sabato 31 gennaio 2015

Vangelo del giorno 01/02/2015

Mc 1,21-28
Insegnava loro come uno che ha autorità.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Parola del Signore.


Commento su Marco 1,21-28

Erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Mc 1,21-28


Come vivere questa Parola?

Lasciarsi afferrare dalla persona di Cristo: ecco dove ha inizio l'identità del cristiano. Nel fascino di uno che, oggi come ieri e come domani, esercita una forza che è autorità. Ed è talmente una forza interiore l'autorità che si differenzia dal potere proprio in questo.

Chi ha autorità (e qui s'intende ovviamente autorità come autorevolezza) è capace di persuadere al bene e di orientare gli altri a ciò che è giusto. Chi invece ha potere (fosse pure un'autorità anche riconosciuta in campo civile e forse anche ecclesiastico) e si serve del potere solo per i propri interessi, danneggia il prossimo e, a lungo andare, anche se stesso.

Sì, perché vivere è dare gloria a Dio servendo con amore i fratelli.
Diversamente la vita è menzogna: un vero disastro!

Ecco, il vangelo odierno che ha per centro quell'imperioso comando di Gesù al demonio: "Taci, esci!" esplicita pienamente l'autorevolezza di Cristo Signore che, con due soli verbi, libera l'indemoniato dal potere del maligno. Sì, in qualche misura, anche il cristiano è chiamato ad essere autorevole, cioè "vero", "autentico" in tutto quello che pensa, dice, fa. 

Là dove vivo come casalinga o impiegato, o scrittore, o medico o geometra o altro, sono autorevole se compio bene serenamente e per amore quello che faccio.

Non permettere, Signore, che io eserciti il potere da egoista-tiranno. Né sui bambini, né suglli anziani, né sulla moglie o il marito, o sul cane o sul gatto. Rendimi autorevole perché capace della gioia di amare.

venerdì 30 gennaio 2015

Preghiera dettata da Gesu’ a Maria Valtorta per i defunti




Preghiera dettata da Gesu’ a Maria Valtorta per i defunti
Recitiamo con fede ed amore questa preghiera per nove giorni consecutivi, grande aiuto riceveranno i nostri cari defunti in Purgatorio.

- O Gesù,che con la tua gloriosa Risurrezione ci hai mostrato quali saranno in eterno i "figli di Dio", concedi la santa risurrezione ai nostri cari, morti nella tua Grazia, e a noi, nella nostra ora.

Per il Sacrificio del tuo Sangue, per le lacrime di Maria, per i meriti di tutti i santi, apri il tuo Regno ai loro spiriti.

O Madre, il cui strazio ebbe termine nell'alba pasquale davanti al Risorto e la cui attesa di riunirti al tuo Figlio cessò nel gaudio della tua gloriosa Assunzione, consola il nostro dolore liberando dalle pene coloro che amiamo anche oltre la morte, e prega per noi che attendiamo l'ora di ritrovare l'abbraccio di quelli che perdemmo.

Martiri e Santi che giubilate in Cielo, volgete uno sguardo supplice a Dio, uno fraterno ai defunti che espiano, per pregare l' Eterno per loro e per dire a loro: ' Ecco, la pace si apre per voi.'

Diletti a noi cari, non perduti ma separati, le vostre preghiere siano per noi il bacio che rimpiangiamo, e quando per i nostri suffragi sarete liberi nel beato Paradiso coi santi, proteggeteci amandoci nella Perfezione, a noi uniti per la invisibile, attiva, amorosa Comunione dei Santi, anticipo di quella Perfetta riunione dei 'benedetti' che ci concederà, oltre che di bearci della vista di Dio, di ritrovare voi quali vi avemmo, ma fatti sublimi dalla gloria del Cielo".

Vangelo del giorno 31/01/2015

Mc 4,35-41
Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

Dal Vangelo secondo Marco

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Parola del Signore


Commento su Marco 4, 35-41

"Lo presero con sé, così com'era, nella barca"
Mc 4, 35-41


Come vivere questa Parola?

Prendere Gesù così com'è, nella barca della propria vita. Ma com'è Gesù secondo versetti del vangelo odierno?

Si presenta come uno che dorme mentre i suoi discepoli sono presi dal panico. Nello stesso tempo però è uno che si sveglia al momento giusto e ha forza di calmare la potenza del mare in tempesta.

Infine è uno che mette le persone davanti alle proprie paure e gli rivela il loro deficit di fede.

Questi in pochi e veloci tratti alcune delle caratteristiche di Colui che possiamo decidere di prendere nella barca delle nostra esistenza che a volte sembra imbarcare acqua o addirittura affondare.

Se lo facciamo dobbiamo accettare il Signore così com'è, un Signore che talvolta pare dormire un sonno profondo, incurante delle nostre sofferenze, fatiche e timori ma che è venuto con noi sulla barca e ci è rimasto. 

Un Signore che non ci toglie la sensazione di sentirci perduti ma può stupirci con la forza della sua parola, che può far tacere le nostre agitazioni ma che ci chiede anche di curare le nostre paure con la fiducia.

Forse con troppa facilità ci dimentichiamo che proprio le nostre paure sono lo "spazio" della fede.

Gesù ci insegna a partire dal suo comportamento, dal suo dormire, che Lui sta dentro le difficoltà con la fiducia del figlio verso il Padre. La paura la vive nella fiducia.

Non possiamo impedirci di avere paura quando la vita ci porta al largo, senza appigli e al buio, ma possiamo decidere di viverla nello stesso modo di Gesù, da figli che si fidano del Padre. Cristo che è sulla nostra barca ci aiuterà a farlo.

Voglio accoglierti nella mia barca così come sei Signore, perché proprio così come sei mi salvi. Posso avere paura, posso cadere nel panico, ma poi mi ricordo che tu ci sei sulla mia barca e tieni a me. Allora mi metto nella tue mani e mi fido. Mi fido.

giovedì 29 gennaio 2015

Vangelo del giorno 30/01/2015

Mc 4,26-34
L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Parola del Signore


Commento su Marco 4, 26-34

"A cosa possiamo paragonare il regno di Dio....E' come un granello di senape che quando viene seminato sul terreno è il più piccolo di tutti i semi sono sul terreno ma quando viene seminato cresce..."
Mc 4, 26-34


Come vivere questa Parola?

Dio (e il suo agire nella storia "da Signore") ha deciso di sottostare ai criteri della terra e del tempo: si fa piccolo "seme" che occupa poco spazio, si lascia sotterrare dove nessuno lo vede, attraversa tutte le tappe di maturazione sapendo che qualcuno, una volta giunto il momento della mietitura, raccoglierà il frutto del suo lavorio nascosto.

Dio si fida del fatto che una persona metterà mano alla falce e saprà riconoscere il valore di quel raccolto. Si fida del passare del tempo a cui si consegna: sa che il tempo è amico della verità.

Non teme di farsi piccolo perché ha fiducia in se stesso, nella sua opera e dunque non ha bisogno di apparire a tutti i costi, di farsi grande. Ma ha anche fiducia nell'uomo, nella sua capacità di scovare il tesoro della sua vita. 

Quando poi diventa "una pianta dell'orto" non lo fa per vantarsi ma perché l'ampiezza delle sue foglie e dei suoi rami può diventare riparo e riposo per "gli uccelli del cielo", per le nostre stanchezze.

Lo stile del Signore è proprio bello e consolante perché è lo stile di chi non vive nella paura, nella brama di affermare se stesso, di chi teme lo scorrere del tempo. É lo stile di chi è in pace con se stesso, la terra, lo scorrere dei giorni, la piccolezza, gli uomini.

Forse è per questo che facciamo fatica ad entrare nella logica di Dio: il suo stile non è il nostro. Noi fatichiamo ad accettare il tempo che passa, fatichiamo ad accettare il limite. Abbiamo una autostima così bassa a volte da voler apparire grandi agli occhi degli altri per darci un tono. Cerchiamo la grandezza non per servire ma per farci servire. Ecco perché non possiamo comprendere Dio. 

Allora guardiamo al seme che ha tanto da insegnarci: in esso vive la vita, vita che ha i suoi ritmi e le sue tappe da attraversare. É piccolo ma fatto per sfamare molti, non sta a guardare cosa fanno gli altri semi ma permette alla terra e alla natura di lavorarlo e di trasformarlo. Così diventa buon cibo.

Aiutami Signore a vivere come il piccolo seme che non forza la sua natura ma cresce e matura nel tempo. Aiutami a rimanere nascosto quando devo essere tale ma anche a uscire con coraggio quando mi chiami a dare frutto. E soprattutto aiutami a vivere con serenità il tempo che mi porta a crescere e a maturare secondo il tuo cuore.

mercoledì 28 gennaio 2015

Vangelo del giorno 29/01/2015

Mc 4,21-25
La lampada viene per essere messa sul candelabro. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

Parola del Signore


Commento su Marco 4, 21-25

"Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più."
Mc 4, 21-25


Come vivere questa Parola?

