sabato 28 febbraio 2015

Vangelo del giorno 01/03/2015

Mc 9,2-10
Questi è il Figlio mio, l’amato.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Parola del Signore


Commento su Mc 9, 2-10

«Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti."

Mc 9, 2-10

Come vivere questa Parola?

Mi metto nei panni di Pietro, Giacomo e Giovanni e provo a immaginare i loro pensieri, le loro emozioni in quel momento della trasfigurazione. Probabilmente salgono con Gesù sul Tabor, pensando ad una specie di ritiro, una pausa tra il lavorare, parlare e incontrare persone di tutti i giorni. Sul Tabor invece succedono cose strane, non previste. L'esperienza è terribile ma anche attraente: un'esperienza limite, di impensabile osmosi tra cielo e terra. Nel terrore, le uniche parole che Pietro riesce a dire sono: "Come è bello qui, preparo delle tende?". Una frase che aggiusta la fatica di resistere all'incomprensibile. Come se questo non bastasse, la conclusione di Gesù è ulteriormente oscura e temibile. Gesù impone loro di non raccontare, né bene, né male, quello che hanno visto. Lo potranno fare solo dopo la resurrezione dei morti. E quest'ultima cosa provoca lo spiazzamento totale: il silenzio non è più solo imposto, ma naturale. Certo, perché in certe situazioni si rimane senza parole. Gli ebrei non hanno mai molto pensato alla vita oltre la morte e il concetto di resurrezione che a quel tempo in effetti circolava, probabilmente risultava un po' estroso, soprattutto ai tre pescatori. Roba da studiosi, da raffinati. Invece Gesù la butta lì e in qualche modo li obbliga a pensarci. Ma cosa vorrà dire? Che c'entra ora parlare di resurrezione? Elia e Mosè che abbiamo visto prima erano risorti? È così che si risorge? Per apparire e poi scomparire di nuovo? I pensieri prendono il posto delle parole. Il silenzio nasconde il dubbio che l'amico Gesù non sia sempre affidabile.

Signore, anche a noi, testimoni della tua resurrezione, ci chiediamo cosa sia la resurrezione. Aiutaci a non perderci in dettagli folkloristici, ma permettici di arrivare al suo significato autentico, quello che dà senso al nostro vivere oggi e dopo la morte.

venerdì 27 febbraio 2015

Vangelo del giorno 28/02/2015

Mt 5,43-48
Siate perfetti come il Padre vostro celeste.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Parola del Signore


Commento su Mt 5,43-48

«Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Mt 5,43-48

Come vivere questa Parola?

Il vangelo di oggi ci chiede di imitare la perfezione dell'amore e della misericordia del nostro Padre celeste, pronto ad accogliere tutti e gioisce quando i suoi figli seguono il suo esempio. Amare tutti, anche quelli che sparlano di noi, ci ingannano, alzano barriere e conservano risentimenti: La vita cristiana si misura dall'intensità con cui sappiamo perdonare e riversare la nostra carità e comprensione su tutti, particolarmente su quelli che consideriamo "nemici".

Amare chi ci ama è abbastanza semplice: si direbbe che è naturale, ma amare chi ci odia, chi ci è antipatico e ci molesta, è molto difficile. Ma noi, che a nostra volta siamo stati oggetti dell'amore di Dio e siamo stati amati per primi, diventiamo capaci di amare tutti. Dobbiamo veramente pregare per entrare nella visione dell'amore universale di Dio.

O Signore, dammi la forza per vincere ostilità e rancori e portare nel cuore anche le persone che mi "pesano".

giovedì 26 febbraio 2015

Vangelo del giorno 27/02/2015

Mt 5,20-26
Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Parola del Signore


Commento su Mt 5, 20-26

«Va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono».

Mt 5, 20-26

Come vivere questa Parola?

Gesù ci chiede in questa quaresima di essere pronti alla riconciliazione e raccomanda - prima di andare a pregare e offrire i doni all'altare - di avere un cuore esente da rancori, invidie, litigi, malintesi. Siamo dunque invitati ad avere un cuore buono, misericordioso, che sa perdonare sempre e in ogni situazione, e riesce a fare il primo passo nei confronti di una persona che mi ha offeso.

