mercoledì 31 dicembre 2014

BUON ANNO

Buon 2015 a Tutti 
Auguri 

Vangelo del giorno 31/12/2014

Gv 1,1-18
Il Verbo si fece carne.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore


Commento a Gv 1,1-18

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia


Dio non rivela se stesso tutto in un volta. Sarebbe come se un uomo, dal buio più nero nel quale è vissuto per anni, fosse catapultato nel centro del sole. I suoi occhi all'istante si oscurerebbero per sempre. La luce è troppo intensa per essere afferrata. Il Signore invece nella sua eterna e divina sapienza dona a poco a poco la sua luce e l'uomo abituata mente e cuore a camminare lasciandosi guidare dalla luce eterna.
La verità di Cristo Signore, del Verbo Eterno del Padre, fattosi carne nel seno della Vergine Maria, nell'Antico Testamento è appena abbozzata. Manca della luce piena. Tuttavia già si comincia a intravedere alcuni tratti essenziali della verità eterna che è Cristo Gesù. Dall'abbozzo alla verità tutta intera vi è un abisso da colmare.
Il Vangelo dell'Apostolo Giovanni è l'ultimo scritto del Nuovo Testamento. Nel suo Prologo è data verità piena, anzi pienissima, perfettissima, immutabile alla persona e alla missione di Gesù Signore. Dopo che Giovanni ha parlato, ha scritto, ogni controversia scompare, non ha diritto di esistere. Le sue parole sono inequivocabili.
Chiarezza più grande di questa non esiste. Ora la si deve comprendere e vivere.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, conduceteci in questa pienezza.

sabato 27 dicembre 2014

Vangelo del giorno 27/12/2014

Gv 20,2-8
L’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.

Dal Vangelo secondo Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

Parola del Signore

venerdì 26 dicembre 2014

Vangelo del giorno 26/12/2014

Mt 10,17-22
Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

Parola del Signore

giovedì 25 dicembre 2014

Vangelo del giorno 25/12/2014

Lc 2,1-14
Oggi è nato per voi il Salvatore.

Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Parola del Signore

lunedì 22 dicembre 2014

Vangelo del giorno 23/12/2014

Lc 1,57-66
Nascita di Giovanni Battista.

Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

Parola del Signore


Commento su Lc 1, 57-66

«Egli (Zaccaria) chiese una tavoletta e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati. All'istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio».

Lc 1, 57-66

Come vivere questa Parola?

Ritorna nel Vangelo odierno la figura emblematica di Zaccaria, che abbiamo già trovato venerdì scorso, (19 dicembre) e di cui abbiamo già parlato. Là abbiamo evidenziato l'incredulità di questo sacerdote. "Il mutismo, cui è condannato Zaccaria a motivo della sua incredulità, ricapitola simbolicamente tutta l'incapacità di credere dell'antico popolo d'Israele, personificato in questo sacerdote del culto mosaico, ma condensa anche tutte le incredulità dei cristiani del nostro tempo, compresa anche la nostra incredulità"

Qui, invece, il Vangelo sottolinea la guarigione di tale mancanza di fede, che avviene attraverso la restituzione della parola: «All'istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio» (v. 64). Finalmente, davanti alla nascita del figlio Giovanni Battista, ritenuta da lui impossibile in un primo tempo, ora Zaccaria si arrende al "Dio dell'impossibile" e diviene credente. Così il suo mutismo in cui era caduto viene ora tramutato nella Parola della lode, e la sua afasia' (incapacità di parlare e di comunicare) viene guarita da un'esplosione di canto e di lode: il Benedictus. «Zaccaria fu colmato di Spirito Santo e profetò» (v. 67). Nel primo capitolo del Vangelo di Luca ci sono dunque due annunciazioni: la prima Annunciazione è quella di Maria, che si conclude con l'accoglienza dell'annuncio attraverso la fede pura della Vergine (Lc 1,26-37); la seconda annunciazione è quella di Zaccaria, che termina in un primo tempo con l'incredulità del sacerdote, ma che alla fine viene guarito tramite l'acquisizione della parola (Lc 1,59-66).

In questa antivigilia del Santo Natale ci affidiamo alla Vergine Madre, la prima credente e la Vergine del Magnificat, perché ci prepari ad accogliere con fede viva il Figlio suo che viene a salvarci.

domenica 21 dicembre 2014

Vangelo del giorno 22/12/2014

Lc 1,46-55
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Parola del Signore


Commento su Lc 1, 46-55

«L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata [...]».

