Lc 9,57-62
Ti seguirò dovunque tu vada. | |||
Commento su Luca 9, 57-62 Mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: Ti seguirò dovunque tu vada. E Gesù gli rispose: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo. Lc 9, 57-62 Quel tale probabilmente era un giovane. Se non di età, certo di cuore. Aveva avvertito il fascino, il valore di una persona pienamente umana e insieme divina. Eccolo dunque pronto a seguire Gesù sulle strade affollate da gente entusiasta, attirata da "grandi segni" che Egli compiva: guarigioni di ogni sorta, pronunciava parole luminose, promessa di una vita oltre questa vita. Certo che seguirlo valeva pienamente la pena! La risposta di Gesù è all'insegna di una verità bruciante, senza orpelli. La sua vita (e dunque anche quella di chi lo segue) all'insegna della povertà . Come spesso avviene, Gesù si esprime con l'iperbole: "non ha dove posare il capo" . Al di là, o meglio nel cuore dell'espressione, c'è questa verità: Gesù vive libero da ogni possesso e propone uno stile di assoluta essenzialità. Signore, quanto è attuale anche per me questa proposta, oggi! In una società idolatra di ogni tipo di "avere", tu mi proponi la "libertà dell'essere" . Aiutami, ti prego, a essere critico/a di tante proposte e inviti a comperare sempre più cose. Fammi scoprire quanto è bello fare a meno del sovrappiù anche per dare, libero e contento, quello che per me è di troppo e per il povero è necessario. |
martedì 29 settembre 2015
Vangelo del giorno 30/09/2015
lunedì 28 settembre 2015
Vangelo del giorno 29/09/2015
Gv 1,47-51
Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo. | |||
Commento su GV 1,47-51 «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo». GV 1,47- 51 Come vivere questa Parola? Questa settimana siamo provocatoriamente obbligati a pensare agli angeli: la festa di oggi e quella prossima ci mettono davanti queste persone senza corpo, tutte spirito e anima, che entrano nella nostra vita e ci mediano il mistero di Dio. Nel primo testamento i tre festeggiati di oggi hanno preso anche corpo in alcuni racconti: hanno accompagnato Tobia e guarito Tobi, erano nella fornace con Daniele. Luca ancora, per raccontare l'annuncio a Maria della nascita di Gesù, chiama in causa Gabriele e Giovanni nella sua visione di Patmos vede Michele combattere con il drago, il serpente antico che seduce a terra. È bello sapere che esistono persone forti, così legate a Dio da esserne sua diretta mediazione. Le nostre vicende sono attraversate dalle nostre incerte decisioni, dalle nostre paure, dal nostro impegno e entusiasmo. Ma anche da queste forze divine, che non sostituiscono ma rafforzano la volontà di ciascuno di noi quando desideriamo essere sempre più immagine di Dio e fare con amore il suo volere. Al concretissimo Natanaele Gesù (dopo l'elogio che provoca l'umile riconoscimento di Natanaele della divinità di Gesù) promette la visione di questi angeli che scendono e salgono davanti a Dio. È la promessa della vita interamente condivisa con Dio, in un faccia a faccia impossibile per gli ebrei, ma reso tale per tutti nel mistero dell'incarnazione. Signore, i tuoi arcangeli proteggano la nostra esistenza. Con la loro forza guariscano i nostri scoraggiamenti, ci aiutino a combattere per il bene e ci portino a vederti faccia a faccia. |
domenica 27 settembre 2015
Vangelo del giorno 28/09/2015
Lc 9,46-50
Chi è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande. | |||
Commento su Luca 9,46-50 Chi è il più piccolo fra tutti i voi, questi è il più grande. Lc 9,46-50 Il contesto è una scena vivace. I discepoli discutono tra loro, non certo con gioia e pace. La ragione è il loro eterno problema: Chi è il più grande, chi, tra loro, conta di più? Gesù questa volta non inventò una delle sue stupende parabole, ma fa un gesto di sorprendente bellezza. Prende un bambino, e se lo pone accanto. Poi in certo senso, si identifica con lui, perché dice che accoglierlo vuol dire accogliere la sua persona adorabile. Ecco, come fa spesso, capovolge completamente il criterio di grandezza dei mondani. Il più piccolo tra tutti voi - dice - questo è grande . Nella mia pausa giornaliera, oggi contemplo Te, Gesù! Lascio che il cuore sia abitato dallo stupore del bimbo vicino a te o addirittura sulle tue ginocchia. Il bambino e la sua semplicità, fuori da ogni presunzione saccenteria, vanità. Il bambino con occhi che rispecchiano il cielo della verità e dell'amore. Ti prego, rendimi semplice perciò libero, vero, pienamente tuo e di quelli a cui tu mi mandi. |
sabato 26 settembre 2015
Vangelo del giorno 27/09/2015
Mc 9,38-43.45.47-48
Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala. | |||
