sabato 25 aprile 2015

Vangelo del giorno 26/04/2015

Gv 10,11-18
Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Parola del Signore


Commento su Giovanni 10,11-18

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
Gv 10,11-18


Come vivere questa Parola?

Alla luce della resurrezione, quale sapore particolare assume questa espressione di Gesù. Ha dato la sua vita per me, per noi, per tutti, e in quel gesto ha sollevato totalmente il velo che nascondeva ai nostri occhi il volto di Dio, così che possiamo dire in tutta verità: io lo conosco, io ho sperimentato il suo amore. Un abbraccio tenerissimo in cui mi sono scoperto conosciuto senza più avvertire il bisogno di nascondermi, di fuggire...

L'antica fuga di Adamo qui, ai piedi della croce, rivela tutta la sua assurdità: perché fuggire, perché tentare di sottrarsi allo sguardo di chi non ha esitato a dare la vita per noi?

Quel: "Tu mi scruti e mi conosci" affiora alle labbra come un grido di gioia: sì, sono conosciuto nella mia realtà più intima profonda, nella ricchezza e nel limite che mi segnano, nei miei slanci di bene e nelle ombre che appesantiscono il passo... Conosciuto senza essere giudicato, perché l'amore conosce solo il perdono che rilancia e punta decisamente sulle potenzialità di bene che permangono oltre l'errore. 

Una conoscenza, quindi, che diviene appello alla reciprocità propria dell'amore: conosciuto conosco, scopro il volto dell'amore che mi avvolge e mi redime, lo conosco in un crescendo che mi fa inoltrare sempre più nel suo mistero e trasforma la mia vita in tensione permanente verso un di più di cui già assaporo la pienezza. E in questa tensione il cuore si pacifica e trabocca di gioia.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, voglio sostare in atteggiamento adorante dinanzi al Crocifisso-Risorto, vero buon Pastore che mi accoglie e mi guida.

"Signore, tu mi scruti e mi conosci!": in questa espressione la gioia di scoprirmi raggiunto dal tuo sguardo. Che io non tenti mai di sottrarmi ad esso ma cerchi piuttosto di incrociarlo per leggervi tutto l'amore che nutri per me e così ti conosca sempre più e sempre meglio.

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