La nostra preghiera addirittura non può essere sincera e vera se non parte da una mente sgombra da pensieri negativi e malvagi: solo la carità e il perdono rendono efficace e autentica la nostra preghiera. La vita si realizza nella pienezza dell'amore, non appesantendoci con fardelli inutili e non raccogliendo tutti i sassi "lanciati nel nostro giardino", per rispondere a nostra volta.

O Signore, aiutami ad estinguere il male col perdono e la riconciliazione, a imitare il tuo amore misericordioso e senza limiti, a pensare bene di tutti e - se necessario - a correggerli con la massima carità.

mercoledì 25 febbraio 2015

Medjugorje messaggio del 25/02/2015

Ultimo Messaggio di Medjugorje, 25 febbraio 2015 

Marija during an apparition
"Cari figli! In questo tempo di grazia vi invito tutti: pregate di più e parlate di meno. Nella preghiera cercate la volontà di Dio e vivetela secondo i comandamenti ai quali Dio vi invita. Io sono con voi e prego con voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. "

Vangelo del giorno 26/02/2015

Mt 7,7-12
Chiunque chiede, riceve.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».

Parola del Signore


Commento su Matteo 7,7-12

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Mt 7,7-12


Come vivere questa Parola?

Tutte le parole di Gesù splendono di verità e rispondono alle esigenze più profonde del cuore umano e della vita, ma questa è veramente aurea, sì la legge aurea del vangelo.

Capovolge infatti una malformazione dovuta al peccato delle origini e impegna l'uomo a vivere secondo la nobiltà e bellezza della sua natura così come sgorgò dalle mani del Creatore.

La malformazione consiste in questo: siamo sempre propensi a volere che gli altri facciano a noi gentilezze, o almeno ci trattino con stima, rispetto, possibilmente anche affetto. E ciò è giusto.

Il male però è quello di volere intensamente solo questo, avendo per centro di ogni attenzione noi stessi e basta. Un comportamento di questo tipo è, in genere, delle persone che hanno tagliato il filo dall'alto: il rapporto con Dio creatore e salvatore. Sì, quando viene a mancare questo rapporto, la vita intera è come una ragnatela che non regge più, si rattrappisce avviluppata attorno al ragno che ne muore soffocato.

Il correttivo, dunque, della malformazione è questo: a me piace essere stimato, eccomi a dare dimostrazioni di stima anzitutto alle persone più vicine a me. Io amo essere compreso, valorizzato in quelli che sono i miei doni, m'impegno a cogliere quello che c'è di bello e di buono nei familiari e collaboratori, promuovendoli e incoraggiandoli con stima e amore.

Come si dispiega bene, allora, la rete delle relazioni e come è bello vivere in questo modo. È promuovere la vita! È spostare la propria attenzione dal proprio ombelico al solare centro del mondo: l'amore.

Gesù, tu che non hai tenuta stretta la tua vita ma l'hai donata sulla croce, dammi di scegliere il comodo degli altri, ciò che li fa contenti.

martedì 24 febbraio 2015

Vangelo del giorno 25/02/2015

Lc 11,29-32
A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Parola del Signore


Commento su Luca 11,29-32

Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona.
Lc 11,29-32


Come vivere questa Parola?

È forse malvagio chi cerca un segno dall'alto? Questa parola di Gesù può stupire ma bisogna coglierla nel contesto di tanta durezza di cuori che circondava il Signore. Non bastavano i segni delle guarigioni che Gesù compiva in mezzo al popolo. Neppure le resurrezioni dei morti. Scribi, farisei, dottori della legge mettevano di continuo a cimento la pazienza di Gesù, pretendendo cose strepitose. E il netto rifiuto del Signore acuisce l'odio che nutrono verso di lui. Ma qual è questo segno di Giona a cui Gesù accenna? Giona, il profeta dapprima reticente e pauroso di fronte alla volontà di Dio, l'abbraccia poi fino in fondo dopo aver passato tre giorni e tre notti nel ventre della balena che lo restituirà poi alla spiaggia e alla sua decisione di essere e fare quello che Dio ha progettato per lui in funzione della salvezza dei niniviti: un popolo pagano.

Ecco: ciò che è narrato a proposito di Giona, è avvenuto in quel segno per eccellenza che è la resurrezione di Gesù. Se Cristo non fosse risorto - dice S.Paolo - la nostra fede sarebbe vana. Ma poiché questa è la verità su cui poggia la nostra fede, questo grande segno ci basta.