Commento su Marco 9,38-43.45.47-48 "Non è dei nostri": quante volte l'ho sentito dire nei paesi, tra i tifosi, in ambito politico, riguardo alla spinosa questione dell'immigrazione... e, ahimè, quante volte l'ho sentito dire anche tra le comunità dei discepoli del Signore Gesù. "Non è dei nostri": abbiamo bisogno di connotarci, di distinguerci, di essere in qualche modo riconoscibili, identificabili. Questo legittimo bisogno che può e deve esistere anche nelle comunità, e che diventa legittimo senso di orgoglio e appartenenza, storia di una parrocchia e delle sue vicissitudini, senso di famigliarità che ci dona la gioia di essere accolti e riconosciuti in ambito fraterno, può degenerare in una sorta di settarismo che contraddice il vangelo, un settarismo "ad intra", nella comunità cristiana stessa. Negli ultimi decenni lo Spirito Santo ha suscitato nella chiesa cattolica numerose e innovative esperienza di fede: movimenti e associazioni hanno saputo cogliere la novità dell'annuncio. Esperienze di preghiera forti e carismatiche, riflessioni e impegni concreti, una forte appartenenza ad una intuizione che travalicava i confini delle parrocchie. Ritengo seriamente che tale abbondanza di intuizioni sia un dono del Signore ma che - come ogni dono - vada vagliato con logica evangelica. Tutte queste esperienze, ormai consolidate nel maggior numero dei casi, sono state e sono uno straordinario dono di Dio. |
Medjugorje messaggio del 25 settembre 2015
Medjugorje messaggio del 25 settembre 2015
Cari
figli! Anche oggi prego lo Spirito Santo che riempia i vostri cuori con una
forte fede. La preghiera e la fede riempiranno il vostro cuore con l’amore e
con la gioia e voi sarete segno per coloro che sono lontani da Dio. Figlioli,
esortatevi gli uni gli altri alla preghiera del cuore perchè la preghiera possa
riempire la vostra vita e voi, figlioli, ogni giorno sarete soprattutto i testimoni
del servizio: a Dio nell’adorazione ed al prossimo nel bisogno. Io sono con voi
ed intercedo per tutti voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
venerdì 25 settembre 2015
Vangelo del giorno 26/09/2015
Lc 9,43-45
Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato. Avevano timore di interrogarlo su questo argomento. | |||
Commento su Lc 9,43-45 «Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini» Lc 9,43-45 Come vivere questa Parola? Gesù rivela ai suoi discepoli il suo futuro difficile e doloroso (essere consegnato nelle mani degli uomini, senza la possibilità di difendersi) mentre essi aspettavano il suo trionfo. Essi non prendono in considerazione l'ipotesi che il loro Maestro, ammirato e applaudito dalla gente, possa andare incontro ad un destino tragico per salvare gli uomini. La loro logica non prevede la passione e la morte sulla croce: solo dopo la risurrezione comprenderanno che anch'essi dovranno imitare il loro Signore nel diffondere il Vangelo e subire persecuzioni e contrasti. Adesso invece si rifiutano di comprendere e non osano nemmeno chiedere spiegazioni. Anche a noi talvolta siamo delusi, quando - chiudendoci in noi stessi - vediamo stroncata ogni speranza di umana grandezza e di ogni protezione dalla sofferenza. Non mettiamo in conto che solo testimoniando il messaggio evangelico di morte e risurrezione, anche nel dolore, avremo la certezza di comprendere la vita di Gesù e la nostra vita, e di essere confortati nei dubbi e nelle incertezze. Spesso per arrivare alla "domenica di resurrezione", bisogna passare attraverso la sofferenza del "venerdì santo". O Signore, dammi la fiducia di essere sempre con te, che mi ami immensamente, anche nei momenti in cui devo portare la mia croce (malattie, contrasti, limitazioni, insuccessi...). Aiutami ad entrare nel tuo mistero per essere pienamente tuo discepolo |
giovedì 24 settembre 2015
Vangelo del giorno 25/09/2015
Lc 9,18-22
Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto. | |||
«Tu sei il Cristo di Dio. (...) Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto» Lc 9,18-22 Come vivere questa Parola? Il popolo ha pareri molto diversi sulla vera identità di Gesù: alcuni lo considerano Giovanni Battista, altri Elia, altri uno degli antichi profeti. Gesù allora - in un contesto di preghiera e prima dell'annuncio della passione - si rivolge direttamente agli apostoli: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro gli risponde senza esitare e con sicurezza: «Il Cristo di Dio». Questa stessa domanda ha percorso i secoli e si ripropone per ciascuno di noi: siamo anche noi pronti a dare una risposta così chiara e decisiva? Troviamo anche noi un momento per rispondere a questa domanda: «Chi è per me Gesù?»: il Signore stesso ci interroga e ci stimola nel profondo della nostra coscienza. Anche la strada della croce ci può aiutare a conoscere meglio, Gesù, presentatosi come il Messia sofferente, ma alla fine risorgente dalla morte. Riconoscere Gesù come il Cristo significa seguirlo come Dio e Signore della vita, come l'amico sincero e generoso da imitare; accoglierlo anche nel dolore e nell'aridità del cuore, considerarlo come l'unico che può riempire di gioia e di felicità una vita. O Signore, aiutami a riconoscere la tua presenza nella Parola divina, nell'Eucarestia, nelle persone che mi poni accanto: spesso sei per me nostalgia, fuoco, tormento, desiderio... diventa per me dono immenso d'amore, l'assoluto della mia esistenza. |
