Lc 6,43-49
Perché mi invocate: Signore, Signore! e non fate quello che dico?
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Commento su Lc 6,43-49 Esiste una differenza sostanziale tra il parlare e l'agire, tra il credere di credere, e una fede che si esprime nella concretezza delle scelte; Gesù non ama l'esteriorità né i salamelecchi, non la pompa magna né la ritualità che non sia piena di desiderio e di verità e che non porti alla conversione della vita. Una fede che - almeno un poco - non inquieta, non smuove, non mette in discussione la quotidianità, è sospetta. Un Dio che conferma sempre le tue decisioni e non ti fa riflettere sulle tue scelte lavorative non è il Dio di Gesù Cristo. Mi vengono in mente stereotipi grazie al cielo superati ma sempre in agguato: persone devote attente all'esteriorità, a ciò che dice la gente, al mantenere un'aura di rispetto e di apparenza senza mai davvero incontrare Dio. Ne vedo ancora, purtroppo, alberi all'apparenza gustosi dai frutti acerbi, razza difficile a convertire, li vedo i volti distratti e superficiali di chi partecipa alle inutili celebrazioni di Natale, impermeabili a qualunque parola, assolutamente certi di sapere, di conoscere a sufficienza, di non avere bisogno. No, amici, pietà. Dio ti raggiunge solo se apri il cuore, non giudica ma ama, insegna ma zittisce davanti alla sufficienza e all'arroganza. Guardiamo ai frutti, amici, guardiamo alla concretezza delle nostre scelte. Una fede che resta chiusa in chiesa, che smette di esistere al lunedì mattina non cambierà mai né la nostra vita né la Storia |
venerdì 11 settembre 2015
Vangelo del giorno 12/09/2015
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