Ti chiedo, Signore, di non immiserire la mia piena fiducia in te (dunque la mia fede) con lamentose richieste di segni: per questo, per quello, per me e per il mondo intero.

Sei tu il mio segno splendente della tua umano-divinità

Vangelo del giorno 24/02/2015

Mt 6,7-15
Voi dunque pregate così.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Parola del Signore


Commento su Matteo 6,7-15

Sia santificato il tuo nome.
Mt 6,7-15


Come vivere questa Parola?

Gesù stesso ci ha insegnato a pregare. Perché lamentarci di non saperlo fare? Questa espressione è proprio la prima richiesta rivolta al Padre, incastonata in quella preghiera semplicissima e profonda che è il Padre nostro. Ecco, chiedere che il nome di Dio sia santificato, significa volerlo glorificare e lodare. Sia santificato il tuo nome vuol dire anzitutto accorgerci che siamo in un mondo creato per noi da Dio e consegnato alla nostra cura, alla nostra lode, alla nostra gioia.

Sì, il grande S. Ireneo di Lione ha colto in profondità quello che noi siamo, quando ha detto che l'uomo è la vivente gloria di Dio. Ma lo dimentichiamo di fatto quando ci rendiamo conto delle meraviglie che ci circondano: il cielo, la terra, il mare, l'umile fiore dell'erba e il monte gigante, il gatto, l'uccello, il bambino.

Il grande Papa Paolo VI ha scritto nelle sue pagine intime: "Questo mondo immenso misterioso magnifico, questo universo dalle mille forze, dalle mille leggi, dalle mille bellezze, dalle mille profondità, è un panorama incantevole. Mi assale il rammarico di non aver osservato quanto meritavano le meraviglie della natura, le ricchezze sorprendenti del macrocosmo e del microcosmo".

Ecco, educarsi alla gioia di vivere consapevolmente il creato e la bellezza che è intorno a noi vuol dire respirare e vivere questa petizione della preghiera del Padre nostro.

"Sia santificato il tuo nome". Sia lodato nel mio cuore e sussurrato dalle mie labbra. Vado per la strada non distratto, indaffarato o annoiato. Ci vado scoprendo che il cielo sereno o con nuvole è bello, ciuffi d'erba o alberi sono vivi, eloquenti. Tutto ha in sé una lode e io sono qui a sprigionarla. Vivo per darle voce e gioia di grazie nel mio cuore.

domenica 22 febbraio 2015

Parlare con Gesù "la sedia vuota"


In un piccolo paese del Sud-Italia, la figlia di un uomo chiese al sacerdote di andare a casa sua per un momento di preghiera con suo padre che era molto malato. Quando il sacerdote arrivò nella povera casa, trovó l’uomo nel suo letto con la testa sollevata da due cuscini. C’era una sedia a lato del letto e il sacerdote pensó che fosse stata messa lí per la sua visita. “Penso che lei mi stesse aspettando”, gli disse. “Veramente no! Ma lo stesso è benvenuto! E chi è lei?”, disse l’uomo malato. “Io sono il parroco; sua figlia mi ha chiamato perché io pregasse con lei. Quando sono entrato ho visto la sedia vuota a lato del suo letto ed ho pensato che fosse stata messa lí per me”. “Ah, la sedia”, disse il malato; poi continuó: “Le dispiace chiudere la porta?”. Il sacerdote, sorpreso, chiuse la porta. Il malato gli disse: “Senta, questo non l’ho mai detto a nessuno; io ho trascorso tutta la mia vita senza sapere come pregare. Quando entravo in chiesa, sentivo sempre le prediche sulla preghiera, su come si deve pregare, sui benefici che porta la preghiera…, peró tutte queste cose, non so perché, mi entravano da un orecchio e mi uscivano dall’altra. Insomma non avevo idea di come pregare. Ho continuato cosí fino a 4 anni fa. Poi, un giorno ne parlai con il mio migliore amico e lui mi disse: <Giuseppe, la preghiera è semplicemente avere una conversazione con Gesú. Ti suggerisco di fare cosí: tu siediti su una sedia e metti un’altra sedia vuota davanti a te, quindi guarda con fede Gesú seduto davanti a te. Non è una stupidata farlo, perché Gesú stesso ha detto: Io saró sempre con voi. Poi parlagli e ascoltalo, cosí come stai facendo adesso con me>. Ho provato una volta, continuó il malato, poi altre volte, e mi è piaciuto talmente che da allora lo faccio almeno un paio di ore al giorno. Sto sempre molto attento a non farmi vedere da mia figlia…, altrimenti mi farebbe subito ricoverare in un manicomio”. Il sacerdote a questo racconto provó una grande emozione e disse a Giuseppe  che ció che faceva era molto buono e gli consiglió di non smettere mai. Poi pregó con lui, gli diede la benedizione e andó via. Quella sera stessa, la figlia di Giuseppe lo chiamò per dirgli che suo padre era morto. E raccontò: “Dopo la sua visita, verso le 2 del pomeriggio mio padre mi chiamò. Io andai da lui e lo vidi nel suo letto. Mio padre mi disse che mi amava molto e mi diede un bacio. Poi uscii per fare dei servizi e quando tornai, 2-3 ore dopo lo trovai morto. Certo che doveva esserci qualcosa di strano, perché poco prima di morire deve essersi alzato dal letto e avvicinato alla sedia che era accanto al letto: infatti l’ho trovato con la testa appoggiata su di essa. Lei che ne pensa?”. Il sacerdote, profondamente commosso, si asciugò le lacrime dall’emozione e rispose: “Magari tutti noi potessimo andarcene in questo modo!”.

