Lc 24,13-35
Riconobbero Gesù nello spezzare il pane. | |||
Commento su Lc 24,13-35 «Nello stesso giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo». Lc 24,13-35 Come vivere questa Parola? Gesù incontra i due amici in una situazione di paura e mancanza di fede. Le forze della morte e la croce, avevano ucciso in loro la speranza. Gesù si avvicina e cammina con loro, ascolta la loro realtà e fa domande con semplicità e attenzione. Evoca la Bibbia e conduce, pian piano, a riflettere su quanto avevano dimenticato: "Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?" E' un rimprovero fraterno che consegna ai due amici la chiave per comprendere gli eventi che hanno vissuto. Ora camminano più svelti. C'è una luce sulla strada: quello strano compagno di viaggio che si rivelerà pienamente allo spezzare del Pane. La mia preghiera di oggi: "La tua Parola, Signore, è lampada ai miei passi!" |
martedì 29 marzo 2016
Vangelo del giorno 30/03/2016
Vangelo del giorno 29/03/2016
Gv 20,11-18
Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose. | |||
Commento su Gv 20,11-18 «In quel tempo, Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi? "Rispose loro:" Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna perché piangi? Chi cerchi?" Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo. Gesù le disse: "Maria". Essa allora voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbuni!". Che significa: Maestro!» Gv 20,11-18 Come vivere questa Parola? Una donna sta davanti al sepolcro vuoto di Cristo e piange. E' tempo di solitudine e di mistero. Maria Maddalena si sente smarrita, sperduta, ma non si arrende nella ricerca. L'amore è forte per quel Maestro che l'ha capita fino in fondo, l'ha scrutata nell'intimo, l'ha perdonata. Come la sposa del Cantico dei Cantici, la donna ha sfidato la notte, ha corso, ha pianto d'amore e di dolore. Ci sono momenti in cui nella vita tutto si sgretola. Sembra che sia finito tutto. Morte disastri, dolori, delusioni, tradimenti. Tante cose che possono farci mancare la terra sotto i piedi e ci possono portare all'angoscia. Ma può avvenire il miracolo. La voce nota, la voce amata: "Maria". E' il Signore, Il Maestro e la donna risorge con Lui. E' pazza di gioia. Gli si prostra ai piedi e lo adora. Ormai è tesa nell'ascolto e qualunque cosa le verrà richiesta la farà "volando". Sarà missionaria del Vangelo. |
lunedì 28 marzo 2016
Vangelo del giorno 28/03/2016
Mt 28,8-15
Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno. | |||
Commento su Mt 28,8-15 «In quel tempo, abbandonato il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: "Salute a voi". Ed esse avvicinatesi, gli strinsero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: "non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno".» Mt 28,8-15 Come vivere questa Parola? Le donne non fuggono di fronte al dolore, alla morte. Sono presenti: testimoni del grande Mistero. Nel momento della sepoltura sono rimaste sedute dinanzi al sepolcro. Nel mattino di Pasqua sono di nuovo davanti alla pietra ribaltata e sono le prime a cogliere i segni della Risurrezione. Proprio per questo loro restare diventano testimoni del più grande e meraviglioso evento della storia. Allora è Gesù stesso che va loro incontro con l'invito alla gioia: "Rallegratevi, non abbiate paura: Andate ad annunciare ai miei fratelli". Si gettano ai piedi del Maestro, lo adorano e ricevono l'investitura di apostole dell'Evangelo. Ora possono raccontare e insegnare. Oggi chiederò al Signore di donarmi la capacità di dimorare in Lui per poter diventare testimone della buona e bella notizia del Vangelo |
sabato 26 marzo 2016
Medjugorje Messaggio del 25/03/2016
Ultimo Messaggio di Medjugorje, 25 marzo 2016
"Cari figli! Oggi vi porto il mio amore. Dio mi ha
permesso di amarvi e per amore invitarvi alla conversione. Figlioli, voi siete
poveri nell’amore e non avete ancora compreso che mio figlio Gesù per amore ha dato la Sua vita
per salvarvi e per donarvi la vita eterna. Perciò pregate figlioli, pregate,
