sabato 26 dicembre 2015

Vangelo del giorno 26/12/2015

Mt 10,17-22
Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

Parola del Signore


Commento a Mt 10,17-22
Stefano il primo martire, tinge di rosso il Natale zuccheroso, per ricordarci che questo bambino è già, e per sempre, un segno di contraddizione...


Come a Pasqua, così a Natale abbiamo la fortuna di avere conservato, della splendida cultura ebraica, i nostri amati e bastonati fratelli maggiori, il ritmo settimanale della festa: non esiste una festa che non duri almeno sette giorni. Una provocazione, una mossa tutta da ridere in questi tempi del fast-tutto in cui cambiamo il cellulare ogni tre mesi e mangiamo in dieci minuti. Una settimana di tempi supplementari, in cui ancora dire: "buon Natale", in cui prendersi i famosi dieci minuti per fare un salto a Betlemme e lì fermarsi a meditare, come la giovane adolescente di Nazareth, Maria la bella, che conserva nel cuore e mette insieme tutti i pezzi che hanno scombinato la sua vita. Una settimana per accorgersi, anche i più masticati dalla festività, coloro che hanno il cuore devastato dalla tristezza, della follia di Dio. E proprio per loro la Chiesa, oggi, con una incredibile ricorrenza: quella della festa del primo martire. È come se la fede ci dicesse: quel bambino che nasce suscita divisione, odio, rancore, obbliga a schierarsi. Natale non è solo un coro di voci bianche e di zampogne, di dolci melodie e di clima ovattato: è soprattutto il dramma di un Dio presente, e di un uomo che non lo accoglie.

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