Vangelo del giorno 24/03/2015
Lc 9,7,9
Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose? | |||
Commento su Lc 9,7-9 «Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?» Lc 9,7-9 Come vivere questa Parola? Nella coscienza di Erode risuona un interrogativo inquietante: chi è Gesù del quale sente parlare? Sarà il Battista - da lui fatto decapitare - ritornato in Vita? Sarà Elia o uno dei grandi profeti che appaiono di nuovo? La venuta di Cristo sconvolge Erode: lo rende curioso ed anche timoroso del suo potere. Il potente vuole mettere sotto controllo tutto, perché nulla sfugga dalle sue mani: è lo scontro tra chi vuole dominare il mondo e chi vuole liberarlo dal male. Anche la presenza di Cristo nella nostra vita provoca in noi delle domande fondamentali, non ci lascia indifferenti, ci spinge a cercare la verità, ci sollecita ad un esame di coscienza sul nostro comportamento. Per saper chi è Gesù, dobbiamo lasciarci guidare dalla fede e dell'amore, non da una curiosità o da ragionamenti umani. O Signore, aiutami a riconoscerti come Figlio di Dio, a desiderare di convertimi dal mio peccato di presunzione e di orgoglio, ad delimare anche l'"Erode" che è dentro di me, che mi sollecita alla curiosità indiscreta e mi impedisce di accettare il tuo mistero |
mercoledì 23 settembre 2015
23 Settembre Memoria di San Pio da Pietralcina
San Pio da Pietrelcina (Francesco Forgione)
Pietrelcina, Benevento, 25 maggio 1887 - San Giovanni
Rotondo, Foggia, 23 settembre 1968
Francesco Forgione nasce a Pietrelcina, provincia di
Benevento, il 25 maggio 1887. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in
convento e da francescano cappuccino prende il nome di fra Pio da Pietrelcina.
Diventa sacerdote sette anni dopo, il 10 agosto 1910. Nel 1916 i superiori
pensano di trasferirlo a San Giovanni Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento
di S. Maria delle Grazie, ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura
di taumaturgo e apostolo del confessionale. Il 20 settembre 1918 il cappuccino
riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e
sanguinanti per ben cinquant’anni. Muore il 23 settembre 1968, a 81 anni.
Etimologia: Pio = devoto, religioso, pietoso (signif.
Intuitivo)
Martirologio Romano: San Pio da Pietrelcina (Francesco Forgione), Sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che nel convento
di San Giovanni Rotondo in Puglia si impegnò molto nella direzione spirituale
dei fedeli e nella riconciliazione dei penitenti ed ebbe tanta provvidente cura
verso i bisognosi e i poveri da concludere in questo giorno il suo pellegrinaggio
terreno pienamente configurato a Cristo crocifisso.
Quando muore, il 23 settembre 1968, a 81 anni, le stimmate
scompaiono dal suo corpo e, davanti alle circa centomila persone venute da ogni
dove ai suoi funerali, ha inizio quel processo di santificazione che ben prima
che la Chiesa lo elevasse alla gloria degli altari lo colloca nella devozione
dei fedeli di tutto il mondo come uno dei santi più amati dell’ultimo secolo.
Francesco Forgione era nato a Pietrelcina, provincia di
Benevento, il 25 maggio 1887. I suoi genitori, Grazio e Giuseppa, erano poveri
contadini, ma assai devoti: in famiglia il rosario si pregava ogni sera in casa
tutti insieme, in un clima di grande e filiale fiducia in Dio e nella Madonna.
Il soprannaturale irrompe assai presto nella vita del futuro santo: fin da
bambino egli riceveva visite frequenti di Gesù e Maria, vedeva demoni e angeli,
ma poiché pensava che tutti avessero queste facoltà non ne faceva parola con
nessuno. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in convento e da francescano
cappuccino prende il nome di fra Pio da Pietrelcina. Diventa sacerdote sette
anni dopo, il 10 agosto 1910. Vuole partire missionario per terre lontane, ma
Dio ha su di lui altri disegni, specialissimi.
I primi anni di sacerdozio sono compromessi e resi amari
dalle sue pessime condizioni di salute, tanto che i superiori lo rimandano più
volte a Pietrelcina, nella casa paterna, dove il clima gli è più congeniale.