Lc 1, 46-55

Come vivere questa Parola?

Siamo ormai sulla soglia del natale! E la Liturgia fa bene, in questi ultimi giorni di Avvento, a concentrare la nostra attenzione spirituale sulla figura di Maria, che diviene così il modello più sublime di preparazione immediata al grande evento.

Il Vangelo odierno ci riporta il Magnificat, il canto proprio di Maria, "il canto di tutte le meraviglie" In esso si sente già risuonare in anticipo la voce stessa di Gesù nel suo Vangelo: la grandezza degli umili, la benedizione dei piccoli, il capovolgimento operato dalla mano del Signore nell'innalzare i poveri e nel rovesciare i potenti, la gioia di coloro che il mondo ignora... Tutto questo che Maria annuncia nel suo canto non è forse quanto le Beatitudini e il discorso della montagna promulgheranno nel Vangelo di Gesù? Il canto di Maria non è già il preludio del tono e dell'accento che assumeranno i discorsi di Gesù? Non dice il Magnificat in anticipo, nel canto della Madre, quanto il Figlio dirà nel suo inno di lode al Padre, che colma di favori i piccoli e i gli umili: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli?»

Come è già il Cristo che si sente in colei che è sua Madre, così pure vi si sente l'eco anche dell'Antico Testamento, che è preparazione del Cristo. Il Magnificat è composto tutto da citazioni bibliche; la Madre del Salvatore, dell'atteso da Israele, parla come la Figlia e la Regina dei patriarchi e dei profeti. E questo duplice rapporto con il Figlio, la descrive così bene che il suo canto - richiamo dell'Antico Testamento e preludio al Nuovo - risulta un'opera personalissima, unica nel suo genere e spontanea, sì che essa è diventata familiare a tutto il popolo cristiano.

venerdì 19 dicembre 2014

Vangelo del giorno 20/12/2014

Lc 1,26-38
Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio.

Dal Vangelo secondo Luca

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore


Commento su Lc 1, 26- 38

«Allora Maria disse: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". E l'angelo si allontanò da lei».

Lc 1,26-38

Come vivere questa Parola?

Il Vangelo di questa feria di Avvento ci riporta il celebre brano dell'Annunciazione a Maria, molto conosciuto e chissà quante volte fatto oggetto di meditazione da tutti noi, per cui è difficile dire delle cose nuove. Mi piace qui leggerlo in parallelo con la precedente ?annunciazione' fatta dall'angelo Gabriele a Zaccaria, che abbiamo meditato solo ieri nella lectio, alla quale rimando. Mentre il sacerdote Zaccaria - come abbiamo visto - "invece di accogliere con fede e con gioia la Parola di Dio, mostra uno scettico pessimismo" nella sua incredulità, Maria, al contrario, si abbandona con una fede pura e totale al "Dio dell'impossibile": "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola".

Mi soffermo ancora brevemente su una paroletta breve, ma importante: Eccomi! Essa ricorre molte volte nella Bibbia, soprattutto nelle storie delle vocazioni di tanti personaggi: da Abramo, a Elia, a Isaia, a Geremia... fino a Maria, fino allo stesso Gesù, che, secondo l'Autore della lettera agli Ebrei, entrando nel mondo, dice: «... Allora ho detto: "Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà"» Fino all'Eccomi di ognuno di noi che il Signore si attende dal nostro consenso alla sua Parola e alla sua Volontà.

Vergine dell'Eccomi, che tu hai praticato con radicale fedeltà in tutta la tua esistenza grazie alla tua piena docilità allo Spirito, concedi anche a me che esso diventi forma costante della mia vita: Eccomi, Signore!

giovedì 18 dicembre 2014

Vangelo del giorno 19/12/2014

Lc 1,5-25
La nascita di Giovanni Battista è annunciata dall’angelo.

Dal Vangelo secondo Luca

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso.
Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

Parola del Signore


Commento su Lc 1,5-25

«"Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni" [...]. Zaccaria disse all'angelo: "Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni". L'angelo rispose: "Io sono Gabriele... Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole"».

Lc 1, 5-25

Come vivere questa Parola?

