lunedì 2 novembre 2015

Vangelo del giorno 03/11/2015

Lc 14,15-24
Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

Parola del Signore


Commento su Luca 14,15-24

Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi.
Lc 14,15-24


Come vivere questa Parola?
Sembra che le parole di Papa Francesco che ci invitano ad andare nelle periferie siano un'eco di questo comando del padrone di casa al servo.

C'è un imperativo "esci" che non lascia scampo, c'è un "subito" che dichiara tutta l'urgenza di questo atto.

Ci sono le "vie" che ci impediscono di stare al calduccio nei nostri ambienti protetti (case, parrocchie, conventi...) e che ci chiedono di essere coraggiosi, di incontrare le persone che un po' ci spaventano perché molto diverse da noi.

C'è il "conduci" che in fondo ci ricorda che siamo tutti, in qualche modo, "pastori", chiamati ad andare in cerca della pecora perduta e a custodire quella parte di umanità che il Signore ci affida.

C'è un "qui" che ci dice che non dobbiamo portare nessuno a "casa nostra" ma alla casa del Padre, del padrone della gioia.

E ci sono i poveri, coloro che camminano a fatica, quelli che non vedono perché nessuno gli ha mai aperto altri orizzonti, che aspettano solo di essere considerati, di essere riconosciuti, di essere cercati e chiamati.

Il servo opera in sinergia con il padrone, hanno entrambi lo stesso scopo: riempire la sala. Non si fermano davanti ad alcun no e i rifiuti ricevuti sono per loro lo stimolo per andare oltre, per cercare altri. L'opzione "lasciar perdere" non è contemplata affatto.

Il no di alcuni non gli impedisce di sperare nel sì di altri.

Donaci Signore di essere dei servi fedeli che non desistono. La nostra stanchezza e le nostre fatiche trovino in Te consolazione, riposo e coraggio ma, per grazia tua, non siano mai motivo per non ascoltare più le tue parole: "esci subito".

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