Lc 4,24-30
Gesù come Elìa ed Elisèo è mandato non per i soli Giudei. | |||
Commento su Lc 4,24-30 Quanto è brutto sentirsi dire la verità, soprattutto quando è scomoda e ci inchioda alle nostre incoerenze! Gesù è rifiutato dai suoi concittadini e, invece di fare l'offeso, ancora cerca di convincere, di convertire, di spiegare, citando episodi che l'uditorio conosceva bene. La realtà è che, nella storia di Israele (e nella nostra) sono gli stranieri a stupirsi e ad accogliere, come la vedova di Zarepta, come Naaman il Siro. Chi è abituato, chi sa, chi pensa di essere al sicuro, non ha quello stupore che, solo, ci permette di scoprire ciò che di nuovo Dio ci riserva. E davanti alla sollecitazione e alla provocazione di Gesù qual è la nostra reazione? Convertirci? Riflettere? Macché: vogliamo buttare Dio giù dal burrone. A volte la vita (anche la vita ecclesiale) ci riserva delle difficoltà, dei giudizi, delle sfide. Evitiamo di buttare Dio giù dal dirupo e prendiamo molto sul serio le sue sollecitazioni. In questo anno della fede e in questa quaresima in particolare, accogliamo la Parola e accogliamola soprattutto quando ci giudica. Il giudizio di Dio non è mai punitivo ma, se accolto, liberante e fecondo. Stiamo attenti, in questa settimana, ai tanti profeti che Dio mette accanto a noi! |
lunedì 29 febbraio 2016
Vangelo del giorno 29/02/2016
sabato 27 febbraio 2016
Vangelo del giorno 28/02/2016
Lc 13,1-9
Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. | |||
Commento su Luca 13, 1-9 Ma il contadino rispose: - Padrone, lascialo ancora per quest'anno! Voglio zappare bene la terra attorno a questa pianta e metterci il concime. Può darsi che il prossimo anno faccia frutti; se no, la farai tagliare'. Lc 13, 1-9 Come vivere questa Parola? E una parabola in cui Gesù rivela tutta la pazienza di Dio che è volontà di salvezza per noi. Nel podere c'èra un fico che aveva smesso di dare i frutti. Il padrone vuole abbatterlo, ma il vignaiolo intercede proponendo una proroga e dichiarando che lo concimerà ben bene. Solo nel caso che il fico insista nell'essere infecondo, lo abbatterà, L'insegnamento è luminoso. Il padrone è Dio Padre, giusto retributore delle nostre azioni. Il vignaiolo è Gesù stesso. La sua missione infatti non è quella di intercedere per noi presso il Padre? È il suo mistero pasquale quello che ci ottiene misericordia. Quella del Padre non è però buonismo. È piuttosto quella pazienza da cui si misura l'amore: un'attesa che ci sprona a fare le scelte giuste; scelte di perseverante impegno umano- cristiano dentro il nostro quotidiano. Signore, rendici sempre più meravigliati del tuo amore che è la divina pazienza di chi infinitamente ci ama. Non permettere che noi ne abusiamo. Anzi, aiutaci ad attingervi il coraggio di chi, vivificato dal tuo amore, ha il cuore contento perché sa che in Te porterà frutto. |
Vangelo del giorno 27/02/2016
Lc 15,1-3.11-32
Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita. | |||
Commento su Lc 15,1-3.11-32 "Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò." Lc 15,1-3.11-32 Come vivere questa Parola? Lungo i secoli, questa Parola di Gesù è stata raccontata, commentata, raffigurata nell' arte e ha commosso donne e uomini di tutto il mondo, soprattutto coloro che si erano allontanati da "casa". La parabola è un'esaltazione, una difesa della misericordia di Dio verso i peccatori. E' un canto di gioia che celebra la felicità di chi ha ritrovato ciò che aveva smarrito. "Un uomo aveva due figli". Ecco come inizia il racconto: è la storia di sempre. "Il più giovane dei due disse al padre". C'è una giovinezza che manifesta un atteggiamento molto frequente anche oggi perché dice al padre: "dammi la parte del patrimonio che mi spetta". È il peccato della pretesa autosufficienza. Ciò che colpisce in questa prima parte del testo è il "silenzio" del Padre. Un Padre rispettoso della tua libertà, che si "annulla" di fronte alla tua scelta La storia continua mettendo al centro le esperienze drammatiche del figlio che, a un certo punto, decide di tornare dal padre, non senza timore e vergogna. Ma "Quando era ancora lontano...". Sorpresa! Il padre lo vide. Per capire, l'evangelista usa per noi dei verbi: i verbi dell'amore. Per quanto lontano il Padre lo vede sempre; nessuna oscurità e tenebre può sottrarlo alla sua vista. L'occhio è l'organo del cuore: gli porta l'oggetto del suo desiderio. Lo sguardo di Dio verso il peccatore è tenero e benevolo come quello di una madre verso il figlio malato "si commosse". È il verbo che definisce la figura del padre. "Commosso" vuole dire: "gli si sono mosse dentro le viscere". Letteralmente "fu colpito alle viscere". L'evangelista Luca attribuisce a questo padre i sentimenti di una madre. Oggi, in un momento di silenzio, mi getterò ai piedi del Padre e lo ringrazierò per la sua attesa amorosa che sempre mi riserva quando mi allontano da casa |
giovedì 25 febbraio 2016
Medjugorie Messaggio del 25/02/2016
Ultimo Messaggio di Medjugorje, 25 febbraio 2016
"Cari figli! In questo tempo di grazia vi invito tutti
alla conversione. Figlioli, amate poco, pregate ancora meno. Siete persi e non
sapete che qual' è il vostro scopo. Prendete la croce, guardate Gesù e
seguitelo. Lui si dona a voi fino alla morte in croce perché vi ama. Figlioli,
vi invito a ritornare alla preghiera del cuore perché nella preghiera possiate
trovare la speranza ed il senso della vostra esistenza. Io sono con voi e prego
per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. "
Vangelo del giorno 26/02/2016
Mt 21,33-43.45
Costui è l’erede. Su, uccidiamolo! | |||
Commento su Mt 21, 33-43.45 "Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: "Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede, venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori dalla vigna e l'uccisero." Mt 21, 33-43.45 Come vivere questa Parola? Attraverso questa Parola riusciamo ad intuire lo stato d'animo del Signore Gesù. Ha fatto di tutto per annunciare le caratteristiche del Regno di Dio che lui è venuto a portare; ha guarito gli infermi; ha risuscitato i morti. Eppure, attorno a lui c'è un clima di sospetto, di violenza, di rifiuto. Il Maestro allora ricorre alla parabola. La vigna amata dal Signore rappresenta ciascuno di noi e il popolo di Dio in generale. Dio la ama con passione e si aspetta un raccolto abbondante. Invece riceve insofferenza e violenza. Lo stesso capita oggi. Quanti inviati di Dio sono stati e sono ancora maltrattati nel mondo: pensiamo ai paesi del medio oriente, dell'Africa e dell'Asia: essere cristiani in molti di questi paesi è pericoloso. Anche in Italia, e in occidente in generale, il cristianesimo e i veri cristiani subiscono spesso umiliazioni e pregiudizi. E c'è un'altra dimensione da non dimenticare: la vigna rappresenta ciascuno di noi. E ciascuno di noi ambisce a diventare padrone assoluto della sua vita, a conquistarsi la propria presunta "libertà" buttando fuori dalla nostra vita ogni riferimento a Dio pensiamo di diventarne padroni e non custodi. Eppure il nostro Dio continua a guardare la sua vigna, che siamo noi, con gli occhi dell'amore e la circonda di cure: che cosa potevo fare per te e non ho fatto? Canto d'amore di un Dio appassionato. E noi cosa rispondiamo? Oggi, la nostra preghiera silenziosa sarà un canto di riconoscenza e lode. |
Vangelo del giorno 25/02/2016
Lc 16,19-31
Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. | |||