per poter comprendere nella preghiera l’amore di Dio. Grazie per aver risposto
alla mia chiamata. "
Vangelo del giorno 26/03/2016
Lc 24,1-12
Perché cercate tra i morti colui che è vivo? | |||
Commento su Lc 24,1-12 Un'altra notte ci attende. La più lunga fra le notti. Dopo quella in cui abbiamo assistito, scossi e impotenti, alla lotta interiore di Gesù e alla sua terribile scelta di donarsi per la salvezza dell'umanità, stiamo per celebrare la madre di tutte le veglie, la notte in cui la morte non è riuscita a fermare la potenza di Dio. Questo sabato in cui la Chiesa aspetta per poter correre sul fare del mattino al sepolcro per annunciare "non è qui, è risorto!", si consuma nel silenzio di un'attesa fremente di gioia. Davanti alla tomba vuota la comunità dei discepoli ripensa alle parole e ai gesti del Maestro, parole e gesti che ora interpreta nella maniera corretta. Non solo: lo sguardo si allarga oltre l'orizzonte e ripensa a tutta la storia fra Dio e Israele, cogliendo nelle vicende narrate dalla Scrittura un crescendo che porta alla venuta di Cristo e alla sua morte e resurrezione. Abbiamo di che gioire, fratelli nella fede! Oggi il Signore Gesù risorge dalla morte manifestando a tutti chi egli veramente è! Lasciamo che sia il travolgente torrente in piena dell'annuncio pasquale ad abbattere gli argini di diffidenza e di dolore che a volte caratterizzano la nostra piccola vita... |
giovedì 24 marzo 2016
Vangelo del giorno 24/03/2016
Gv 13,1-15
Li amò sino alla fine. | |||
Commento su Gv 13,1-15 «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Gv 13,1-15 Come vivere questa Parola? Gesù trascorre l'ultimo periodo della sua vita terrena con i suoi discepoli e dimostra il suo amore con un esempio concreto: si mette a lavare i loro piedi e li invita a fare altrettanto, non esclude nessuno (nemmeno Giuda, prossimo al tradimento). Egli ci insegna che amare gli altri è "servirli", è volere bene "sino alla fine", sempre in ogni circostanza, perché nulla deve fermare il nostro amore. Anche a noi Gesù chiede di imitare il suo gesto di servizio, di essere vicini soprattutto agli ultimi, ai poveri (in senso materiale e spirituale): ricordiamoci che come Gesù siamo venuti sulla terra per servire e non per essere serviti (cf Mt 20,18) Signore, fa' che il tuo amore mi avvolga e mi faccia stupire, e non mi avvicini a nessuna persona senza comunicargli la carità che ci trasforma e ci salva |
martedì 22 marzo 2016
Vangelo del giorno 22/03/2016
Gv 13,21-33.36-38
Uno di voi mi tradirà… Non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte. | |||
Commento su Gv 13, 21-33.36-38 Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: "In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà". I discepoli si guardavano l'un l'altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?". Rispose Gesù: "È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò". E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. [...] Ed era notte». Gv 13, 21-33.36-38 Come vivere questa Parola? La liturgia della Settimana Santa propone alla nostra attenzione più volte la figura inquietante di Giuda, il traditore, come per esempio nel Vangelo odierno di Giovanni e in quello di domani, di Matteo. Con pennellate di chiaroscuro assai espressive, l'Autore del quarto Vangelo cattura la nostra riflessione. È notte! Giuda appare in tutta la sua dimensione tenebrosa e misteriosa, satanica: «E, intinto il boccone, (Gesù) lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. [...] Ed era notte». I discepoli "si guardano l'un l'altro" con morbosa curiosità, per indovinare chi fosse il traditore e non guardano in sé stessi, alla propria inconsistenza interiore. In forte contrasto con Giuda, Giovanni, il discepolo che Gesù amava, si china sul petto del Maestro e percepisce i battiti di quel cuore colmo di amore. Mentre Pietro, nella sua istintiva impulsività, ignaro ancora del suo triplice tradimento, esibisce con presunzione la sua fragile fedeltà. Di fronte ai grandiosi gesti di Gesù nell'ultima cena, la comunità dei discepoli scopre che