Mt,4,18-22
Essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. | |||
Commento su Matteo 4,18-22 Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Mt 4,18-22 Come vivere questa Parola? Un bel quadro lacustre. Le acque sono quelle del lago di Tiberiade e la scena è quella di due uomini presumibilmente giovani perché dediti al mestiere della pesca che esigeva nerbo, impegno e il durare nella fatica. Stavano appunto gettando le reti in mare. Non credo che pensassero ad altro, se non ad aver fortuna per l'abboccare di pesci piccoli e grandi. Inatteso e rapido li raggiunge un invito sconvolgente: quello di Gesù. Li aggancia, li prende all'amo di un'autorevolezza che doveva trapelare da tutta la sua persona, soprattutto dallo sguardo. Li "pesca" con un invito che non li strappa fuori dal mestiere del loro essere pescatori. Ma eleva, intensifica, trasfigura, dilata incredibilmente il senso del loro pescare. Vi farò pescatori sì, ma non più di pesci: di uomini. Avranno pienamente capito Simone e Andrea in quale ambito di vita e lavoro apostolico assolutamente nuovo, Gesù li chiamava? Ne dubito. C'è però un'evidenza da notare. Simone e Andrea non hanno messo esitazioni, paure e calcolo tra loro e la parola di Gesù. Subito hanno piantato in asso le reti. Subito hanno seguito Gesù. Signore, ti prego, fa' che anch'io oda la tua chiamata nei diversi momenti della vita e della giornata. Fammi abbandonare subito quel che tu vuoi io abbandoni e dammi la forza di fare quello che tu vuoi, con assoluta fiducia nel tuo amore. |
domenica 29 novembre 2015
Vangelo del giorno 30/11/2015
sabato 28 novembre 2015
Vangelo del giorno 29/11/2015
Lc 21,25-28.34-36
La vostra liberazione è vicina. | |||
Commento su Luca 21,25-28.34-36 Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Lc 21,25-28.34-36 Come vivere questa Parola? Inizia oggi, con l'Avvento, il nuovo anno liturgico. La mente va subito al Natale: memoriale di un evento che ha radicalmente cambiato la storia. La liturgia ne attualizza la presenza, così che la sua celebrazione non si riduce a una semplice rievocazione. Tuttavia, nella sua dimensione temporale, esso appartiene al passato, mentre il termine "Avvento" parla di "avvenire", proietta verso il futuro. Certo, senza mai scindersi da quel punto focale che è stato e rimane l'irruzione storica di Dio nel nostro tempo con l'incarnazione. Gesù è venuto, Gesù continua ad essere presente in mezzo a noi, continua a venire nel nostro oggi, continua a bussare alle nostre porte, ma egli stesso ci ha sollecitati a rimanere ben desti nell'attesa del suo ritorno. Ne parla anche nella liturgia odierna, incastonandolo in un discorso di chiara matrice apocalittica: sconvolgimento dei cieli, fragore del mare, repentinità di eventi che colgono alla sprovvista gettando nell'angoscia. In questo scombussolamento totale, l'invito inatteso e rassicurante: "Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina" |
Vangelo del giorno 28/11/2015
Lc 21,34-36
Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere. | |||
Commento su Lc 21, 34-36 "State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano..." Lc 21, 34-36 Come vivere questa Parola? Il discorso di Gesù va esaurendosi e alla fine viene il bello. Tanti segni premonitori temibili e catastrofici potrebbero essere niente in confronto a ciò che dal cuore nostro potrà essere partorito. Gesù ci mette in guardia da noi stessi. Il disastro si costruisce con le nostre scelte, con la disattenzione che porta ad appesantire il cuore. San paolo farà liste di atteggiamenti negativi che producono questa situazione mortifera: rancori, odio, maldicenza, risentimenti, vendetta. La storia di Caino e Abele che gli autori sacri hanno posto come emblematica all'inizio della vita del mondo sembra ripetersi di generazione in generazione. Amare è scegliere di farlo. Le scelte si costruiscono con perseveranza. Altrimenti il caos prevale e dal caos può nascere anche la distruzione Signore, ti affidiamo il nostro cuore, la nostra capacità e volontà di scegliere il bene, di dimorare nel tuo amore. Tu, custodiscici. |
venerdì 27 novembre 2015
Vangelo del giorno 27/11/2015
Lc 21,29-33
Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. | |||
Commento su Lc 21,29-33 "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. " Lc 21,29-33 Come vivere questa Parola? Questa espressione dovrebbe oggi aiutarci a sperare e a far vivere di speranza chi ci è attorno. Tutto passa, quello che resta è l'amore, che abbiamo ricevuto e che abbiamo dato. Passa il tempo, passa la storia, passa la gloria, passa l'infamia. Nel passare tutto cambia, si trasforma.