Padre Pio è malato assai gravemente ai polmoni. I medici gli danno poco da
vivere. Come se non bastasse, alla malattia si vanno ad aggiungere le terribili
vessazioni a cui il demonio lo sottopone, che non lasciano mai in pace il
povero frate, torturato nel corpo e nello spirito.
Nel 1916 i superiori pensano di trasferirlo a San Giovanni
Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento di S. Maria delle Grazie, ha inizio
per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e apostolo del
confessionale. Un numero incalcolabile di uomini e donne, dal Gargano e da
altre parti dell’Italia, cominciano ad accorrere al suo confessionale, dove
egli trascorre anche quattordici-sedici ore al giorno, per lavare i peccati e
ricondurre le anime a Dio. È il suo ministero, che attinge la propria forza
dalla preghiera e dall’altare, e che Padre Pio realizza non senza grandi
sofferenze fisiche e morali.
Il 20 settembre 1918, infatti, il cappuccino riceve le
stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti
per ben cinquant’anni. Padre Pio viene visitato da un gran numero di medici,
subendo incomprensioni e calunnie per le quali deve sottostare a infamanti
ispezioni canoniche; il frate delle stimmate si dichiara “figlio
dell’obbedienza” e sopporta tutto con serafica pazienza. Infine, viene anche
sospeso a divinis e solo dopo diversi anni, prosciolto dalle accuse calunniose,
può essere reintegrato nel suo ministero sacerdotale.
La sua celletta, la numero 5, portava appeso alla porta un
cartello con una celebre frase di S. Bernardo: “Maria è tutta la ragione della
mia speranza”. Maria è il segreto della grandezza di Padre Pio, il segreto della
sua santità. A Lei, nel maggio 1956, dedica la “Casa Sollievo della
Sofferenza”, una delle strutture sanitarie oggi più qualificate a livello
nazionale e internazionale, con 70.000 ricoveri l’anno, attrezzature
modernissime e collegamenti con i principali istituti di ricerca nel mondo.
Negli anni ‘40, per combattere con l’arma della preghiera la
tremenda realtà della seconda guerra mondiale, Padre Pio diede avvio ai Gruppi
di Preghiera, una delle realtà ecclesiali più diffuse attualmente nel mondo,
con oltre duecentomila devoti sparsi in tutta la terra. Con la “Casa Sollievo
della Sofferenza” essi costituiscono la sua eredità spirituale, il segno di una
vita tutta dedicata alla preghiera e contrassegnata da una devozione ardente
alla Vergine.
Da Lei il frate si sentiva protetto nella sua lotta
quotidiana col demonio, il “cosaccio” come lo chiamava, e per ben due volte la
Vergine lo guarisce miracolosamente, nel 1911 e nel 1959. In quest’ultimo caso
i medici lo avevano dato proprio per spacciato quando, dopo l’arrivo della
Madonna pellegrina di Fatima a San Giovanni Rotondo, il 6 agosto 1959, Padre
Pio fu risanato improvvisamente, tra lo stupore e la gioia dei suoi devoti.
“Esiste una scorciatoia per il Paradiso?”, gli fu domandato
una volta. “Sì”, lui rispose, “è la Madonna”. “Essa – diceva il frate di
Pietrelcina – è il mare attraverso cui si raggiungono i lidi degli splendori
eterni”. Esortava sempre i suoi figli spirituali a pregare il Rosario e a
imitare la Madonna nelle sue virtù quotidiane quali l’umiltà,la pazienza, il
silenzio,la purezza,la carità.“Vorrei avere una voce così forte – diceva - per
invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna”.
Lui stesso aveva sempre la corona del rosario in mano. Lo
recitava incessantemente per intero, soprattutto nelle ore notturne. “Questa
preghiera – diceva Padre Pio – è la nostra fede, il sostegno della nostra
speranza, l’esplosione della nostra carità”.
Il suo testamento spirituale, alla fine della sua vita, fu:
“Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il Rosario”.
Intorno alla sua figura in questi anni si sono scritti molti
fiumi di inchiostro. Un incalcolabile numero di articoli e tantissimi libri; si
conta che approssimativamente sono più di 200 le biografie a lui dedicate
soltanto in italiano. “Farò più rumore da morto che da vivo”, aveva
pronosticato lui con la sua solita arguzia. Quella di Padre Pio è veramente una
“clientela” mondiale. Perché tanta devozione per questo san Francesco del sud?
Padre Raniero Cantalamessa lo spiega così:“Se tutto il mondo
corre dietro a Padre Pio – come un giorno correva dietro a Francesco d’Assisi -
è perché intuisce vagamente che non sarà la tecnica con tutte le sue risorse,
né la scienza con tutte le sue promesse a salvarci, ma solo la santità. Che è
poi come dire l’amore”.