all'interno degli stessi chiamati abita il tradimento, ma scopre anche contemporaneamente la fedeltà di Dio più grande del peccato e la potenza dell'amore di Cristo che va oltre il tradimento. Di qui possiamo trarre un duplice avvertimento. Anzitutto la comunità è invitata a non scandalizzarsi e scoraggiarsi, quando scoprirà nel proprio seno il tradimento, perché è un'esperienza che Gesù per primo ha vissuto: il tradimento accompagna la Chiesa fin dalle origini. E il secondo avvertimento non è meno importante: la comunità e ciascuno di noi è invitato seriamente a non cullarsi su false sicurezze e a non presumere mai di sé, perché il tradimento è sempre possibile se non si è vigilanti nella preghiera. Ora facciamo silenzio e mettiamoci in ginocchio davanti all'Amore di Gesù per i suoi discepoli, per noi, per Giuda, scelto tra i Dodici e chiamato amico. Chiediamogli umilmente perdono di tutti i nostri tradimenti. |
lunedì 21 marzo 2016
Vangelo del giorno 21/03/2016
Gv 12,1-11
Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. | |||
Commento su Gv 12, 1-11 «Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell'aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: "Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?" [...]. "Gesù allora disse: Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura". Gv 12, 1-11 Come vivere questa Parola? Il racconto dell'unzione di Gesù a Betania è uno dei più sorprendenti e delicati dell'Evangelo. Esso si colloca nell'ultima settimana della vita terrena del Signore e viene interpretato da Gesù stesso come una profezia anticipatrice della sua morte imminente. Si tratta d'una specie di "ultima cena" con i suoi intimi amici di Betania, ed ha tutto il sapore dei momenti di addio. A compiere quest'atto unico ed irripetibile, e profetico, è proprio Maria, la donna amante dell'ascolto e del silenzio (cfr. l'episodio di Marta e di Maria: Lc 10,40). Possiamo essere certi, dunque, che il suo gesto così spettacolare, non è per nulla viziato da umano esibizionismo e ci dice tutta la solennità e l'importanza della scena descritta. «Prese... cosparse... asciugò...la casa si riempì». L'azione viene descritta come al rallentatore, in un clima di sospensione, che impone una pausa, per consentire al lettore di assimilare la scena in tutti i suoi particolari. Sono i quattro verbi di questa azione sacra, compiuta con le mani e con i capelli, senza alcun bisogno di parole superflue. Il gesto parla eloquentemente da solo. Nell'unguento versato è Maria stessa che si versa, che consegna sé stessa, che si effonde come una profumata confessione di fede e di amore in colui che ella riconosce e chiama il suo "Signore" (Gv 11,32). Solo un cuore amante, ispirato, libero (e femminile) poteva giungere a un atto così gratuito e pubblicamente sconveniente. Il vero protagonista del racconto è il profumo: l'unguento di nardo. Si tratta d'un olio profumato assai prezioso e genuino: una libbra (circa un terzo di chilogrammo) d'un unguento preziosissimo, valutato da Giuda (che se ne intendeva bene!) fino a trecento denari, che è l'equivalente del salario medio d'un anno di lavoro di un operaio agricolo. Una cifra enorme! Ma il prezzo e il valore di questo profumo va interpretato nel suo significato più vero. È l'AMORE che è senza prezzo! Maria compie questo gesto grandioso facendosi rappresentante dell'intero corpo dei discepoli, di tutti quelli che amavano Gesù e di tutti coloro che, pur non avendolo visto, lo avrebbero amato lungo i secoli. Quindi, Maria ha compiuto questo gesto anche per noi! In questa donna Dio trova finalmente ciò che da sempre cerca ardentemente: essere amato da chi ama. Ciò che Maria fa, anticipa quello che Gesù farà tra poco: tra sei giorni il vaso del suo corpo sarà spezzato ed esalerà la sua Vita come un profumo senza prezzo per la salvezza del mondo! La Chiesa è ora rappresentata da Maria, la "sposa" che risponde all'amore dello Sposo (Ct 1,3). Con Maria di Betania finalmente l'AMORE è amato e vive. Ora il suo profumo riempie tutta la casa. |
domenica 20 marzo 2016