Signore, le tue parole che non passano ci conducano su sentieri tutti da inventare, che superino ogni tentazione di fermarsi e non cambiare. Fa' che il cambiamento sia conversione, deciso orientamento a te.
Amen
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mercoledì 25 novembre 2015
Medjugorje messaggio del 25/11/2015
Ultimo Messaggio di Medjugorje, 25 novembre
2015
Vangelo del giorno 26/11/2015
Lc 21,20-28
Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. | |||
Commento su Lc 21,20-28 "Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina." Lc 21,20-28 Come vivere questa Parola? Eventi naturali catastrofici, eventi terribili causati dalla disumanità sembrano essere i segni della parusia. Ma non sono l'esito finale. Sono solo il segno premonitore che sta arrivando qualcosa di più grande, che dimostrerà che il bene è più forte del male. Noi temiamo questi eventi e li identifichiamo in tutto quello di tremendo che sta succedendo nella nostra storia. Dimenticando che la nostra storia non è tutta lì. Dimenticando le atrocità che hanno già contrassegnato ogni periodo storico, pur non ratificandone la fine. Non ci sono crimini, disastri così gravi da cancellare dal nostro cuore la voglia di salvezza, l'anelito alla libertà. Niente può distruggere l'amore di Dio in noi e la nostra capacità in Lui di generare vita e di permettere alla vita di essere, in Cristo, piena e abbondante per tutti. Signore, aiutaci a vivere di speranza anche di fronte ai crimini efferati di cui siamo attualmente testimoni. Che il senso della giustizia violata non faccia maturare in noi l'odio e la voglia di vendetta. |
martedì 24 novembre 2015
Vangelo del giorno 25/11/2015
Lc 21,12-19
Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. | |||
Comento su Lc 21,12-19 "Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita." Lc 21,12-19 Come vivere questa Parola? La perseveranza è l'arte dell'uomo vigilante. Non è sinonimo solo di pazienza o di comportamenti ripetitivi. È piuttosto resistere, continuando a cercare, affidando la propria ragione alla fede. Non è ostinazione, ma affidamento fiducioso... san Giovanni lo esprimerà dicendo "rimanete nel mio amore, dimorate in me". La perseveranza permette la beatitudine dell'essere perseguitati. "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. (Mt 5, 11)" Resistendo alle parole bugiarde, alle azioni ostili che ci vengono rivolte per Gesù e mantenendo la libertà di agire, di muoversi in lui, per lui e come lui, Egli non ci abbandona. Signore, chi ci separerà da te? La violenza, i soprusi, l'ingiustizia, la calunnia, la morte? Nulla è più forte dell'amore che ci unisce a te. |
Vangelo del giorno 24/11/2015
Lc 21,5-11
Non sarà lasciata pietra su pietra. | |||
Comento su Lc 21, 5-11 "In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Lc 21, 5-11 Come vivere questa Parola? La catechesi di Gesù al tempio continua con coraggio e cerca di distogliere l'attenzione della gente dall'apparenza, dall'ostentazione della ricchezza che sembrano essere diventate prioritarie nel cuore e nella mente di tutti. Vale solo ciò che è prezioso dal punto di vista artistico, economico. Questo si applica alle persone, alle cose, alle situazioni. Una perversa tendenza alla perfezione che si nutre solo di effimero. Con questo Gesù non nega la bellezza e il bene che essa produce nell'uomo. Egli condanna l'apparenza, la bellezza finta. Condanna la tentazione di fermarsi ad essa, come assoluto, dimenticando l'autore della bellezza, che è Dio. Il pericolo da cui Gesù mette in guardia è anche che il perdersi in ciò che solo appare, altera il senso di realtà e porta le persone ad affidarsi a ciò che da un momento all'altro può tradire, deludere, scomparire, distruggersi e distruggere. Signore, anche esaltare la religione a dispetto della fede in te, fa fare errori che possono essere terribili scambiando per vero, bello e buono quello che assolutamente non lo è. Aiutaci a trovare gli antidoti giusti, perché in noi crescano fede e fiducia e non formalità, gusto del rito, ostentazione e apparenza |
