mercoledì 30 dicembre 2015

Vangelo del giorno 31/12/2015

Gv 1,1-18
Il Verbo si fece carne.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore


Commento su Gv 1,1-18

Ultimo giorno dell'anno: pochi pensano alla preghiera e alla fede oggi, presi dalla frenesia del cenone e del rito simpaticamente pagano che stiamo per celebrare: quello dell'addio all'anno trascorso e del benvenuto a quello che inizia, sperando  che sia diverso, che segni una svolta. Speriamo che sia così ma, ci ricorda la liturgia, non è questo l'essenziale. La visione cosmica di Giovanni che abbiamo letto, il riassunto di tutto, che egli scrive alla fine della sua vita e pone all'inizio del suo splendido vangelo, ci danno l'indicazione giusta. Il tempo è il luogo in cui si realizza la salvezza, il luogo che Dio ci dona per conoscere noi stessi e la sua presenza, per capire cosa ci stiamo a fare su questa terra. Siamo invitati, oggi, a fare un consuntivo dell'anno trascorso, anno difficile, di un nuovo inizio per la Chiesa che siamo invitati a rileggere e a interpretare alla luce della fede. Allora potremo recitare il "gloria" che troviamo nel salmo e cantare il "te Deum", il riconoscimento che Dio è padrone della Storia e dirgli che, se vuole, può essere anche il padrone della nostra, della mia piccola storia. Storia che Dio riempie di luce. Grazie del tempo che ci hai dato, Signore. E di quello che ci darai.
Amen.

martedì 29 dicembre 2015

Vangelo del giorno 30/12/2015

Lc 2,36-40
Anna parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione.

Dal Vangelo secondo Luca

[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore


Commento su Lc 2,36-40

Una donna rimasta vedova in giovane età che passa il suo tempo dando una mano alle faccende domestiche (le uniche concesse ad una donna!) nel ricostituito tempio di Gerusalemme. Sono pochi coloro che riconoscono e accolgono il Signore: Maria e Giuseppe, i pastori, Simeone e ora questa donna che tanto assomiglia alle vecchine delle nostre parrocchie, sempre ai primi banchi a sgranare rosari e presidiare ogni celebrazione. È bellissimo il fatto che fra i pochi che accolgono Dio ci siano proprio loro! Le tante "Anna" che ancora tengono duro e che garantiscono un minimo di continuità con il passato... Il Signore non ha la puzza sotto il naso, non vuole la novità a tutti i costi, non vuole accanto a sé solo persone dinamiche e giovani: anche le persone anziane sanno vivere con verità la grande novità della nascita di Dio. Così il Signore ci è accanto in ogni momento della nostra vita. Allora, sorelle e fratelli anziani che, come Simeone e Anna frequentate assiduamente il tempio, sappiate che la vostra presenza e il vostro servizio sono preziosi agli occhi di Dio. Dimorate nella fede e nella gioia natalizia!

lunedì 28 dicembre 2015

Vangelo del giorno 29/12/2015

Lc 2,22-35
Luce per rivelarti alle genti.

Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Parola del Signore


Commento su Luca 2,22-35

Non sono molti coloro che accolgono Dio: Maria, il suo amato sposo, i pastori, i magi... E un personaggio sconosciuto ai più: Simeone. Simeone è anziano e sconfortato, ha vissuto a Gerusalemme e ha visto ricostruire il tempio, innalzare le imponenti mura, decorarne gli esterni, e lo ha visto poi riempirsi di pellegrini. Un tempio tornato al suo antico splendore, con la classe sacerdotale e la rinascita di una città che, però, non è stata accompagnata in ugual misura dalla crescita della fede. È sconfortato, Simeone, come spesso sono le persone anziane un po' deluse dalla vita. Eppure sale al tempio, ancora una volta, ha fiducia, aspetta ancora, nonostante la sua età avanzata. E fa bene. Li vede. Quanti li hanno incrociati? Una coppia di paesani, smarriti nei grandi corridoi del tempio brulicante di gente: la madre stringe un neonato avvolto in un manto, lo sposo porta due colombe da offrire in sacrificio, l'offerta dei poveri. Molti li guardano, uno solo li vede, Simeone. E capisce. Che folle, la logica di Dio! Che folle! Sorride, ora, Simeone, mentre prende il bambino davanti ai due genitori smarriti. Ecco la luce. Non il tempio, non i cruenti sacrifici, ecco la luce.

domenica 27 dicembre 2015

Vangelo del giorno 28/12/2015

Mt 2,13-18
Erode mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme.