Vangelo del giorno 20/03/2016
Lc 22,14-23,56
La passione del Signore. | |||
Commento su Lc 22,14-23,56 «Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!". L'altro invece lo rimproverava dicendo: "Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male". E disse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi sarai con me nel paradiso». Lc 22,14-23,56 Come vivere questa Parola? La Domenica delle Palme ci introduce nella Settimana Santa, la più grande delle settimane dell'Anno liturgico. La liturgia odierna ha due parti: la prima è simboleggiata dai rami di ulivo o di palma che i fedeli tengono in mano durante la processione, in un clima di gioia e di festa; la seconda è la santa Messa dominata dalla lettura della Passione del Signore, improntata invece a mestizia e a un profondo senso di commozione intensa e drammatica. Costretto dalla brevità, ho scelto come spunto della nostra meditazione il commovente episodio del "buon ladrone" riportato nel Vangelo odierno e che è proprio ed esclusivo di Luca, lo "scriba della mansuetudine di Cristo". Del buon ladrone si è detto di tutto e di più, persino che ha rubato in extremis il paradiso. Egli, diversamente dal suo compagno, che si era associato al disprezzo dei capi e dei soldati, riconosce e difende l'innocenza di Gesù, e ha avuto la fede e il coraggio di affidarsi totalmente a Lui, anche in quelle condizioni infamanti. "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno" è il grido accorato della sua preghiera. E la risposta di Gesù non tarda a farsi sentire, preceduta dalla formula caratteristica delle sentenze più importanti: «In verità io ti dico: oggi sarai con me nel paradiso». È un'assicurazione solenne della salvezza e - si noti bene - di una salvezza già per l'oggi, perché il futuro escatologico della salvezza è già qui. La salvezza del buon ladrone è la sintesi e il primo frutto della "buona notizia" del Vangelo della misericordia, che consiste nella comunione con Gesù nel suo Regno. Egli infatti è venuto a cercare ciò che era perduto, a chiamare i peccatori a conversione, ha condiviso la mensa coi pubblicani, è entrato nella casa di Zaccheo, ha scelto Levi tra i Dodici, ha accolto la peccatrice anonima. Ora muore tra due malfattori, condividendo il loro destino di infamia. È con questo estremo gesto di solidarietà che Gesù dà la salvezza a chi crede e si converte. Insomma, non c'è situazione umana di miseria e di peccato che possa escludere dalla salvezza, anche per il criminale, che muore a causa dei suoi delitti, rimane la speranza di essere salvato. Oggi ripeterò più volte, con fede profonda e grande umiltà, il grido della preghiera semplice del buon ladrone: "Gesù, ricordati di me". Come vorrei sentire anch'io, nell'ultimo istante della mia vita, quella consolante parola di salvezza: «In verità io ti dico: oggi sarai con me nel paradiso». |
venerdì 18 marzo 2016
Medjugorje Messaggio Straordinario del 18/03/2013
Messaggio Straordinario di Oggi 18/03/2016 dato alla veggente Mirjana
“Cari figli, con cuore materno e pieno d’amore verso ognuno
di voi, desidero impegnarvi in un abbandono completo a Dio Padre. Io desidero
che voi impariate, guardandovi e ascoltandovi dentro, come seguire la volontà
di Dio. Desidero che voi impariate come avere fiducia nella sua grazia e nel
suo amore, come anche io avevo sempre fiducia completa in Dio. Per questo, cari
figli, purificate i vostri cuori, liberatevi da tutto quello che è terreno e
permettete di essere pieni di quello che è da Dio. Permettete che tutto quello
che viene da Dio possa, con la preghiera e con il sacrificio, formare la vostra
vita, così che nei vostri cuori possa essere il Regno di Dio; così potete
iniziare a vivere cominciando da Dio Padre. Provate a camminare sempre con mio
Figlio. E per tutto questo, cari figli, dovete essere puri nello spirito, pieni
di amore e di misericordia. Dovete avere cuori puri e semplici e dovete essere
sempre disposti a servire. Cari figli, ascoltatemi, io dico tutto questo per la
vostra salvezza. Vi ringrazio.”