domenica 22 novembre 2015
Vangelo del giorno 23/11/2015
Lc 21,1-4
Vide una vedova povera, che gettava due monetine. | |||
Commento su Lc 21,1-4 "Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine." Lc 21,1-4 Come vivere questa Parola? La vedova povera non è il personaggio di una parabola: stavolta Gesù parte dalla realtà, da quello che è sotto gli occhi di tutti. Egli è nel tempio: sta parlando alla gente e il suo discorso già da un po' si va costruendo attorno alle provocazioni lanciategli dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, dagli anziani del popolo. Questi avevano scelto e mandato delle persone che si fingessero giuste e che facessero domande a Gesù per arrivare a fargli dire cose reputabili come bestemmie (cfr Lc 20, 20). Gesù ne è consapevole, non si sottrae al gioco perfido, ma non smette di dire parole nuove, sconcertanti, provocatorie. Non riescono a fargli dire parole deboli, manipolabili. Una vedova si intreccia con la fila dei ricchi spacconi che gettano soldi nel tesoro del tempio. Ai suoni roboanti di lanci consistenti, si alterna il tintinnio delle due monete della donna che dà tutto quello che aveva per vivere. Non il suono di parole, ma quello di gesti simili ma radicalmente differenti nella motivazione e nella natura del dono costruiscono il discorso che mette a confronto superfluo e necessario per vivere, dono totale o dono snaturato, trasformato in marketing di se stessi. Il dono è tale perché si stacca dal donatore e diventa bene comune, condivisibile, utile a tutti. Ma se il donare diventa un movimento che torna su se stesso, muore e rende sterile il donatore. Signore, non smettere di farci camminare nella verità, che rende autentico il nostro dono, purifica le intenzioni con cui dialoghiamo, scambiamo e costruiamo con le persone. |
sabato 21 novembre 2015
Vangelo del giorno 22/11/2015
Gv 18,33-37
Tu lo dici: io sono re. | |||
Commento su Giovanni 18,33-37 Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» Gv 18,33-37 Come vivere questa Parola? Oggi celebriamo la solennità di Gesù Cristo Re dell'universo. Significativo il fatto che nel suo vangelo Giovanni riporta il dialogo che Gesù ha con Pilato, governatore romano della Galilea ai tempi della Passione e Morte del Signore. Gesù ha appena affermato che il suo Regno "non è di questo mondo". Pilato, di rimando chiede: Dunque Tu sei Re? E la risposta è di grandissimo valore: non per ieri o per oggi, ma per ogni giorno in cui durerà il mondo. Perché Gesù esplicita il motivo del suo essere entrato nella storia esercitando una sovranità non paragonabile a quella di ogni altro potente della storia. Ed è il "perché" quello che a noi - oggi - interessa. "Sono venuto- Egli dice -per dare testimonianza alla verità . E aggiunge: "Chi è dalla verità ascolta la mia voce". Sono due fortissime affermazioni che afferrano e approfondiscono la nostra identità di credente. A volte, correndo troppo su strade di semplificazioni diciamo: Gesù è venuto al mondo per salvarci. Ciò è verissimo. Ma non dice tutto. Gesù è venuto anzitutto a testimoniare che Dio non è sopra le nubi a fare il bello o il brutto tempo, a distribuire gioie e dolore agli uomini. Dio - nella sua VERITA' profonda è AMORE e quindi dono di sé che si esplicita nell'Incarnazione, nella Passione Morte e Risurrezione del suo Figlio Unigenito. La seconda affermazione scaturisce dalla