Dal Vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».

Parola del Signore


Commento su Matteo 2,13-18

Questa volta si esagera! Vada per il primo martire che ci richiama alla scelta pro o contro Dio, vada per san Giovanni che ci invita a leggere il Natale con sguardo pasquale, ma cosa c'entrano i poveri bambini di Betlemme uccisi dal feroce Erode? Questo veramente rovina il bel clima natalizio! Non vogliamo brutte notizie! Almeno non in questa settimana! E invece... Quei bambini sono celebrati dalla Chiesa come martiri, come vittime della follia omicida di un re sanguinario che teme la concorrenza di Dio, che si spaventa (inutilmente) come se Dio volesse rubargli il trono. E il potere, la bramosia, spingono a commettere follie, annebbiano la testa. Muoiono, i bambini di Betlemme, per difendere un bambino come loro. Come non pensare ai tanti bambini che non vedono la luce? Oppure a quelli uccisi sotto le bombe in Siria? O a quelli che imbracciano un fucile o passano la giornata a lavorare per pochi centesimi? O ancora a quelli che finiscono nei depravati traffici della pedofilia internazionale? Se Natale è la festa dell'infanzia, la giornata di oggi urla il suo disappunto perché questa infanzia è continuamente violata. Rimbocchiamoci le maniche, allora, perché l'infanzia sia sempre tutelata e protetta in ogni suo aspetto.

sabato 26 dicembre 2015

Vangelo del giorno 27/12/2015

Lc 2,41-52
Gesù è ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri.

Dal Vangelo secondo Luca

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Parola del Signore


Commento su Luca 2,41-52

Oggi celebriamo la Santa Famiglia, così diversa dalle nostre famiglie (una madre Vergine, un padre adottivo, un figlio che è Dio!) eppure così identica alle nostre nelle dinamiche affettive. 

Nazareth ci insegna che Dio viene ad abitare in casa, che nella quotidianità e nella ripetitività dei gesti possiamo realizzare il Regno, fare un'esperienza mistica, crescere nella conoscenza di Dio. Possiamo (sul serio!) elaborare una teologia del pannolino, un trattato mistico dei compiti dei figli, una spiritualità del mutuo da pagare. La straordinaria novità del cristianesimo è - appunto! - la sua assoluta ordinarietà. Dio ha deciso di abitare la banalità, di colmare lo scorrere dei giorni. La seconda riflessione deriva dalla risposta, apparentemente dura e scortese, che Gesù rivolge ai propri genitori (da buon adolescente!): egli si deve occupare delle cose del Padre. Gesù richiama i propri genitori (!) al primato di Dio nella vita di una famiglia. Siamo insieme per aiutarci a trovare la felicità, il senso della vita, siamo insieme per camminare incontro alla pienezza. Maria e Giuseppe vedono il Mistero di Dio che gattona e bordeggia, che passa le notti piangiucchiando per lo spuntare di un dentino... Mi sono chiesto cento volte quanta fede hanno dovuto avere questi genitori per dirsi che quel bambino, identico a tutti i bambini, era davvero il Figlio di Dio. Giuseppe spesso guardava, alla fine della giornata, la sua verginale sposa, imbarazzato per l'immensità della sua fede, sentendosi un poco inadatto a tanta meravigliosa tenacia.

Vangelo del giorno 26/12/2015

Mt 10,17-22
Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

Parola del Signore


Commento a Mt 10,17-22
Stefano il primo martire, tinge di rosso il Natale zuccheroso, per ricordarci che questo bambino è già, e per sempre, un segno di contraddizione...