Vangelo del giorno 23/02/2015

Mt 25,31-46
Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Parola del Signore




Commento su Mt 25,31-46

«Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me».

Mt 25,31-46

Come vivere questa Parola?

Il vangelo di oggi è molto esplicito sul giudizio che subiremo alla fine della vita: saremo giudicati sulla carità che avremo dimostrato verso le altre persone: Gesù ci ha dato un esempio, identificandosi con i più poveri ed emarginati.

Dobbiamo considerare gli altri con gli occhi del cuore, vedendo in essi persone che hanno bisogno del nostro aiuto, del nostro sorriso, della nostra comprensione. Guidati dalla fede, vedremo in essi l'immagine di Dio, sentiremo l'appello, spesso silenzioso, a vivere con dignità la vita, sentiremo l'urgenza di non essere indifferenti di fronte alle loro necessità.

Aiutami, Signore, a non essere insensibile, di fronte alle sofferenze e alle miserie delle persone, soprattutto di quelle più vicine.

sabato 21 febbraio 2015

Vangelo del giorno 22/02/2015

Mc 1,12-15
Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Parola del Signore


Commento su Mc 1,12- 15

«Convertitevi e credete nel Vangelo».

Mc 1,12- 15

Come vivere questa Parola?

La Quaresima ci invita a riflettere sulla persona e sull'insegnamento di Gesù, che ha assunto la nostra condizione umana e non è stato risparmiato dall'esperienza della tentazione: ci ha insegnato a porre la nostra fiducia in Dio nel momento della prova.

Prendiamo coscienza della necessità di convertirci e di credere al Vangelo. Nel deserto e nel silenzio del nostro cuore scopriremo le "bestie selvatiche" (cf Mc 1,13) presenti in noi, simboli dei nostri difetti, del nostro egoismo, del lato oscuro dentro la nostra persona.

Ma allo stesso tempo sono presenti anche gli "angeli", che servono Gesù (cf Mc 1,13): anche noi aiutati dall'angelo custode, affrontiamo la lotta e le rinunce, ci confrontiamo con i nostri vizi, e così dall'ombra arriviamo alla luce.

O signore, spesso la tentazione mi fa scoprire le realtà profonde della mia persona: aiutami a prenderne coscienza per eliminare le ambiguità nella mia vita.

Medjugorje messaggio straordinario del 20 febbraio 2015 (Ivan)

Messaggio straordinario dato dalla Regina della Pace ad Ivan durante la  consueta apparizione nella sua Cappella a Medjugorje

Cari figli! Oggi vi invito a pregare per la pace, la pace è in pericolo, pregate di più, pregate col cuore! La Madre prega con voi ed intercedo presso mio Figlio per tutti voi. Grazie cari figli perchè anche oggi avete risposto alla mia chiamata

.

Vangelo del giorno 21/02/2015

Lc 5,27-32
Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

Parola del Signore


Commento su Lc 5, 27-32

"Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla numerosa di pubblicani e d'altra gente, che erano con loro a tavola".