prima. "Chi è dalla verità ascolta il Vangelo di Gesù e lo vive". Perché sa di essere nato da Dio, da Lui amato, da Lui redento. Chi è dalla verità è sincero, leale, trasparente. E cammina verso la semplificazione della sua vita. Davvero cristiano si chiede: quello che sto vivendo, lo vivo sotto il dettame dell'egoismo o secondo la verità dell'Amore? Sa con certezza che solo aprendo tutto se stesso all'amore vero, fa spazio al Regno di Dio e alla Signoria di Gesù - VIA VERITA' E VITA. Su questa strada realizza anche se stesso. Signore Gesù, rendimi vero nel cuore, sincero nelle parole, leale in tutto il mio agire. |
Vangelo del giorno 21/11/2015
Lc 20,27-40
Dio non è dei morti, ma dei viventi. | |||
Commento su Lc. 20, 27-40 " Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio." Lc. 20, 27-40 Come vivere questa Parola? Gesù non risponde alla domanda dei Sadducei, ma esorta tutti ad entrare nella logica che presiede alla vita degli "angeli" e che ci fa "figli della risurrezione" già in questa vita: ed è la logica del non impadronirsi della vita altrui, del non rendere gli altri oggetto di scambio - "avere", "prendere" moglie -, quanto piuttosto del mettere la nostra vita al servizio della Vita, perché possa essere abbondante per tutti! "Ecco sono la serva del Signore, si faccia di me come Tu hai detto" |
mercoledì 18 novembre 2015
Vangelo del giorno 19/11/2015
Lc 19,41-44
Se avessi compreso quello che porta alla pace! | |||
Commento su Lc. 19, 41-44 " Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». Lc. 19, 41-44 Come vivere questa Parola? Le lacrime impotenti di Gesù, figura della sua morte, esprimono la potenza di un amore senza limiti. L'amore muore perché non è amato. Il pianto di Gesù rivela il mistero più grande di Dio: la sua passione per noi! Quel popolo amato, quella città santa che, per la durezza del suo cuore, per la presunzione della sua mente e per l'orgoglio della sua vita, non l'ha riconosciuto! E Dio, di fronte alla nostra libertà, alle nostre scelte, si ferma e l'unica cosa che può fare è piangere! Il pianto esprime l'impotenza davanti al rifiuto, ma rivela pure la grandezza di un amore fedele anche nell'infedeltà! Dentro questo amore, fedele fino "alla morte e alla morte di croce" (Fil 2,8), il cuore intuisce la luce della Speranza e della Misericordia, l'unica che riesce a sconfiggere la durezza del nostro male e del nostro peccato. Aiuta anche noi Signore a saper piangere! |
Vangelo del giorno 18/11/2015
Lc 19,11-28
Perché non hai consegnato il mio denaro a una banca? | |||
Commento su Lc. 19, 11-28 " Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d'oro, dicendo: «Fatele fruttare fino al mio ritorno». Lc. 19, 11-28 Come vivere questa Parola? Il tempo che viviamo è il tempo della salvezza! Oggi dobbiamo fare di tutto per non perdere il dono della Grazia che il Signore in abbondanza ci offre. Come Zaccheo che "subito" si converte alla misericordia e accoglie il suo Signore, facendo fruttare "le monete ricevute", anche noi non dobbiamo perderci in ragionamenti fuorvianti, anestetizzanti, ma convincerci che la grande e unica preoccupazione è riconoscere il Signore e accettarlo nella piccolezza e nel nascondimento. Questo stesso Signore ci chiede sempre di alzare lo sguardo, di uscire da noi stessi e allargare le mani e il cuore verso i fratelli per far fruttare quello che abbiamo ricevuto, e ce lo chiede "oggi", "qui e adesso", "ora", perché questo è il tempo in cui noi," semplici servi", stiamo aspettando che "l'Uomo di nobile nascita" - Gesù - ritorni! Signore Gesù, aiutaci ad essere consapevoli che anche il dono della tua Grazia, della tua amicizia, dell'essere Figli di Dio è un talento! Un talento che non possiamo sotterrare, ma dobbiamo far crescere e moltiplicare fino ad arrivare a dire come l'apostolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me." (Gal. 2,20)! |
