Mc 5,1-20
Esci, spirito impuro, da quest’uomo. | |||
Commento su Mc 5,1-20 "Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio". Mc 5,1-20 Come vivere questa Parola? Ci soffermiamo su questa conclusione di un fatto raccontato dall'evangelista Marco. È avvenuto nella regione dei Geraseni e sembra impregnato di drammaticità pur presentando qualche risvolto comico. Ma come? Un uomo indemoniato, che ne aveva combinati di guai contro se stesso e gli altri, viene liberato da Gesù. Un uomo un "rudere d'uomo" è reintegrato pienamente nella dignità della sua persona e Gesù, autore della liberazione, viene pregato di andarsene? Il nocciolo della questione sta nel fatto che il Signore ha creduto bene di acconsentire anche alle richieste dei demoni. Avevano chiesto di entrare in un branco di porci sul lì sul monte. E i demoni avevano agitato a tal punto questi animali da provocare il loro precipitarsi nel mare. Il fatto è grave perché tocca un tasto importante per l'uomo di allora e di oggi. Possedere tanti porci è grande ricchezza, equivale a una montagna di soldi. Ma il dramma sta qui: che un uomo da quasi morto sia stato ricuperato a vita e dignità, che Gesù sia stato Luce e volontà di salvezza anche tra i Geraseni ha valore relativo rispetto a una ricchezza materiale che per loro è terribile perdita. Ecco, l'idolatria è qui: far consistere il proprio bene e la proprio sicurezza nel possesso avido dei beni materiali; tenere in gran conto roba comodità e soldi più che la stessa persona umana e i suoi valori. Signore, ti prego, dammi chiarezza interiore, fammi libero e lucido nel giudicare le situazioni. Mai io posponga il valore della persona al valore idolatrico di roba e denaro. |
domenica 31 gennaio 2016
Vangelo del giorno 01/02/2016
sabato 30 gennaio 2016
Vangelo del giorno 31/01/2016
Lc 4,21-30
Gesù come Elia ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei. | |||
Commento su Lc 4,21-30 Oggi parliamo di come Dio sia venuto a parlare di sé e di come noi ci rifiutiamo di ascoltarlo. Le ragioni del rifiuto sono evidenti: Gesù è un Messia banale, poco spettacolare, non corrisponde ai criteri minimi di serietà del profeta standard. La Chiesa necessita di profezia e di profeti, di posizioni scomode e all'apparenza irriguardose per mantenere vivo il carisma fecondo del vangelo. È bello che ancora oggi ci siano dei cristiani che, sentendo di appartenere alla Chiesa, compiono scelte di pace e di giustizia a volte estreme che richiamano tutti, cristianiin primis, alla coerenza. Guai a spegnere lo spirito della profezia! A volte è la Chiesa intera a dover essere segno profetico nel mondo, come quando, finalmente!, assume un netto rifiuto di ogni forma di violenza e di guerra, fosse anche motivata da nobili ragioni (che quasi mai si rivelano del tutto nobili). Nello stesso tempo bisogna distinguere i profeti dai rompiscatole. In ogni comunità c'è il polemico che si sente un pochettino profeta, in ogni presbiterio il prete che assume posizioni forti. Gesù invita a mitigare la severità e la polemica mettendo al centro di ogni relazione, sempre, il bene maggiore dell'amore. Anche i profeti, insomma, devono stare attenti a non porsi fuori dalla norma assoluta del vangelo come ci ricorda con forza san Paolo. Amore che esige franchezza e richiamo, certo, ma pur sempre amore. |
Vangelo del giorno 30/01/2016
Mc 4,35-41
Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono? | |||