Vangelo del giorno 18/03/2014
Gv 10,31-42
Cercavano di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. | |||
Commento su Gv 10, 31-42 «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». Gv 10, 31-42
Come vivere questa Parola?
Giovanni il Battista rappresenta il mondo antico, il primo testamento. La sua missione era quella di svegliare le coscienze sull'attesa del Messia, riassumendo in un gesto di conversione, il battesimo, quel movimento per riprendere la contemplazione della rivelazione di Dio. Abramo, Mosè, i profeti avevano detto tante cose, Giovanni le raccoglie tutte e le rende vibranti, provocatorie per i suoi contemporanei. Arriva a scuotere Erode, il Re, che lo teme e lo rispetta. È l'antico che annuncia il nuovo, lo genera, gli permette di venire alla luce, di essere riconosciuto. Dopo un dialogo serrato con i soliti giudei provocatori e minacciosi di morte, Gesù si allontana da loro e torna oltre il Giordano, là dove Giovanni Battista prima di morire predicava e battezzava. Un po' di folla lo segue. Perché quello che il Battista aveva detto di lui si dimostra autentico. Ma cosa aveva detto Giovanni di Gesù? Torniamo al capitolo 3,31-36 del Vangelo di Giovanni e troviamo:
"Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui».
|
giovedì 17 marzo 2016
Vangelo del giorno 17/03/2016
Gv 8,51-59
Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno. | |||
Commento su Gv 8, 51-59 «Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?» Gv 8, 51-59 Come vivere questa Parola? Ormai il potenziale dialogo tra farisei e Gesù si è trasformato in controversia; non c'è più disponibilità a comunicare. Rimane solo un conflitto strategico, volto a difendere le proprie posizioni. I farisei, i giudei presenti si sono irritati perché gli sembra sia stata sminuita la loro discendenza da Abramo. Provocatoriamente ribadiscono a Gesù che egli pretende di essere addirittura più di Abramo, il padre nella fede. Cosa effettivamente determina l'epilogo di ogni disponibilità a comunicare è l'accenno alla resurrezione. Un'espressione velata ("se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno") introduce questo tema e se la domanda "Tu chi sei?" che la liturgia ci riportava ieri, sembrava aprire uno spiraglio, oggi quel "Chi credi di essere?" non lascia più dubbi. Gesù non è più credibile, addirittura si trastulla con temi che sono assolutamente da rifiutare: la resurrezione. Questa possibilità non è considerata dai farisei. Non è lecito pensare ad una vita che sa andare oltre la morte. A questo punto ogni parola di Gesù è sentita come frutto della sua presunzione. Ed egli non merita di vivere, è un pericolo. Nella mente di questi, si formula chiara l'idea di eliminarlo. Signore, noi inorridiamo di fronte a queste manifesta ottusità e durezza dei farisei. Ma non siamo troppo diversi. Quando l'irragionevolezza delle cose arriva a disturbarci, con un "chi ti credi di essere?" ci sbarazziamo dalla scomoda sollecitazione a pensare e a saper dare ragione della nostra speranza. Perdonaci Signore! |
mercoledì 16 marzo 2016
Vangelo del giorno 16/03/2016
Gv 8,31-42
Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. | |||
Commento su Gv 8, 31-42 «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: "Diventerete liberi"?» Gv 8, 31-42 Come vivere questa Parola? Un gruppo di farisei inizia a credere in Gesù. Quel dialogo intenso, difficile li appassiona e prepara i loro cuori ad accogliere aspetti di verità che non conoscevano. Gesù comunque non è tenero con loro. Non si ferma al primo ammiccamento. Quell'intuizione di verità desidera che sia compreso da questi in tutta la sua portata: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Il retaggio passato, il bisogno di ortodossia blocca questi credenti in embrione; collegare verità a libertà li irrigidisce. "Ma noi siamo liberi!" ribadiscono. Essere discendenti di Abramo