Lc 5, 27-32

Come vivere questa Parola?

Di solito, quel che subito colpisce, a proposito della chiamata di Levi, è la prontezza con cui, quest'uomo tutt'altro che abituato a richiami di spiritualità, immediatamente lascia tutto per seguire Gesù, il Rabbi della vita.

Già, nel racconto, è un tocco forte per farci intendere come sia possibile dentro qualsiasi situazione esistenziale, lasciarsi afferrare da Gesù per un cammino di vita nuova. Ed è una novità che, vivendo il contatto con Lui, attraverso la Parola e i Sacramenti, può avvenire ogni giorno.

Ma qui vogliamo soffermarci sulla immediata conseguenza della sequela. La festa, che è nel cuore di chi ha seguito Gesù, diventa subito festa della necessità di condividere, di comunicare gioia, di banchettare insieme ad altri, senza guardare a meriti o demeriti.

Si, per il cristiano la vita è anche un banchetto. Ci sono cose buone vere e belle da scoprire e da imbandire' anche per altri. E la gioia sta qui. Non è solo croce l'esistenza. Senza eliminare la fatica, l'inevitabile dolore, io posso ben sedere al banchetto di quello che di positivo c'è anche nelle mie giornate. Purché al mio banchetto l'Ospite, sempre invitato per primo e sempre pienamente accolto, sia Gesù. E' Lui che, sedendo alla mensa delle mie giornate, mi insegna l'accoglienza, la condivisione, la carità senza finzioni.

Signore, ti prego, "banchetta" con me e dilata il mio cuore perché altri io possa sempre accogliere nel Tuo nome e amare nella tua carità.

giovedì 19 febbraio 2015

...Io sono con voi tutti i giorni...







"Chi crede in me,non crede in me ma in Colui che mi ha mandato,chi vede me,vede Colui che mi ha mandato.Io sono venuto nel mondo come luce,perche'chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.Se qualcuno ascolta le mie parole e non la osserva,io non lo condanno,perche non sono venuto per condannare il mondo,ma per salvare il mondo.Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole,ha chi lo condanna:La parola che ho detto lo condannerà nell'ultimo giorno.Perche io non ho parlato da me stesso,ma il Padre,che mi ha mandato,mi ha ordinato Lui di che cosa parlare e che cosa devo dire.E io so che il suo comandamento è vita eterna.Le cose dunque che io dico,le dico cosi come il Padre le ha dette a me"     

Vangelo del giorno 20/02/2015

Mt 9,14-15
Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

Parola del Signore



Commento su Matteo 9,14-15


Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?
 

Mt 9,14-15


Come vivere questa parola?

La domanda di Gesù nel Vangelo di oggi rivela una verità fondamentale della vita spirituale cristiana: Dio è con noi! Dal momento dell'incarnazione, Gesù Uomo/ Dio è entrato nella storia umana per risanarla e divinizzarla. Come dice un canto: Dio si è fatto come noi per farci come lui; è un capovolgimento davvero. 

Durante la sua vita terrena Gesù favoriva la mensa come luogo di incontro familiare con le persone e in quel contesto iniziava dialoghi di conversione e di approfondimento di vita. Poi, ha scelto di rimanere come ?Pane di Vita' per sfamare i discepoli di tutti i tempi. In questo senso non c'è motivo per i discepoli di digiunare: lo Sposo era con loro, ed è con noi oggi in modo diverso ma altrettanto reale. Ecco perché quando si ha Gesù con sé non è necessario digiunare.

Ma siccome il nostro essere con Lui non è in pienezza, allora il digiuno è un modo per privarci di qualcosa per concentrare il nostro cuore in Lui: metterci in attesa, in ascolto...

Oggi, nel mio rientro al cuore, mi fermo qualche momento davanti a Gesù Eucaristia, presente al Presente, e Gli chiedo di saziare la mia fame di Lui.

Saziami di Te, Signore Gesù: possa sedere alla tua mensa con cuore puro e riconoscente!

mercoledì 18 febbraio 2015

IL NOSTRO AMATO SANT 'ANTONIO


IL NOSTRO AMATO SANT 'ANTONIO


MERCOLEDI' DELLE CENERI 2015


GRANDE DON CATELLO


Vangelo del giorno 19/02/2015

Lc 9,22-25
Chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».

Parola del Signore.


Commento su Lc 9,22-25

"Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno".