Commento su Mc 4,35-41 "lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia." Mc 4,35-41 Come vivere questa Parola? Il lago di Tiberiade è così grande che ai tempi di Gesù lo chiamavano "mare". La sua posizione è tale che, quando si scatena un temporale, è forte tempesta in furioso accavallarsi di onde. Così comprendiamo la preoccupazione dei discepoli che, con un malcelato senso di rimprovero, dicono al Signore: "Non t'importa che siamo perduti?" Il loro Maestro, infatti, sembrava insensibile alla gravità della situazione, oppresso da un sonno pesante dopo una giornata di fatica missionaria. Ma, immediatamente presente a sé e a quel che stava capitando, sgrida il vento e impone al mare di quietarsi. Immediatamente tutto intorno si placa in serena bonaccia. Poco prima Marco aveva scritto che i suoi discepoli l'avevano preso così com'era sulla barca. Certo doveva essere affaticato e la sua stessa tunica bianca non era stirata e splendente... E' il Gesù pienamente uomo che camminava con loro e condivideva tutto coi suoi: anche disagi climatici e stanchezze. Ma proprio ora, in quel vederlo immediatamente desto minacciare il vento e imporsi al mare sgridandolo forte, prende risalto la sua forza divina. La violenza della natura in burrasca non è un fatto da poco. Qui è come un'ombra gigantesca che viene immediatamente divorata dalla luce del potere di Cristo: il potere di un uomo che è pienamente uomo, ma allo stesso tempo non cessa di essere Dio e di manifestarlo quando le vicende della vita chiedono il suo intervento che sempre è amore. Signore, grazie perché tu sempre mi afferri e mi stupisci per questa Tua identità di Dio e di uomo in cui è l'Amore, solo l'Amore a dettare legge, una legge che è SALVEZZA. |
venerdì 29 gennaio 2016
Vangelo del giorno 29/01/2016
Mc 4,26-34
L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. | |||
Commento su Mc 4, 26-34 "Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa." Mc 4, 26-34 Come vivere questa Parola? Tutte aderenti alla vita le parabole del Regno di Dio. Bisogna notarlo subito perché in effetti il Regno di Dio non è qualcosa di stratosferico, ma è il cuore stesso di una vita che accoglie ciò che Gesù ci ha ottenuto con il Suo Mistero Pasquale di morte e resurrezione, cioè il trionfo della Vita: quella che ci è donata da Dio. E allora ecco - a pennello! - la parabola dell'uomo che sparge il seme sul terreno. Quel seme ha tale potenzialità di vita che si aggiusta da solo a germogliare e crescere a suo tempo senza che il seminatore debba continuamente affannarsi, intervenendo nel suo evolversi. Il Regno è di quel Dio di cui siamo figli adottivi in Cristo Gesù. In Lui siamo eredi della gloria futura e di quella grazia attuale che ci dà di crescere "germogliando" giustizia pace, gioia e dono di noi stessi là dove siamo chiamati a vivere. Non è qualcosa di vistoso né di appariscente il Regno di Dio! Però è di una potenza inaudita. Proprio come il seme che, caduto sotto il tuo sguardo, può non stupirti affatto e cadere a terra senza che tu te ne accorga, ma poi si rivela potenza di vitalità che dà buon frutto. Signore, accresci la mia Fede nella tua invisibile strategia circa il Tuo Regno. Fa' che il mio cuore sia buon terreno che accoglie la grazia e poi crede con ferma fiducia che, se non metto voluti impedimenti, germoglierà e darà frutti di bene: pace e gioia per me e per i fratelli. |
mercoledì 27 gennaio 2016
Vangelo del giorno 28/01/2016
Mc 4,21-25
La lampada viene per essere messa sul candelabro. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. | |||
Commento su Marco 4, 21-25 "Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più." Mc 4, 21-25 Come vivere questa Parola? Davanti al dono di Dio, a quanto Lui rivela all'uomo, ai "segreti" che condivide con noi, non ci si può limitare ad essere semplici "contenitori" passivi. Ci vogliono ascolto profondo e apertura di cuore: queste sono le caratteristiche che dicono la dedizione, la misura, la larghezza d'animo con cui vogliamo accogliere, capire e ridonare quanto ricevuto. Quante volte abbiamo sentito dai nostri insegnanti la classica frase: "Non ti applichi" che equivaleva a dire " sei disinteressato, quello che viene detto in classe per te non è importante". Ecco: Gesù chiede a noi una vita che si applica non nel senso del tanto fare, dell'attivismo, ma che si applica nella disponibilità, nell'attenzione, nella dedizione. Una vita attiva perché ha orecchi per ascoltare e ascolta, perché coltiva dentro di sé quell'amore