Gv 10,1-10
Io sono la porta delle pecore. | |||
Commento su Giovanni 10,1-10 Io sono la porta. Gv 10,1-10 Come vivere questa Parola? "Io sono la porta": e subito si spalanca dinanzi ai nostri occhi un orizzonte aperto, arioso, invaso dalla luce, e, al tempo stesso, il tepore invitante di una casa ben custodita. La porta è infatti quanto garantisce la sicurezza, il calore, l'intimità dell'ambito familiare e insieme la possibilità di entrare e uscire, spaziando liberamente. Sotto la metafora è la realtà del Risorto che con la sua croce si è eretto a baluardo contro il nemico: vero buon pastore che non ha esitato a esporre la propria vita per mettere in salvo il suo gregge reintroducendolo nel Regno del Padre suo, a casa da dove si era sventatamente allontanato. Ma con la stessa croce ha spalancato dinanzi ad esso la visione di una vita inondata di luce che non conoscerà la parola: fine. È risorto come primizia a cui seguiranno i "molti" per cui ha versato il suo sangue. Egli li mette in guardia da quanti si introducono in casa non passando dalla porta e cercando di ammaliarli con proposte avvincenti ma incapaci di assicurare pienezza di vita. Li precede nel cammino, li nutre con il Pane del suo Corpo, li soccorre e sostiene nel loro andare con i sacramenti. È il nostro quotidiano che si corre il rischio di vivere con superficialità e quindi senza coglierne tutta la pregnanza. Sì, questa porta è spalancata nella mia esistenza, invito a restare con lui nell'intimità del cuore e, al tempo stesso, a uscire dietro di lui per trovare quanto può darmi vita. A questo penserò nel mio rientro al cuore. Rendimi, Signore, attento a non cadere nei lacci di quanti non passano per te-porta, e pronto a seguirti dove tu vuoi condurmi. |
domenica 26 aprile 2015
Vangelo del giorno 27/04/2015
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