Come a Pasqua, così a Natale abbiamo la fortuna di avere conservato, della splendida cultura ebraica, i nostri amati e bastonati fratelli maggiori, il ritmo settimanale della festa: non esiste una festa che non duri almeno sette giorni. Una provocazione, una mossa tutta da ridere in questi tempi del fast-tutto in cui cambiamo il cellulare ogni tre mesi e mangiamo in dieci minuti. Una settimana di tempi supplementari, in cui ancora dire: "buon Natale", in cui prendersi i famosi dieci minuti per fare un salto a Betlemme e lì fermarsi a meditare, come la giovane adolescente di Nazareth, Maria la bella, che conserva nel cuore e mette insieme tutti i pezzi che hanno scombinato la sua vita. Una settimana per accorgersi, anche i più masticati dalla festività, coloro che hanno il cuore devastato dalla tristezza, della follia di Dio. E proprio per loro la Chiesa, oggi, con una incredibile ricorrenza: quella della festa del primo martire. È come se la fede ci dicesse: quel bambino che nasce suscita divisione, odio, rancore, obbliga a schierarsi. Natale non è solo un coro di voci bianche e di zampogne, di dolci melodie e di clima ovattato: è soprattutto il dramma di un Dio presente, e di un uomo che non lo accoglie.

Medjugorje Messaggio del 25 Dicembre 2015


Messaggio del 25 dicembre 2015 






Cari figli! Anche oggi vi porto mio figlio Gesù tra le braccia e da esse vi do la Sua pace e la nostalgia del Cielo. Prego con voi per la pace e vi invito ad essere pace. Vi benedico tutti con la mia benedizione materna della pace. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Medjugorje Messaggio di Natale affidato a "Jacov"






Medjugorje messaggio di  Natale  2015 affidato  a “Jacov “
 "Cari figli, tutti questi anni che Dio mi permette di essere con voi sono un segno dell’immenso amore che Dio ha verso ciascuno di voi e un segno di quanto Dio vi ama. Figlioli, quante grazie vi ha dato l’Altissimo e quante grazie vuole donarvi. Ma, figlioli, i vostri cuori sono chiusi, vivono nella paura e non permettono che l’amore di Gesù e la sua pace prendano possesso dei vostri cuori e regnino nelle vostre vite. Vivere senza Dio è vivere nella tenebra e non conoscere mai l’amore del Padre e la sua cura per ciascuno di voi. Perciò figlioli, oggi in modo particolare pregate Gesù affinché da oggi la vostra vita sperimenti una nuova nascita in Dio ed affinché la vostra vita divenga una luce che si emani da voi. In questo modo diventerete testimoni della presenza di Dio nel mondo anche per ogni uomo che vive nella tenebra. Figlioli, io vi amo e intercedo ogni giorno presso l’Altissimo per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

venerdì 25 dicembre 2015

AUGURI

AUGURI A TUTTI



Vangelo del giorno 25/12/2015

Gv 1,1-18
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore.



Oggi è Natale e facciamo festa.
É bello fare festa, e la facciamo perché Gesù nasce, e questo è molto importante. Gesù viene a rivelarci il volto di Dio, lo stile di Dio; ma viene anche per aiutarci a stare insieme per costruire il suo regno.

Lo stile di Dio non è quello di venire ad aiutarci risolvendo magicamente i nostri problemi. Lui fa una scelta completamente diversa. Comincia col farsi bambino, cioè debole, vulnerabile e soprattutto fonte di problemi.

Gesù, facendosi problema e debole, domanda attenzione, amore, cure; mette in movimento le persone che accettano di dargli importanza come Giuseppe e Maria, e chiunque altro si lasci coinvolgere da questa sua presenza, suscitando così amicizia, collaborazione, famiglie, comunità, cioè tutto ciò di cui abbiamo veramente bisogno; così tanto bisogno che non osiamo neanche dirlo e ammetterlo a noi stessi.

La venuta di Gesù, il Natale, quello vero, è la risposta di Dio ai nostri bisogni più veri.

Buon Natale.

mercoledì 23 dicembre 2015

Vangelo del giorno 24/12/2015

Lc 1,67-79
Ci visiterà un sole che sorge dall’alto.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo:
«Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati.
Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio,
ci visiterà un sole che sorge dall’alto,
per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra di morte,
e dirigere i nostri passi
sulla via della pace».

Parola del Signore


Commento su Lc 1, 67-79

"Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni..."

Lc 1, 67-79

Come vivere questa Parola?

Mattina di vigilia! Il Vangelo ci mette sulle labbra il canto di gioia del vecchio sacerdote Zaccaria che come sentinella scruta e saluta i primi albori additando Colui che ci visiterà "il sole che sorge dall'alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace" (Lc 1,78-79).

