 marzo 2015
“Cari figli! Anche oggi l'Altissimo mi ha permesso di essere con voi e di guidarvi sul cammino della conversione. Molti cuori si sono chiusi alla grazia e non vogliono dare ascolto alla mia chiamata. Voi figlioli, pregate e lottate contro le tentazioni e contro tutti i piani malvagi che satana vi offre tramite il modernismo. Siate forti nella preghiera e con la croce tra le mani pregate perché il male non vi usi e non vinca in voi. Io sono con voi e prego per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”
martedì 24 marzo 2015
Vangelo del giorno 25/03/2015l
Lc 1,26-38
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce. | |||
Commento su Luca 1,26-38 Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria Lc 1,26-38 Come vivere questa Parola? Siamo nell'ora più solenne della storia: Dio, nella persona del Verbo, sta per fare irruzione in essa. Quale luogo sarà degno di ospitarlo? Roma estende ovunque il suo potere, Atene è un raffinato centro culturale, Gerusalemme è la città santa... E Dio posa lo sguardo su un'oscura borgata della Galilea: Nazaret. Due località che, all'epoca, se avevano una qualche risonanza era in negativo. Basta ricordare la sprezzante considerazione di Natanaele: "Da Nazaret può venire qualcosa di buono?" (Gv 1,46), e la drastica conclusione dei farisei: "Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!"(Gv 7,52). Galilea, Nazaret sono dunque l'emblema non solo di ciò che non conta, ma di ciò che merita solo disprezzo. Il messaggero celeste poi si rivolge a una "vergine", titolo che oggi si ammanta di venerazione proprio per il suo riferimento alla madre di Gesù. Ma anche sotto questo termine l'indicazione di una situazione di povertà esistenziale: la donna contava nella misura in cui era feconda, cioè era madre! E l'insignificanza è rafforzata dal fatto che solo alla fine ne compare il nome: è una delle tante. Ancora un elemento sconcertante: Luca ha appena narrato l'annuncio rivolto a Zaccaria, di cui ha sottolineato il rango sacerdotale, in un contesto più che solenne. E qui tutto lascia supporre l'ordinarietà di un modesto quotidiano. Ma è proprio qui la stravolgente novità del rivelarsi di un volto inedito, impensabili di Dio: Egli è amore, cioè vicinanza. Egli vuole abitare la nostra storia, vuole farsi pellegrino con noi, vuole che impariamo a cercarlo e a trovarlo lì dove si snoda la nostra esistenza. Questi primi versetti, allora, ci svelano una cosa grandiosa: in quel piccolo frammento di tempo che vivo, in quella sperduta località dove si svolge la mia esistenza, Dio mi raggiunge, oggi, con il suo annuncio. Sì, oggi, sono io quella vergine a cui Dio chiede di far spazio per tornare a incarnarsi. Io sono chiamato a dargli un volto. Ti ringrazio, Signore, per il dono del mio essere esistenzialmente povero, perché è grazie a questa povertà che posso avere la gioia di condividere con te il mio oggi nel tempo e la tua eternità per sempre. |
lunedì 23 marzo 2015
Vangelo del giorno 24/03/2015
Gv 8,21-30
Avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono. | |||
Commento su Giovanni 8,21-30 Se non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati. Gv 8,21-30 Come vivere questa Parola? Quell' IO SONO è espressione altissima. Non significa certo (come in altri contesti) io esisto. O almeno trascende di molto questo significato. Attenzione! "Io sono" è il nome che Dio stesso rivela di sé a Mosè sull'Oreb quando gli parla dal roveto ardente. Nell' Io sono pronunciato adesso da Gesù c'è il coincidere pienamente dell'essere con l'esistere che in un solo fiotto di vita sorgiva scaturisce da Colui che, pur avendo assunto la natura umana con tutto ciò che essa comporta, è persona divina. In questo avvicinarsi alla settimana santa, tempo per eccellenza di salvezza là dove un credente vive ciò che crede, com'è importante lasciar risuonare in noi questa parola vertice di luce rispetto a Gesù. Io sono può avere il predicato nominale, certo anche nei suoi riguardi. Io sono la luce del mondo Io sono l'unigenito del Padre Io sono colui che ama di un amore eterno Io sono la resurrezione e la vita. Tutte denominazioni vere, altissime e rivelative. Ma quando Gesù dice di sé semplicemente Io sono, ci fa sfiorare la sua divinità, il suo mistero ineffabile che supera la nostra possibilità d'intendere e nello stesso tempo la esalta, chiamandola all'adorazione. Signore Gesù, Verbo incarnato tra le umane tenebre del nostro peccato, Astro divino in cui la pienezza dell'essere coincide con la pienezza di un'esistenza integra e amante, illumina il nostro cammino, rendici capaci di vivere anche le umili realtà quotidiane nella gioia dell'adorazione. |