martedì 17 novembre 2015
Vangelo del giorno 17/11/2015
Lc 9,1-10
Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. | |||
Commento su Luca 19,1-10 Il Figlio dell'uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. Lc 19,1-10 Come vivere questa Parola? Zaccheo è una persona bisognosa di salvezza e per questo, piccolo di statura (non solo fisica, ma anche morale) sale su albero per vedere Gesù. Lo sguardo di Gesù non vede in lui un peccatore incallito, ma una persona da salvare e da risvegliare nel suo essere autentico Lo invita a scendere e ad accoglierlo nella sua casa. Gesù non pone condizioni, non aspetta la sua conversione: Zaccheo si incontra con quello sguardo che lo rende libero, gli rivela le profondità del suo cuore. Egli apre la sua casa a Dio e scopre allo stesso tempo anche gli altri a cui non badava (i poveri) o che ha defraudato. Il passaggio e la presenza di Dio lo fa rinascere, lo trasforma: anche lui si sente figlio di Dio e considera gli altri come fratelli con cui condividere i beni terreni. Per Dio nessuno è irricuperabile o incapace di conversione. Dove giunge Gesù arriva la novità della vita e la gioia della fraternità. O Gesù fermati anche oggi nella mia casa, fa' che io ti accolga pieno di gioia, perché tu porti a salvezza e la pienezza della carità |
domenica 15 novembre 2015
Vangelo del giorno 16/11/2015
Lc 18,35-43
Che cosa vuoi che io faccia per te? Signore, che io veda di nuovo! | |||
Commento su Lc 18, 35-43 "Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Luca 18, 35-43 Come vivere questa Parola? Il miracolo del ridare la vista al cieco ci aiuta a riflettere su quanto Gesù è preoccupato per la nostra salvezza. È Lui che chiama il cieco! Il cieco ha fatto comunque la sua parte: egli gridava sempre più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!»! Il cieco "ha sentito" che stava succedendo qualcosa di nuovo e chiede cosa stia succedendo!!! Quando il cuore sente che in una realtà ci può essere un cambiamento allora si lascia attrarre. E quella percezione diventa via di conoscenza e possibilità di vedere! Ma Gesù non è un prestigiatore, interpella la libertà del cieco e domanda il perché di tanto "urlare"! Lo aiuta ad uscire, a riconoscere il suo limite e a superarlo con il Suo aiuto. Il vedere ci permette di diventare consapevoli della salvezza che ci viene donata. O Spirito di Dio non permettere che il nostro cuore si indurisca e non sappia più riconoscere Gesù nel suo passare. Donaci un cuore sensibile alla Sua Presenza, amante della Verità, umile nel riconoscere quello che siamo: peccatori! |
sabato 14 novembre 2015
Vangelo del giorno 15/11/2015
Mc 13,24-32
Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti. | |||
Commento su Mc 13,24-32 "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno." Marco 13,24-32 Come vivere questa Parola? La Parola che non passa è la Parola creatrice che troviamo all'inizio del mondo: "E Dio disse..."! È la Parola che ha dato vita al mondo, che comunica anche oggi la Sua Presenza e dà vita anche a me in questo istante! È la Parola che mi avvolge e riempie e mi chiede di ascoltare per poterLo riconoscere Il cielo e la terra passeranno perché "passa la scena di questo mondo", Tutto passa, ma la Tua Parola no! No, perché Tu sei il Verbo che si fa carne e veste la nostra vita quotidiana. Tu, Parola incarnata, sei in ogni situazione, sei Parola detta per sempre perché la morte non è riuscita a sconfiggere! Il Tuo Mistero Pasquale è stato ed è Parola di Dio all'uomo, Parola d'Amore che ci ha ri-creati e ri-crea oggi nella misericordia. E come può "passare" l'Amore? Magari il nostro sì, ripiegati su noi stessi come siamo, ma il Tuo no, Gesù! Allargaci il cuore Gesù, aiutaci a non fare scelte effimere che ci portano a "passare", ma dona luce ai nostri occhi per riconoscere la Tua Presenza, e la tua Parola ed entrare così con te, nella Vita, per sempre! |