Il Vangelo di questa feria di Avvento è un ulteriore invito ad approfondire la nostra fede, ponendoci davanti in controluce la figura di Zaccaria in un momento particolare della sua vita sacerdotale, caratterizzato da una crisi di fede.

Mentre egli «svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore», gli apparve l'angelo Gabriele, che gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita». Invece di accogliere con fede e con gioia la Parola di Dio, egli mostra uno scettico pessimismo: "Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni". È strano! Zaccaria è un sacerdote "irreprensibile" che osservava rigorosamente tutte le leggi e le prescrizioni del Signore, eppure la sua fede sembra venir meno e ora non crede e non spera più: "Tu non hai creduto alle mie parole", lo rimprovera l'angelo. Di fronte all'accoglienza del disegno di Dio, non era più sufficiente l'osservanza delle leggi e delle prescrizioni. Bisognava andare oltre, attraverso il salto di una fede pura che si abbandona totalmente a Lui. E a causa di questa mancanza di fede, Zaccaria deve subire una nuova prova, che dovrà guarire la sua incredulità: egli sarà muto fino al compimento della Parola del Signore (vedi più avanti la lectio del 22 dicembre).

Il mutismo, cui è condannato Zaccaria a motivo della sua incredulità, ricapitola simbolicamente tutta l'incapacità di credere dell'antico popolo d'Israele, personificato in questo sacerdote del culto mosaico, ma condensa anche tutte le incredulità dei cristiani del nostro tempo, compresa anche la nostra incredulità. Infatti, tante forme di mutismo spirituale e di ?afasia' del cuore, che ci rinchiudono in noi stessi, sono frutto della nostra incapacità a credere e a stupirci davanti alle meraviglie operate da Dio nella storia della salvezza.

O Signore, vieni a guarire il mio mutismo e l'afasia del mio cuore, perché io possa sempre lodare e magnificare la potenza del tuo Amore.

mercoledì 17 dicembre 2014

Vangelo del giorno 18/12/2014

Mt 1,18-24
Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, figlio di Davide.

Dal Vangelo secondo Matteo

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele»,
che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Parola del Signore


Commento su Mt 1, 18-24

«Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù"».

Mt 1, 18-24

Come vivere questa Parola?

Natale è vicino. Il Vangelo odierno ci pone davanti come esempio di preparazione al grande avvenimento - oltre a Giovanni Battista (vedi il Vangelo di domenica scorsa) - la splendida figura di san Giuseppe, lo Sposo di Maria.

Il vangelo lo scolpisce con una semplice parola: «uomo giusto». Il Giusto, nella spiritualità biblica antico-testamentaria, è l'uomo che si conforma costantemente alla Volontà di Dio, costi quello che costi. Si noterà come Giuseppe nella situazione drammatica e misteriosa in cui si viene a trovare, non dice una parola, mai: segno di una profonda interiorità e di un totale affidamento al piano di Dio. Quel Bambino che era sbocciato nel grembo verginale della sua Sposa veniva da Altrove, e se per nascere aveva bisogno di Maria, per vivere e per crescere aveva bisogno anche di Giuseppe. Egli aveva compreso, nello Spirito, che dietro il disegno meraviglioso di Dio, c'era una misteriosa chiamata anche per lui, e che ora doveva acconsentirvi liberamente. Non si richiedeva a Giuseppe di amare di meno Maria, ma di amarla di più, di un amore silenzioso, non invadente, che si fa in disparte, per lasciare libero campo al mistero dell'Amore trascendente.

E così Giuseppe impara ad essere padre attraverso una paternità nuova, che si tiene nell'ombra. Fin dai primi istanti del concepimento del Bambino e soprattutto quando, come vero padre secondo la legge, dovrà imporgli il nome, egli sentirà nel profondo del suo cuore che quel Bambino non era suo, che non avrebbe mai dimorato presso di lui, ma che avrebbe dovuto occuparsi prima di tutto delle «cose del Padre suo» (Lc 2,49). Quindi una paternità sostitutiva, vicaria che si tiene nell'ombra. Mi chiedo: "C'è forse un'altra paternità possibile su questa terra e che sia vera?». Così pure, di fronte a un amore rispettoso che sa farsi da parte e mettersi nell'ombra, come ha fatto Giuseppe, mi chiedo ancora: «Esiste forse un amore vero, diverso, quaggiù, che permetta alla persona amata di essere autonoma, per adorare il mistero di Dio che abita in lei?».