che le fa dire sì alle diverse chiamate di Dio nei vari tempi della nostra esistenza. Questo permette al recipiente del nostro cuore di dilatarsi e di poter accogliere sempre più i doni di Dio perché il Signore non lesina grazia là dove trova spazi aperti alla sua presenza, là dove appunto trova attenzione e dedizione, disponibilità al sì. Al contrario si ritira dove incontra avarizia e chiusura, dove manca il sì o si tentenna troppo preoccupati di se stessi. Il discepolo non può essere uno troppo preoccupato di sé perché questo ha il potere di spegnere la luce che Cristo ha acceso in lui. É proprio come mettere la lampada sotto il letto e lasciare al buio non solo se stessi ma anche chiunque il Signore ci abbia messo accanto. Quando mi preoccupo troppo di me e penso più a quello che mi manca che a quello che invece posso ricevere da te, mi spengo Signore. Perdo la gioia e la speranza, divento apatico, inizio a calcolare ogni cosa. Svegliami per bene allora perché torni ad applicarmi nell'ascoltarti, nel pregarti, nel dedicarmi con tutta me stesso a ciò che conta. |
martedì 26 gennaio 2016
Vangelo del giorno 27/01/2016
Mc 4,1-20
Il seminatore uscì a seminare. | |||
Commento su Mc 4, 1-20 "In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: Ascoltate" Mc 4, 1-20 Come vivere questa Parola? La predicazione di Gesù di solito avviene in quel bellissimo tempio che è il creato ed è stimolante notare che con la natura che lo circonda Gesù prende il massimo contatto. Qui siede in una barca che è facile immaginare cullata dallo spumeggiare candido delle onde. La folla se ne sta a riva. Già questo dice molto in ordine alla sovranità di Gesù: una sovranità che si esercita non solo sull'umanità ma sull'intero cosmo. Ancora una nota, anzi due. Gesù non parla per essere acclamato come i grandi oratori. Parla per farsi capire. E dunque propone le parabole: piccoli racconti con in cuore un insegnamento di vita. Per questo a Lui preme che la gente si impegni in ciò che è prioritario in ordine a una vita autenticamente umana e cristiana: l'ascolto. Sì, mio Signore, se m'impegno non solo a leggere in fretta e furia la Parola di Dio ma invoco la Spirito Santo perché mi assista, mi illumini, mi aiuti a interiorizzare l'insegnamento di vita, sicuramente la mia esistenza a poco a poco cambia. Da indifferente disimpegnato e attratto dall'illusorio facile delle cose proposte dalla società del più avere, diventa una vita benedetta, aperta su vasti orizzonti dove "l'avere" è al servizio dell'essere e l'essere è gioia di amare e dunque di fare dei nostri giorni un dono lieto e perseverante |
lunedì 25 gennaio 2016
Medjugorje messaggio del 25-01-2016
Messaggio del 25-01-2015
"Cari figli! Anche oggi vi invito alla preghiera. Senza preghiera non potete vivere perché la preghiera è la catena che vi avvicina a Dio. Perciò, figlioli, nell’umiltà del cuore ritornate a Dio e ai Suoi comandamenti per poter dire con tutto il cuore: come in cielo così sia fatto anche sulla terra. Figlioli, voi siete liberi di decidervi nella libertà per Dio o contro di Lui. Vedete come satana vuole trarvi nel peccato e nella schiavitù. Perciò, figlioli, ritornate al Mio Cuore perché Io possa guidarvi a Mio Figlio Gesù che è Via, Verità e Vita. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. "
Vangelo del giorno 26/01/2016
Lc 10,1-9
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. | |||