Vangelo del giorno 23/09/2015
Lc 9,1-6
Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. | |||
Commento su Lc 9,1-6 «Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi» Lc 9,1-6 Come vivere questa Parola? Gesù manda i suoi apostoli ad annunciare il regno di Dio e dà loro il potere di guarire le infermità: essi dunque, imitando il loro Maestro, dovranno liberare il mondo dal male e dalle sue conseguenze (malattie, povertà, guerre, discordie...), non dovranno assoggettare le persone, ma liberarle dai mali fisici e spirituali. Dio anzitutto ci offre la possibilità di ripulirci dalla parte oscura e tenebrosa che è dentro ciascuno di noi, per essere poi in grado di toglierla anche negli altri. La forza ci deriva dal Signore e quanto più siamo trasparenti alla sua grazia, tanto più saremo efficaci nella nostra azione . Gesù ci ha dato l'esempio: andando per le strade della Palestina e osservando le difficoltà materiali e spirituali delle persone contemporanee, si è avvicinato a loro, ha avuto cura di coloro che erano nella sofferenza e nel bisogno, li ha risanate, ha dato loro speranza e gioia. Egli dunque non si è presentato con la potenza e la ricchezza, ma con gesti di misericordia: il mondo ha bisogno della tenerezza di Dio, come di quella dei suoi discepoli. O Signore Gesù che tu hai inviato gli apostoli ad annunciare il Vangelo e a lottare contro il male, dona anche a noi oggi il loro entusiasmo e la loro fiducia, la loro carità e la loro gratuità. Fa' che, con le nostre parole e le nostre azioni di condizione e di aiuto, possiamo rivelare il tuo regno di gioia e di pace. |
lunedì 21 settembre 2015
Vangelo del giorno 22/09/2015
Lc 8,19-21
Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica. | |||
Commento su Lc 8,19-21 «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» Lc 8,19-21 Come vivere questa Parola? Il vangelo oggi ci dà una bellissima ed entusiasmante notizia: possiamo essere fratelli e sorelle di Gesù e addirittura sua madre se accogliamo la sua parola e la viviamo. E' sempre consolante sapere che qualcuno ci ama, anche di al di là delle relazioni familiari: la Chiesa diventa così un luogo di accoglienza fraterna, una comunità ove si fa l'esperienza della concordia e della bontà, un popolo unito non da legami di sangue, ma di fede. Con Dio non vi è nessun limite e nessuna emarginazione: tutti siamo suoi figli e figlie e fratelli e sorelle tra noi. Spiritualmente possiamo diventare "madri" di Cristo - sull'esempio di Maria, donna di fede e di carità - quando ascoltando la Parola divina, la realizziamo concretamente nella nostra vita con una testimonianza coerente e autentica. Gesù presenta la sua comunità come una situazione nuova: non è fondata su legami parentali, ma sulla medesima esperienza di fede, con relazioni comunitarie più ampie di quelle familiari. Ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica - realtà essenziali per una vita cristiana - ci fanno vivere in intimità con Dio e in comunione profonda fra noi O Dio, rendici capaci di costruire una comunità che accolga tutti, che sia espressione concreta di familiarità con Dio e con gli uomini, e dacci l'entusiasmo di vivere felici di poter essere "fratelli, sorelle e madri" di Cristo. |
domenica 20 settembre 2015
Vangelo del giorno 21/09/2015
Mt 9,9-13
Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori. | |||
Commento su Matteo 9,9-13 In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mt 9,9-13 Come vivere questa Parola? Gesù e la chiamata La festa di oggi ci ripropone un altro aspetto della gratuità della presenza di Gesù. Il suo chiamare, il suo sollecitare le persone a prendere coscienza di avere un progetto di vita da condividere con lui, non è all'insegna dell'opportunismo. Gesù non dice a chi chiama: "Ho bisogno di te, perché sei bello, bravo, competente, ricco". Gesù chiama indistintamente. La risposta della persona determinerà la bellezza, la necessità, la competenza, la ricchezza nella misura in cui il dono di Dio verrà da lei accolto. Questa è fede, fede che mette in cammino, che pone l'uomo in ricerca, alla vera sequela di Gesù. Signore, fa nessuno rimanga indifferente alla tua voce che invita a seguirti. Fa' che la nostra risposta rimanga nel tempo gratuita e generosa come fu la tua chiamata. |
Vangelo del giorno 20//09/2015
Mc 9,30-37
Il Figlio dell’uomo viene consegnato… Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti. | |||