Commento su Lc 16,19-31 "In quel tempo, Gesù disse ai farisei: "c'era un uomo ricco che vestiva di porpora e bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui..." Lc 16,19-31 Come vivere questa Parola? Sono due le scene che compongono il quadro del racconto evangelico di oggi. La prima scena riguarda la vita terrena dell'uomo ricco e del povero Lazzaro. La seconda scena, invece, ritrae il ricco e Lazzaro, dopo la morte. Il ricco, in vita, ha ricevuto beni. Lazzaro, invece, ha ricevuto mali. La situazione si capovolge con la morte di entrambi. Lazzaro, infatti, è consolato, mentre l'uomo ricco è nei tormenti. Dinanzi a noi, si aprono le stesse due strade, ecco, perché, anche noi, immersi nelle cose del mondo, a ogni istante, ci troviamo dinanzi alla possibilità di seguire il ricco epulone oppure l'insegnamento di Gesù. Lazzaro giace, ancora, alla nostra porta, mentre, noi, siamo indifferenti. "Lazzaro giace sulla nostra porta, ma le mode ci fanno preferire la solidarietà a distanza, quella delle adozioni di bambini lontani, che, mai, incontreremo. Le mode ci fanno preferire la solidarietà che viaggia sulle onde di un sms, una solidarietà che, mai, ci renderà davvero prossimi, a chi è nel bisogno. Apriamo i nostri occhi! Lazzaro è dentro la nostra famiglia, dentro il nostro posto di lavoro, dentro la nostra comunità". Oggi chiederemo al Signore che ridona la vista ai ciechi: "Signore, ridona la vista a noi, cristiani ciechi della domenica, solidali sì, ma solo fino al punto da donare il superfluo e non la vita, quella che tu hai donato". |
mercoledì 24 febbraio 2016
Vangelo del giorno 24/02/2016
Mt 20,17-28
Lo condanneranno a morte. | |||
Commento su Mt 20,17-28 "In quel giorno, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i Dodici e lungo la via disse loro: Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà." Mt 20,17-28 Come vivere questa Parola? Gesù si avvicina sempre di più alla sua Passione e sente il bisogno di vicinanza, di confidenza, di conforto. Prende in disparte i suoi più intimi e condivide la sua pena, la sua "paura". Purtroppo, la reazione dei Dodici e della madre dei figli di Zebedeo è assurda e pone al centro un sogno di grandezza e di ambizione in contrasto con la realtà della croce, valore essenziale del cristiano. Al termine di una discussione a basso livello, di fronte all'ottusità dei più intimi, Gesù chiarisce ancora una volta lo stile di chi vuole seguirlo: "colui che vorrà essere primo tra voi si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti". Oggi, in un momento di silenzio, rifletterò così: Giacomo e Giovanni, attraverso la loro madre, chiedono a Gesù un posto autorevole, io che cosa chiedo a Gesù nella preghiera? |
martedì 23 febbraio 2016
Vangelo del giorno 23/02/2016
Mt 23,1-12
Dicono e non fanno. | |||
Commento su Mt 23,1-12 "Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande fra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato." Matteo 23,1-12 Come vivere questa Parola? La Parola di Gesù, oggi, diventa come a uno specchio della nostra vita. Criticando scribi e farisei colpisce nel segno: "Loro dicono, ma non fanno", non osservano ciò che insegnano. Ecco quindi l'avvertimento per la gente e anche per noi: "Fate ed osservate quanto vi dicono. Ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno!" E' una critica terribile! Viene bollato un modo di fare e di vivere poco sincero. Nel meditare su queste incoerenze, oggi, conviene pensare non ai farisei e agli scribi di quel tempo ormai passato, bensì a noi stessi e alle nostre incongruenze. "Voi tutti siete fratelli". Gesù ordina di avere l'atteggiamento contrario. In modo chiaro, enumera gli atteggiamenti sbagliati dei farisei: fanno tutto per essere visti ed elogiati, si servono di tuniche speciali per la preghiera, a loro piacciono i primi posti ed essere salutati sulla piazza pubblica. Rappresentano un tipo di comunità che mantiene, legittima e alimenta le differenze di classe e di posizione sociale. Legittima i privilegi dei grandi e la posizione inferiore dei piccoli. Ora, se c'è una cosa che a Gesù non piace è l'apparenza che inganna. L'insegnamento finale del Vangelo odierno è chiaro: "Il più grande tra di voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà, sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato" Oggi mi rivolgerò al Signore con questa preghiera: "Gesù, mite e umile di cuore, rendi il mio cuore simile al tuo". |