Commento su Lc 10,1-9 "In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!"." Lc 10,1-9 Come vivere questa Parola? Nella pagina di vangelo di Luca che leggiamo oggi per festeggiare Timoteo e Tito, sono raccolti tutti i consigli che Gesù aveva lasciato ai suoi per portare la buona notizia. È un po' il mansionario dell'evangelizzatore! Prima regola: andare! Gesù contestualizza ogni suggerimento di come dire e fare, dentro ad un movimento. I discepoli vanno verso le persone, entrano nelle loro case, non aspettano di essere cercati. Perché chi ha bisogno della buona notizia a volte non lo sa. E chi ha la buona notizia, la deve portare là dove non è ancora arrivata. Seconda regola: andare in sobrietà, senza pretese, né di essere attesi, amati, riconosciuti, né di ricevere compensi per la propria presenza. Terza regola: presentarsi in pace, portando la pace! E se la pace è rifiutata, andarsene, neanche cominciare, né provocare o esasperare. La pace è la premessa per accogliere la buona notizia. La pace è un inizio che ritroviamo in noi come dono, ma che possiamo far crescere solo interagendo con gli altri. La pace si costruisce trafficandola, vivendo e lavorando insieme. Allora diventa possibile e si fa sinonimo di armonia, di disponibilità all'incontro con l'altro, senza pretese o attese esagerate nei confronti degli altri e di se stessi. La pace però è difficile, basta rifiutarla per precludere ogni suo ulteriore sviluppo. Signore, ci sia pace nelle nostre case, nelle nostre comunità. Pace che sia assenza di timori, di pigrizia, di invidia e gelosie, che sia voglia di cambiare, di crescere, amando e portando vita, la tua vita, ovunque. |
domenica 24 gennaio 2016
Vangelo del giorno 25/01/2016
Mc 16,15-18
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo. | |||
Commento su Mc 16,15-18 San Paolo è l'unico discepolo di cui ricordiamo la conversione, oltre che la morte. Il suo percorso spirituale è diventato il modello per ogni cercatore di Dio che incontra il Cristo, rivelatore del Padre e dell'uomo. Non una ma molte conversioni caratterizzano il percorso dell'uomo che cerca se stesso, che incontra Dio. San Paolo ci viene proposto come modello di questo accidentato percorso che siamo chiamati a ripetere con intelligenza e creatività. La conversione è il passaggio da una condizione ad un'altra, un gesto di adesione dell'intelligenza fatto con forza e, spesso, a costo di fatica e di lotta interiore. San Paolo era già credente, fin troppo. Accecato dalla sua passione, non riusciva a vedere che il suo zelo era diventato inaccettabile fanatismo. Quando parliamo di conversione, quindi, non intendiamo anzitutto il passaggio dell'ateo alla fede, ma del credente alla fede corretta. E questa conversione caratterizza la Chiesa, semper reformanda, sempre in riforma per adeguare il proprio stile di vita alle esigenze del Vangelo. Oggi, quindi, celebriamo la fatica della nostra conversione, il cammino che dobbiamo continuamente fare, senza scoraggiarci. La conversione sulla via di Damasco, per Paolo, non fu che l'inizio di una vita nuova in cui dovette affrontare numerosi cambiamenti. Eppure, alla fine del suo entusiasmante, sofferto e tormentato percorso, libero, si consegnò completamente a Cristo. |
Vangelo del giorno 24/01/2016
Lc 1,1-4;4,14-21
Oggi si è compiuta questa Scrittura. | |||
Commento su Lc 1,1-4; 4,14-21 Luca ha a cuore la sua serietà di storico, ci tiene a confermare la fede in cui è rimasto coinvolto: non sono favole quelle in cui ha creduto, né pie elucubrazioni. Ha dato del tempo, Luca, a questa ricerca e ci tiene a precisarlo. Viviamo brutti tempi: il vangelo è e resta uno splendido esempio di libro religioso, Gesù è una figura ammirevole, ma tutto si confonde: morale, favola, dottrina... Luca scuoterebbe la testa, invitandoci a prendere più sul serio la nostra fede, a dedicare del tempo alla nostra preparazione, a renderci conto che la fede va nutrita, informata, capita, indagata. E invece no: le quattro nozioni imparate di malavoglia al catechismo sono, spesso, l'unico approccio al cristianesimo che abbiamo conosciuto. Gesù inizia il suo ministero nella sinagoga di Nazareth: leggendo la splendida profezia di Isaia che vede un popolo di schiavi tornare dall'esilio, il Messia proclama ufficialmente l'inizio del Regno. Non sarà ascoltato, lo sappiamo, allora e oggi. Ma a coloro che hanno in coraggio di fidarsi di Luca e degli altri, coloro che - sul serio - cercano risposte, le indicazioni di Gesù sono davvero una splendida buona notizia. Nonostante tutto. |