Commento su Marco 9,30-37 Gesù, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me...» Mc 9,30-37 Gesù, secondo il racconto di Marco, prosegue sulla strada verso Gerusalemme, verso il compimento della sua missione, verso lo svelamento del mistero che annuncia. Per la seconda volta parla della sua passione, morte e risurrezione; parla a quelli che lo seguono - che però non comprendono, anzi, si perdono per strada nelle futili discussioni su chi tra loro fosse il più grande. Allora, ancora una volta e fuori dagli schemi che competono ad un maestro, Gesù da inizio ad un'istruzione semplice, comprensibile, autorevole: si siede, prende un bambino, lo pone in mezzo, lo abbraccia. È in questo abbraccio caloroso che trasmette ai discepoli di tutti i tempi l'invito all'accoglienza incondizionata di ogni persona che nell'immagine del bambino acquisisce il volto del bisognoso, del debole e fragile, di colui che è pronto ad accogliere il messaggio dell'Inviato e abbandonarsi in serena comunione con Lui. Chi accoglie il bambino, infatti, accoglie Gesù, accoglie chi lo ha mandato, accoglie la sua Parola sapiente che potrà germogliare e generare opere . Signore, sei tu che sostieni la mia vita; accoglimi tra i tuoi discepoli e insegami la sapienza che viene dall'alto: pura, pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. |
sabato 19 settembre 2015
Vangelo del giorno 19/09/2015
Lc 8,4-15
Il seme caduto sul terreno buono sono coloro che custodiscono la Parola e producono frutto con perseveranza. | |||
Commento su Lc 8,4-15 "Beati coloro che custodiscono la Parola di Dio con cuore integro e buono e producono frutto con perseveranza".Come vivere questa Parola? Beati vuol dire contenti. E' un genere di contentezza che non va di pari passo con il mangiar bene e cercare la felicità nel chiasso-baldoria del molto possedere. La gioia conosce piuttosto le vie del cuore. Attinge a tutto, anche a quello che, fuori, parla ai nostri sensi di cose vere, buone e belle. Chiede però di battere le vie dell'interiorità. E' dunque dentro di me che, se faccio spazio alla Parola di Dio meditata (respirata!) di primo mattino, io sgattaiolo sempre via dalla pesantezza del doverismo, dell'obbedire alla legge per la legge, dalla pedanteria del far questo e quello solo perché è mio compito, dal grigiore di ciò che è nella nebbia di una vita non motivata dall'Alto. Invece il cuore diventa integro e buono se è illuminato ogni giorno dalla Parola di Dio. Essa è il sole che lo fa maturare in questa integrità e bontà' dove la cattiveria, tutto ciò che è male non alligna. Bisogna però educarsi a cercare questa ricchezza dell'interiorità! E ciò vuol dire non essere sempre a caccia di quel che TV, ipod, telefonini e aggeggi nuovi scaricano assiduamente nei nostri ambienti. Il seme della Parola chiede al nostro cuore di essere "buon terreno": capace di silenzio, di ascolto di quel che vale, di netto rifiuto dell'insulsaggine. Signore, dammi un cuore capace di perseverare nell'accogliere ogni giorno la Parola e ogni giorno impegnarmi a viverla. |
giovedì 17 settembre 2015
Vangelo del giorno 18/09/2015
Lc 8,1-3
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che li servivano con i loro beni. | |||
Commento su Lc 8, 1-3 "Gesù se ne andava per città e villaggi predicando e annunciando la buona notizia del Regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e infermità". Lc 8, 1-3 Come vivere questa Parola? Com'è bella questa itineranza di Gesù! Non se ne sta dentro le mura protettive di una fissa dimora. Se ne va in cerca di quelli che è venuto a salvare. E, appunto, annuncia loro che la salvezza è il Regno di Dio: Lui stesso e il Vangelo che il Padre gli ha detto di far conoscere come vero progetto di vita e salvezza. L'evangelista annota che erano con Lui i 12 apostoli e alcune donne. Non precisamente delle santarelline ma persone al femminile che Gesù aveva reso libere, nuove e fervide. Gli spiriti del male e le infermità (ogni genere di rifiuto e impedimento della vita) era stato vinto da Colui che ha proclamato e dimostrato di essere, per eccellenza, Vita e Risurrezione (cfr. Gv 3,16). E' un Gesù che, nella Fede, anch'io incontro. Oggi. Sulle strade di questa mia vita, di questa nostra storia. Devo solo sollecitarLo a farmi attento e consapevole della Sua Presenza, della sua volontà di guarirmi da desideri non buoni, da pensieri e sentimenti d'invidia, gelosia e da quell'acquiescienza che è distruttiva della vita: quella vera che è, invece, in modi svariati, dono di sé! Signore Gesù, come le donne che ti seguivano sulle strade della Palestina, anch'io ti seguo, nel desiderio di essere continuamente toccato e guarito in profondità dalla tua Parola. In tal modo potrò correre, libero e lieto, cercando di vivere il tuo Regno che già qui e ora si esprime negli insegnamenti del tuo Vangelo |
Vangelo del giorno 17/09/2015
Lc 7,36-50
Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. | |||