li fa sentire privilegiati, esclusi da ogni bisogno di salvezza, di ulteriore liberazione. La presunzione di essere già a posto li allontana nuovamente da Gesù. Gesù si pone davvero anche in questo caso come segno di contraddizione che svela quello che è nel cuore delle persone. Un buon pensiero non è sufficiente. La novità del vangelo va accolta e va lasciata lavorare in noi, finché ogni minima espressione del nostro essere sia evangelizzata, convertita a Cristo. Signore, aiutaci in questo movimento di conversione. Lascia che la tua verità ci attragga e la libertà che ne consegue non ci faccia paura. |
martedì 15 marzo 2016
Vangelo del giorno 15/03/2016
Gv 8,21-30
Avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono. | |||
Commento su Gv 8, 21-30 "Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato". Gv 8, 21-30 Come vivere questa Parola? C'è in questa affermazione del Signore Gesù, una consapevolezza della propria identità che è in grado di spiazzare ogni dubbio. Ed è l'identità di Dio stesso. Ricordiamo infatti che, in una delle più forti e intense pagine dell'Antico Testamento, quando una voce di mistero parla a Mosè ed egli chiede di poter conoscerne il nome, gli viene detto: "IO SONO". Per poco che entriamo in profondità, avvertiamo che nessuno e niente può essere paragonabile a questo nome. Perché queste due parolette esprimono l'essenza stessa di Dio. Egli è l'ESSERE nel senso più pregnante del termine. E' l'ESSERE da cui tutto scaturisce come dono sorgivo. Tu che leggi, io, le persone care e tutte quelle che abitano sulla terra e gli esseri che la popolano (animali, vegetali, ecc.) tutta la dovizia dell'esistere viene dall'ESSERE per eccellenza: dall'IO SONO. E se Gesù non esita a rivelare se stesso come "Io Sono", entriamo nel mistero del Suo essere e sapersi Dio. Signore Gesù, se il Tuo nome è "IO SONO" nell'insondabile mistero del Tuo essere Figlio: Dio come il Padre e lo Spirito Santo, quel che però più mi tocca in profondità è quel Tuo accennare al momento cruciale della Tua vicenda di Salvatore: il venir appeso al patibolo infame della croce. Mi sconcerta e commuove quel tuo dire che sì, proprio allora, sarà svelato il tuo nome e il tuo essere. Perché in Te (e solo in Te) l'essere e l'esistere sono una cosa sola con l'Amore, il mistero del dono insondabile: più prezioso e sacro e splendente dell'universo. |
lunedì 14 marzo 2016
Vangelo del giorno 14/03/2016
Gv 8,12-20
Io sono la luce del mondo. | |||
Commento su Gv 8, 12-20 «Dov'è tuo padre?» Gv 8,12-20 Come vivere questa Parola? Questa settimana la liturgia ci presenta tutto il capitolo 8 del vangelo di Giovanni. Con l'episodio dell'adultera Gesù ha dimostrato che la legge è quella che Dio ha inciso nel nostro cuore, come già i profeti Ezechiele e Geremia avevano lasciato capire. Ora, Gesù, si prepara a smontare tutte le altre sovrastrutture religiose con cui i giudei erano riusciti ad intrappolare la rivelazione di Dio. L'evangelista Giovanni ci accompagna in quest'opera di demolizione associando le grandi feste ebraiche alla novità introdotte da Gesù e ci descrive l'approccio di Gesù come maieutico: egli prepara un incontro-scontro dialettico che obbliga chi lo ascolta a interagire con lui e a prendere posizione, chiarendo un pensiero proprio, lasciando emergere contraddizioni e falsità. In questo capitolo la festa che fa da sfondo è quella delle capanne. Una festa lunga, che ricorda l'esodo, la non stabilità, il doversi rifugiare sotto un tetto di frasche in un deserto pieno di luce, dove ancora l'unica guida era la nube luminosa di Dio. In mezzo alle luci e alla festa, Gesù afferma che è lui la luce del mondo. E da questa frase colta come una quasi bestemmia parte un percorso dialettico che tocca immediatamente punti difficili. Chi può confermare e dare testimonianza di quello che dici? Solo avere un testimone può far ritenere vera