O Signore, aiutami a seguire le orme dell'Uomo Giusto, che si è fatto silenzio adorante!

martedì 16 dicembre 2014

Vangelo del giorno 17/12/2014

Mt 1,1-17
Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide.

Dal Vangelo secondo Matteo

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

Parola del Signore


Commento su Mt 1, 1-17

«Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli. Giuda generò Fares e Zara da Tamar. [...]. Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria. [...]. Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo».

Mt 1, 1- 17

Come vivere questa Parola?

Il Vangelo odierno ci riporta la "genealogia" di Gesù Cristo (vedi anche Lc 3,23-38). Si tratta di un lungo elenco di nomi, per lo più sconosciuti alla maggior parte dei lettori odierni e alcuni dei quali quasi impronunciabili, per cui qualcuno potrebbe chiedersi: «A che pro questa arida successione di nomi? A che serve?». Eppure c'è un profondo significato teologico sotteso, che cerco brevemente di evidenziare.

Bene ha fatto la Liturgia a scegliere il presente brano di Vangelo in questo tempo di Avvento, in preparazione alla venuta di Gesù nella sua vera carne. Esso vuole sottolineare con forza la realtà dell'Incarnazione del Signore. L'evangelista Matteo vuol mettere in luce la provvidenzialità della storia della salvezza, che da Adamo porta al Cristo. In essa Dio ha profuso la sua misericordia e la sua salvezza. Anche gli esclusi sono accolti nel suo misterioso disegno di amore. Si noterà, infatti, nel testo anche la presenza di quattro donne, tre delle quali erano delle peccatrici: Tamar, Racab, Rut e Betsabea, moglie di Uria e poi di Davide. Del resto lo stesso Davide e Salomone sono stati dei grandi peccatori. Ebbene, Gesù nasce proprio in questa storia, fatta anche di peccato, in questa razza peccatrice, non in un'altra, in una ?razza pura' e perfetta. Egli si è immerso nella corrente limacciosa del fiume umano delle generazioni che lo hanno preceduto, divenendo solidale con noi peccatori.

O Dio grande nell'amore, che hai voluto far sbocciare il fiore più puro del tuo Figlio dal grembo della Vergine Maria, sullo stelo del tronco di tante generazioni passate non prive di peccato, fa' che anche le generazioni del nostro tempo trovino speranza di salvezza in Te. Amen.

lunedì 15 dicembre 2014

Vangelo del giorno 16/12/2014

Mt 21,28-32
È venuto Giovanni e i peccatori gli hanno creduto.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

Parola del Signore


Commento su Mt 21,28-32

«Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: "Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Non ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? Risposero: "Il primo"». E Gesù disse loro: "In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio"».

Mt 21, 28-32

Come vivere questa Parola?

La maggior parte di noi, a partire dallo scrivente, incomincia col rispondere al Signore come il primo dei due figli che il Vangelo oggi ci presenta nella parabola. All'invito del padre ad andare a lavorare nella vigna, gli rispondiamo subito: "Sì, signore", ma poi non ci andiamo! Questa nostra risposta affermativa e apparentemente generosa, è però ancora molto superficiale, troppo sicura di sé e non ha fatto i calcoli con i propri limiti, senza avere sperimentato sulla propria pelle che - come dice un noto proverbio - "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare!".

Ecco perché Gesù preferisce il secondo dei due figli, quello che ha cominciato con un "no", quello che ha poi dovuto rientrare umilmente attraverso la porta del pentimento. È proprio lui che Gesù, nel suo stile inconfondibile, predilige: colui che ha incominciato col dire "no", ma che poi pentito, è andato a lavorare, magari furtivamente, nella vigna del padre. Trovare la porta del pentimento non è solo trovare una strada che ci conduce al Regno di Gesù, ma è la sola strada. Non ve n'è un'altra. Dobbiamo tutti passare attraverso la porta del pentimento, presto o tardi, altrimenti non ci sarà posto per noi nel Regno.

Noi vorremmo salvare a tutti i costi le apparenze, ma un giorno, quasi a nostra insaputa, nel momento in cui la nostra sedicente generosità abituale ci avrà lasciati soli, ci ritroveremo improvvisamente nel campo della Misericordia, disarmati da ogni nostra presunzione orgogliosa. Solo allora noi sapremo veramente rendere grazie e piangere di gioia davanti al Padre!