Davanti al dono di Dio, a quanto Lui rivela all'uomo, ai "segreti" che condivide con noi, non ci si può limitare ad essere semplici "contenitori" passivi. Ci vogliono ascolto profondo e apertura di cuore: queste sono le caratteristiche che dicono la dedizione, la misura, la larghezza d'animo con cui vogliamo accogliere, capire e ridonare quanto ricevuto.

Quante volte abbiamo sentito dai nostri insegnanti la classica frase: "Non ti applichi" che equivaleva a dire " sei disinteressato, quello che viene detto in classe per te non è importante".

Ecco: Gesù chiede a noi una vita che si applica non nel senso del tanto fare, dell'attivismo, ma che si applica nella disponibilità, nell'attenzione, nella dedizione. Una vita attiva perché ha orecchi per ascoltare e ascolta, perché coltiva dentro di sé quell'amore che le fa dire sì alle diverse chiamate di Dio nei vari tempi della nostra esistenza.

Questo permette al recipiente del nostro cuore di dilatarsi e di poter accogliere sempre più i doni di Dio perché il Signore non lesina grazia là dove trova spazi aperti alla sua presenza, là dove appunto trova attenzione e dedizione, disponibilità al sì. Al contrario si ritira dove incontra avarizia e chiusura, dove manca il sì o si tentenna troppo preoccupati di se stessi.

Il discepolo non può essere uno troppo preoccupato di sé perché questo ha il potere di spegnere la luce che Cristo ha acceso in lui. É proprio come mettere la lampada sotto il letto e lasciare al buio non solo se stessi ma anche chiunque il Signore ci abbia messo accanto.

Quando mi preoccupo troppo di me e penso più a quello che mi manca che a quello che invece posso ricevere da te, mi spengo Signore. Perdo la gioia e la speranza, divento apatico, inizio a calcolare ogni cosa. Svegliami per bene allora perché torni ad applicarmi nell'ascoltarti, nel pregarti, nel dedicarmi con tutto me stesso a ciò che conta.

martedì 27 gennaio 2015

Vangelo del giorno 28/01/2015


Mc 4,1-20
Il seminatore uscì a seminare.


Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva.
Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

Parola del Signore


Commento su Marco 4,1-20

Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate!»
Mc 4,1-20


Come vivere questa Parola?

Un verbo impegnativo apre e ritorna più volte nel capitolo delle parabole sui semi e sulla terra che li accoglie: ascoltare . L'ascolto implica quel "tendere orecchio alla parola", l'invito che ci è stato già rivolto in questi giorni; coinvolge non solo la capacità di udire da parte di chi ascolta, ma anche il comprendere con la mente, l'accogliere con il cuore, il mettere in pratica nella semplicità del vissuto quotidiano.

Perché è lì che l'ascoltatore viene raggiunto dall'insegnamento autorevole di Gesù, dalla dottrina semplice espressa in parabole, dall'imperativo che non vuol comandare ma esortare: "Ascoltate" Solo dall'ascolto attento infatti si potrà arrivare a prendere una posizione di fronte al racconto apparentemente semplice ma comprensibile solo a coloro che hanno orecchi capaci di ascoltare e di comprendere, gli occhi limpidi per vedere, volontà pronta a convertirsi, coloro che sono "terra buona"!

È proprio questa la condizione necessaria perché la parabola ~ l'insegnamento abbia effetto...e porti frutti: essere "terra buona". Difatti, sia il racconto della parabola sia la sua spiegazione precisano la diversità del terreno su cui il seminatore getta il seme. Il seme è buono, tutto; capace di fruttificare. Dipende dal terreno, dalla sua capacità di riuscire ad accogliere nel proprio grembo quel seme buono, avvolgerlo con il necessario calore e umidità, proteggerlo dalle insidie temporali, dai pericoli che possano ostacolare la crescita e la maturazione del seme una volta spuntato. L'invito ad ascoltare allora diventa innanzitutto una sollecitazione ad avere cura del terreno della nostra vita affinché sia sempre più terra buona. Terra buona, non uno sterrato sul quale è facile calpestare ogni tentativo di bene; terra sgombra dai sassi che impediscono la crescita libera del seme; terra ripulita dai rovi spinosi che potrebbero soffocare anche le pianticelle già grandi. Terra buona, che accoglie il buon seme della Parola, seminata dal buon Seminatore; e porta buoni frutti.

Ma tu Signore fa' di me la terra buona.
Tu coltivami e semina nel cuore la parola.
Signore fa' di me la terra buona fammi crescere e portare il frutto della Tua parola in me.

lunedì 26 gennaio 2015

Vangelo del giorno 27/01/2015

Mc 3,31-35
Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre.


Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

Parola del Signore


Commento su Marco 3, 31-35

"Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre".
Mc 3, 31-35


Come vivere questa Parola?

Non basta ascoltare la volontà di Dio nella sua Parola, non basta conoscerla, non basta parlarne, bisogna farla per poter sentire rivolte a se stessi le parole di Gesù.

Bisogna praticarla come e quanto ci è possibile, dopo averla cercata, compresa, abbracciata. Se questo avverrà potremo dirci non solo fratelli o sorelle di Gesù, ma addirittura madri. 

Madri perché lo custodiremo in cuore, lo accoglieremo in grembo, nella nostra carne per la fede, e lo partoriremo al mondo. Sarà per noi la cosa più cara come un figlio lo è per la madre, avvertiremo un legame inscindibile che nessun peccato o situazione potrà annullare. Lo porteremo in noi nella gestazione della riflessione e della preghiera ma poi non lo terremo più per noi.

Come per Maria, Gesù cresce nel nostro "grembo" perché sia condiviso, donato. E questo avviene nella misura in cui la sua Parola diventa carne della nostra carne, come lui è divenuto carne in Maria. Diventa gesti, parole, sguardi. 

La nostra parentela con Cristo è un legame che non è mai fermo o uguale a se stesso. Non si fonda sul sangue ma sull'amore e cresce nella misura in cui l'amore è praticato.

Mi immagino Signore il tuo sguardo su di me e quanto vorrei che tu mi vedessi come sorella, fratello, madre. Fatico spesso a conoscere la tua volontà o a seguirla ma so che se mi affido a te nella mia incapacità e ti cerco con cuore sincero, dalla tua misericordia tutto posso sperare.

domenica 25 gennaio 2015

Vangelo del giorno 26/01/2015

Lc 10,1-9
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Parola del Signore


Commento su Luca 10,1-9

La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!
Lc 10,1-9


Come vivere questa parola?

Oggi, nel Vangelo vediamo la passione di Gesù per salvarci. Egli è venuto nel mondo per salvare tutti quanti gli uomini, offrendo la possibilità della vita eterna ad ogni persona. Vede davanti a sè la messe del mondo; vede quante persone diventano discepoli e si mettono a coinvolgere i fratelli nella grande avventura della fede. Purtroppo, vede anche tanti che non hanno nessuno che spezza il pane della parola per loro e così rimangono nelle tenebre. Quindi manda i 72 in missione perché la Buona Notizia di salvezza raggiunga un maggiore numero.. E questa missione è più che mai urgente oggi: la missione che nasce dall'amore del Padre per tutti i suoi figli, per tutta l'umanità; è un amore contagioso che poi infiamma il cuore dei missionari del Vangelo. Però, anche questo non basta: ogni cristiano dovrebbe avere un cuore missionario perché ci sono persone fra i nostri familiari, persone con cui studiamo o lavoriamo, che non conoscono Gesù, o potrebbero conoscerlo meglio, con il nostro aiuto e la testimonianza della nostra vita serena e gioiosa con lui.

Signore Gesù, in questo anno della fede ravviva in me l'amore per Te e per i fratelli e susciti in me il desiderio di essere veramente un missionario là dove tu mi chiami. Signore Gesù, mi affido a te!

Medjugorje Messaggio del 25/01/2015


Messaggio del 25/01/2015


Cari figli! Anche oggi vi invito: vivete nella preghiera la vostra vocazione. Adesso, come mai prima, Satana desidera soffocare con il suo vento contagioso dell’odio e dell’inquietudine l’uomo e la sua anima. In tanti cuori non c’è gioia perché non c’è Dio ne la preghiera. L’odio e la guerra crescono di giorno in giorno. Vi invito, figlioli, iniziate di nuovo con entusiasmo il cammino della santità e dell’amore perché io sono venuta in mezzo a voi per questo. Siamo insieme amore e perdono per tutti coloro che sanno e vogliono amare soltanto con l’amore umano e non con quell’immenso amore di Dio al quale Dio vi invita. Figlioli, la speranza in un domani migliore sia sempre nel vostro cuore. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Rosario con le lacrime di giobbe



Ecco il mio hobby la costruzione di coroncine del Rosario con il seme della (Coix lacryma jobi) 
Comunemente chiamata lacrima di giobbe.