la propria parola. Chi sta ascoltando Gesù è ineccepibile nel rimprovero che gli fa e nella richiesta che gli pone. Ci vuole una testimonianza. E Gesù porta suo padre. Qui la domanda: ma chi è tuo padre? Dov'è, perché possa venire e confermare? Il gioco dialettico si pone anche su piani di significato e di riferimento molto diversi tra loro, volutamente mossi da Gesù perché il suo interlocutore si confonda e sia obbligato a ragionare su domande e risposte. Signore, quale padre stiamo cercando? Che immagine ce ne siamo fatta? Permetti che la nostra ricerca, il nostro domandare sia autentico, onestamente disposto a mettersi in discussione. |
venerdì 11 marzo 2016
Vangelo del giorno 11/03/2016
Gv 7,1-2.10,25-30
Cercavano di arrestare Gesù, ma non era ancora giunta la sua ora. | |||
Commento su Gv 7,1-2.10,25-30 «Non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato» Gv 7,1-2.10,25-30 Come vivere questa Parola? Il vangelo di oggi ci presenta Gesù, che vive il dramma dell'abbandono da parte dei capi della sua nazione, i quali non lo riconoscono come Messia. La vera identità di Gesù è sostenuta dal suo Padre celeste che gli rende testimonianza e lo accredita come Messia e rivelatore della verità. Il Figlio conosce perfettamente il Padre e lo annuncia ai suoi ascoltatori. Come ci poniamo noi di fronte al messaggio di Gesù? Lo accogliamo come la voce del Padre che è nei cieli e nel nostro cuore? Questo periodo di Quaresima è un tempo adatto per metterci in ascolto del Padre e vivere da veri e autentici cristiani. Signore Gesù, donami un cuore e una mente capaci di accogliere il tuo messaggio, rafforza la mia volontà per eseguire e vivere la tua Parola |
giovedì 10 marzo 2016
Vangelo del giorno 10/03/2016
Gv 5,31-47
Vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. | |||
Possiamo ascoltare le Scritture e accogliere la testimonianza dei profeti (di Giovanni Battista!) elaborando una fede che non è quella autentica. Questo è ciò che è accaduto alla maggioranza dei contemporanei di Gesù, tutti credenti, la maggior parte devoti. Possiamo essere talmente certi della nostra interpretazione da non cambiare idea nemmeno davanti a Dio! Davanti al miracolo di un paralitico guarito dopo decenni, i farisei cominciano a disquisire sulla liceità di fare questo gesto di sabato: filtrano il moscerino e ingoiano il cammello! Quanto è difficile raccapezzarsi davanti alla verità, quanto è difficile per chi crede mettersi in discussione! In questo anno della fede proviamo a scuotere le nostre certezze per rinforzarle, per distinguere ciò che è essenziale da ciò che è accessorio. Non temiamo di perdere la fede: usando l'intelligenza, nel solco dell'autentica tradizione cristiana, possiamo capire cosa davvero è essenziale e cosa è temporaneo. Che non succeda anche a noi di rigettare la novità di Dio in nome di Dio! Ascoltiamo la testimonianza della scrittura e dei profeti che ancora ci parlano di Cristo rivelatore del Padre! |
mercoledì 9 marzo 2016
Vangelo del giorno 09/03/2016
Gv 5,17-30
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. | |||
Commento su Gv 5, 17-30 "Ma Gesù disse loro: "Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco". Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gv 5, 17-30 Come vivere questa Parola? "Il sabato e il farsi figlio di Dio," ecco il motivo per cui i Giudei vogliono uccidere Gesù! "Scioglieva" il sabato che grazie a Lui ritrovava il suo "essere per l'uomo" e chiamava Dio Padre facendosi uguale a Lui. Farsi uguale a Dio è il peccato di Adamo, ecco perché accusano Gesù! Ma il peccato di Adamo non fu quello di farsi uguale a Dio, ma di rapire ciò che non può essere che dono; volle possedere in proprio ciò che gli veniva dal Padre: non accettò di essere figlio. Gesù invece è il Figlio, il primo uomo che accetta di essere tale: amato dal Padre e obbediente a Lui! |
Iscriviti a:
Post (Atom)