domenica 22 marzo 2015
Vangelo del giorno 23/03/2015
Gv 8,1-11
Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei. | |||
Commento su Giovanni 8,1-11 Dalla Parola del giorno Siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Come vivere questa Parola? Questa parola è pronunciata da Gesù all'interno di una scena che colpisce. C'è una donna che è stata trovata in fragrante adulterio e, perciò, secondo la legge d'Israele deve morire lapidata. Ma Gesù è lì che scrive nella polvere mentre scribi e farisei si affannano a interrogarlo. Che cosa mai avrà scritto il maestro di Nazareth? Non lo sappiamo. Si può ipotizzare, forse. Ma non ha importanza. Ben più importante è quella sua frase che suona folgorante risposta non solo a quel farfugliare di gente che non era interessata né alla verità né alla donna ma solo al desiderio di cogliere sulle labbra di Gesù quel che poteva prestarsi a farlo condannare. Quel che Gesù dice esce davvero dal cuore di Dio e dal suo essere il Misericordioso, oltre che la Verità sostanziale. Chi, infatti, può mai dirsi: senza peccato? Chi può alzare l'egida di un suo essere, pensare e agire sempre intemerato? Sarebbe menzogna identificarsi e presentarsi come tali. È per questo che sempre, dobbiamo partire dal fatto di essere impediti d'ergerci a condanna e biasimo degli altri noi che, in un modo o nell'altro, secondo misure diverse, siamo però sempre peccatori. Ed è la parola sacra che, con l'autorevolezza di S. Giovanni nella sua prima lettera, afferma :Se qualcuno dice di essere senza peccato mentisce, e la verità non è in lui?. Oggi, nella mia pausa contemplativa, guardo alla parte luminosa di me per benedire il Signore ma anche a quella oscura dove si annidano passioni parole e azioni non in linea col vangelo. No, non mi avvilisco, ma mi consegno al Signore, chiedendogli di diventare buono nel cuore. Signore, dammi di essere vero, sincero con me, misericordioso con tutti. |
Vangelo del giorno 22/03/2015
Gv 12,20-33
Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto. | |||
Commento su Giovanni 12,20-33 Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsaida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Gv 12,20-33 Come vivere questa Parola? Gerusalemme, per le grandi cerimonie della pasqua ebraica, diventa centro di attrazione anche per gente straniera che è lì di passaggio. Ci sono perfino alcuni greci che - lo sappiamo - rappresentano il popolo più colto, di antichissima civiltà. Ebbene, è presumibile che la persona di Gesù sia sulla cresta dell'interesse comune a causa del suo ben operare anche con fatti strepitosi (guarigioni, persino resurrezioni dai morti). Sembra di vedere questi volti segnati dai classici tratti fisionomici e da un'espressione di intelligente "curiositas" (il termine latino è molto più espressivo dell'italiano). E sembra di cogliere il piglio perentorio della richiesta: vogliamo vedere Gesù. Non si tratta di velleità o aleatori desideri: si tratta piuttosto di una volontà precisa, determinata. "Vogliamo vedere Gesù" è come una sciabolata di sole in una nebbia fitta. Se te ne lasci illuminare, capisci che è qualcosa di decisivo anche per te, per me, per ognuno che si dice cristiano. Vogliamo vedere Gesù significa volerlo conoscere attraverso la Parola di Dio con cui familiarizzare ogni giorno. Vogliamo vedere Gesù vuol dire assumerne l'energia spirituale attraverso i sacramenti. Voglio vedere Gesù vuol dire incontrarlo personalmente in chi vive con me e nel povero, nel migrante, nell'uomo senza lavoro e senza casa e sì, anche nell'ultimo degli ultimi. Signore, io voglio vedere te, per vivere te nei miei giorni. Aprimi bene gli occhi di una fede viva perché possa riconoscerti, amarti e servirti. |
venerdì 20 marzo 2015
Vangelo del giorno 21/03/2015
Gv 7,40-53
Il Cristo viene forse dalla Galilea? | |||
Commento su Gv 7, 40-53 «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: "Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui». Gv 7, 40-53 Come vivere questa Parola? C'è, purtroppo, un atteggiamento sbagliato nel nostro comportamento con i fratelli, e molto diffuso: il pregiudizio. È una specie di catena che ci tiene avvinghiati alle nostre convinzioni più radicate in noi - quasi sempre erronee - e che impedisce alla luce della Verità di penetrare nel nostro cuore. È quanto è successo anche ai farisei del tempo di Gesù, che non credevano in Lui, nell'orgogliosa presunzione di sapere che il Messia non poteva "venire dalla Galilea". E quando Nicodemo manifesta la debolezza delle loro ragioni, essi ribadiscono caparbiamente il loro pregiudizio e non si lasciano minimamente scalfire dal dubbio, troppo sicuri del loro pregiudizio. Quante volte anche noi ci lasciamo guidare dai pregiudizi nel giudicare persone e situazioni, e quante volte abbiamo attaccato con l'adesivo dei nostri preconcetti un'etichetta errata sui nostri fratelli, scoprendo che poi era falsa e basata unicamente su prevenzioni. Questo tempo di Quaresima è l'occasione propizia per sbarazzarci dei pregiudizi e delle etichette che troppo facilmente noi attacchiamo sui nostri fratelli. |