domenica 21 febbraio 2016
Vangelo del giorno 22/02/2016
Mt 16,13-19
Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli. | |||
Commento su Mt 16,13-19 "Disse loro: "Voi chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli." Mt 16,13-19 Come vivere questa Parola? Per me chi è Gesù? Questa è la domanda decisiva che il vangelo oggi pone a ogni uomo o donna che voglia seguirlo. Da alcuni anni Gesù di Nazaret cammina per le strade della Galilea, e l'eco della sua fama è giunto fino in Giudea. Alcuni lo cercano per i suoi miracoli, altri lo guardano con sospetto perché sovverte le loro attese di un Messia potente. Ecco che un giorno, mentre si trova in disparte con i suoi discepoli, Gesù chiede loro informazioni su ciò che la gente pensa e dice di lui. Le risposte sono diverse, ma Gesù incalza, vuole una risposta più mirata: "Ma voi", voi che mi seguite, che vivete con me, che mi ascoltate e siete testimoni del mio parlare e agire, del mio stile di vita, "voi chi dite che io sia?". Forse, dopo un silenzio un po' imbarazzato, Simon Pietro, con audacia, coraggio e convinzione esclama: "Tu sei il Cristo, cioè il Messia, il Figlio del Dio vivente". E' lo Spirito che ha parlato in lui. Per questo Gesù lo chiama "Beato". In un momento di silenzio, oggi cercherò di rispondere a queste domande: Chi è per me Gesù? Lo vedo e lo sento come fondamento della mia vita? Lo sento come una presenza sempre accanto a me, che trasforma e riplasma la mia vita ogni giorno? |
Vangelo del giorno 21/02/2016
Lc 9,28-36
Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto. | |||
Commento su Lc 9, 28-36 "In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante." Lc 9, 28-36 Come vivere questa Parola? Il cammino quaresimale è iniziato da poco. Sentiamoci anche noi "presi" da Gesù e portati sul monte. La salita non è facile, ma c'è con noi il Maestro. Lui non ci lascia soli, non ci abbandona. A volte, come i tre apostoli, non riusciamo a capirlo, siamo tentati dal sonno. Ma Gesù non procede da solo. "Non è un eroe solitario". Vuole farci fare un'esperienza trasfigurante. Vuole farci entrare nella preghiera con lui. Scrive l'evangelista che "mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante". Era tale il mutamento del volto che ebbe riflesso anche nelle vesti. Quel giorno la preghiera fu particolarmente intensa. Gli apostoli rimangono come storditi e Pietro fa una proposta strana: vorrebbe rimanere lì sul monte per sempre. Tuttavia, in quell'evento meraviglioso non manca una nube che li avvolge e li riempie di paura. Sarà solo Gesù che li salva con la sua presenza di luce. Così avviene sempre per noi: nei momenti duri, nel dubbio, nel dolore Gesù può trasfigurarci. "E' la rottura del limite, è contemplare quanto è buono il Signore". Oggi preghiamo così: "Signore Gesù, Maestro, Via, Verità e Vita cammina con noi, insegnaci ad entrare nella tua preghiera e a percorrere le strade della quotidianità portando nei nostri occhi lo splendore del tuo volto. |
venerdì 19 febbraio 2016
Vangelo del giorno 20/02/2016
Mt 5,43-48
Siate perfetti come il Padre vostro celeste. | |||