Vangelo del giorno 15/12/2014

Mt 21,23-27
Il battesimo di Giovanni da dove veniva?


Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?».
Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».
Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Parola del Signore


Commento Mt 21,23-27

Come vivere questa Parola?

Dopo l'episodio nel Tempio quando Gesù ha scacciato i mercanti, i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo pensano di mettere Gesù alla prova di fronte alla folla. Quindi domandano: "Con quale autorità fai queste cose? E chi ti hai dato questa autorità."
Gesù sfida i suoi interlocutori ponendo loro le sue domande e promettendo che risponderà con quale autorità egli parla e agisce. Gesù chiede: "Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?" È un momento decisivo nella vita di questi leaders; sono di fronte alla possibilità di varcare la soglia della Verità. Nonostante il fatto che essi hanno visto segni che meritavano un confronto serio con le Scritture circa il Messia promesso da Dio, perdono il momento di grazia; sono schiavi del loro piccolo mondo di potere. E parlottano tra sé: se diciamo dal cielo, egli ci chiederà come mai non l'abbiamo ascoltato e se diciamo dagli uomini, c'è la folla da temere perché tutti considerano Giovanni un profeta. Così concludono in modo omertoso di non sapere. Di fronte a tale atteggiamento chiuso, anche Dio tace.

domenica 14 dicembre 2014

Vangelo del giorno 14/12/2014

Gv 1,6-8.19-28
In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete.

Dal Vangelo secondo Giovanni

Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Parola del Signore


Commento su Gv 1,6-8.19-28

«"Tu, chi sei?". Egli confessò e non negò. Confessò: "Io non sono il Cristo". Allora gli chiesero: "Chi sei, dunque? Sei tu Elia?". "Non lo sono" disse. "Sei tu il profeta?". "No", rispose... "Che cosa dici di te stesso?". Rispose: "Io sono voce di uno che grida nel deserto"».

Come vivere questa Parola?

Nel nostro cammino di preparazione verso il santo Natale, la liturgia della Parola di questa terza domenica di Avvento ci mette davanti, come sublime modello, la figura di Giovanni Battista, sottolineandone la grande umiltà. Infatti, si constaterà che il Precursore, nella sua risposta ai sacerdoti e ai leviti circa la sua vera identità, non pronunzia mai il suo nome, ma risponde sempre alle loro domande incalzanti con tre negazioni: "Io non sono il Cristo" - "Non sono (Elia)" - "Non sono (il profeta)". Egli si definisce semplicemente come una «voce» che grida e che poi è destinata a dissolversi, una volta espletata la sua missione. Il Battista ci pone davanti a un dilemma fondamentale: o rinnegare se stessi, o rinnegare Cristo. E lui «non negò» Cristo, ma se stesso.

È una lezione importante anche per noi, soprattutto per chi ha ricevuto qualche ministero di annuncio della Parola. Il Precursore è pienamente convinto che tutta la sua esistenza è protesa in funzione della venuta del Signore e che egli è solo un indice puntato verso il Cristo.

Dobbiamo ammettere che, nella maggioranza dei casi, nessuno di noi arriva a rinnegare Cristo direttamente e formalmente. Ma c'è un'altra forma di negazione più subdola e nascosta, ma equivalente, che è quella di affermare orgogliosamente il proprio "ego" a discapito di Cristo, quando cioè, arrogandoci dei meriti illusori che non sono nostri, rinneghiamo Gesù e la sua Grazia.

giovedì 11 dicembre 2014

Vangelo del giorno 12/12/2014

Mt 11,16-19
Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

Parola del Signore





Commento su Matteo 11,16-19

Ecco è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e peccatori.
Come vivere questa Parola?

Il Battista a molti appariva fin troppo severo, un rigido asceta incapace di godere la vita.

Ma gli stessi non apprezzavano nemmeno Gesù perché gli sembrava troppo "normale", uno che stava bene con la gente, in particolare con i peccatori.

E uno che sta bene con i peccatori "pubblici", che tutti riconoscono come tali, causa sempre un po' di diffidenza, anche nelle persone religiose.