Zaccaria, muto per la sua incredulità, prorompe in questa lode guidato dallo Spirito, facendosi voce di tutta la storia della salvezza perché "JHWH fa grazia/misericordia"! E' lode a Dio che visita il popolo portando redenzione e salvezza, vita e speranza, riconciliazione e pace! Al Messia guarda la storia passata, presente e futura: tutti siamo pro-tesi ormai verso "questo tuo visitarci" che illuminerà la nostra esistenza, riconcilierà il cielo e la terra e ci disarmerà il cuore!

Te solo aspettiamo. A Te solo guardiamo. Tu sei la nostra Pace!

martedì 22 dicembre 2015

Vangelo del giorno 23/12/2015

Lc 1,57-66
Nascita di Giovanni Battista.

Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

Parola del Signore


Commento su Lc 1, 57-66

"Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.

Lc 1, 57-66

Come vivere questa Parola?

"Si chiamerà Giovanni", cioè "JHWH fa grazia/misericordia". Elisabetta entrata nel grande piano della Provvidenza di Dio riconosce la sua esperienza come fonte di misericordia e grazia. Questo figlio della promessa fatta a Zaccaria, cambia la vita di questa coppia già avanti negli anni e la trasforma in discepoli della misericordia e della grazia, tanto che, interrogati sul nome del figlio, Elisabetta prima e Zaccaria rispondono come l'angelo (Lc 1,13) aveva suggerito: "JHWH fa grazia/misericordia". Diventano testimoni della Bontà di Dio! E questo genera in tutti una grande meraviglia! Ma Dio nel Suo Amore è l'Eterna novità e stupore!

"Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me"! (1^ Lettura Ml 3,1) e il suo nome è "JHWH fa grazia/misericordia". La Grazia e la Misericordia di Dio precedono sempre, anche noi! Il Signore ci doni occhi di fede per riconoscere la sua presenza nelle pieghe della Vita e ci conduca in questo Natale di Misericordia all'incontro vero con il Dio Bambino!

Lasciamoci stupire  da Dio - ci suggerisce il Papa!

Vangelo del giorno 22/12/2015

Lc 1,46-55
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Parola del Signore

"Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata...."

Lc 1,46-55

Come vivere questa Parola?

Da quando Maria pronuncia queste parole è successo qualcosa che ha permesso il realizzarsi dell'avvenimento cantato da Lei? C'è forse stata una rivoluzione sociale ed esterna, per cui i ricchi sono, improvvisamente, impoveriti e gli affamati sono stati saziati di cibo? C'è stata forse una più giusta distribuzione di cibo fra le classi? No. Forse i potenti sono stati rovesciati materialmente dai troni e gli umili innalzati? No. Erode ha continuato ad essere chiamato "il Grande" e Maria e Giuseppe sono dovuti fuggire in Egitto a causa sua. Se dunque quello che ci si aspettava era un cambiamento sociale e visibile, c'è stata una smentita totale da parte della storia. Allora dove è accaduto quel rovesciamento? (Perché esso è accaduto!). È accaduto nella fede!

Ricchi "con la fede", ricchi "del Regno": ecco ciò che ormai fa la differenza. Maria parla di ricchezza e povertà a partire da Dio; prende come misura Dio, non l'uomo. Stabilisce in Lui il criterio definitivo.

Nell'incarnazione è anticipato il modo con cui questo Redentore salverà il suo popolo: con la povertà, con l'umile sofferenza e l'obbedienza.

Maria può proclamare la beatitudine degli umili e dei poveri perché è lei stessa tra gli umili e i poveri. Il rovesciamento da lei prospettato deve avvenire anzitutto nell'intimo di chi ripete e prega il Magnificat. Il cantico di Maria ci scruta a fondo e chiede conversione!

Che stolto sarei se continuassi a ripetere, con Maria, che Dio guarda verso gli umili, che si accosta a loro, mentre continuassi a bramare il potere, un posto più alto, una promozione umana, un avanzamento di carriera e perdessi la pace se esso tarda ad arrivare. Maria ci insegna le vie di Dio. Il Magnificat è davvero una meravigliosa scuola di sapienza evangelica!

Aiutaci Maria ad entrare nella logica di Dio. Aiutaci tu ad entrare in questo Natale con umiltà e verità, consapevoli della nostra lontananza e povertà, ma fiduciosi dell'infinita Misericordia di Dio

domenica 20 dicembre 2015

Vangelo del 21/12/2015

Lc 1,39-45
A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?

Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Parola del Signore


Commento su Luca 1,39-45

L'angelo se n'è andato, si è allontanato. No, non è un'annotazione cronologica, non è una inutile descrizione o un particolare insignificante quello che ci consegna Luca. L'angelo è partito, fine delle apparizioni, fine del sostegno angelico, fine dello straordinario. Come si sarà svegliata, Maria, il giorno dopo l'annuncio? Cosa avrà detto? Cosa avrà pensato? Cos'era successo il giorno prima? Un'allucinazione? Una follia? O tutto è reale? Maria si sfiora il ventre con delicatezza. Troppe le cose che tumultuosamente le attraversano la mente. E Giuseppe? Col passare dei giorni tutto si semplifica, Giuseppe viene, in gran segreto e le parla di sogni, di decisioni, di salvezza. Non può essere casuale. Allora decidono di fare l'unica cosa sensata: vogliono capire se e quanto è vero ciò che sta accadendo. Partono; il cuore in agitazione. E se Elisabetta non aspettasse nessun bimbo? Eccoli, ora, nel cortile di casa: Giuseppe scarica il somarello mentre la vecchia cugina esce dalla porta di casa, asciugandosi le mani nel grembiule. Le due donne si guardano, in silenzio. È Elisabetta, ora, a parlare. Ma come hai fatto a credere così tanto, piccola Maria!

Vangelo del giorno 20/12/2015

Lc 1,39-45
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?

Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Parola del Signore


Commento su Lc 1,39-45

«Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! "

Lc 1,39-45

Come vivere questa Parola?

Il Vangelo di questa IV domenica di Avvento è la porta al prossimo Natale di Gesù ed è una splendida icona di accoglienza, di incontro nella fede che vede protagoniste due donne: Maria e sua cugina Elisabetta. Natale è accoglienza e incontro con la Vita!

Ed ecco: un incontro, un abbraccio tra due donne gravide di vita.

Elisabetta è gravida di due millenni di attesa e Maria porta in sé l'Eterno atteso. Due donne che incontrandosi si svelano, si riconoscono, si capiscono.

Il loro incontro può anche essere letto come l'abbraccio tra l'Antico e il Nuovo Testamento, tra la promessa e il compimento. Ed è vero che solamente incontrandosi si s-velano e capiscono: l'AT diventa chiaro nel nuovo e il NT si riconosce nascosto nell'antico!

E l'incontro avviene in un saluto, il saluto ebraico shalòm: pace!

Maria non porta solo una parola, un augurio astratto, ma il "compimento" del suo grembo è davvero la Pace: «Egli stesso sarà la pace!» Elisabetta trasalisce e bene-dice, riconosce in Maria la realtà di ogni promessa. L'attesa sta giungendo al termine: è l'inizio di una Nuova realtà!

Ho bisogno che tu mi visiti Maria, come hai fatto con Elisabetta; che tu mi porti Gesù, che tu porti la Pace, la Gioia! Sentendo quel saluto "Shalòm" la mia vita si converta al Compimento e alla Benedizione! Maria conducici, prendici per mano e guidaci a Gesù in questo Natale di Misericordia!

giovedì 17 dicembre 2015

Vangelo del giorno 17/12/2015

Mt 1,1-17
Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide.

Dal Vangelo secondo Matteo

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

Parola del Signore


Commento su Mt 1,1-17

«Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli. Giuda generò Fares e Zara da Tamar. [...]. Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria. [...]. Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo».

Mt 1, 1-17

Come vivere questa Parola?

Il Vangelo odierno ci riporta la "genealogia" di Gesù Cristo (vedi anche Lc 3,23-38). Si tratta di un lungo elenco di nomi, per lo più sconosciuti alla maggior parte dei lettori odierni e alcuni dei quali quasi impronunciabili, per cui qualcuno potrebbe chiedersi: «A che pro questa arida successione di nomi? A che serve?». Eppure c'è un profondo significato teologico sotteso, che cerco brevemente di evidenziare.