venerdì 22 gennaio 2016
Vangelo del giorno 23/01/2016
Mc 3,20-21
I suoi dicevano: «E' fuori di sé». | |||
Commento su Mc 3,20-21 "In quel tempo, Gesù entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla. Al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi. Sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: "E' fuori di sé"." Mc 3,20-21 Come vivere questa Parola? Di nuovo una grande folla segue Gesù fino in casa. Sono talmente pigiati che non riescono neppure a disporsi per "prendere cibo". In questa pagina evangelica, la casa non è ritenuta il posto degli affetti familiari, il luogo sicuro dove uno può stare tranquillo e protetto. E' invasa da tanta gente e pure da confusione e disagio. Ecco che allora entrano in campo i "suoi", cioè i più intimi, i parenti del Maestro, che escono dalla loro casa per andare a prenderlo perché lo ritengono pazzo, fuori di sé. "Secondo i suoi Gesù dovrebbe avere un po' più di buon senso. Dovrebbe investire bene le sue qualità. Gesù invece simpatizza coi cattivi e trascura i propri interessi; si può prevedere che con la sua bontà e sprovvedutezza andrà a finir male". Quante volte anche noi se qualcuno nel nostro ambiente lancia un'idea originale o propone un'azione buona abbiamo reazioni ostili. Sono i pregiudizi che ci spingono a demolire, comunque a criticare. E' la storia di sempre che per il Figlio di Dio ha significato la Passione e la morte. Ricordiamo a questo proposito il monito di Papa Francesco: "Si può uccidere con le parole". E Chiediamo al Signore di donarci parole e pensieri puliti. |
giovedì 21 gennaio 2016
Vangelo del giorno 22/01/2016
Mc 3,13-19
Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui. | |||
Commento su Mc 3,13-19 "In quel tempo Gesù salì sul monte e chiamò a sé quelli che volle ed essi andarono da lui. Ne costituì dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni." Mc 3,13-19 Come vivere questa Parola? Ai suoi più vicini collaboratori, meglio, ai suoi corresponsabili, il Maestro chiede due cose essenziali: stare con lui e andare a predicare la buona notizia del Regno. Stare con lui significa unione e intimità con Gesù, pregare in profondità, vincere la solitudine umana, colmare il bisogno esistenziale di relazione e compagnia. Da qui scaturisce il secondo atteggiamento della sequela: la missione. Da qui nasce appunto la forza per predicare e avere il potere di "scacciare i demoni". Infatti "chi è unito a lui impara a conoscere il cuore del Padre e si offre con gioia ad andare presso chi ancora non lo conosce, perché la sua casa sia piena e non lo è fino a che manca anche un solo fratello". A lui, il Maestro, oggi chiediamo di farci permanere nella sua dimora e nell'ascolto della sua Parola per poterla donare anche agli altri. |
mercoledì 20 gennaio 2016
Vangelo del giorno 21/01/2016
Mc 3,7-12
Gli spiriti impuri gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse. | |||
Commento su Mc 3,7-12 Il Signore ci chiede di tenergli pronta una barca, per evitare che la folla lo schiacci. La sua fama si è diffusa e, nonostante la crescente tensione dei farisei nei suoi confronti, Gesù continua ad annunciare il Vangelo della salvezza e della liberazione. Anche oggi è così: quando sentiamo una buona notizia corriamo ad ascoltare chi ce ne parla nella speranza di farci guarire nel profondo. Noi, suoi discepoli, siamo chiamati a mettere la barca della nostra vita a disposizione del Signore. Poco importa se la userà o se resteremo in attesa: egli sa che può fare di noi ciò che vuole. il Signore ha bisogno di noi, servi inutili, anche solo per avere spazio in mezzo alla folla. Siamo collaboratori di Dio, nel nostro piccolo, il Signore ci rende discepoli e apostoli, ci usa come strumento per la sua gloria, per l'annuncio della sua salvezza. È lui che opera in noi, è lui che raggiunge i cuori attraverso la nostra disponibilità e l'amore che siamo chiamati a dare è lo stesso che abbiamo ricevuto abbondantemente incontrando il Signore. Ancora oggi milioni di uomini e donne cercano salvezza, senza sapere a chi rivolgersi. Mettiamo a disposizione del Signore la barca della nostra vita, casomai ne avesse bisogno. |