Preparazione e foratura dei semi


Inizio infilaggio




Prodotto finito

 Ecco l'arma che la Madre Celeste ci ha donato contro le forze del male




Una sola Ave Maria detta col cuore fa tremare l'inferno





 




Messaggio del 12 giugno 1986 Maria a Medjugorje






Cari figli, oggi vi invito a cominciare a dire il Rosario con fede viva, così io potrò aiutarvi. Voi, cari figli, desiderate ricevere grazie, ma non pregate, io non vi posso aiutare dato che voi non desiderate muovervi. Cari figli, vi invito a pregare il Rosario; il Rosario sia per voi un impegno da eseguire con gioia, così comprenderete perché sono da così tanto tempo con voi: desidero insegnarvi a pregare. Grazie per aver risposto alla mia chiamata! Le promesse della Madonna per la recita del Santo Rosario.

1) Per tutti quelli che reciteranno devotamente il mio Rosario, io prometto la mia protezione speciale e grandissime grazie.
2) Colui che persevererà nella recitazione del mio Rosario riceverà qualche grazia insigne.
3) Il Rosario sarà una difesa potentissima contro l'inferno; distruggerà i vizi, libererà dal peccato, dissiperà le eresie.
4) Il Rosario farà fiorire le virtù e le buone opere e otterrà alle anime le più abbondanti misericordie divine; sostituirà nei cuori l'amore di Dio all'amore del mondo, elevandoli al desiderio dei beni celesti ed eterni. Quante anime si santificheranno con questo mezzo!
5) Colui che si affida a me con il Rosario, non perirà.
6) Colui che reciterà devotamente il mio Rosario, meditando i suoi misteri, non sarà oppresso dalla disgrazia. Peccatore, si convertirà; giusto, crescerà in grazia e diverrà degno della vita eterna.
7) I veri devoti del mio Rosario non moriranno senza i Sacramenti della Chiesa.
8) Coloro che recitano il mio Rosario troveranno durante la loro vita e alla loro morte la luce di Dio, la pienezza delle sue grazie e parteciperanno dei meriti dei beati.
9) Libererò molto prontamente dal purgatorio le anime devote del mio Rosario.
10) I veri figli del mio Rosario godranno di una grande gloria in cielo.
11) Quello che chiederete con il mio Rosario, lo otterrete.
12) Coloro che diffonderanno il mio Rosario saranno soccorsi da me in tutte le loro necessità.
13) Io ho ottenuto da mio Figlio che tutti i membri della Confraternita del Rosario abbiano per fratelli durante la vita e nell'ora della morte i santi del cielo.
14) Coloro che recitano fedelmente il mio Rosario sono tutti miei figli amatissimi, fratelli e sorelle di Gesù Cristo.
15) La devozione al mio Rosario è un grande segno di predestinazione.







sabato 24 gennaio 2015

Vangelo del giorno 25/01/2015

Mc 1,14-20
Convertitevi e credete al Vangelo.

Dal Vangelo secondo Marco

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Parola del Signore


Commento su Marco 1,14-20

Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete nel Vangelo.
Mc 1,14-20
 

Come vivere questa parola?

La liturgia di questa domenica ci collega col Natale, ancora fresco nella memoria, proclamando il perché dell'incarnazione. Alla sua nascita il Salvatore è stato riconosciuto da alcune persone semplici e sagge, aperte allo soffio dello Spirito: Maria e Giuseppe, i pastori, Simeone ed Anna, i magi; adesso, dopo l'arresto di Giovanni il Battista, è il momento di annunciare pubblicamente la sua missione per il mondo: "Il tempo è compiuto", cioè il lungo tempo di attesa è finito, il regno di Dio è presente. Gesù realizza la nuova alleanza tra Dio e l'umanità, alleanza poi ratificata nel suo sangue, per mezzo del quale tutti sono salvati e sono eredi del regno. Per entrare in possesso dell'eredità bisogna convertirsi e credere non in qualche cosa ma in Gesù, Figlio di Dio che è il Vangelo, la buona notizia. E il tempo presente è quello stabilito da Dio per la salvezza di questa generazione, cioè per la mia salvezza: oggi sono invitato a diventare un uomo nuovo, una donna nuova! 

Nella mia pausa di contemplazione, oggi, prendo coscienza del fatto che il regno non è una speranza per l'avvenire ma una realtà di oggi! Il regno di Dio, regno di verità, amore, fiducia, giustizia, pace, fraternità, di vita per sempre, è già qui ed ora. Gesù ha vinto il male una volta per sempre. 

Signore Gesù, Figlio del Dio vivente, mi affido a te che mi parli e mi chiami ad amarti sempre di più e a vivere la mia vita con te e in te. Amen

venerdì 23 gennaio 2015

Vangelo del giorno 24/01/2015

Mc 3,20-21
I suoi dicevano: «E' fuori di sé».

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare.
Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».

Parola del Signore 


Commento su Mc 3, 20-21

«Allora i suoi [...] uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: "È fuori di sé"»

Mc 3, 20-21

Come vivere questa Parola?

Gesù ha subito molte incomprensioni da parte delle persone che gli erano vicine, anche dai suoi stessi parenti, che lo considerano quasi impazzito e vogliono quindi tenerlo sotto il loro stretto controllo. Quando egli non sembra adeguarsi agli schemi e alle logiche umane, trova l'opposizione degli altri: egli è fuori dai propri comodi, interessi, fama, è fuori dal proprio "ego: si dona interamente all'amore e alle esigenze dell'umanità bisognosa e peccatrice. Il brano evangelico di oggi esprime dunque due mentalità opposte: quella di Cristo (che vuole donarsi senza riserve) e quella dei parenti (interessati al buon nome e al controllo delle sue azioni).

Gesù ci insegna ad uscire dalle nostre piccole e grette preoccupazioni umane per aprirci alla "follia" dell'amore e della croce (cf 1 Cor 1,18-25), a mettere in primo piano le esigenze di Dio, a guardarci dalle nostre meschine e borghesi preoccupazioni, dai nostri vantaggi e utilitaristici interessi. Essere con Gesù richiede un profondo cambiamento di mentalità, una radicale conversione al pensiero di Dio, ad accettare i suoi progetti e a lasciarsi sconvolgere dalle sue novità. 

O Dio Padre, aiutami ad uscire dai miei tornaconti e apprensioni egoistiche, per entrare nell'amore sconfinato e libero che ci hai donato nel tuo Figlio e accogliere la tua Sapienza.

giovedì 22 gennaio 2015

Vangelo del giorno 23/01/2015

Mc 3,13-19
Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Parola del Signore


Commento su Mc 3, 13-19

«Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui»

Mc 3, 13-19

Come vivere questa Parola?

Gesù sceglie gli Apostoli per renderli suoi collaboratori e strumenti per testimoniare e diffondere la sua carità e verità. Sono persone umane, diverse per provenienza, carattere; essi rispondono ad una chiamata del Signore, che li mette insieme e crea unità. Essi dovranno stare con lui, frequentarlo, ascoltarlo, meditare le sue parole per poi annunciare il suo messaggio al mondo.

Anche noi, come cristiani, siamo stati chiamati a seguire Gesù, anzi a "stare" con lui, a condividere con tutti l'amore di Cristo, a rispettare le diversità anche delle altre chiese sorelle (siamo nella settimana di preghiere per l'unità dei cristiani) e di ogni altro sentimento religioso.

Signore, insegnami ad accettare gli altri nella loro diversità, a comprenderla come un dono del tuo Spirito, a cogliere i semi del Verbo in ogni persona umana.

mercoledì 21 gennaio 2015

Testimonianza di Catalina Rivas sulla Santa Messa


Catalina

Catalina Rivas vive a Cochabamba, in Bolivia. Nella prima metà degli anni ’90 è stata scelta da Gesù per trasmettere al mondo i Suoi messaggi di amore e misericordia. Catalina, che Gesù chiama  "la Sua segretaria", scrivendo sotto Sua dettatura, è in grado di riempire in pochi giorni centinaia di pagine di quaderno, fitte di testo. Per scrivere i tre quaderni da cui venne tratto il libro "La Grande Crociata dell’Amore", Catalina, impiegò appena 15 giorni. Gli esperti rimasero impressionati dalla notevole quantità di materiale che la donna aveva scritto in così poco tempo. Ma rimasero colpiti ancor di più dalla bellezza, dalla profondità spirituale e dalla indubbia validità teologica dei suoi messaggi, considerando per altro il fatto che Catalina non aveva terminato le scuole medie superiori, né tantomeno possedeva alcuna preparazione in campo teologico.