giovedì 19 marzo 2015
Vangelo del giorno 20/03/2015
Gv 7,1-2.10.25-30
Cercavano di arrestare Gesù, ma non era ancora giunta la sua ora. | |||
Commento su Giovanni 7,1-2.10.25-30 Ma costui sappiamo di dov'è, il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia. Gv 7,1-2.10.25-30 Come vivere questa parola? È la festa delle capanne e Gesù va di nascosto a Gerusalemme per non scontrarsi con le autorità religiose. Arrivato nel Tempio si mette ad insegnare alla gente, perplessa sulla sua identità: si chiedono, questo Gesù è veramente il Messia? Perché i capi religiosi non si pronunciano? Conosciamo la provenienza di quest'uomo, città e famiglia ... non dovrebbe essere così per il Messia? Gesù cerca di far comprendere che la loro conoscenza è parziale. La sua vera provenienza è da Dio che lo ha mandato ed egli è veritiero. Gesù non nomina Dio in questo brano ma gli ascoltatori capiscono bene a chi si riferisce. Cercano di arrestarlo ma non è ancora giunta la sua ora. Da questo momento gli scontri con i capi aumentano portando Gesù sempre più verso la passione e la gloria. Gesù è venuto proprio per aprire tutti ad una conoscenza più completa di Dio, per rivelare in forma umana l'amore di Dio per noi. Molti, però, oggi come ieri, si accontentano di ciò che hanno imparato da piccoli o di ciò che pensano di sapere; non si preoccupano di andare più in là. Questo è il momento favorevole di prendere in mano la Bibbia, pregando lo Spirito Santo perché ci apra il cuore all'accoglienza di Gesù. Oggi, nella mia pausa contemplativa, ripeto con umile amore: Tu sei il Cristo, il mio salvatore! |
mercoledì 18 marzo 2015
Vangelo del giorno 19/03/2015
Mt 1,16.18-21.24
Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore. | |||
Commento su Mt 1,16.18-21.24 «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore». Mt 116.18-21-24 Come vivere questa Parola? L'evangelista esalta san Giuseppe, sposo di Maria, mettendone in evidenza la fede e la nobiltà d'animo: egli accetta il disegno divino che lo coinvolge e lo supera. Dapprima nella sua consapevolezza e umiltà, vorrebbe mettersi in disparte di fronte alla grandezza della sua sposa e del suo divin Figlio che viene nel mondo, ma poi generosamente e responsabilmente si impegna nell'opera richiesta. Dio sollecita sempre la partecipazione e la collaborazione delle creature per realizzare la sua opera di salvezza: Giuseppe è per noi un modello di uomo "giusto" e disponibile alle novità di Dio. Signore, aiutami, sull'esempio di san Giuseppe, a vivere il progetto di vita secondo la tua volontà, dentro il tuo misterioso disegno d'amore per l'umanità. |
martedì 17 marzo 2015
Vangelo del giorno 18/03/2015
Gv 5,17-30
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. | |||
Commento su Giovanni 5,17-30 Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Gv 5,17-30 Come vivere questa parola? I Giudei imperversano sempre di più e cercano di uccidere Gesù perché chiama Dio suo Padre. Capiscono bene la serietà delle sue parole: sta proclamando, senza equivoci, la sua uguaglianza con Dio. Il brano del Vangelo di oggi è la spiegazione puntuale della situazione di Gesù, di chi Egli è in verità: Figlio di Dio, uno con il Padre, uguale a Lui, capace come il Padre di far risuscitare i morti e dare la vita; è anche Figlio dell'uomo ed ha ricevuto il potere di giudicare l'umanità. E il suo giudizio è giusto perché non fa altro che la volontà del Padre e conosce per esperienza, fino in fondo, la natura e l'esistenza umana. Da parte sua, il Padre vuole che tutti diano onore al Figlio prediletto, non solo a parole ma con la propria vita, accogliendolo come l'Amato, mandato da Lui e da accogliere come il fine ultimo della propria esistenza. Infatti Dio lo ha mandato per rivelarci il Suo amore, salvarci dal peccato e unirci a Dio nel Suo regno di amore e di pace senza fine. Nella mia pausa di contemplazione, oggi, mi domando: la parola di Gesù abita in me? Signore Gesù, desidero vivere ogni giorno seguendo la tua parola: è il seme di vita che mi fa crescere nell'amore e nella fede, che mi dà accesso alla tua vita più intima. Gloria a Padre, a te Figlio e allo Spirito Santo fuoco d'amore! |
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