Bene ha fatto la Liturgia a scegliere il presente brano di Vangelo in questo tempo di Avvento, in preparazione alla venuta di Gesù nella sua vera carne. Esso vuole sottolineare con forza la realtà dell'Incarnazione del Signore. L'evangelista Matteo vuol mettere in luce la provvidenzialità della storia della salvezza, che da Adamo porta al Cristo. In essa Dio ha profuso la sua misericordia e la sua salvezza. Anche gli esclusi sono accolti nel suo misterioso disegno di amore. Si noterà, infatti, nel testo anche la presenza di quattro donne, tre delle quali erano delle peccatrici: Tamar, Racab, Rut e Betsabea, moglie di Uria e poi di Davide. Del resto lo stesso Davide e Salomone sono stati dei grandi peccatori. Ebbene, Gesù nasce proprio in questa storia, fatta anche di peccato, in questa razza peccatrice, non in un'altra, in una razza pura e perfetta. Egli si è immerso nella corrente limacciosa del fiume umano delle generazioni che lo hanno preceduto, divenendo solidale con noi peccatori.

O Dio grande nell'amore, che hai voluto far sbocciare il fiore più puro del tuo Figlio dal grembo della Vergine Maria, sullo stelo del tronco di tante generazioni passate non prive di peccato, fa' che anche le generazioni del nostro tempo trovino speranza di salvezza in Te. Amen.

martedì 15 dicembre 2015

Vangelo del giorno 16/12/2015

Lc 7,19-23
Riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”».
In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

Parola del Signore


Dalla Parola del giorno
Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito.

Come vivere questa Parola?
Giovanni il Battista si trova in prigione, nell'impossibilità di avvicinarsi a Gesù per domandargli ciò che gli sta a cuore: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? (7,28).
La risposta di Gesù è illuminante. Manda i due discepoli di Giovanni a riferirgli ciò che essi stessi hanno sperimentato mentre stavano da lui: "i ciechi riacquistarono la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia" . Sono tutti segni messianici. Nella sua risposta, Gesù valorizza l'esperienza personale di questi discepoli; ciò che si vede e si tocca è importantissimo per il cammino nella fede.
E Giovanni da queste esperienze, da questi segni, capirà che la sua missione è ormai compiuta: il Messia promesso da Dio è venuto per salvare il suo popolo, in un modo che risulta nuovo anche a lui! Non col ventilabro ma con la misericordia!

Nella mia pausa contemplativa oggi, faccio mia la domanda di Giovanni Battista e mi chiedo: Chi è Gesù per me? Qual è la mia esperienza di lui?

Signore Gesù, ti ringrazio per la testimonianza di fede del Battista. Da lui, imparo anch'io a porre con fiducia le domande di fondo che possono aprire il mio cuore ad una conoscenza più intima di te. Vieni Signore! Sono in attesa, sono in ascolto.

Vangelo del giorno 15/12/2015

Mt 21,28-32
È venuto Giovanni e i peccatori gli hanno creduto.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

Parola del Signore


Commento su Mt 21,28-32

«Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: "Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Non ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? Risposero: "Il primo"». E Gesù disse loro: "In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio"».

Mt 21, 28-32

Come vivere questa Parola?

La maggior parte di noi, a partire dallo scrivente, incomincia col rispondere al Signore come il primo dei due figli che il Vangelo oggi ci presenta nella parabola. All'invito del padre ad andare a lavorare nella vigna, gli rispondiamo subito: "Sì, signore", ma poi non ci andiamo! Questa nostra risposta affermativa e apparentemente generosa, è però ancora molto superficiale, troppo sicura di sé e non ha fatto i calcoli con i propri limiti, senza avere sperimentato sulla propria pelle che - come dice un noto proverbio - "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare!".

Ecco perché Gesù preferisce il secondo dei due figli, quello che ha cominciato con un "no", quello che ha poi dovuto rientrare umilmente attraverso la porta del pentimento. È proprio lui che Gesù, nel suo stile inconfondibile, predilige: colui che ha incominciato col dire "no", ma che poi pentito, è andato a lavorare, magari furtivamente, nella vigna del padre. Trovare la porta del pentimento non è solo trovare una strada che ci conduce al Regno di Gesù, ma è la sola strada. Non ve n'è un'altra. Dobbiamo tutti passare attraverso la porta del pentimento, presto o tardi, altrimenti non ci sarà posto per noi nel Regno.

