Mc 1,1-8
Raddrizzate le vie del Signore. | |||
Commento a Mc 1,1-8 E' la seconda domenica di Avvento. Abbiamo sentito: "Inizio del Vangelo, che è Gesù: il Cristo, il Figlio di Dio". Marco inizia così il suo racconto per ricordarci che la buona notizia è Cristo: Lui deve essere al centro di tutto, perché Lui solo è il motivo dell'essere cristiani. Motivo della fede è Cristo con la sua vita e la notizia dell'amore infinito e immeritato di Dio. È per Lui e solo per Lui che si può sacrificare tutto, perché "solo Cristo può dar senso alla vita e alla morte" Ma come dobbiamo accostarci a Cristo? Due voci gridano nel deserto di Giuda, a distanza di cinque secoli, eppure all'unisono. La voce gioiosa di Isaia grida: «Ecco, il tuo Dio viene! Ditelo al cuore di ogni creatura». La voce drammatica di Giovanni, il Giovanni delle acque e del sole rovente, mangiatore di insetti e di miele, ripete: «Ecco, viene uno, dopo di me, tra poco, è il più forte e ci immergerà nel turbine santo di Dio!». Isaia, voce del cuore, dice: «Viene con potenza», ma subito aggiunge: «Viene con la potenza della tenerezza, tiene sul petto gli agnelli più piccoli e conduce pian piano le pecore madri». È la potenza possibile a ogni uomo, a ogni creatura. Marco presenta Giovanni Battista con le parole del profeta Isaia: "Preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri". Queste parole storicamente fanno riferimento al tempo del ritorno di Israele dalla schiavitù di Babilonia alla libertà della sua terra. Ma il senso profondo di queste parole è in rapporto a Cristo: infatti la terra promessa è Cristo e la libertà vera è possibile soltanto con Cristo. "Preparate la strada": perché? Perché l'incontro con Dio esige un atteggiamento preciso, un orientamento preciso, una direzione di marcia. Se dentro di noi non c'è un'attesa di Dio fino alla sofferenza; se dentro di noi non c'è la coscienza umile della nostra insufficienza davanti al problema che siamo noi stessi... noi non troveremo mai Dio. Solo l'umile arriva a Dio. "Raddrizzate i sentieri": per incontrare Dio è necessario cambiare tante strade; è necessario uscire da determinate situazioni, ma soprattutto è necessario cambiare il modo di pensare e di valutare. Conversione non significa soltanto smettere di peccare, ma qualcosa di più: significa cambiare dal di dentro la vita dell'uomo; significa "smontare" le idolatrie della vita: salute, successo, denaro...; significa restituire a Dio il primato, il valore che Dio ha. "Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di Cavallette e miele selvatico... Giovanni è nella condizione ideale per l'incontro con Dio: ha dato un taglio a ogni vanità; è un uomo libero e quindi povero, onestamente povero. Per questo egli può predicare, può gridare, può rimproverare. E la gente - nota Marco - va dalla città verso il deserto per ascoltare il profeta severo, ma che dice la verità. Gerusalemme improvvisamente si vergogna di se stessa e va a cercare nel deserto un messaggio di liberazione: il deserto, infatti, è la condizione spirituale ideale per decifrare il mistero della vita. E cosa dice Giovanni nel deserto? "Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali" Giovanni non vuole legare la gente a se stesso: quanto è bello questo atteggiamento e quanto è importante! Giovanni sa di essere un povero, un piccolo e sa che agli altri può donare soltanto la fede in un Altro, la speranza in un Altro. Giovanni ha quasi paura che la gente faccia di lui il motivo della fede e allora dà chiaro l'avvertimento: "Dopo di me viene un altro!". Così deve comportarsi la Chiesa, così deve comportarsi il cristiano. Portare gente alla Chiesa non significa attirarla a noi, legarla a noi. Attirare alla Chiesa, significa condurre a Cristo. Quindi più la Chiesa si fa severa con se stessa e umile davanti a Dio... e più riesce ad essere luogo dell'incontro tra l'uomo e Dio. |
sabato 6 dicembre 2014
Vangelo del giorno 07/12/2014
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