Catalina nell’introduzione di uno dei suoi libri scrive: "Io, indegna Sua creatura, sono diventata improvvisamente la Sua segretaria…Io che non ho mai saputo niente di teologia né ho letto mai la Bibbia…improvvisamente ho iniziato a conoscere l’Amore del mio Dio, che è anche il tuo…I Suoi fondamentali insegnamenti ci rivelano che l’unico amore che non mente, non inganna, non ferisce, è il Suo; egli ci invita a vivere quell’amore attraverso numerosi messaggi, uno più bello dell’altro".

I messaggi contengono verità teologiche che, nonostante la loro intrinseca complessità, vengono espresse con una semplicità ed una immediatezza sconcertanti. I messaggi contenuti nei libri di Catalina rivelano la speranza fondata sull’immenso amore di Dio. Un Dio di immensa misericordia ma allo stesso tempo un Dio di giustizia che non viola la nostra libera volontà.

Tutti i messaggi dettati da Gesù sono stati raccolti in otto libri che il 2 aprile 1998 hanno ricevuto l’Imprimatur dall’Arcivescovo di Cochabamba Mons. René Fernández Apaza. In questo documento l’Arcivescovo afferma: "Abbiamo letto i libri di Catalina e siamo sicuri che il loro unico obbiettivo è quello di condurci tutti attraverso la strada dell’autentica spiritualità, la cui fonte è il Vangelo di Cristo. Per questo, autorizzo la loro stampa e diffusione, raccomandandoli come testi di meditazione e orientamento spirituale, al fine di ottenere molti frutti per il Signore che ci chiama a salvare anime, mostrando loro che Egli è un Dio vivo, pieno di amore e misericordia".

Catalina dal 1994 porta su di sé le piaghe del Signore che appaiono di solito il Venerdì Santo.

Nell’ottobre del 1994, mentre si trovava in pellegrinaggio a Conyers, negli Stati Uniti, Catalina vide improvvisamente una forte luce attorno al Crocifisso e sentì il bisogno di offrire sé stessa e la sua vita al Signore. Vide 4 raggi di luce che uscivano dalle mani, dai piedi e dal costato di Gesù crocifisso, i quali penetrarono nelle sue mani, nei piedi e nel suo cuore come fulmini. Il dolore era talmente intenso che Catalina cadde a terra. Due giorni dopo, in Costarica, Gesù le disse che il dono delle stigmate che le aveva fatto le avrebbe consentito di condividere con Lui le sofferenze della Sua Croce e che esse sono riservate solo a coloro che sono capaci di amarlo come Egli desidera essere amato.
Nel gennaio del 1996 il dottor Ricardo Castañón, ricercatore e docente di neuropsicofisiologia all’università Cattolica della Bolivia, visitò Catalina in ospedale e qui ebbe modo di constatare la presenza delle stigmate sul corpo della donna e la sua terribile sofferenza durante l’esperienza mistica della passione di Gesù. Le piaghe della donna il giorno dopo si erano già miracolosamente rimarginate, tanto che i medici non riuscivano a spiegare come quelle profonde ferite potessero essere guarite in un lasso di tempo così breve. 

TESTIMONIANZA DI CATALINA
SULLA SANTA MESSA



Sulla meravigliosa catechesi con la quale il Signore e la Vergine Maria ci stanno istruendo - in primo luogo insegnandoci il modo di pregare il Santo Rosario, di pregare con il cuore, di meditare e di trarre profitto dei momenti di incontro con Dio e con la nostra Madre benedetta, e sul modo di confessarsi bene - inoltre, sulla conoscenza di ciò che avviene nella Santa Messa e sul modo di viverla con il cuore.

E questa la testimonianza che devo e voglio dare al mondo intero, per la maggior Gloria di Dio e per la salvezza di chiunque voglia aprire il proprio cuore al Signore. Affinché molte anime, consacrate a Dio, ravvivino il fuoco dell'amore per Cristo, sia quelle che hanno nelle loro mani il potere di farlo scendere sulla terra per essere nostro nutrimento, sia le altre, affinché perdano l'uso di riceverlo per "abitudine" e rivivano il meraviglioso stupore dell'incontro quotidiano con l'amore. Affinché i miei fratelli e sorelle laici di tutto il mondo vivano il più grande dei Miracoli con il cuore: la celebrazione della Santa Eucaristia.

Era la vigilia del giorno dell'Annunciazione, e i componenti del nostro gruppo erano andati a confessarsi. Alcune signore del gruppo di preghiera non riuscirono a farlo e rimandarono la confessione al giorno seguente, prima della Santa Messa.

Quando il giorno seguente giunsi in Chiesa un po' in ritardo, il signor Arcivescovo e i sacerdoti stavano già entrando nel presbiterio. In quel momento, la Vergine disse con la sua voce dolce e soave che raddolcisce l'anima:
«Oggi per te è un giorno di apprendistato e voglio che tu faccia molta attenzione perché, di ciò che sei testimone oggi, tutto ciò che vivrai in questo giorno, dovrai farne partecipe l'umanità». Rimasi sorpresa senza comprendere, ma cercando di essere molto attenta.

La prima cosa della quale mi resi conto era un coro di bellissime voci che cantavano, come se venisse da lontano; in alcuni momenti la musica si avvicinava, poi si allontanava, come se si trattasse di un suono portato dal vento.
Il signor Arcivescovo cominciò la Santa Messa, e giunto all’Atto Penitenziale, la Santissima Vergine disse:
«Dal profondo del tuo cuore, chiedi perdono al Signore per tutte le tue colpe, per averlo offeso, così potrai partecipare degnamente al privilegio di assistere alla Santa Messa».
È certo che per una frazione di secondo pensai: «Sono certamente in Grazia di Dio, mi sono appena confessata ieri sera».
Ella rispose:
 «Credi forse che tu, da ieri sera, non abbia offeso il Signore? Lascia che ti ricordi alcune cose. Quando stavi uscendo per venire qui, la ragazza che ti aiuta ti si avvicinò per chiederti alcune cose, e poiché eri in ritardo, sbrigativamente le rispondesti in modo non molto cortese. È stata una mancanza di carità da parte tua, e dici di non avere offeso Dio...?»
«Nella strada che hai fatto per venire fin qui, un autobus ha intralciato la tua strada e ti ha quasi urtato e tu hai detto un'abbondante quantità di cose contro quel pover’uomo, invece di venire in Chiesa facendo le tue orazioni, preparandoti per la Santa Messa. Hai mancato di carità e hai perso la pazienza e la pace. E dici di non aver offeso il Signore...?»
«E arrivi all'ultimo momento, quando già la fila dei celebranti sta uscendo per celebrare la Messa... e stai per parteciparvi senza una previa preparazione...»

Va bene, Madre mia, non mi dire di più, non ricordarmi altre cose, altrimenti morirò immediatamente di vergogna e di dolore - risposi.

«Perché arrivare all'ultimo momento? Dovreste essere qui prima, per poter fare una preghiera e chiedere al Signore di mandare il Suo Santo Spirito, perché vi conceda uno spirito di pace che scacci via lo spirito del mondo, le preoccupazioni, i problemi e le distrazioni, e poter essere così capaci di vivere questo momento tanto sacro. Invece, arrivate quasi all'inizio della celebrazione e vi partecipate come se andaste ad assistere ad un evento qualsiasi, senza nessuna preparazione spirituale.
Perché? È il Miracolo più grande, e voi avete la possibilità di vivere il momento del più grande regalo da parte dell'Altissimo, ma non lo sapete apprezzare.»

È bastato così. Mi sentivo così male che fu più che sufficiente perché chiedessi perdono a Dio, non solamente per le colpe di quel giorno, ma per tutte le volte che, come moltissime altre persone, ho aspettato che terminasse l'omelia del sacerdote per entrare in Chiesa. Per tutte quelle volte che non ho saputo o che ho rifiutato di capire che cosa significava essere lì, e per quelle altre volte che, essendo forse la mia anima piena di peccati più gravi, avevo osato partecipare alla Santa Messa.

Era un giorno festivo e si doveva quindi recitare il Gloria. La Santa Vergine disse:
«Glorifica e benedici con tutto il tuo amore la Santissima Trinità, riconoscendoti una Sua creatura.»