Commento su Lc 7,36-50 Gesù vuole salvare la peccatrice e Simone il fariseo. Entrambi. Entrambi sono delle prostitute: la donna si concede per poter sopravvivere e sopporta il pesante giudizio dei benpensanti e degli uomini religiosi. Simone cerca approvazione e manifesta la sua apertura mentale invitando il discusso rabbino che ridicolizza i farisei. E Gesù li salva entrambi con delicatezza: va al di là dell'apparenza con la donna che compie una serie di gesti ambigui e scabrosi. Sciogliersi i capelli era un gesto intimo riservato al talamo, impensabile compierlo in pubblico. Ma non c'è seduzione nel suo gesto, solo l'assenza di vocabolario: è l'unico ambiguo linguaggio che la donna conosce. Gesù lo sa e lo apprezza, va al di là dell'apparenza e lo accoglie come manifestazione d'amore. Simone è una bella persona ma esprime giudizi taglienti. Il suo ragionamento contorto sfocia in una certezza: Gesù certamente non è un profeta altrimenti non si farebbe contaminare da donne come quella. Gesù, per salvarlo, come fece Natan con Davide, si appella alla sua giustizia senza umiliarlo, senza rimproverarlo: sarà Simone a giudicare Simone. Geniale. |
lunedì 14 settembre 2015
Vangelo del giorno 15/09/2015
Gv 19,25-27
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre! | |||
Commento su Gv. 19,25-27 "Gesù disse al discepolo (Giovanni): Ecco tua Madre'. E da quell'ora, il discepolo l'accolse con sé" Gv. 19,25-27 Come vivere questa Parola? Ai piedi della croce, presso Gesù morente, sono rimasti Maria Santissima e Giovanni, il discepolo che, nell'Ultima Cena, aveva posato il capo sul Cuore di Cristo Dio. Quel "convenire" insieme, lì accanto a Gesù, quando tutti se ne sono andati, li ha certamente uniti in quelle profondità spirituali a cui si giunge, purificati da tanto amore e altrettanto dolore. Ecco, Gesù ha colto nel segno e, coinvolgendoli entrambi, nel "dono supremo" dell' "ora suprema" li ha resi essi stessi dono l'uno per l'altro: Maria è diventata Madre di Giovanni e l'apostolo prediletto è divenuto figlio di tale Madre. Radicato in queste profondità, il dono si è amplificato quasi all'infinito. Generazioni e generazioni di cristiani, come Giovanni hanno ricevuto in dono Maria: Madre della loro appartenenza a Gesù. Uno sterminato numero di credenti, lungo i secoli, ha potuto, come Giovanni, introdurre nella casa del proprio cuore Maria Santissima: madre e maestra di cristianesimo vissuto. Signore Gesù, ti ringrazio perché donando anche a me Maria per Madre proprio nell'ora più alta della Tua Passione, mi rendi consapevole che nell'ora del dolore non sarò solo. Tienimi desta in cuore la memoria di Maria tua Madre. Mi sia AIUTO prezioso a vivere con te anche quello che, a volte piangente di dolore, mi fa maturare e crescere in amore |
Vangelo del giorno 14/09/2015
Gv 3,13-17
Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo.
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Commento su Giovanni 3,13-17 Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chi crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Gv 3,13-17 Come vivere questa Parola? Icona del Crocifisso e simbolo del mistero pasquale di morte-vita e di umiliazione-glorificazione, ben presto la Croce fu considerato lo strumento della nostra salvezza e segno distintivo dei cristiani. Il 13 settembre del 335 a Gerusalemme avvenne la consacrazione delle due basiliche erette da Costantino sul Golgota e sul Santo Sepolcro. Il 3 maggio del 628 l'imperatore Eraclio riconquistò le reliquie della Croce che i Persiani avevano trafugato. Di qui la festa della Esaltazione /Presentazione della Croce, che i nostri fratelli orientali celebrano con una solennità paragonabile a quella della Pasqua. La festa di oggi si prefigge di entrare nella vita dei fedeli per educarli a porre al centro del proprio cuore l'umiliazione-esaltazione di Cristo in croce per leggere ogni avvenimento, ogni oggi in questa luce. Non è difficile rendersi conto se la Croce è al centro della vita e dei pensieri dei fedeli, perché allora cresce e si diffonde inesauribilmente la speranza. La Croce ci mostra l'amore sconfinato che Dio ha per noi: se Dio è disposto a dare se stesso per la nostra salvezza, vuol dire che ci ama; quindi non abbiamo più nulla da temere. Aggrappati alla Croce noi salviamo la nostra esistenza: è un legno, una zattera che ci permette di navigare anche nei mari più tempestosi della vita. Tenere gli sguardi fissi su Gesù Crocifisso ci abitua e ci abilita a guardare a tutti i crocifissi di cui l'umanità ha cosparso il suo cammino ( quelli crocifissi dall'ingiustizia, dalla prepotenza e dalla sopraffazione dei forti e dei signori della guerra, dalle malattie e dalla povertà... ) e battersi con tutte le forze perché siano liberati e redenti. Certo, la Croce è sofferenza, ma può diventare redenzione. Affidarsi a Gesù, credere in Lui fa sì che nessuna lacrima resti senza frutto. Su quella Croce Dio raccoglie tutte le croci della storia per trasformarle in strumenti di salvezza: solo nella Croce di Cristo il mondo si salva. |
venerdì 11 settembre 2015
Vangelo del giorno 12/09/2015
Lc 6,43-49
Perché mi invocate: Signore, Signore! e non fate quello che dico?