Lc 9,22-25


Come vivere questa Parola?

C'è, in Cristo Gesù, la piena consapevolezza di quell'itinerario di Passione Morte e Risurrezione che è il Suo Mistero: il Mistero Pasquale.

C'è il suo pieno consenso a un progetto in cui la morte e la vita, la sconfitta totale (fino a scendere nel sepolcro) e la piena vittoria su ciò che è disgregazione di vita, hanno un esito di grande risalto proprio nella sua esistenza.

E sarà Lui stesso ad affermare: "Per questo io sono venuto: per dare la vita per la salvezza degli uomini".

Quel che ci offusca l'anima è l'aspetto del luminosissimo capovolgimento affermato e vissuto da Gesù. Perdere la vita per Cristo, cioè immergerla totalmente nel Vangelo, che è proposta di un'esistenza del tutto nuova, vuol dire salvezza! Tenere stretta la vita con mani di adunco egoismo, significa perdere: sì perdere realmente la vita dietro false opportunità di far soldi e roba, di accumulare e disperdere, vanificando proprio il gusto e la possibilità di godere di quel che è buono, onesto, vero, bello e tanto più bello quanto più condiviso e semplice.

Si, Gesù, Tu aggiungi che, per camminare su questa strada, bisogna prendere la propria croce e prenderla ogni giorno. Fammi capire che è proprio quello che dà sapore' alla mia vita. Fossi anche padrone di una multinazionale, che cosa mi gioverebbe se non fossi poi in pace con me stesso e con il mondo intero?

Vangelo del giorno 18/02/2015

Mt 6,1-6.16-18
Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Parola del Signore


Commento su Mt. 6,1-6.16-18

"Quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa".

Mt. 6,1-6.16-18

Come vivere questa Parola?


C'è anche fine umorismo in questa pericope. Dice quanto doveva essere attento e intelligente osservatore Gesù.

Da che mondo è mondo esiste purtroppo, questa mania di pubblicizzare al massimo il bene fatto. Sembra che uno non possa agevolare un povero, dare una mano a chi è nel bisogno o compiere qualsiasi altra opera buona senza suonare la tromba' (per stare all'immagine arguta di Gesù).

Se Gesù è finito in croce, certamente ciò è avvenuto per un misterioso ma salvifico progetto del Dio Trino e Uno.

Ma nella realizzazione concreta dell'accanita volontà di spingere Gesù in bocca alla morte, è evidente il livore dei Farisei, degli Scribi, dei Dottori della Legge e degli Erodiani che la Parola di Gesù aveva sferzato come uno scudiscio di verità che mette a nudo ciò che è immondo.

Si, ogni ipocrisia è immonda. Ogni volontà di mettere in mostra il bene che compie non solo è biasimevole perché ti scaraventa in ciò che è fittizio, ma è anche ridicola. Come uno che suonasse la tromba per mostrare a tutti che sta per regalare un suo paio di scarpe a un povero.

Mi pare molto terapeutica questa pagina di Vangelo collocata in questo giorno delle Ceneri.

Inizia infatti il tempo forte dello Spirito che è la Quaresima: un cammino di quaranta giorni con più viva attenzione a vivere ciò che più vale e ciò che più decisamente ci prepara al triduo Santo del Mistero Pasquale.

L'invito a non barare nel compiere il bene: a "guarire" dalla smania d'essere ammirati, lodati, encomiati è anche l'invito bellissimo a entrare in quel sentiero di splendida luce che è la verità.

Si, Signore, fammi vivere nel pensare, nel volere, nell'agire. Quel che è in me adempimento della Tua volontà di bene sia - per tua Grazia - il semplice aderire a Te, per dirTi: Ti voglio bene e dunque amo e compio tutto il bene che Tu stesso vuoi nella mia vita.

lunedì 16 febbraio 2015

Vangelo del giorno 17/02/2015

Mc 8,14-21
Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.
Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

Parola del Signore


Commento su Mc 8, 14-21

"Gesù ammoniva (i discepoli) dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane".

Mc 8, 14-21

Come vivere questa Parola?

E' un momento in cui l'incomprensione, nei confronti di Gesù, tocca il diapason.