Come fu diverso, quel Gloria! Mi vidi d'un tratto in un altro luogo, pervaso di luce, davanti alla Presenza Maestosa del Trono di Dio, tutto pieno di luce; con quanto amore, ringraziando, ho ripetuto... "Per la tua Gloria immensa, noi Ti lodiamo, Ti  benediciamo, Ti adoriamo, Ti glorifichiamo, Ti rendiamo grazie  Signore, Dio, Re del cielo, Dio Padre Onnipotente - e mi immaginavo il volto paterno del Padre pieno di bontà... - Signore, Figlio unico Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, Tu che togli i peccati del mondo ..." - e Gesù stava davanti a me, con quel volto pieno di tenerezza e di Misericordia... - "perché Tu solo sei Dio, solo Tu, Altissimo Gesù Cristo, con lo Spirito Santo…" il Dio dell'Amore perfetto, Quello che in questo momento  fa trasalire tutto il mio essere...
E ho chiesto: «Signore, liberami da ogni spirito cattivo; il mio  cuore ti appartiene, Signore mio, mandami la tua pace per ottenere  il miglior beneficio da questa Eucaristia e perché la mia vita dia  migliori frutti. Spirito Santo di Dio, trasformami, opera in me, guidami. O Dio, dammi i doni di cui necessito per servirti mèglio..!»
Giunse il momento della Liturgia della Parola e la Vergine mi fece ripetere: «Signore, voglio oggi ascoltare la Tua Parola e dare frutto abbondante; che il Tuo Santo Spirito mondi il terreno del mio cuore, perché la Tua Parola cresca e si sviluppi, purifica il mio cuore perché sia ben disposto.

«Voglio che tu stia attenta alle letture e a tutta l'omelia del sacerdote. Ricorda che la Bibbia dice che la Parola di Dio non ritorna senza aver dato frutto. Se stai attenta, resterà qualcosa  in te di tutto quello che ascolti. Devi cercare di ricordare tutto il giorno quelle Parole, che lasceranno in te una impronta.
Potranno essere una volta due frasi, poi sarà l'intera lettura del Vangelo, qualche volta solo una parola, da assaporare per il resto del giorno; questo si farà carne in te perché è questa la maniera di trasformare la vita, e fare in modo che la Parola di  Dio trasformi.»

«E ora, dillo al Signore che sei qui per ascoltare ciò che tu vuoi che Egli dica oggi al tuo cuore.»

Ringrazio nuovamente Dio perché mi da l'opportunità di  ascoltare la Sua Parola; chiedo perdono per aver mantenuto un cuore tanto duro per così tanti anni e per aver insegnato ai miei figli ad andare alla Messa la domenica perché così comandava la Chiesa, e non per amore e per il bisogno di riempirsi di Dio...
Io che avevo assistito a tante Eucaristie, più che altro come un obbligo, e avevo creduto con questo di essere salva... Di viverla, nemmeno per sogno, di porre attenzione alle letture e alla omelia del sacerdote anche meno.
Quale dolore ho provato per tanti anni persi inutilmente, a causa della mia ignoranza!
Quanta superficialità nelle Messe alle quali assistiamo quando c'è un matrimonio, o una Messa da morto, oppure perché ci teniamo a farci vedere dagli altri!
Quanta ignoranza riguardo questa nostra Chiesa e riguardo i Sacramenti!
Quanto spreco nel voler istruirci e coltivarci nelle cose del mondo, che in un momento possono sparire senza che nulla rimanga, e che alla fine della vita non ci servono neanche ad aggiungere un minuto alla nostra esistenza!
Ma di quello che ci farà guadagnare un poco di cielo sulla terra e poi la vita eterna, non sappiamo niente, e tuttavia ci chiamiamo uomini e donne istruiti...!

Si giunse poco dopo all’Offertorio e la Santissima Vergine disse:

«Recita così, (e io la seguivo): Signore, Ti offro tutto ciò che sono, quello che ho, quello che posso, tutto pongo nelle Tue mani.
Eleva Tu, Signore, quel poco che io sono. Per i meriti di Tuo Figlio, trasformami, Dio Altissimo. Intercedi per la mia famiglia, per i miei benefattori, per ogni membro del nostro Apostolato, per tutte le persone che ci combattono, per quelli che si raccomandano alle mie povere preghiere... Insegnami a umiliare il mio cuore affinchè il loro cammino sia meno duro...!
E così che pregavano i santi e così voglio che facciate.

E questo che Gesù vuole che si faccia: che umiliamo il nostro cuore affinché loro non sentano la durezza, ma che invece alleviamo loro il dolore del venire calpestati. Anni dopo, ho letto un libretto di preghiere di un Santo che amo molto: José Maria Escrivà de Balaguer; lì trovai una preghiera simile a quella che mi aveva insegnato la Vergine. Certe volte questo Santo al quale mi affido, rendeva omaggio alla Vergine Santissima con quelle preghiere.

All'improvviso, cominciarono ad alzarsi in piedi delle persone che non avevo visto prima. Era come se dal fianco di ogni persona che si trovava nella Cattedrale, uscisse un'altra persona; la Cattedrale si riempì così di varie persone giovani e belle, vestite con tuniche bianchissime. Si diressero fino al corridoio centrale procedendo poi verso l'Altare.

Disse nostra Madre:
«Osserva, sono gli Angeli Custodi di ognuna delle persone che si trovano qui. È il momento nel quale il vostro Angelo Custode porta le vostre offerte e preghiere all'Altare del Signore.»

In quel momento, ero completamente in preda a un grande stupore, perché quegli esseri avevano un volto tanto bello e tanto raggiante da non potersi immaginare. I volti risplendevano  bellissimi, quasi femminili, benché senza alcun dubbio, l'aspetto  generale del corpo, delle mani e la statura fosse di uomo. I piedi nudi non poggiavano al suolo, ma piuttosto andavano come scivolando, come se scorressero via. Era una processione bellissima.
Alcuni di loro portavano come un vassoio d'oro con qualcosa  che risplendeva di una forte luce bianco dorata. Disse la Vergine:
«Sono gli Angeli Custodi delle persone che stanno offrendo  questa Santa Messa per molte varie intenzioni, di quelle persone che sono coscienti di ciò che significa questa celebrazione, di  quelle che hanno qualcosa da offrire al Signore... »
In questo momento, offrite le vostre pene, i vostri dolori, le vostre speranze, le vostre gioie e tristezze, le vostre richieste.
Ricordatevi che la Messa ha un valore infinito, quindi siate  generosi nell'offrire e nel chiedere.»

Dietro ai primi Angeli, ne venivano degli altri che non avevano niente nelle mani, le avevano vuote. Disse la Vergine.
«Sono gli  Angeli delle persone che pur essendo qui, non offrono mai niente, che non sono interessate a vivere ogni momento liturgico della Messa e non hanno offerte da portare all'Altare del Signore. »

Per ultimi, vi erano degli altri Angeli che erano piuttosto tristi, con le mani giunte in preghiera, ma con gli occhi bassi.
«Sono gli Angeli Custodi delle persone che pur essendo qui, è come se non  ci fossero, vale a dire delle persone che sono venute per forza, che sono venute perché si sentono obbligate, ma senza nessun desiderio di partecipare alla Santa Messa, e così gli Angeli vanno tristemente perché non hanno niente da portare all'Altare, salvo le loro proprie preghiere.
Non intristite il vostro Angelo Custode... Pregate molto, pregate per la conversione dei peccatori, per la pace nel mondo, per i vostri famigliari, per il vostro prossimo e per quelli che si raccomandano alle vostre preghiere. Pregate, pregate molto,  non solo per voi ma anche per gli altri.
Ricordatevi che l'offerta più gradita al Signore la fate  quando offrite voi stessi come olocausto, così che Gesù, nello scendere, vi trasformi con i Suoi propri meriti. Cosa avete da offrire al Padre che sia solo vostro? Il nulla e il peccato, ma se vi  offrite in unione ai meriti di Gesù, fate una offerta gradita al Padre.»

Quello spettacolo, quella processione era così bella che difficilmente potrebbe essere paragonata ad altro. Tutte quelle creature celesti davanti all'Altare facevano una riverenza, alcune  ponendo la loro offerta al suolo, altre prostrandosi in ginocchio con la fronte quasi a terra, e dopo essere giunte lì, sparivano alla mia vista.

Giunse il momento finale del prefazio, e quando l'assemblea  cominciò a dire: «Santo, Santo, Santo» immediatamente, tutto quello che era dietro ai celebranti sparì. Dal lato sinistro del signor Arcivescovo, in forma diagonale all'indietro, apparvero migliaia di  Angeli, piccoli e Angeli grandi, Angeli con delle ali immense, Angeli con delle ali piccole, Angeli senza ali come i primi; tutti vestiti con delle tuniche simile alle albe bianche dei sacerdoti o dei monaci.

