Mt 13,54-58
Non è costui il figlio del falegname? Da dove gli vengono allora tutte queste cose? | |||
Commento su Mt 13,54-58 Non è costui il figlio del falegname? Ogni uomo, chiamato ed inviato per fare le cose di Dio sulla nostra terra, è in tutto simile ad un misero vaso d'argilla. L'argilla è argilla. L'umanità è più fragile dell'argilla. È il niente del niente. Eppure questa argilla e questa piccolezza e pochezza umana è investita da Dio per essere il suo contenitore. Questa argilla è rivestita di una nobilissima missione: deve portare il suo Dio, perché è il suo Dio che salva, redime, giustifica, rinnova i cuori, li santifica, li innalza fino al Cielo. L'argilla rimane sempre argilla. Non vi è argilla più nobile e argilla meno nobile. Quando però l'argilla si lascia modellare dal suo Artefice divino, è allora che essa riceve forma nuova, consistenza nuova, uso nuovo, operatività nuova, vocazione nuova. Ma tutte queste cose non è l'argilla che se le dona, è il Signore il suo perenne Artefice. È Lui che prepara l'argilla per l'uso che Lui, nella sua saggezza eterna e divina ha stabilito per essa. Chi è allora il missionario di Dio? È argilla nelle mani del suo Dio, il quale giorno per giorno la modella secondo l'uso che vuole fare di essa. Tutto è da Dio. Niente è dalla terra. La terra serve al Signore per fornirgli l'argilla. Poi sarà Lui a dare forma, verità, essenza nuova, sostanza, missione, operatività, ogni altra cosa necessaria per l'uso per il quale è stata scelta. Questa verità stenta ad entrare nel cuore degli uomini. Costoro pensano secondo la terra, vedono secondo la terra. Per loro vi è argilla e argilla. Vi è argilla nobile e ignobile, argilla forte e debole, argilla ricca e argilla povera, argilla regale e argilla da servi della gleba. Così vede l'uomo l'argilla che è dinanzi a sé. Manca di una vera visione di fede. Questa assenza di vera visione di fede la notiamo anche dinanzi all'argilla che è Gesù nella sua umanità. Gli abitanti di Nazaret vedono questa argilla povera, misera, debole, fragile, la vedono soprattutto non regale, non nobile, non di alto lignaggio. La sua provenienza umana è la piccola, modesta, povera, misera famiglia di Giuseppe e di Maria, umile casa, casa come tutte le altre, anzi più umile delle altre. Da un terreno così povero, piccolo, umile, senza alcuna potenza umana, potrà mai nascere il Messia del Signore? Potrà mai venire fuori colui che pascerà il popolo di Dio? Per questa gente la grandezza nasce dalla grandezza, la regalità dalla regalità, la potenza dalla potenza. È evidente che il loro non è un pensiero di purissima fede. Questi abitanti di Nazaret avrebbero dovuto sapere che Abramo, loro padre nella fede, era un povero viandante, un pellegrino, uno senza alcuna terra. Mosè era un povero pastore di greggi e neanche sue, perché appartenevano a Ietro. Davide era un umilissimo pastore. Amos raccoglieva Sicomori. Tutti i grandi della loro tradizione erano tutti creta piccola, "vile", senza storia. Dio è entrato con potenza nella loro vita e li ha costituiti vasi nobili per portare Lui sulla nostra storia. Questa è la realtà della loro tradizione, queste le radici del loro popolo. Essi sono un popolo fatto unicamente dal loro Dio. Anche essi stessi erano schiavi in Egitto, asserviti ad una dura schiavitù. È Dio che li ha fatti popolo nobile, regale, sacerdotale, popolo libero. Quando però io mi dimentico che sono purissima esclusiva opera di Dio, quando mi faccio da me stesso, quando dimentico le mie radici, che sono il fondamento della mia storia, è il segno che vivo di fede assai superficiale. Anzi non vivo affatto di fede, dal momento che essa non governa più la mia vita. La sapienza, i miracoli, la potenza non viene dalla carne, dalla famiglia. Viene esclusivamente dal Signore. La forma alla creta la dona il Signore. Il contenuto nel vaso di creta lo dona il Signore. È il Signore che fa e che riempie. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci una vera visione di fede. |
giovedì 30 luglio 2015
Vangelo del giorno 31/07/2015
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