Commento su Mt 5, 43-48 «Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Mt 5, 43-48 Come vivere questa Parola? Senza dubbio il testo odierno della parola di Gesù rappresenta una delle pagine più difficili, e più sublimi, di tutto il Vangelo. «Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli». Questo precetto e gli altri del discorso della Montagna, suonano alla mentalità dell'uomo moderno come irreali, impossibili, e persino ingenui. Come è possibile, con simili precetti, vivere nella società odierna e mantenere un minimo di ordine civile ? Il ruolo di Gesù e dei suoi discepoli non è però quello di gestire l'ordine "politicamente corretto" della società, ma di portare nel cuore stesso di essa un bagliore di luce, un segno premonitore di ciò che sarà un giorno l'altro Regno, perché «passa la figura di questo mondo» (1 Cor 7, 31). Il Regno, dove Dio sarà tutto in tutti ed il suo Amore inonderà l'universo: un amore misericordioso che non ricambia mai il male con il male, ma al male risponde sempre col bene, vince il male, lo cancella trasformando il cuore del malvagio. Solo la forza di Dio può veramente vincere il male. È una potenza che si chiama "Misericordia", che, spesso può sembrare agli occhi di questo mondo persino sovversiva. Tuttavia è la sola a rischiarare la terra, con un raggio di luce celeste, un riflesso della Misericordia del Padre. In questa Quaresima dell'Anno Giubilare della Misericordia mi impegnerò generosamente a bandire dal mio cuore ogni spirito di vendetta, violenza, intolleranza... per essere misericordioso come il Padre. | |||
giovedì 18 febbraio 2016
Vangelo del giorno 19/02/2016
Mt 5,20-26
Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello. | |||
Commento su Mt 5, 20-26 «Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono». Mt 5, 20-26 Come vivere questa Parola? Il tempo di Quaresima che stiamo vivendo è soprattutto tempo di perdono, di riconciliazione con i fratelli. La Parola di Gesù nel Vangelo odierno ci ricorda perentoriamente che l'offerta del culto deve avere un riferimento essenziale alla riconciliazione con il proprio fratello: «Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono». La liturgia esige di essere vissuta nella comunione fraterna. Se questa è stata in qualche modo spezzata, deve essere previamente ristabilita. Perché non è possibile, per Gesù, sperimentare una vera comunione di preghiera soltanto con Dio, escludendo i fratelli. Dio e i fratelli sono inseparabili! Davanti all'unico altare del Signore trovano posto solamente uomini e donne riconciliati fra di loro. È questo un insegnamento fondamentale che dobbiamo imprimere bene nel nostro cuore e nella nostra vita, sempre, ma soprattutto in questo sacro tempo quaresimale.
Oggi, mediterò attentamente questa Parola di Gesù nel suo Vangelo e farò un accurato esame di coscienza per cercare di estirpare dal mio cuore, in questo tempo quaresimale, ogni risentimento, astio, rancore nei confronti di qualche fratello.
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Vangelo del giorno 18/02/2016
Mt 7,7-12
Chiunque chiede, riceve. | |||
Commento su Mt 7, 7-12 «Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!». Mt 7,7-12 Come vivere questa Parola? Martedì scorso, commentando la preghiera cristiana per eccellenza che è quella insegnata dal nostro unico Maestro, il Padrenostro, dicevamo che "la prima parola (Padre) è già un annuncio che ci pone al centro della preghiera, perché in essa è già contenuto, come in germe, tutto". Anche nel Vangelo odierno Gesù ci spiega, facendo riferimento alla nostra esperienza terrena di vita familiare, che anche nel campo della preghiera bisogna sempre tenere nel sottofondo il rapporto esistenziale tra padre e figlio. Il figlio chiede con fiducia, perché sa che il padre gli concederà quanto gli occorre, e d'altra parte il padre, per il suo grande amore per il figlio, non può rimanere sordo alle sue richieste. Gesù poi ci eleva alle altezze del divino: se questo rapporto padre-figlio è vero nella nostra esperienza terrena, fra noi che «siamo cattivi», quanto ciò sarà infinitamente più vero nel rapporto col Padre celeste! E infatti la preghiera cristiana non è mai un gesto compiuto davanti a un distributore automatico, che ci dà quello che scegliamo. Essa presuppone un dialogo filiale col Padre celeste che «sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate». |