venerdì 13 novembre 2015
Vangelo del giorno 14/11/2015
Lc 18,1-8
Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui. | |||
Commento su Lc 18,1-8 «In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai. In una città viveva un giudice che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Lc 18,1-8 Come vivere questa Parola? Oggi, il nostro unico Maestro di preghiera, Gesù, ci suggerisce, quando ci rivolgiamo a Dio, «di pregare sempre, senza stancarci mai». A lungo andare, essendo una preghiera vera, fatta con l'attesa umile, paziente e costante, essa verrà esaudita sicuramente. A meno che non si cada nella superstizione, accontentandoci di una preghiera magica, superstiziosa, che esige la risposta automatica e istantanea da parte di Dio, con la pretesa di piegarlo alla nostra volontà. La parabola del vangelo di oggi è molto suggestiva. Una vedova, come poteva essere a quel tempo, senza assistenza, senza sostentamento, sola; di fronte a lei un giudice senza coscienza, che non temeva né Dio né gli uomini. L'abisso tra la preghiera da parte della vedova e l'esaudimento da parte del giudice non poteva essere più grande. La donna si affida alla preghiera contro ogni speranza, non avendo più niente da perdere, mettendovi dentro tutto il suo sconforto e tutta la sua vita. Gesù fa notare che anche fra gli uomini una preghiera così insistente, non può mancare di essere esaudita. A maggior ragione quando è indirizzata a Dio. Se essa non recede, se si affida completamente a lui, gridando verso di lui, instancabilmente, «giorno e notte», allora Dio si china e ascolta questa preghiera. |
Vangelo del giorno 13/11/2015
Lc 17,26-37
Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. | |||
Commento su Lc 17,26-37 Verrai, Signore. Verrai alla fine dei tempi, nella pienezza, quando nessuno ci penserà più. Quando penseremo che il tuo ritorno è ormai impossibile, una pia leggenda, una cosa che si dice ma cui nessuno crede, una di quelle cose della fede legate al passato, all'entusiasmo dei primi discepoli ma che, realisticamente, non accadrà mai. Verrai e allora saremo spiazzati, non capiremo, non saremo pronti, come non siamo mai pronti agli eventi improvvisi, alle sorprese inattese, alle cose grandi e piene di luce. Vieni, Signore, nel cuore di ognuno, chiedi ospitalità, chiedi di essere accolto, chiedi di osare, di credere. Vieni, ma siamo troppi occupati, troppo presi, troppo tutto. Vediamo passare Noé accanto a noi senza riconoscerlo e Lot, chiamato dall'angelo ad uscire dalle tante Sodoma e Gomorra in cui abitiamo. Li vediamo, ma non sappiamo più riconoscerli, non sappiamo più leggere i sorrisi accennati dei profeti, non sappiamo più interpretare le immense solitudini che essi riempiono. Prendici, Signore. Prendici, non lasciarci a vagare nella pochezza delle nostre vite. Prendici con te, rendici discepoli da ora e per sempre. |
mercoledì 11 novembre 2015
Vangelo del giorno 12/11/2015
Lc 17,20-25
Il regno di Dio è in mezzo a voi. | |||