Tutti si inginocchiavano con le mani giunte in preghiera e, in segno di riverenza, chinavano il capo. Si sentiva una musica bellissima, come se vi fossero moltissimi cori con voci diverse, e tutti, all'unisono e insieme al popolo, dicevano: Santo, Santo, Santo…

Era giunto il momento della Consacrazione, il momento del più meraviglioso dei Miracoli…dal lato destro dell'Arcivescovo in linea ancora diagonale verso l'indietro, partiva una moltitudine di persone, vestite con la stessa tunica, ma dai colori pastello: rosa, verde, celeste, lillà, giallo; in poche parole, diversi e deliziosi colori. Anche i loro volti splendevano pieni di gioia, pareva che fossero tutti della stessa età. Si poteva notare (ma non saprei dire perché) che erano persone di età diversa, ma nei volti erano tutti uguali, senza rughe, felici. Tutti si inginocchiavano prima del canto del «Santo, Santo, Santo, è il Signore...»

Disse nostra Signora:
«Sono tutti i Santi e i Beati del cielo e fra  di essi vi sono anche le anime dei vostri famigliari che godono  già della Presenza di Dio.»
E poi, La vidi. Proprio alla destra del signor Arcivescovo... un passo indietro rispetto a Monsignore, era  un po' sollevata dal suolo, inginocchiata sopra dei veli molto fini,  nello stesso tempo trasparenti e luminosi, come acqua cristallina, la  Santissima Vergine, con le mani giunte, guardava con attenzione e  rispetto il celebrante. Stando là mi parlava, ma in silenzio, direttamente al cuore, e senza guardarmi.

«Ti colpisce il fatto di vedermi un poco più indietro del Monsignore, vero? Ma così deve essere... Per quanto Mi ami, il  Figlio Mio non Mi ha dato la dignità che da a un sacerdote, di poterlo portare quotidianamente tra le Mie mani, come lo fanno  le mani sacerdotali. Ecco perché provo un profondissimo rispetto per il sacerdote e per quel miracolo che Dio realizza per  suo mezzo, e che Mi obbliga qui ad inginocchiarmi.»

Dio mio, quanta dignità, quanta grazia riversa il Signore sulle  anime sacerdotali, e noi non ne siamo coscienti, e talvolta, nemmeno tanti di loro!
Di fronte all'Altare, cominciarono a presentarsi delle ombre di persone di colore grigio, che sollevavano le mani verso l'alto.

Disse la Vergine Santissima:
«Sono le anime benedette del Purgatorio che aspettano le vostre preghiere per trovare refrigerio. Non cessate di pregare per loro. Pregano per voi, ma non possono pregare per loro stesse, siete voi che dovete pregare per loro, per aiutarle ad uscire per incontrarsi con Dio e godere di Lui eternamente.
Come vedi, Io sono qui sempre. La gente fa pellegrinaggi, cerca i luoghi delle Mie apparizioni, e questo va bene per tutte le grazie che si ricevono in quei luoghi, ma in nessuna  apparizione, in nessun luogo Io Sono presente per più tempo, come durante la Santa Messa. Ai piedi dell'Altare dove si celebra l'Eucarestia, sempre Mi potrete trovare; Io rimango ai piedi del Tabernacolo insieme agli Angeli, perché Io sto sempre con Lui.»

Vedere quel bel volto della Madre nel momento del «Santo», come pure tutti gli altri, con il volto risplendente, con le mani giunte in attesa di quel miracolo che si ripete continuamente, era proprio come stare nel cielo stesso. E pensare che c'è della gente, che vi sono delle persone che in quel momento possono essere distratte, che magari stanno  parlando... Lo dico con dolore, sono molti più uomini che donne, che se ne stanno in piedi con le braccia conserte come se dovessero rendere un omaggio al Signore da pari a pari, da uguale ad uguale.

Disse la Vergine:
«Dillo agli esseri umani, che mai un uomo è così davvero uomo come quando piega i ginocchi davanti a Dio».
Il celebrante pronunciò le parole della «Consacrazione». Era una persona di statura normale, ma all'improvviso cominciò a crescere, a riempirsi di luce, di una luce soprannaturale tra il bianco e il dorato che lo avvolgeva, e diventava fortissima nella parte del volto, tanto che non si potevano più vedere i suoi lineamenti.
Quando ha sollevato l'ostia, ho visto che le sue mani avevano sul dorso dei segni, dai quali usciva molta luce. Era Gesù!... Era Lui, che con il Suo Corpo avvolgeva quello del celebrante come se circondasse amorosamente le mani del signor Arcivescovo. In quel momento, l'Ostia cominciò a crescere e a crescere in modo enorme e in essa, il Volto meraviglioso di Gesù che guardava verso il Suo popolo.
Istintivamente abbassai la testa e Nostra Signora disse:
«Non distogliere lo sguardo, alza gli occhi, contemplalo, incrocia il tuo sguardo con il Suo e ripeti la preghiera di Fatima: Gesù mio, io credo, adoro spero e Ti amo. Ti chiedo perdono per tutti quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano. Perdono e Misericordia... Adesso digli quanto Lo ami, rendi il tuo omaggio al Re dei Re».

Vi dico, pareva che dall'Ostia enorme guardasse solo me, ma seppi che contemplava allo stesso modo ogni persona, pieno di amore... Quindi chinai il capo fino ad avere la fronte a terra, come facevano tutti gli Angeli e i beati del Cielo. Per una frazione di secondo, pensai che era lo stesso Gesù che avvolgeva il corpo del celebrante e nello stesso tempo si trovava nell'Ostia, che quando il celebrante l'abbassava, diventava nuovamente piccola. Avevo le guance piene di lacrime, non potevo uscire dal mio stato di meravigliato stupore.

Non appena il Monsignore iniziò a pronunciare le parole di consacrazione del vino, insieme alle sue parole, incominciarono ad apparire dei bagliori come lampi, nel cielo e sullo sfondo. La Chiesa non aveva più né tetto, né pareti, tutto era buio, vi era solamente quella luce che brillava nell'Altare.

All'improvviso sospeso in aria, vidi. Gesù, crocefisso, dalla testa fino alla parte bassa del torace. Il tronco trasversale della croce era sostenuto da grandi e forti mani. Dal centro di quello splendore, si distaccò un piccolo lume come una colomba molto piccola e molto brillante che, fatto velocemente il giro di tutta la chiesa, si posò sulla spalla sinistra del signor Arcivescovo che continuava ad essere Gesù, perché potevo distinguere la Sua capigliatura sciolta, le Sue piaghe luminose, il Suo grandioso corpo, ma non vedevo il Suo Volto.

In alto, Gesù crocefisso stava con il viso reclinato sulla spalla  destra. Si vedevano sul volto e sulle braccia i segni dei colpi e delle ferite. Sul costato destro, all'altezza del petto, vi era una ferita da cui usciva a fiotti verso sinistra del sangue, e verso destra qualcosa che sembrava acqua, però molto brillante; ma erano piuttosto fasci di luce quelli che si dirigevano verso i fedeli, muovendosi a destra e a sinistra. Mi stupiva la quantità di sangue che traboccava dal Calice e pensai che avrebbe impregnato e macchiato tutto l'Altare, ma non ne cadde una sola goccia!
In quel momento la Vergine disse:
«Te lo ripeto, questo è il miracolo dei Miracoli, per il Signore non esistono ne tempo, ne distanza e nel momento della Consacrazione, tutta l'assemblea viene trasportata ai piedi del Calvario, nel momento della Crocifissione di Gesù. »

Può qualcuno immaginarselo? I nostri occhi non lo possono vedere, ma tutti siamo là, nello stesso momento nel quale lo stanno crocefiggendo e mentre chiede perdono al Padre, non solamente per quelli che lo uccidono, ma per ognuno dei nostri peccati: «Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno!»
A partire da quel giorno, e non mi importa se mi prendono per pazza, io chiedo a tutti di inginocchiarsi, chiedo a tutti di cercare di vivere con il cuore e con tutta la sensibilità di cui sono capaci, quel privilegio che il Signore ci concede.

Quando stavamo per cominciare a pregare il Padre Nostro, parlò  il Signore, per la prima volta durante la celebrazione, e disse:
«Ecco, voglio che tu preghi con la maggiore profondità di cui sei capace e che, in questo momento, ti ricordi della persona o delle  persone che ti hanno causato più male nella tua vita, affinché tu li abbracci e li stringa a te e dica loro con tutto il cuore: Nel Nome di Gesù io ti perdono e ti auguro la pace. Nel Nome di Gesù, ti chiedo perdono e mi auguro di avere la pace. Se questa persona merita la pace, la riceverà e ne avrà un gran bene; se questa persona non è capace di aprirsi alla pace, quella pace tornerà al tuo cuore. Ma non voglio che tu riceva o dia la pace ad altre persone, fino a quando non sei capace di perdonare e di  provare quella pace dapprima nel tuo cuore.»