Eppure se ben ci pensiamo due sono i tipi di persone che si "sentono a casa" con i peccatori. Chi sa di essere per primo peccatore e quindi non vede tanta differenza tra lui e loro e chi vive in cuore una grande misericordia verso chi sbaglia: questo è il caso di Gesù e di chi è suo vero discepolo.

In questi termini proprio la persona di fede non dovrebbe definire confini netti, marcare le differenze, perché si conosce nel suo peccato ma nello stesso tempo riconosce la misericordia del Signore su di lei. Non solo: desidera a sua volta divenire strumento della bontà di Dio verso tutti gli uomini.

Chi cammina nella fede dietro Gesù comprende sia l'austerità del Battista che l'apertura a 360 gradi di Cristo verso l'uomo. Riconosce nel loro agire la sapienza di Dio all'opera.

Dona anche a me Signore la tua sapienza perché io possa riconoscerla nei tuoi servi e il mio giudizio sia sempre guidato da essa.

mercoledì 10 dicembre 2014

Vangelo del giorno 11/12/2014

Mt 11,11-15
Non ci fu uomo più grande di Giovanni Battista.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire.
Chi ha orecchi, ascolti!».

Parola del Signore


Commento Mt 11,11-15

IL regno dei cieli subisce violenza Giovanni il Battista è il solo uomo al mondo che è stato ricolmato di Spirito Santo fin dal grembo della Madre. Solo la Vergine Maria e Gesù nascono pieni di grazia e di santità. Gli antichi profeti erano chiamati da Dio fin dal grembo della madre, mai però ricolmati di Spirito Santo come Giovanni. Anche il modo è singolare, unico. Lui è stato colmato di Spirito Santo per mezzo della Vergine Maria.

Per questo motivo tra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista. Lui è grande nello Spirito Santo e nella missione, che è unica. Il più piccolo del regno dei cieli è però più grande di Giovanni per due ragioni: perché il più piccolo in assoluto è Cristo Signore ed anche perché con il battesimo cristiano si riceve la figliolanza divina, si diviene partecipi della divina natura, si è corpo di Cristo e tempio vivo dello Spirito Santo. Entriamo veramente in una nuova economia di salvezza.

Con la predicazione del regno di Dio che è in mezzo agli uomini, si entra nella nuova alleanza. Questa è infinitamente superiore all'antica. Essa richiede il dono totale di sé a Dio, nei pensieri, nel cuore, nel corpo. Esige quasi la stessa verginità richiesta alla Madre di Dio. Occorre fermezza di Spirito Santo per aderire e la sua fortezza per perseverare. È una violenza rivolta interamente contro se stessi. Bisogna rinnegarsi.

Con la venuta di Elia, cioè di Giovanni che viene con la potenza del suo spirito, il Signore non entra nella storia per operare il giudizio definitivo di condanna o di salvezza. Viene per operare l'invito alla conversione nella fede al Vangelo. Chi accoglierà l'invito, crederà, sarà salvo. Chi invece si chiuderà nei suoi pensieri e nella falsa o incompleta adorazione del suo Dio, per costui non c'è salvezza, ma perdizione.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci fermezza per il regno.

martedì 9 dicembre 2014

Vangelo del giorno 10/12/2014

Mt 11,28-30
Venite a me, voi tutti che siete stanchi.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Parola del Signore


Commento Mt 11,28-30
"VENITE A ME..."

Venire a Lui.
Lui viene a noi.
Un incontro.

Il ristoro di Gesù offerto a chi è "affaticato e oppresso" nella vita diventa motivo del ricevere in dono il suo "giogo dolce, il suo carico leggero".

Il ristorare che Gesù offre all'uomo è la sua presenza, questo "giogo" che sulle nostre spalle è il primo "angelo custode" che guida, protegge e governa il nostro cammino.

Andare a Lui e averlo come guida della vita diventa una scuola di vita, dove si impara "da Lui che è mite e umile di cuore".