Commento su Luca 17,20-25 Le parole di Gesù sono davvero di difficile interpretazione: il Regno è già in mezzo a noi, dice, ma non viene con fragore, cresce con discrezione, senza che ce ne accorgiamo. Gesù non illude i suoi discepoli e le prime comunità che ne aspettavano il ritorno con ansia e preoccupazione. Il ritorno del Signore è un ritorno progressivo, senza grandi sconvolgimenti, un ritorno da cogliere come chi vede il fulmine attraversare il cielo buio d'estate. Sì, è un lampo di luce il Regno, ci raggiunge quando meno ce lo aspettiamo, ce ne accorgiamo solo se siamo svegli, desti, se vigiliamo. Che senso hanno, allora, le tante presunte rivelazioni di chi, contraddicendo Gesù, afferma di conoscere il tempo del ritorno del Signore? Che peso possono avere coloro che vagheggiano scenari apocalittici ogni momento, e riescono ad influenzare le anime sensibili? No, amici, non sappiamo quando il Signore tornerà. Sappiamo, però, che possiamo accelerarne il ritorno se viviamo il Regno nella nostra quotidianità. Il Regno è una folgore ma siamo noi ad esserne illuminati: senza grandi clamori possiamo renderlo presente perché tutti lo possano aspettare e costruire. |
Vangelo del giorno 11/11/2015
Lc 17,11-19
Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero. | |||
Commento su Lc 17, 11-19 «Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a render gloria a Dio, all'infuori si questo straniero?". E gli disse: "Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!"». Lc 17, 11-19 Come vivere questa Parola? Dieci lebbrosi sono venuti a implorare da Gesù la guarigione. E li esaudisce. Solo al Samaritano però che torna indietro a ringraziarlo Gesù dice chiaramente: «La tua fede ti ha salvato!». Come mai Egli rivolge queste parole sorprendenti soltanto ad uno dei dieci? Perché anche Gesù aspetta qualcosa da parte loro. Il miracolo presuppone sempre un legame personale con lui. Egli guarisce, ma perché gli si venga a dire una parola di ringraziamento che instauri un rapporto personale con lui. E se guarisce a distanza, è perché i dieci lebbrosi si ricordino di ritornare sui loro passi, per la gioia di attenderli e di stabilire con loro una relazione, e non perché scompaiano definitivamente nell'anonimato! Solamente allora il miracolo si compie veramente in tutta la sua pienezza. La salute allora viene data integralmente, sia al corpo, sia allo spirito. Gli altri nove non sono che dei miracolati imperfetti, solo a metà. La loro guarigione è rimasta solo esteriore e sterile, quasi come se non fosse avvenuta, perché il loro cuore non è stato guarito, non si è aperto alla riconoscenza per Gesù e all'azione della sua Grazia. Il rendimento di grazie chiude, in un certo senso, il circuito di relazione con Dio, stringe il legame con lui ed è questa la cosa più importante. Ricevere un beneficio diventa a questo punto secondario, perché è fondamentale entrare in relazione col Donatore. Dio vuole che noi sentiamo il suo amore, vuole che lo riconosciamo, perché non si limita a darci solo dei benefici materiali, ma vuol darci se stesso. Ringraziando, cioè riconoscendo i suoi doni, noi entriamo in relazione con lui, completiamo quel rapporto che egli ha iniziato per primo con noi e che non può essere perfetto senza la collaborazione della nostra "riconoscenza" del suo dono. Per questo è fondamentale l'azione di grazie, perché è riconoscere che Dio ci ama e questo c'impedisce di godere egoisticamente dei suoi benefici, ripiegandoci nel nostro egoismo, come è avvenuto purtroppo negli altri nove lebbrosi risanati, ma spariti nel nulla. La voce della liturgia «È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, lodarti e ringraziarti sempre per i tuoi benefici, Dio Onnipotente ed eterno. Tu non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie; i nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva» |
lunedì 9 novembre 2015
Vangelo del giorno 10/11/2015
Lc 17,7-10
Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare. | |||