«Fate attenzione a quello che fate» - continuò il Signore - «Voi ripetete nel Padre Nostro: perdonaci come noi perdoniamo quelli che ci offendono. Se siete capaci di perdonare e non, come  dicono alcuni, di dimenticare, state mettendo delle condizioni al perdono di Dio. State dicendo: perdonami soltanto come io sono capace di perdonare, non di più.»

Non so come spiegare il mio dolore, nel comprendere quanto possiamo ferire il Signore e quanto possiamo noi stessi offenderlo con tanti rancori, con i cattivi sentimenti e le cose cattive che nascono dai complessi e dalla suscettibilità. Perdonai, perdonai di cuore e chiesi perdono a tutti quelli che talvolta mi avevano offeso, per sentire la pace del Signore.

Il celebrante diceva: «... concedici la pace e l'unità...» e quindi: «La pace del Signore sia con tutti voi...»

Vidi d'un tratto, fra alcune persone che si abbracciavano (non tutte), venire a porsi in mezzo una luce molto intensa; seppi che era Gesù e mi slanciai allora ad abbracciare la persona che avevo a fianco. Potei sentire davvero in quella luce l'abbraccio del Signore, era Lui che mi abbracciava per darmi la Sua pace, perché in quel momento io ero stata capace di perdonare e di togliere dal mio cuore ogni offesa contro altre persone. Questo è ciò che Gesù vuole, condividere quel momento di gioia in un abbraccio per farci trovare la Sua Pace.
Arrivò il momento della comunione dei celebranti, e qui tomai a notare la presenza di tutti i sacerdoti insieme al Monsignore.
Mentre egli si comunicava, la Vergine disse:
«Questo è il momento di pregare per il celebrante e per i sacerdoti che lo accompagnano, ripeti con me: Signore, benedicili, santificali, aiutali, purificali, amali, abbine cura, sostienili con il tuo amore... Ricordatevi di tutti i sacerdoti del mondo, pregate per tutte le anime consacrate...»

Amati fratelli, questo è il momento in cui dobbiamo pregare perché loro sono la Chiesa, come lo siamo anche noi laici. Molte volte i laici esigono molto dai sacerdoti, però siamo incapaci di pregare per loro, di capire che sono persone umane, di comprendere e apprezzare la solitudine che molto spesso può circondare un sacerdote.
Dobbiamo capire che i sacerdoti sono persone come noi e che  hanno bisogno di comprensione, di assistenza, che hanno bisogno di affetto e di attenzioni da parte nostra, perché stanno dando la loro vita per ognuno di noi, come Gesù, consacrandosi a Lui.

Il Signore vuole che la gente del gregge che Dio ha affidato loro, preghi e aiuti il proprio Pastore a santificarsi. Un giorno o l'altro, quando saremo dall'altra parte, comprenderemo la meraviglia compiuta dal Signore nel darci dei sacerdoti che ci aiutano a salvare la nostra anima.

La gente cominciò a uscire dai banchi per andare a comunicarsi.
Era giunto il grande momento dell'incontro, della «Comunione»; il Signore mi disse:
«Aspetta un momento, voglio che tu osservi qualcosa...» spinta da un impulso interiore, diressi lo sguardo verso la persona che stava per ricevere la comunione sulla lingua dalla mano del sacerdote.
Devo chiarire che questa persona era una delle signore del nostro gruppo che la sera prima non era riuscita a confessarsi, ma che si era confessata questa mattina, prima della Santa Messa. Quando il sacerdote ebbe posto la Sacra Ostia sulla sua lingua, vi fu come un lampo di luce; quella luce di colore bianco dorato intenso, attraversò questa persona prima dalla spalla e poi circondando la spalla, gli omeri e la testa. Disse il Signore: «È così che Io Mi compiaccio nell'abbracciare un'anima che viene a ricevermi con il cuore puro!»

Il tono della voce di Gesù era quello di una persona felice. Io ero stupita nell'ammirare quell’amica che tornava al suo posto circondata di luce, abbracciata dal Signore; ho pensato alle meraviglie che noi tante volte perdiamo, perché andiamo a ricevere Gesù con le nostre piccole o grandi mancanze, mentre dovrebbe essere solo una festa.

Molte volte diciamo che non vi sono sacerdoti per confessarsi spesso, ma il problema non consiste nel confessarsi spesso, il problema consiste nella nostra facilità a tornare a cadere nel male.
D'altronde, così come ci sforziamo di trovare un salone di bellezza o gli uomini un barbiere quando abbiamo una festa, dobbiamo sforzarci anche di andare a cercare il sacerdote quando abbiamo bisogno che vengano tolte da noi tutte quelle cose sporche, e non avere la sfacciataggine di ricevere Gesù in qualsiasi momento con il cuore pieno di cose cattive.

Quando mi sono diretta a ricevere la comunione. Gesù ripeteva:
 «L'ultima Cena fu il momento di maggiore intimità con i Miei. In quell'ora dell'amore, ho istituito quello che agli occhi degli uomini può sembrare la più grande pazzia, farmi prigioniero d'Amore. Ho istituito l'Eucarestia. Ho voluto rimanere con voi fino alla fine dei secoli, perché il Mio Amore non poteva sopportare che rimanessero orfani coloro che amavo più della Mia vita...»

Ricevetti quell'Ostia, che aveva un sapore particolare; era una mescolanza di sangue e incenso che mi inondò interamente. Provavo tanto amore che le lacrime scorrevano senza poterle trattenere...
Quando ritornai al mio posto, mentre mi inginocchiavo, il Signore disse: «Ascolta... » e in quel momento cominciai a sentire dentro di me le preghiere di una signora che era seduta davanti a me e che si era appena comunicata.

Quello che diceva senza aprire la bocca, era più o meno questo:
«Signore, ricordati che siamo alla fine del mese e che non ho i soldi per pagare l'affitto, la rata della macchina, il collegio dei bambini, devi fare qualcosa per aiutarmi... Per favore, fa che mio marito smetta di bere tanto, non posso sopportare più le sue ubriachezze, e mio figlio minore perderà di nuovo l'anno se non lo aiuti, questa settimana ha gli esami... e non dimenticarti della vicina che deve cambiare casa, che lo faccia una buona volta perché io non la posso sopportare... ecc. ecc.

In quel momento, il signor Arcivescovo disse: «Preghiamo» e ovviamente tutta l'assemblea si alzò in piedi per la preghiera finale.
Gesù disse con un tono triste:
«Ti sei resa conto? Non Mi ha detto neanche una volta che Mi ama, non una sola volta ha dato segni di gratitudine per il dono che Io le ho fatto di far scendere la Mia Divinità fino alla sua povera umanità, per elevarla fino a Me. Non una sola volta ha detto: grazie, Signore.
È stata una  litania di richieste... e sono così quasi tutti quelli che vengono a ricevermi».

«Io sono morto per amore e sono risuscitato. Per amore, aspetto ognuno di voi e per amore rimango con voi... ma voi non vi rendete conto del fatto che Io ho bisogno del vostro amore. Ricorda che Sono il Mendicante d'Amore in quest'ora sublime per l'anima».

Vi rendete conto, voi, che Egli, l'Amore, sta chiedendo il nostro amore e che noi non glielo diamo? Ed evitiamo anche di andare a questo incontro con l'Amore degli Amori, con l'unico amore che Si da in oblazione permanente.
Quando il celebrante stava per dare la benedizione, la Santissima Vergine parlò di nuovo e disse:
«Fai attenzione, osserva bene...Invece di fare il segno della Croce, voi fate uno ghirigoro. Ricorda che questa benedizione può essere l'ultima che ricevi nella tua vita dalla mano di un sacerdote. Tu non sai se uscendo da qui, morirai o no, e non sai se avrai l'opportunità che un altro sacerdote ti dia una benedizione. Quelle mani consacrate ti stanno dando la benedizione nel Nome della Santissima Trinità, pertanto, fai il segno della Croce con rispetto e come se fosse l'ultimo della tua vita.»

