San Pio da Pietrelcina (Francesco Forgione)
Pietrelcina, Benevento, 25 maggio 1887 - San Giovanni
Rotondo, Foggia, 23 settembre 1968
Francesco Forgione nasce a Pietrelcina, provincia di
Benevento, il 25 maggio 1887. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in
convento e da francescano cappuccino prende il nome di fra Pio da Pietrelcina.
Diventa sacerdote sette anni dopo, il 10 agosto 1910. Nel 1916 i superiori
pensano di trasferirlo a San Giovanni Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento
di S. Maria delle Grazie, ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura
di taumaturgo e apostolo del confessionale. Il 20 settembre 1918 il cappuccino
riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e
sanguinanti per ben cinquant’anni. Muore il 23 settembre 1968, a 81 anni.
Etimologia: Pio = devoto, religioso, pietoso (signif.
Intuitivo)
Martirologio Romano: San Pio da Pietrelcina (Francesco Forgione), Sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che nel convento
di San Giovanni Rotondo in Puglia si impegnò molto nella direzione spirituale
dei fedeli e nella riconciliazione dei penitenti ed ebbe tanta provvidente cura
verso i bisognosi e i poveri da concludere in questo giorno il suo pellegrinaggio
terreno pienamente configurato a Cristo crocifisso.
Quando muore, il 23 settembre 1968, a 81 anni, le stimmate
scompaiono dal suo corpo e, davanti alle circa centomila persone venute da ogni
dove ai suoi funerali, ha inizio quel processo di santificazione che ben prima
che la Chiesa lo elevasse alla gloria degli altari lo colloca nella devozione
dei fedeli di tutto il mondo come uno dei santi più amati dell’ultimo secolo.
Francesco Forgione era nato a Pietrelcina, provincia di
Benevento, il 25 maggio 1887. I suoi genitori, Grazio e Giuseppa, erano poveri
contadini, ma assai devoti: in famiglia il rosario si pregava ogni sera in casa
tutti insieme, in un clima di grande e filiale fiducia in Dio e nella Madonna.
Il soprannaturale irrompe assai presto nella vita del futuro santo: fin da
bambino egli riceveva visite frequenti di Gesù e Maria, vedeva demoni e angeli,
ma poiché pensava che tutti avessero queste facoltà non ne faceva parola con
nessuno. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in convento e da francescano
cappuccino prende il nome di fra Pio da Pietrelcina. Diventa sacerdote sette
anni dopo, il 10 agosto 1910. Vuole partire missionario per terre lontane, ma
Dio ha su di lui altri disegni, specialissimi.
I primi anni di sacerdozio sono compromessi e resi amari
dalle sue pessime condizioni di salute, tanto che i superiori lo rimandano più
volte a Pietrelcina, nella casa paterna, dove il clima gli è più congeniale.
Padre Pio è malato assai gravemente ai polmoni. I medici gli danno poco da
vivere. Come se non bastasse, alla malattia si vanno ad aggiungere le terribili
vessazioni a cui il demonio lo sottopone, che non lasciano mai in pace il
povero frate, torturato nel corpo e nello spirito.
Nel 1916 i superiori pensano di trasferirlo a San Giovanni
Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento di S. Maria delle Grazie, ha inizio
per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e apostolo del
confessionale. Un numero incalcolabile di uomini e donne, dal Gargano e da
altre parti dell’Italia, cominciano ad accorrere al suo confessionale, dove
egli trascorre anche quattordici-sedici ore al giorno, per lavare i peccati e
ricondurre le anime a Dio. È il suo ministero, che attinge la propria forza
dalla preghiera e dall’altare, e che Padre Pio realizza non senza grandi
sofferenze fisiche e morali.
Il 20 settembre 1918, infatti, il cappuccino riceve le
stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti
per ben cinquant’anni. Padre Pio viene visitato da un gran numero di medici,
subendo incomprensioni e calunnie per le quali deve sottostare a infamanti
ispezioni canoniche; il frate delle stimmate si dichiara “figlio
dell’obbedienza” e sopporta tutto con serafica pazienza. Infine, viene anche
sospeso a divinis e solo dopo diversi anni, prosciolto dalle accuse calunniose,
può essere reintegrato nel suo ministero sacerdotale.
La sua celletta, la numero 5, portava appeso alla porta un
cartello con una celebre frase di S. Bernardo: “Maria è tutta la ragione della
mia speranza”. Maria è il segreto della grandezza di Padre Pio, il segreto della
sua santità. A Lei, nel maggio 1956, dedica la “Casa Sollievo della
Sofferenza”, una delle strutture sanitarie oggi più qualificate a livello
nazionale e internazionale, con 70.000 ricoveri l’anno, attrezzature
modernissime e collegamenti con i principali istituti di ricerca nel mondo.
Negli anni ‘40, per combattere con l’arma della preghiera la
tremenda realtà della seconda guerra mondiale, Padre Pio diede avvio ai Gruppi
di Preghiera, una delle realtà ecclesiali più diffuse attualmente nel mondo,
con oltre duecentomila devoti sparsi in tutta la terra. Con la “Casa Sollievo
della Sofferenza” essi costituiscono la sua eredità spirituale, il segno di una
vita tutta dedicata alla preghiera e contrassegnata da una devozione ardente
alla Vergine.
Da Lei il frate si sentiva protetto nella sua lotta
quotidiana col demonio, il “cosaccio” come lo chiamava, e per ben due volte la
Vergine lo guarisce miracolosamente, nel 1911 e nel 1959. In quest’ultimo caso
i medici lo avevano dato proprio per spacciato quando, dopo l’arrivo della
Madonna pellegrina di Fatima a San Giovanni Rotondo, il 6 agosto 1959, Padre
Pio fu risanato improvvisamente, tra lo stupore e la gioia dei suoi devoti.
“Esiste una scorciatoia per il Paradiso?”, gli fu domandato
una volta. “Sì”, lui rispose, “è la Madonna”. “Essa – diceva il frate di
Pietrelcina – è il mare attraverso cui si raggiungono i lidi degli splendori
eterni”. Esortava sempre i suoi figli spirituali a pregare il Rosario e a
imitare la Madonna nelle sue virtù quotidiane quali l’umiltà,la pazienza, il
silenzio,la purezza,la carità.“Vorrei avere una voce così forte – diceva - per
invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna”.
Lui stesso aveva sempre la corona del rosario in mano. Lo
recitava incessantemente per intero, soprattutto nelle ore notturne. “Questa
preghiera – diceva Padre Pio – è la nostra fede, il sostegno della nostra
speranza, l’esplosione della nostra carità”.
Il suo testamento spirituale, alla fine della sua vita, fu:
“Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il Rosario”.
Intorno alla sua figura in questi anni si sono scritti molti
fiumi di inchiostro. Un incalcolabile numero di articoli e tantissimi libri; si
conta che approssimativamente sono più di 200 le biografie a lui dedicate
soltanto in italiano. “Farò più rumore da morto che da vivo”, aveva
pronosticato lui con la sua solita arguzia. Quella di Padre Pio è veramente una
“clientela” mondiale. Perché tanta devozione per questo san Francesco del sud?
Padre Raniero Cantalamessa lo spiega così:“Se tutto il mondo
corre dietro a Padre Pio – come un giorno correva dietro a Francesco d’Assisi -
è perché intuisce vagamente che non sarà la tecnica con tutte le sue risorse,
né la scienza con tutte le sue promesse a salvarci, ma solo la santità. Che è
poi come dire l’amore”.
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