Noi vorremmo salvare a tutti i costi le apparenze, ma un giorno, quasi a nostra insaputa, nel momento in cui la nostra sedicente generosità abituale ci avrà lasciati soli, ci ritroveremo improvvisamente nel campo della Misericordia, disarmati da ogni nostra presunzione orgogliosa. Solo allora noi sapremo veramente rendere grazie e piangere di gioia davanti al Padre!

Tu, in quale dei due figli ti senti identificato? Mi auguro nel secondo, che, magari dopo alcuni "no", rientri in campo attraverso la conversione al "sì" con la concretezza della sua testimonianza.

domenica 13 dicembre 2015

Vangelo del giorno 14/12/2015

Mt 21,23-27
Il battesimo di Giovanni da dove veniva?

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?».
Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».
Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Parola del Signore


Commento a Mt 21,23-27
Rispondendo a Gesù dissero: Non lo sappiamo.

Come vivere questa Parola?
Dopo l'episodio nel Tempio quando Gesù ha scacciato i mercanti, i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo pensano di mettere Gesù alla prova di fronte alla folla. Quindi domandano: "Con quale autorità fai queste cose? E chi ti hai dato questa autorità."
Gesù sfida i suoi interlocutori ponendo loro le sue domande e promettendo che risponderà con quale autorità egli parla e agisce. Gesù chiede: "Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?" È un momento decisivo nella vita di questi leaders; sono di fronte alla possibilità di varcare la soglia della Verità. Nonostante il fatto che essi hanno visto segni che meritavano un confronto serio con le Scritture circa il Messia promesso da Dio, perdono il momento di grazia; sono schiavi del loro piccolo mondo di potere. E parlottano tra sé: se diciamo dal cielo, egli ci chiederà come mai non l'abbiamo ascoltato e se diciamo dagli uomini, c'è la folla da temere perché tutti considerano Giovanni un profeta. Così concludono in modo omertoso di non sapere. Di fronte a tale atteggiamento chiuso, anche Dio tace.

Nella mia pausa contemplativa, oggi, esamino il mio atteggiamento di fronte a certe scelte della vita mia. Ho un cuore semplice e sincero? Sono veramente alla ricerca della Verità?

Signore Gesù, aiutami ad essere coerente con la fede che professo; aiutami a conoscerti di più, a comportarmi secondo le tue parole, ad essere trasparente, che ciò che dico e ciò che faccio siano l'espressione di chi sono. Vieni Gesù nel mio cuore!

Vangelo del giorno 13/12/2015

Lc 3,10-18
E noi che cosa dobbiamo fare?

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Parola del Signore


Commento su Luca 3,10-18

La gente che da Gerusalemme è scesa nei pressi di Gerico per vedere Giovanni il Battezzatore, profeta ardente di passione, resta turbata, scossa. E se avesse ragione lui? Se, sul serio, la vita non fosse quel caos inestricabile che ci dona più fatica che gioia?

"Che cosa dobbiamo fare?" è la domanda che sorge nel nostro cuore quando ci guardiamo dentro, quando lasciamo che il silenzio evidenzi, smascheri la nostra sete di felicità e di bene, quando una tragedia ci ridesta alla durezza e alla verità della vita, quando vogliamo prepararci ad un Natale che non resti solleticamento emotivo ma diventi conversione e luce e pace. Giovanni risponde in maniera dolce e sorprendente: consigli spiccioli, all'apparenza banali, ben diversi dai proclami che ci aspetteremmo, dalle scelte radicali che dovrebbe proferire: "condividete, non rubate, non siate violenti..." Tutto lì? Restiamo stupiti, un po' delusi. Giovanni ha ragione: dalle cose piccole nasce l'accoglienza. Giovanni ha ragione, fai bene ciò che sei chiamato a fare, fallo con gioia, fallo con semplicità e diventa profezia, strada pronta per accogliere il Messia. Era normale per i pubblicani rubare, normale per i soldati essere prepotenti, normale per la gente accumulare quel poco che aveva. Giovanni mostra una storia "altra": sii onesto, non essere prepotente, condividi. Diventa eroico, anche oggi, l'essere integerrimi nell'onestà sul lavoro, profetico l'essere persone miti in un mondo di squali, sconcertante il porre gesti di gratuità. Dio si fa piccolo. Nei piccoli atteggiamenti ne rintracciamo la scia luminosa.

sabato 12 dicembre 2015

Vangelo del giorno 12/12/2015

Mt 17,10-13
Elìa è già venuto, e non l’hanno riconosciuto.