Quante cose perdiamo non capendole, e quando non partecipiamo tutti i giorni alla Santa Messa! Perché non fare uno sforzo e cominciare la giornata mezz'ora prima, per correre alla Santa Messa e ricevere tutte le benedizioni che il Signore vuole riversare su di noi?
Capisco che non tutti, a causa dei loro obblighi, possono farlo ogni giorno, ma almeno due o tre volte per settimana si; indubbiamente, tanti evitano la Messa della domenica con il debole pretesto di avere uno o due o dieci bambini piccoli e pertanto non possono assistere alla Messa... Come fanno quando hanno altri impegni importanti?
Che vadano con tutti i bambini, oppure facciano i turni: il marito ci va in un'ora e la moglie in un'altra ora, ma che adempiano i propri obblighi verso Dio.

Abbiamo tempo per studiare, per lavorare, per divertirci, per riposare, ma non abbiamo tempo per andare alla santa messa almeno la domenica.

Gesù mi chiese di rimanere con Lui qualche minuto in più, dopo terminata la Messa. Disse;
«Non andate via di corsa dopo terminata la Messa, rimanete un momento in Mia Compagnia, traetene profitto e lasciate che  anche Io possa trarre profitto dalla vostra compagnia...»
Da bambina avevo sentito dire da qualcuno che il Signore rimaneva in noi per 5 o 10 minuti dopo la comunione. In quel momento glielo domandai: Signore quanto tempo rimani davvero con noi dopo la comunione?
Immagino che il Signore debba aver riso della mia stupidita, perché rispose così:
«Tutto il tempo che tu vorrai tenermi con te. Se mi parli durente tutto il giorno, dedicandomi qualche parola durante le tue faccende. Io ti ascolterò. Io Sono sempre con voi, siete voi che vi allontanate da Me. Uscite dalla Messa e per quel giorno è quanto basta; avete osservato il giorno del Signore, e tutto finisce lì, non pensate che Mi piacerebbe condividere la vostra vita famigliare con voi, almeno in quel giorno.»

«Voi nelle vostre case avete un luogo per tutto, e una stanza per ogni attività: una camera per dormire, un'altra per cucinare, una per mangiare, ecc. ecc. Quale è il luogo che hanno destinato a Me?
Deve essere un luogo nel quale non soltanto tenete una immagine permanentemente impolverata, ma un luogo nel quale almeno per cinque minuti al giorno la famiglia si riunisce a ringraziare per la giornata, per il dono della vita, a pregare per le necessità quotidiane, chiedere benedizioni, protezione, salute... Tutti hanno un posto nelle vostre case, eccetto Io».
«Gli uomini programmano la loro giornata, la settimana, il semestre, le vacanze, ecc. ecc. Sanno in quale giorno riposeranno, in che giorno andranno al cinema o a una festa, a visitare la nonna o i nipoti, i figli, gli amici, quando andranno a divertirsi. Ma quante famiglie dicono almeno una volta al mese: «Questo è il giorno in cui dobbiamo andare a visitare Gesù nel Tabernacolo» e tutta la famiglia viene a fare conversazione con Me, a sedersi di fronte a Me e a parlarmi, a raccontarmi ciò che è accaduto negli ultimi giorni, raccontarmi i problemi, le difficoltà che hanno, chiedermi ciò di cui hanno necessità... Farmi partecipe delle loro faccende! Quante volte?»

«Io so tutto, leggo anche nel più profondo dei vostri cuori e delle vostre menti, però Mi piace che siate voi a raccontare le vostre cose, che Me ne facciate partecipe come con uno della famiglia, come con l’amico più intimo. Quante grazie perde l'uomo perché non Mi da un posto nella sua vita...!»

Quando quel giorno rimasi con Lui, e poi per molti altri giorni ancora, ricevetti degli insegnamenti che oggi  voglio condividere con voi, in questa missione che mi è stata affidata.
Dice Gesù:

«Volli salvare la Mia creatura, perché il momento di aprirle la porta del Ciclo è stato pieno di troppo dolore... Ricorda che nessuna madre ha nutrito il proprio figlio con la sua carne. Io sono arrivato a questo eccesso d’Amore per comunicarvi i miei meriti.»

«La Santa Messa Sono Io stesso che prolungo la Mia vita e il Mio sacrificio sulla Croce in mezzo a voi. Senza i meriti della Mia vita e del Mio sangue, che cosa avete voi presentarvi davanti al Padre? Il nulla, la miseria e il peccato…»

«Voi dovreste sorpassare in virtù gli Angeli e gli Arcangeli, perché loro non hanno la fortuna di ricevermi come alimento, voi si. Essi bevono una goccia della fonte, ma voi che avete la
grazia di ricevermi, potete bere tutto l'oceano...»

Il Signore mi parlò poi, ancora con dolore, di quelle persone che si incontrano con Lui per abitudine. Di quelle che hanno perso il meraviglioso stupore dell'incontro con Lui. Di come la routine fa diventare certe persone così tiepide che non hanno mai niente di nuovo da dire a Gesù quando Lo ricevono. E inoltre, delle non poche anime consacrate che perdono l'entusiasmo di innamorarsi del Signore e fanno della loro vocazione un mestiere, una professione, alla quale non si dedicano più di quanto sia necessario, ma senza sentimento…

Quindi il Signore mi parlò dei frutti che ogni comunione deve portare in noi. Accade infatti che ci sia della gente che riceve il Signore ogni giorno, ma non cambia la propria vita. Dedicano molte ore alla preghiera, compiono molte opere, ecc. ecc. ma la loro vita non si trasforma, e una vita che non si trasforma non può dare frutti autentici per il Signore. I meriti che riceviamo nell'Eucarestia debbono portare frutti di conversione in noi e frutti di carità per i nostri fratelli.

Noi laici abbiamo un incarico molto importante dentro la nostra Chiesa, non abbiamo nessun diritto di tacere davanti all'invito che ci fa il Signore, come lo fa ad ogni battezzato, di andare ad annunciare la Buona Novella. Non abbiamo alcun diritto di ricevere tutte queste conoscenze e non darle agli altri, e così permettere che i nostri fratelli muoiano di fame, mentre noi abbiamo tanto pane nelle nostre mani.
Non possiamo stare a vedere la nostra Chiesa andare lentamente in rovina, perché siamo comodi nelle nostre Parrocchie, nelle nostre case, ricevendo e continuando a ricevere tanto dal Signore: la Sua Parola, le omelie del sacerdote, i pellegrinaggi, la Misericordia di Dio nel Sacramento della confessione, l'unione meravigliosa attraverso il cibo Eucaristico, le conferenze del tale o del tal'altro predicatore.

In altre parole, stiamo ricevendo tanto e non abbiamo il coraggio di uscire dalle nostre comodità, di andare in un carcere, in una casa di correzione, di parlare con chi è più bisognoso, di dirgli che non si dia per vinto, che è nato cattolico e che la sua Chiesa ha bisogno di lui, anche lì dove è, sofferente, perché questo suo dolore servirà per redimere altri, perché questo sacrificio gli farà guadagnare la vita eterna.
Non siamo capaci di andare negli ospedali dove ci sono i malati terminali e, recitando la coroncina alla Divina Misericordia, aiutarli con la nostra preghiera in quei momenti di lotta tra il bene e il male, per liberarli dalle insidie e dalle tentazioni del demonio. Ogni moribondo ha paura, e anche soltanto tenendo loro la mano, parlando loro dell'amore di Dio e della meraviglia che li aspetta nel Cielo con Gesù e Maria e insieme ai propri cari che sono già partiti, reca loro conforto.

L'ora che stiamo vivendo, non ammette che accettiamo l'indifferenza. Dobbiamo essere la mano d'aiuto per i nostri sacerdoti, andare dove loro non possono arrivare. Ma per fare questo, per averne il coraggio, dobbiamo ricevere Gesù, vivere con Gesù, alimentarci di Gesù. Abbiamo paura di impegnarci un po' di più e quando il Signore dice: «Cerca prima il Regno di Dio e il resto ti sarà dato in aggiunta», è ricevere tutto. È cercare il Regno di Dio utilizzando tutti i mezzi e... aprire le mani per ricevere TUTTO in aggiunta; perché Egli è il Padrone che paga meglio, l'unico che è attento anche alle tue più piccole necessità!



Fratello, sorella, grazie per avermi permesso di portare a termine la missione che mi è stata affidata, di farti giungere queste pagine.

La prossima volta che assisterai alla Santa Messa, vivila. So che il Signore compirà anche in te la promessa che «la tua Messa non sarà mai più quella di prima» e quando lo ricevi... Amalo...! Sperimenta la dolcezza di riposare tra le piaghe del Suo costato aperto per te per lasciarti la Sua Chiesa e Sua Madre, per aprirti le porte della Casa del Padre Suo, e perché tu sia capace di verificare il Suo Amore Misericordioso attraverso questa testimonianza e di cercare di corrispondervi con il tuo piccolo amore.