Commento su Lc 17, 7- 10 «Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"». Lc 17, 7- 10 Come vivere questa Parola? Queste parole contenute nel Vangelo odierno, Gesù non le ha dette allo scopo di umiliarci e di farci sapere che non valiamo proprio niente! Sono invece parole sapienti e sagge che ci indicano il vero posto che a noi compete di fronte a Dio e che ci mostrano la via della vera gioia interiore. Infatti, noi tutti sappiamo bene di essere "servi" del Signore, ma talvolta assumiamo l'atteggiamento proprio di chi si sente anche un po' "padrone" e facciamo la figura del "servo padrone", che rivendica i propri "diritti d'Autore", aspettando la meritata ricompensa delle sue prestazioni per il buon servizio offerto. Chi sta sempre sul "chi va là" per rivendicare qualcosa nei confronti di Dio, non sarà mai contento e soddisfatto, perché non si accontenterà mai e pretenderà sempre di più. Mentre chi si ritiene indegno di stare al servizio di Dio, perché sa di ricevere tutto da Lui, quando Egli gli concederà una qualche soddisfazione, la considererà una ricompensa immeritata, una gradita "sorpresa" del suo Amore. Forse una traduzione migliore che si può dare di quel «Siamo servi inutili» potrebbe essere la seguente: siamo servi senza pretese, cioè che non stanno continuamente a reclamare qualche gratificazione da parte di Dio, ma fanno il loro lavoro con piena gratuità. Allora la nostra vita sarà anche colma delle "belle sorprese" di Dio, perché Dio non si lascia mai vincere in generosità! Signore fa di me un servo senza pretese di nessun genere, contento solo di essere stato chiamato a lavorare nella tua vigna, e basta! |
domenica 8 novembre 2015
Vangelo del giorno 09/11/2015
GV 2,13-22
Parlava del tempio del suo corpo. | |||
Commento su Gv. 2,13-22 "Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato" Gv. 2,13-22 Come vivere questa Parola? La Parola qui è forte condanna di una mentalità e di un modo di agire che provocano lo sdegno di Gesù. Pur collocati nel tempo e nella società del periodo che Gesù passò qui in terra, sono sempre attuali. Ciò che Gesù ha in abominio è l'equivocare: porre sullo stesso piano il denaro con le chiassate, l'aspetto efficientistico della vita e ciò che è sacro. Anzi, peggio! Servirsi di ciò che è sacro (manifestazione alta dell'" essere") per impinguare meglio le tasche di roba e denaro, senza accontentarsi mai. Quando il tempio, a prezzo di sacrifici, era stato eretto, gli Israeliti lo frequentavano per esprimere al Dio vivente la loro fede: era dunque luogo di preghiera, di culto. Non altro. Poi la relazione tra Israele e Dio si venne deteriorando, a misura della crescita del benessere materiale. Gli interessi legati ai soldi e alla banalizzazione della vita presero il sopravento. In effetti è la storia di tutti i tempi e di tutti i popoli che ci fa approdare a questa costatazione: non solo si trascura la pratica religiosa ma si giunge perfino a servirsi della Religione per far prosperare i propri interessi. Non a caso abbiamo avuto modo di apprezzare il coraggio di Papa Francesco che ha denunciato apertamente questo male anche dentro la Chiesa. Ecco, Casa di Preghiera e non mercato è il tempio santo di Dio per un popolo che cerca Lui. E com'è bello ricordare che questo tempio è anche ciascuno di noi, fatto a immagine e somiglianza di Dio. Qui è la nostra dignità come quella di ogni uomo che vive al mondo. Grazie, Signore mio e Dio mio! Io sono per grazia, tuo tempio. Non permettere che l'avidità di possedere denaro e roba prevalga nella mia vita fino a distruggerne la sacralità. Fa' che, in quel tempio del mio Dio che sono io, anzitutto rispetti la priorità di spazi di preghiera per una vita degna di questo nome. Solo in secondo luogo, gli interessi economici - nella misura giusta e nel giusto modo - abbiano la mia attenzione. |
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