Vangelo del giorno 20/01/2016
Mc 3,1-6
È lecito in giorno di sabato salvare una vita o ucciderla? | |||
Commento su Mc 3,1-6 "Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Mettiti in mezzo!". Poi domandò loro: "E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?". Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: "Stendi la mano!". La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire." Mc 3,1-6 Come vivere questa Parola? "Tendi la mano" E' il gesto richiesto da Gesù all'uomo che aveva la mano essiccata. Qui punta tutta l'azione del Maestro: guarirci la mano, chiusa nel possesso e stecchita nella morte perché accolga il dono del sabato. Gesù, con questo miracolo, il più difficile che gli costerà la vita "completa la sua rivelazione: colui che vuol mondarci dalla lebbra è il Figlio dell'uomo che perdona e dà piedi per seguirlo, mangia coi peccatori e si proclama medico e sposo, fa il dono del sabato e guarisce la mano per riceverlo. E' lo stesso che finirà in croce portando su di sé la nostra lebbra, il nostro peccato, la nostra paralisi, il nostro digiuno, il nostro silenzio, la nostra durezza di cuore". Come riconoscenza per quanto ci dona attende solo il nostro desiderio che ci fa stendere la mano. Allora le sue mani inchiodate scioglieranno la nostra mano irrigidita e chiusa ai bisogni dei fratelli e delle sorelle. Signore, ecco la mia preghiera: "ecco le mie mani vuote, riempile di Te". |
domenica 17 gennaio 2016
Vangelo del giorno 18/01/2016
Mc 2,18-22
Lo sposo è con loro. | |||
Commento su Mc 2,18- 22 "Nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi." Mc 2,18- 22 Come vivere questa Parola? Ma che cosa significa mettere vino nuovo in otri nuovi? L'evangelista avverte il pericolo che anche l'insegnamento di Gesù venga trasformato in regole che le persone devono osservare, in regole che non corrispondono a quello che le persone vivono. Tutto questo va cambiato. La grandezza del Vangelo è che da sempre è stato considerato un testo vivente. Essere cristiani non vuol dire rispettare un regolamento, ma incontrare una persona che è Cristo Noi, invece, spesso ci lasciamo ingabbiare da formule, da parole ripetute senza l'eco dell'anima. Continuiamo a ripetere senza scatti di creatività. Abbiamo magari a disposizione la novità, ma ne siamo spaventati perché non sappiamo dove ci può portare. Allora versiamo tutto il nuovo che ci viene dallo Spirito, da Papa Francesco, dai santi nostri amici, da persone coraggiose che si giocano per il Vangelo, in vecchie strutture, nelle forme grigie e piatte dell'abitudine. Nella preghiera chiederemo al Signore di donarci un cuore nuovo, aperto alla sua grazia. |
sabato 16 gennaio 2016
Vangelo del giorno 17/01/2016
Gv 2,1-11
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù. | |||
Commento su Giovanni 2,1-11 E Gesù le rispose: "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora". Sua madre disse ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dirà, fatela". Gv 2,1-11 Come vivere questa parola? Questo brano evangelico di Giovanni è ricco di significato. Gesù non ha ancora iniziato il suo ministero. Sembra quasi che anche Gesù aspetti qualche segno per cominciare la sua missione salvifica. E' la madre che dà l'avvio. E' lei che sente pena per gli sposi che non hanno provveduto vino a sufficienza. Forse intuisce che il Figlio potrebbe aiutare in qualche modo, forse anche lei è ispirata da Dio. Rimane il fatto che è lei a spingere il Figlio a muoversi. Così, egli svela qualcosa del suo mistero di Verbo divino ed incarnato per la nostra salvezza. Non è a caso che Giovanni dice che queste nozze si celebrano il terzo giorno, legando questo evento al momento culminante dell'ora di Gesù, la morte in croce e la risurrezione. Dopo l'intervento