Dal Vangelo secondo Matteo

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

Parola del Signore


Commento su Mt 17, 10-13

"Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

Mt 17, 10-13

Come vivere questa Parola?

Giovanni il Battista incarna lo spirito e la forza che avevano contraddistinto il profeta Elia quand'era in vita. Infatti entrambi porteranno avanti una predicazione dai toni forti, accesi, una predicazione fatta di conversione e penitenza, di essenzialità e di deserto che si pone contro la falsità, la doppiezza, la corruzione. Elia/ Giovanni Battista: figura del precursore che prepara "la strada" a Gesù.

Quante volte anche noi, nella nostra vita, nella nostra giornata, non riconosciamo coloro che sono "precursori" del Signore! Eppure li abbiamo vicino: senza questa moglie, senza questo marito, senza questa famiglia, questo lavoro, questa malattia, senza la storia concreta che siamo chiamati a vivere non potremmo incontrare il Signore! Loro sono proprio lì a preparare l'avvento del Messia,... e chiamano la nostra vita ad una continua a conversione!

Aiutaci Signore a saperTi riconoscere nel tuo passare, nei richiami della giornata, nel nostro lavoro, nei nostri fratelli! Che il nostro cuore sia sensibile alla Tua Presenza, facci capire cosa lo sta rendendo ancora duro, lontano, cieco e sordo al Tuo essere con noi!

Preparami il cuore al Tuo Natale!

giovedì 10 dicembre 2015

Vangelo del giorno 11/12/2015

Mt 11,16-19
Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

Parola del Signore


Commento su Mt 11, 16-19

"A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: «Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!». È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: «È indemoniato». È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: «Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori». Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

Mt 11, 16-19

Come vivere questa Parola?

Ma non siamo mai contenti di niente! Questo gioco di bambini, gioco che mima le realtà fondamentali della vita: la danza per le nozze e il lutto per la morte, Gesù lo prende come esempio per dirci come di fronte alle situazioni, ognuno ha delle responsabilità da esercitare e non dobbiamo sempre volere il contrario di quello che ontologicamente è scritto nella realtà e/o che Dio propone. Il volere il tutto e il contrario del tutto, il puntare sempre il dito verso gli altri, il sottrarsi agli impegni che tocca noi svolgere, scava nel cuore un vuoto sempre più incolmabile! Il brontolare sempre, segno di una grande scontentezza del cuore, ci allontana dalla possibilità di prenderci in mano e ridare senso a quello che abbiamo scelto di vivere. Con coraggio rimettiamoci a fare "il nostro dovere" e con grande forza "prendiamo la nostra croce" e seguiamoLo: la pace del cuore illuminerà la nostra mente e sapremo discernere quello che è bene da quello che è male con grande libertà di Spirito!

Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia. Speri Israele nel Signore, ora e sempre. (Sal.130,1-3) Preparami il cuore al Tuo Natale!

Vangelo del giorno 10/12/2015

Mt 11,11-15
Non ci fu uomo più grande di Giovanni Battista.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire.
Chi ha orecchi, ascolti!».

Parola del Signore


Commento su Mt 11,11- 15

"In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell'Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!"

Mt 11,11- 15

Come vivere questa Parola?

Gesù elogia Giovanni Battista e dimostra per lui una stima grande e un grande affetto arrivando ad additarlo più grande tra i mortali - "tra i nati di donna" (Mt 11,11) -, più di Abramo, Mosè ed Elia: in lui la storia precedente confluisce per sfociare nel suo compimento!

Chi sono i violenti che si impadroniscono del Regno? Sono coloro che, come il Battista, sanno spogliarsi di tutto ciò che è "del mondo", casa, vestiti, cibi, della loro stessa vita, per rivestirsi di ciò che di questo mondo non è. Questi violenti contro il loro egoismo, la loro voglia di potere, lo sono anche contro ciò che non è conforme al volere Divino. Ecco come il Regno dei Cieli subisce violenza.

Il regno dei cieli è dei poveri, dei perseguitati, di quanti portano su di sé il male senza farlo: sono i miti, che erediteranno la terra. Il mite è il violento evangelico: tanto forte da portare su sé ogni violenza senza restituirla, fino a porgere l'altra guancia.

Beati i miti: facci dono della Tua mitezza Signore! Preparami il cuore al Tuo Natale!