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Commento su Lc 6,43-49 Esiste una differenza sostanziale tra il parlare e l'agire, tra il credere di credere, e una fede che si esprime nella concretezza delle scelte; Gesù non ama l'esteriorità né i salamelecchi, non la pompa magna né la ritualità che non sia piena di desiderio e di verità e che non porti alla conversione della vita. Una fede che - almeno un poco - non inquieta, non smuove, non mette in discussione la quotidianità, è sospetta. Un Dio che conferma sempre le tue decisioni e non ti fa riflettere sulle tue scelte lavorative non è il Dio di Gesù Cristo. Mi vengono in mente stereotipi grazie al cielo superati ma sempre in agguato: persone devote attente all'esteriorità, a ciò che dice la gente, al mantenere un'aura di rispetto e di apparenza senza mai davvero incontrare Dio. Ne vedo ancora, purtroppo, alberi all'apparenza gustosi dai frutti acerbi, razza difficile a convertire, li vedo i volti distratti e superficiali di chi partecipa alle inutili celebrazioni di Natale, impermeabili a qualunque parola, assolutamente certi di sapere, di conoscere a sufficienza, di non avere bisogno. No, amici, pietà. Dio ti raggiunge solo se apri il cuore, non giudica ma ama, insegna ma zittisce davanti alla sufficienza e all'arroganza. Guardiamo ai frutti, amici, guardiamo alla concretezza delle nostre scelte. Una fede che resta chiusa in chiesa, che smette di esistere al lunedì mattina non cambierà mai né la nostra vita né la Storia |
giovedì 10 settembre 2015
Vangelo del giorno 11/09/2015
Lc 6,39-42
Può forse un cieco guidare un altro cieco? | |||
Commento su Lc 6,39-42 La richiesta di Gesù è diventata proverbiale ed è colma di buon senso: come possiamo condurre un cieco se noi per primi siamo ciechi? Come possiamo togliere la pagliuzza dall'occhio del fratello se prima non togliamo la trave che portiamo nel nostro occhio? Quanto è vero ciò che dice il Signore! Istintivamente siamo sempre pronti a scusarci, ad essere molto indulgenti con noi stessi, ad avere mille giustificazioni per attenuare le nostre responsabilità e molto più severi nel guardare i difetti degli altri, a stigmatizzarli, amplificarli, evidenziarli... I nuovi mezzi che abbiamo a disposizione poi, se possibile, hanno esasperato questa possibilità: spesso protetti dall'anonimato siamo impietosi nell'esprimere giudizi, quasi sempre temerari e affatto documentati, facciamo diventare l'orribile vizio del pettegolezzo una quasi-virtù. No: se discepoli siamo seriamente invitati a ragionare in altro modo, a metterci dal punto di vista di Dio che vede con misericordia ciascuno di noi, che non si sofferma sulla miseria (che va riconosciuta e superata) ma sulla possibilità di conversione che ognuno di noi porta in se stesso. Coraggio, allora, convertiamoci! |
mercoledì 9 settembre 2015
Vangelo del giorno 10/09/2015
Lc 6,27-38
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. | |||
Commento su Lc 6,27-38 Luca riprende e riassume il lungo discorso della montagna che Matteo riporta per tre capitoli del suo vangelo. Lo fa citando solo l'essenziale: la gratuità del dono, la pace come criterio di giudizio, l'amore da donare senza condizioni, utilizzando il paradosso dello schiaffo ricevuto senza opposizioni. Ma è il finale che ci lascia sbalorditi: là dove Matteo conclude l'intera sezione scrivendo siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli, Luca corregge dicendo: siate misericordiosi come è misericordioso il Padre... La perfezione del Padre consiste nella misericordia, non in una asettica religiosità virtuosa e devota priva di ogni emozione e passione. Dio è la sorgente di ogni misericordia: là dove la nostra miseria si incontra nel suo cuore. Da qui dobbiamo ripartire per annunciare con credibilità il vangelo. È dalla compassione e dalla misericordia che dobbiamo annunciare il volto di Dio! Solo toccando il cuore delle persone potremo invitarle alla conversione, spingerle ad abbracciare l'esigente logica evangelica. Solo scoprendo quanto siamo amati possiamo diventare persone nuove! |
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