Egli, il Maestro, interamente dedito alla verità del Regno di Dio per la salvezza dell'uomo, mette in guardia i suoi da quel che più oscura la verità: l'ipocrisia, proprio quello di cui erano insidiosamente imbevuti gli insegnamenti dei suoi più accaniti oppositori: i Farisei e quanti corteggiavano Erode.

Il suo era un avvertimento di magistrale importanza. Ma i discepoli non se ne diedero per inteso, tutti afferrati dalla preoccupazione del cibo che, in quel momento, era venuto a mancare. Si può anche capire quel che prova questa gente in preda a un furibondo appetito. Ma quello che deve aver amareggiato il Signore è la loro ermetica chiusura. Il cuore dei discepoli è sprangato al ricordo dei due fatti straordinari: quella ripetuta moltiplicazione proprio del pane (l'alimento semplice essenziale) che Gesù aveva compiuto per benevolenza e amicizia nei loro confronti. E' evidente quel che Gesù è portato a dire: "Avete il cuore indurito".

Si, c'è un indurimento del cuore e della persona proprio legato a una smemoratezza del cuore stesso. Perché è lì, al centro più profondo di noi, che dovrebbe ardere sempre (come un fuoco e una luce) il continuo ricordo dei grandi beni ricevuti da Dio: da quello dell'esistenza a tutto l'accompagnamento della Grazia al dipanarsi dei nostri giorni. Così come dovrebbe essere normale che, anche nei confronti del prossimo, la gratitudine venga sempre praticata.

Il cuore è il termometro della nostra autenticità umana e cristiana. Se è vivo di attenzione a ciò che è vero, è lungi da noi il fariseismo; se è memore di tutto quel che ha ricevuto e riceve da Dio, è un cuore sano, capace di buona relazionalità col Signore, con gli umani, con tutte le creature.

Se invece si lascia afferrare dal ritmo frenetico del troppo fare, (così tipico oggi), perde di vista quel che più conta e s'impelaga nell'inautentico.

Un cuore di questo tipo s'indurisce. Si chiude non solo a ogni verità di fede ma anche a ogni bellezza, verità, grazia umane.

domenica 15 febbraio 2015

Preghiera di guarigione di Padre Gabriele Amorth

Preghiera di guarigione di Padre Gabriele Amorth



Vangelo del giorno 16/02/2015

Mc 8,11-13
Perché questa generazione chiede un segno?

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.

Parola del Signore 


Commento su Mc 8, 11-13

"Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno".

Mc 8, 11-13


Come vivere questa Parola?

Le domande di Gesù: questa settimana vorrei fare attenzione alle domande che Gesù pone ai suoi discepoli, ai farisei, alla folla. Gesù è un grande educatore: con cura pone gesti da imitare, parole da ascoltare e domande che obbligano a pensare, ad esprimersi, definendo la propria posizione, dichiarando una scelta.

Quelle domande aiutano anche me, anche noi a verificare se stiamo vivendo coerenti alla sua parola, se stiamo scegliendo Gesù come indicatore effettivo delle nostre scelte.

Oggi la domanda è sui segni: chiedere un segno, a fronte magari di evidenze già tali, è un atto di sfiducia. Il segno è una garanzia ulteriore, perché non basta la promessa e non ci si fida della parola data. Il segno è la rappresentazione soggettiva del risultato atteso, come se questo debba per forza prendere i contorni che gli diamo noi. 

La storia della rivelazione è un continuo dono di segni, fino a Gesù, il segno di contraddizione, che svela quello che è nel cuore di ogni persona. Ma i segni della rivelazione non tolgono la fatica della ricerca, della "disambiguazione": vanno interpretati, decodificati e la chiave è sempre la vita. Non servono conoscenze e strumenti, serve la competenza della fede, l'esperienza di decifrazione della presenza viva di Dio nelle cose che ci accadono. 

Signore, che non capiti anche a noi, davanti a te, segno eccellente del Padre, di non riconoscerti e chiedere ancora "segni" per capire, magie straordinarie per assecondare fantasie, paure e pigrizie.

Vangelo del giorno 15/02/2015

Mc 1,40-45
La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Parola del Signore


Commento su Mc. 1, 40-45

"Venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!".

Mc. 1, 40-45


Come vivere questa Parola?

E' una pericope che illumina a fondo due atteggiamenti: quello dell'uomo che invoca, quello di Gesù che acconsente.

C'è in chi chiede una fede viva che è la persuasione certa e fondata della onnipotente volontà di salvezza che è in Cristo Gesù.