LA MITEZZA
E L' UMILTA'

Atteggiamenti che ci aiutano a ristorare la nostra vita, a ricevere con noi Lui che guida e orienta la nostra strada quotidiana, nel percorso suggerito dal suo Spirito e accolto solo da chi si fa umile e mite.
Umiltà e mitezza: riconoscere che abbiamo bisogno di Lui per dare senso alla nostra esperienza, a tutto quello che succede: essere umili ci permette di vedere Lui sopra tutto e tutti, evitando di vedere solo l'io.

lunedì 8 dicembre 2014

Vangelo del giorno 09/12/2014

Mt 18,12-14
Dio non vuole che i piccoli si perdano.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

Parola del Signore


Come vivere questa Parola?
Nella prima lettura odierna, tratta da una stupenda pericope di Isaia, Dio parla attraverso il profeta: Consolate, consolate il mio popolo e parlate al cuore di Gerusalemme. Anche se sperimentiamo dolori, tribolazioni, questo cammino nella Parola di Dio è cammino illuminato da una grande consolazione.
Sì, Dio, nel mistero dell'Incarnazione, è il Dio che viene a salvarci. È questo il vero conforto, viene con potenza perché detiene un dominio capace di farsi largo dentro le aberrazioni della nostra storia. Viene con immensa dolcezza perché il suo modo d'essere è assimilabile a quello del pastore a cui stanno molto a cuore le sue pecore. Ecco, si prende tra le braccia le più deboli, conduce pian piano (quasi misurando il suo passo) quelle che hanno in grembo il mistero della vita.
Nel Vangelo odierno, Gesù riprende questa immagine tenerissima, assimilando a sé l'immagine del pastore che va per dirupi in cerca della pecora che si è smarrita. La trova ed è felice di portarla in salvo, dentro un abbraccio pieno d'amore.


Vieni, Signore, con potenza e parla al mio cuore perché, da te consolato, mi esponga fiducioso alla speranza, di cui la Tua Parola si fa lieto annuncio.

Vangelo del giorno 08/12/2014

Lc 1,26-38
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce
.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore


Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te

Celebrare il mistero dell'Immacolato concepimento di Maria è gridare l'onnipotenza della grazia del Signore, che ha creato una così grande santità sulla nostra terra. In previsione dei meriti di Gesù Signore, Ella è stata preservata dalla macchia del peccato originale. Questa prima verità è ben poca cosa dinanzi all'altro grandissimo dono che il suo Creatore le ha fatto: l'ha ricolmata di grazia, l'ha fatta piena di grazia fin dal primo istante del suo concepimento. Maria non è solo è immacolata, cioè senza macchia di peccato originale, è anche colma, piena di grazia. Dio abita con tutta la potenza del suo essere nel suo cuore. La grazia non è solo quella creata, è anche quella increata.

Maria è piena, fin dal primo momento della sua esistenza, piena di Dio. Il suo Signore e Dio è nel suo cuore. La Beata Trinità è nel suo cuore. Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo rivestono la sua anima della loro luce, verità, carità, amore, carità, ogni altra virtù. Tutto Dio è tutto in Maria. Maria è il tabernacolo vivente del suo Creatore e Signore. In tal senso Maria non è solo concepita senza peccato, è l'Immacolata Concezione di Dio. Dio ha concepito una creatura immacolata, senza difetti, senza alcuna imperfezione, lacuna, deficienza naturale e spirituale. Per Maria non si può applicare ciò che il Libro di Giobbe afferma riguardo agli angeli e cioè che Dio, guardandoli, anche in loro trova dei difetti, delle lacune, dei mancamenti di luce.


Quanto è detto in questo Libro circa l'intera creazione, mai potrà essere applicato alla Vergine Maria. Lei è l'Immacolata Concezione di Dio. È la Creatura senza alcuna macchia non di peccato, ma di essere, bellezza, santità, purezza, castità, verginità. Dio contempla questa sua Creatura è rimane incantata della sua soprannaturale bellezza.


Dinanzi a questa opera unica uscita dalle sue mani, Dio può rallegrarsi, gioire, esultare, osannare alla sua grandezza. Oltre questo limite non è più possibile andare nella creazione. Quando Dio vide e contemplò Maria, non disse, come per l'intera creazione: "È molto buona", bensì: "Ora non posso più andare oltre. Ho dato tutto me stesso". Maria diviene così il limite ultimo di Dio, oltre Maria vi è solo la divinità. Se vi fosse ancora qualche grazia, il Signore di certo gliel'avrebbe data, altrimenti l'angelo avrebbe detto una bugia: "piena di grazia", mentre in realtà non lo è. Invece Maria è piena di tutto Dio. Dio è avvolta, vestita dentro e fuori. Di Dio risplende per l'eternità.


Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci gustare tanta bellezza.

sabato 6 dicembre 2014

Vangelo del giorno 07/12/2014

Mc 1,1-8
Raddrizzate le vie del Signore.

Dal Vangelo secondo Marco

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Parola del Signore 


Commento a Mc 1,1-8

E' la seconda domenica di Avvento. Abbiamo sentito: "Inizio del Vangelo, che è Gesù: il Cristo, il Figlio di Dio". Marco inizia così il suo racconto per ricordarci che la buona noti­zia è Cristo: Lui deve essere al centro di tutto, perché Lui solo è il motivo dell'essere cristiani. Motivo della fede è Cristo con la sua vita e la notizia dell'amore infinito e immeritato di Dio. È per Lui e solo per Lui che si può sacrificare tutto, perché "solo Cristo può dar senso alla vita e alla morte" 
Ma come dobbiamo accostarci a Cristo? Due voci gridano nel deserto di Giuda, a distanza di cinque secoli, eppure all'unisono. La voce gioiosa di Isaia grida: «Ecco, il tuo Dio viene! Ditelo al cuore di ogni creatura». La voce drammatica di Giovanni, il Giovanni delle acque e del sole rovente, mangiatore di insetti e di miele, ripete: «Ecco, viene uno, dopo di me, tra poco, è il più forte e ci immer­gerà nel turbine santo di Dio!».
Isaia, voce del cuore, dice: «Viene con potenza», ma subito aggiunge: «Viene con la potenza della te­nerezza, tiene sul petto gli agnelli più piccoli e con­duce pian piano le pecore madri». È la potenza pos­sibile a ogni uomo, a ogni creatura.
Marco presenta Giovanni Battista con le parole del profeta Isaia: "Preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri". Queste parole storicamente fanno riferimento al tempo del ritorno di Israele dalla schiavitù di Babilonia alla libertà della sua terra. Ma il senso profondo di queste parole è in rapporto a Cristo: infatti la terra promessa è Cristo e la libertà vera è possibile soltanto con Cristo.
"Preparate la strada": perché? Perché l'incontro con Dio esige un atteggiamento preciso, un orientamento preciso, una direzione di marcia.
Se dentro di noi non c'è un'attesa di Dio fino alla sofferenza; se dentro di noi non c'è la coscienza umile della nostra insufficienza davanti al problema che siamo noi stessi... noi non troveremo mai Dio. Solo l'umile arriva a Dio.
"Raddrizzate i sentieri": per incontrare Dio è necessario cambiare tante strade; è necessario uscire da determinate situazioni, ma soprattutto è necessario cambiare il modo di pensare e di valutare. Conversione non significa soltanto smettere di peccare, ma qual­cosa di più: significa cambiare dal di dentro la vita dell'uomo; signi­fica "smontare" le idolatrie della vita: salute, successo, denaro...; significa restituire a Dio il primato, il valore che Dio ha.
"Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attor­no ai fianchi, si cibava di Cavallette e miele selvatico...
Giovanni è nella condizione ideale per l'incontro con Dio: ha dato un taglio a ogni vanità; è un uomo libero e quindi povero, onestamente povero. Per questo egli può predicare, può gridare, può rimproverare.
E la gente - nota Marco - va dalla città verso il deserto per ascol­tare il profeta severo, ma che dice la verità. Gerusalemme improvvi­samente si vergogna di se stessa e va a cercare nel deserto un mes­saggio di liberazione: il deserto, infatti, è la condizione spirituale ideale per decifrare il mistero della vita. E cosa dice Giovanni nel deserto? "Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali"
Giovanni non vuole legare la gente a se stesso: quanto è bello que­sto atteggiamento e quanto è importante! Giovanni sa di essere un povero, un piccolo e sa che agli altri può donare soltanto la fede in un Altro, la speranza in un Altro.
Giovanni ha quasi paura che la gente faccia di lui il motivo della fede e allora dà chiaro l'avvertimento: "Dopo di me viene un altro!". Così deve comportarsi la Chiesa, così deve comportarsi il cri­stiano. Portare gente alla Chiesa non significa attirarla a noi, legarla a noi. Attirare alla Chiesa, significa condurre a Cristo. Quindi più la Chiesa si fa severa con se stessa e umile davanti a Dio... e più riesce ad essere luogo dell'incontro tra l'uomo e Dio.