martedì 16 febbraio 2016
Vangelo del giorno 17/02/2016
Lc 11,29-32
A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona. | |||
Commento su Lc 11,29-32 Cerchiamo segni, perché nascondercelo? Siamo cristiani cattolici, ci professiamo tali eppure abbiamo sempre bisogno di certezze, di conferme. Come se la fede, invece, non avesse a che fare proprio col fidarsi, con l'avere fiducia. Invece no: come i contemporanei di Gesù abbiamo bisogno di conferme e corriamo dietro ai miracoli e alle apparizioni. Nella vita privata, poi, mettiamo alla prova Dio chiedendogli di manifestare la sua presenza esaudendo le nostre (a volte legittime) richieste. Dio se esisti fa' che... e mi immagino il Signore intento ad appuntarsi tutto quello che deve fare... Gesù, oggi, ci invita a non andare dietro ai segni ma a valorizzare la sua presenza nelle cose che già esistono. Profeti come Giona ancora attraversano le nostre distratte città. Cristiani saggi come Salomone che dispensano consigli li possiamo ancora trovare (anche se con una certa fatica, a dire il vero...). Non abbiamo scusanti: abbiamo tutti gli strumenti per prendere sul serio l'invito a conversione che ci fa il buon Dio. Ben più di Giona e Salomone abbiamo qui: la presenza stessa del Signore Gesù nel segno della sua parola e dell'eucarestia! |
lunedì 15 febbraio 2016
Vangelo del giorno 16/02/2016
Mt 6,7-15
Voi dunque pregate così. | |||
Commento su Mt 6,7-15 La preghiera nutre e sostiene la nostra fede perché ci permette di accedere a Dio. Pregando passiamo dal concentrarci su di noi, sulle nostre esigenze, al Dio cui rivolgiamo le preghiere. È lui che fissiamo, lui che scopriamo presente e operante nella nostra vita. La preghiera, allora, non è il tentativo di convincere Dio riguardo alle nostre esigenze ma di convincere noi riguardo al suo progetto benevolo sulla nostra vita. Gesù associa la preghiera alla scoperta del volto del Padre: quando preghiamo scopriamo che ci stiamo rivolgendo a un padre che sa ciò di cui abbiamo bisogno. Preghiera e fede, allora, innestano un circuito positivo e virtuoso: nella preghiera nutro la fede e conosco meglio Dio e il conoscerlo meglio, vederne il volto di Padre mi spinge ancor di più a relazionarmi con lui nella preghiera. Spesso la nostra preghiera diventa un elenco di richieste, non un intimo colloquio con Dio, per adeguarci alla sua volontà. La preghiera del Padre nostro dovrebbe essere la più preziosa, nella nostra vita interiore, l'unica preghiera donataci direttamente dal Signore che, pregata con intensità quotidianamente, ci aiuta ad avvicinarci alla pienezza della Pasqua. |
Vangelo del giorno 15/02/2016
Mt 25,31-46
Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. | |||
Commento su Mt 25,31-46 «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». Mt 25,31-46 Come vivere questa Parola? Il vangelo di oggi è molto esplicito sul giudizio che subiremo alla fine della vita: saremo giudicati sulla carità che avremo dimostrato verso le altre persone: Gesù ci ha dato un esempio, identificandosi con i più poveri ed emarginati. Dobbiamo considerare gli altri con gli occhi del cuore, vedendo in essi persone che hanno bisogno del nostro aiuto, del nostro sorriso, della nostra comprensione. Guidati dalla fede, vedremo in essi l'immagine di Dio, sentiremo l'appello, spesso silenzioso, a vivere con dignità la vita, sentiremo l'urgenza di non essere indifferenti di fronte alle loro necessità. Aiutami, Signore, a non essere insensibile, di fronte alle sofferenze e alle miserie delle persone, soprattutto di quelle più vicine. |
domenica 14 febbraio 2016
Vangelo del giorno 14/02/2016
Lc 4,1-13
Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo. | |||
Commento su Lc 4,1-13 Deponiamo le maschere: quelle di Carnevale e quelle che la vita ci ha cucito addosso, quelle che gli altri ci hanno messo, quelle dietro cui ci rifugiamo per paura delle scelte. Davanti a Dio, almeno davanti a lui, possiamo restare nudi senza provare vergogna. Gesù è spinto dallo Spirito Santo: i suoi anni di quotidianità, la quiete assordante di Nazareth sono ormai alle spalle. Ora è pronto per dire Dio. Gesù solidale con l'uomo vuole ripercorrere il sentiero di Israele, sperimenta la fame, si lascia avvolgere dal silenzio stordente del deserto, si lascia invadere dalla luce accecante del sole che riflette i colori delle scarne rocce del deserto di Giuda. Gesù vuole scegliere come annunciare la Parola, come svelare il mistero di Dio. La conoscenza che Gesù ha di Dio è assoluta: egli è il Verbo di Dio. Ma, in quanto uomo, egli vuole poter scegliere, elabora un piano pastorale, cerca nella pace della solitudine una risposta. Dio, fattosi uomo, ora conosce l'odore della resina e la stanchezza di una giornata di lavoro. Ora egli sa. Come sa che l'uomo è fragile, ondivago, buffo, scostante: come aiutarlo a superare la brutta immagine di Dio che si è fatto? Gesù entra nel del deserto per decidere quale Messia essere. Noi entriamo nel muto deserto quaresimale per chiederci se l'uomo che siamo è davvero quello che avremmo voluto diventare e, soprattutto, se assomiglia all'uomo, magnifico, che Dio porta nel cuore. |
mercoledì 10 febbraio 2016
Vangelo del giorno 11/02/2016
Lc 9,22-25
Chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. | |||
Commento su Lc 9,22-25 "Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno". Lc 9,22-25 Come vivere questa Parola? C'è, in Cristo Gesù, la piena consapevolezza di quell'itinerario di Passione Morte e Risurrezione che è il Suo Mistero: il Mistero Pasquale. C'è il suo pieno consenso a un progetto in cui la morte e la vita, la sconfitta totale (fino a scendere nel sepolcro) e la piena vittoria su ciò che è disgregazione di vita, hanno un esito di grande risalto proprio nella sua esistenza. E sarà Lui stesso ad affermare: "Per questo io sono venuto: per dare la vita per la salvezza degli uomini". Quel che ci offusca l'anima è l'aspetto del luminosissimo capovolgimento affermato e vissuto da Gesù. Perdere la vita per Cristo, cioè immergerla totalmente nel Vangelo, che è proposta di un'esistenza del tutto nuova, vuol dire salvezza! Tenere stretta la vita con mani di adunco egoismo, significa perdere: sì perdere realmente la vita dietro false opportunità di far soldi e roba, di accumulare e disperdere, vanificando proprio il gusto e la possibilità di godere di quel che è buono, onesto, vero, bello e tanto più bello quanto più condiviso e semplice. Si, Gesù, Tu aggiungi che, per camminare su questa strada, bisogna prendere la propria croce e prenderla ogni giorno. Fammi capire che è proprio quello che dà sapore alla mia vita. Fossi anche padrone di una multinazionale, che cosa mi gioverebbe se non fossi poi in pace con me stesso e con il mondo intero? |
Vangelo del giorno 10/02/2016
Mt 6,1-6.16-18
Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. | |||
Commento su Mt. 6,1-6.16-18 "Quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa". Mt. 6,1-6.16-18 Come vivere questa Parola? C'è anche fine umorismo in questa pericope. Dice quanto doveva essere attento e intelligente osservatore Gesù. Da che mondo è mondo esiste purtroppo, questa mania di pubblicizzare al massimo il bene fatto. Sembra che uno non possa agevolare un povero, dare una mano a chi è nel bisogno o compiere qualsiasi altra opera buona senza suonare la tromba (per stare all'immagine arguta di Gesù). Se Gesù è finito in croce, certamente ciò è avvenuto per un misterioso ma salvifico progetto