C'è nel Signore, nella sua pronta risposta, un'autorevolezza che coincide con la consapevolezza della propria identità. Gesù sa di avere potenza (anzi: amore = potenza perché è il Verbo di Dio, in tutto come il Padre).

Ma la forza di quel Suo dire "Lo voglio, guarisci" è tale da svelarci che in Gesù (pienamente uomo e pienamente Dio) il volere coincide con un potere che è la potenza stessa del bene. Ciò che in un istante fa rifiorire in novità di salute la carne fracida del lebbroso è una tale volontà di bene che coincide con l'onnipotenza del Dio infinitamente benefico, tre volte Santo. Si, anch'io posso rivolgermi a Gesù con una fede rinnovata dall'incontro con quella del lebbroso.

Signore, se vuoi, Tu puoi far quel che ti chiedo. So però che, a tutto mio vantaggio, il Tuo volere e il Tuo potere sono un'unica energia sanante e unificante, ordinata al mio vero bene: quello che a volte anch'io conosco come tale ma anche quello che può, a volte, non sembrarmi tale.

Accresci in me la fede. E sia vera fiducia in Te.

venerdì 13 febbraio 2015

Vangelo del giorno 14/02/2015

Lc 10,1-9
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Parola del Signore


Commento su Luca 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé.
Lc 10,1-9


Come vivere questa Parola?

Il vangelo di oggi è fondamento dell'azione evangelizzatrice dei due santi che celebriamo: essi sono andati, nel nome di Cristo, su e giù per l'Europa annunciando la Pace. Cioè il compimento dell'attesa messianica, la concretizzazione del Regno di Dio, dunque! Accogliere o non accogliere la Pace portata dai 72 significa accogliere o rifiutare il Regno messianico, cioè Cristo stesso.

Là dove la Pace non è accolta significa che la fede in Cristo è morta o è rifiutata. È una forte provocazione per il mondo di oggi! Tanti "settantadue" sono passati, tante volte è stata annunciata e portata la Pace tra i nostri popoli nel mondo, eppure oggi la fede è povera o è morta in molti paesi. 

C'è sempre un bivio nell'esistenza di ogni popolo e di ogni cuore: o credere in Dio cercando in Lui il senso del nostro essere ed agire, pur nella fatica di "seguire, umilmente e ogni giorno, le tracce della sua grazia che ci attira" o fuggire da Dio e da se stessi disgregandosi interiormente fino ad autocondannarsi alienandosi in eterno dall'Amore trinitario, senza Pace e fuori dal Regno!

Oggi nella mia pausa contemplativa mi porrò ancora una volta dinanzi all'opzione fondamentale dell'esistere: credere o fuggire; e aderendo saldamente alla fedeltà di Dio mi disporrò ad essere "segno" perché a sua volta il mondo creda. Questa la mia preghiera:
Donami, Signore, di poter raccontare la mia fede con la lingua nuova dell'amore perché tutti attorno a me possano riconoscere in Te la sorgente della vita.

Vangelo del giorno 13/02/2015

Mc 7,31-37
Fa udire i sordi e fa parlare i muti.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Parola del Signore


Commento su Mc 7, 31-37

Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: " Effatà", cioè: "Apriti!". E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.

Mc 7, 31-37

Come vivere questa Parola?

Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? ci dirà Gesù nel capitolo successivo (8,18)! Egli prende il sordomuto e lo porta in disparte. Colui che dovrà udire e vedere è "separato" dalla folla e portato a udire e vedere ciò che in nessun luogo umano è dato di udire e vedere, ossia il mistero della persona di Gesù Cristo, che né la carne, né il sangue sono in grado di comprendere.

Il dono della rivelazione parte dall'ascolto (prima apre gli orecchi), solo dopo si schiude la parola (si sciolse il nodo della lingua). Questa è una nuova nascita: dall'isolamento relazionale alla pienezza di comunione, grazie a Gesù!

L'incontro vero con gli altri inizia dal mettersi in ginocchio! L'annuncio comincia dall'ascolto della Parola di Dio! Gesù ci educa a partire da una relazione profonda, personale, intima con Lui, per non portare noi stessi, ma essere profeti di Lui!

Aiutaci Signore a piegare le ginocchia davanti a te: prendi e guida la mia mente e rendila pronta al tuo servizio.