del Dio Trino e Uno. Ma nella realizzazione concreta dell'accanita volontà di spingere Gesù in bocca alla morte, è evidente il livore dei Farisei, degli Scribi, dei Dottori della Legge e degli Erodiani che la Parola di Gesù aveva sferzato come uno scudiscio di verità che mette a nudo ciò che è immondo. Si, ogni ipocrisia è immonda. Ogni volontà di mettere in mostra il bene che compie non solo è biasimevole perché ti scaraventa in ciò che è fittizio, ma è anche ridicola. Come uno che suonasse la tromba per mostrare a tutti che sta per regalare un suo paio di scarpe a un povero. Mi pare molto terapeutica questa pagina di Vangelo collocata in questo giorno delle Ceneri. Inizia infatti il tempo forte dello Spirito che è la Quaresima: un cammino di quaranta giorni con più viva attenzione a vivere ciò che più vale e ciò che più decisamente ci prepara al triduo Santo del Mistero Pasquale. L'invito a non barare nel compiere il bene: a "guarire" dalla smania d'essere ammirati, lodati, encomiati è anche l'invito bellissimo a entrare in quel sentiero di splendida luce che è la verità. Si, Signore, fammi vivere nel pensare, nel volere, nell'agire. Quel che è in me adempimento della Tua volontà di bene sia - per tua Grazia - il semplice aderire a Te, per dirTi: Ti voglio bene e dunque amo e compio tutto il bene che Tu stesso vuoi nella mia vita. |
lunedì 8 febbraio 2016
Vangelo del giorno 09/02/2016
Mc 7,1-13
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini. | |||
Commento su Mc 7,1-13 Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini. Mc 7,1-13 Come vivere questa Parola? Noi siamo molto abili nel saper accomodare sulla nostra misura le cose, anche il Comandamento di Gesù - quello dell'Amore - facendo calcoli e difendendoci quando percepiamo che ci viene chiesto di perderci, di uscire da noi stessi, di incarnare la logica del servizio! Il rimprovero di Gesù e come quello di una Madre: sferzante ma apportatore di verità. Il suo "no" risoluto a tradizionalismi e formalismi di ogni genere spalanca una porta alla vita concepita come realtà di chiamata al dono di sé, al servizio dell'uomo vissuti per la gloria di Dio. Fuori da queste strade Il nostro cuore diventa duro, incapace di riconoscere il giochetto pericoloso del nostro egoismo la nostra mente si offusca e si difende razionalizzando, strumentalizzando, giustificandosi, cercando in tutti i modi di sentirsi "a posto" di fronte a Dio e agli altri. Smaschera Signore le nostre grettezze e facci vivere nel sole della Tua Verità! |
domenica 7 febbraio 2016
Vangelo del giorno 08/02/2016
Mc 6,53-56
Quanti lo toccavano venivano salvati. | |||
Commento su Mc 6, 53-56 "Deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello." Mc 6, 53-56 Come vivere questa Parola? La vita pubblica di Gesù raccontata da Marco evangelista, è un muoversi senza sosta tra la gente, in diverse città e territori, affrontando sia l'insidia dei farisei che le richieste spasmodiche e morbose della folla, sempre alla ricerca di beni immediati, di segni clamorosi. Gesù non si nega a nessuno; stando nelle situazioni e con le persone che le abitano, egli sollecita, provoca, fa pensare e anche accoglie, guarisce, salva; egli rimanda così ad un oltre che apre ad un nuovo volto di Dio ma anche dell'umanità: quello che egli rivela riduce la distanza tra Dio e l'uomo. Dio è, sì, colui che è sempre presente, Jahwè; è padre, giusto giudice, re degli eserciti; ma è anche figlio, servo sofferente, madre amorosa, che assume interamente la condizione umana, entra nel quotidiano e lo trasforma in luogo di salvezza. Signore, che nel nostro cuore non si spenga mai la coscienza di aver bisogno di salvezza; il desiderio di poter toccare almeno un lembo del tuo mantello, ci faccia far pazzie per cercarti e trovarti. |
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