di Maria segue il miracolo. I servi sono capaci di provvedere l'acqua ma solo Gesù può farla diventare vino, il vino migliore. Noi siamo capaci di offrire ciò che abbiamo, ciò che siamo e Gesù è capace di trasformare la nostra vita umana in vita divina proprio perché Gesù è Dio incarnato per la nostra salvezza. Le nozze sono pegno delle nozze eterne che Dio offre ad ogni persona che lo cerca con cuore umile. Bisogna ascoltare la parola di Maria: "Qualsiasi cosa vi dirà, fatela". Niente è impossibile a te, Signore! Tu sei incarnato per la mia salvezza, per darmi la vita eterna con te. Aiutami a godere e comprendere sempre meglio la tua presenza nell'Eucaristia, che è già un pregustare la gioia delle nozze eterne. Signore accresci la mia fede. |
venerdì 15 gennaio 2016
Vangelo del giorno 16/01/2016
Mc 2,13-17
Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori. | |||
Commento su Mc 2, 13-17 «Gesù, passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Udito questo, Gesù disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Mc 2, 13-17 Come vivere questa Parola? Nel racconto della chiamata di Levi descritta da Marco nel Vangelo di oggi, l'Evangelista sottolinea con forza che Gesù chiama e sceglie al suo seguito chiunque, anche un pubblicano «seduto al banco delle imposte». Egli non osserva le prescrizioni farisaiche del puro e dell'impuro, che vietavano la comunanza di mensa con pagani e peccatori, come il pubblicano Levi. Anzi, il Maestro siede «a tavola in casa di lui e anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù». Di questa violazione della legge i farisei chiedono conto ai discepoli: "Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Marco intende qui rivelare la vera natura della missione di Gesù, che si manifesta molto diversa da tutte le comuni aspettative e che non si lascia rinchiudere negli schemi del giusto e del peccatore: «Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Gesù dunque, non solo accoglie i peccatori, ma li cerca, li invita addirittura a condividere la sua responsabilità a seguirlo nell'annuncio del Vangelo. Il pubblicano Levi è chiamato a far parte dei Dodici: «Seguimi!". Non è forse vero che anche noi siamo tentati talvolta di separarci dai peccatori considerandoci fuori' da loro? Sono sempre gli altri che sono peccatori, noi ci mettiamo sempre tra i giusti! Non abbiamo paura di metterci anche noi fra i peccatori con verità ed umiltà, bisognosi anche noi della misericordia del Padre. Se ci riteniamo "sani" e "giusti", ci escludiamo dalla ricerca del Buon Pastore. |
giovedì 14 gennaio 2016
Vangelo del giorno 15/01/2016
Mc 2,1-12
Il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra. | |||
Commento su Marco 2, 1-12 Che cosa è più facile: dire al paralitico "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire "Àlzati, prendi la tua barella e cammina"? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te - disse al paralitico -: àlzati, prendi la tua barella e va' a casa tua». Mc 2, 1 - 12 Come vivere questa Parola? Da incontri che si raccontano e si risolvono in poche righe arriviamo ad un racconto dettagliato e ricchissimo come quello di oggi: ci sono molte interessanti provocazioni. La prima è che quel malato è un paralitico, immobilizzato in ogni suo arto non riesce ad esprimere niente, neanche la volontà di essere diverso. La seconda è il fatto che lo aiutino gli amici, che fanno persino un buco nel tetto perché egli possa arrivare vicino a Gesù. Sarà questa loro fede che smuove immediatamente Gesù. La terza è il modo di dargli attenzione da parte di Gesù, che si mostra più preoccupato dei suoi peccati che della sua immobilità. È questa provocazione che emerge nel racconto perché suscita la delusione dei curiosi e lo scandalo dei più istruiti tra la folla, quelli che erano venuti né per curiosità, né per necessità, ma solo per invidia e malignità. Gesù però, può così rompere il muro dell'apparenza: egli che ha già guarito tanti, davanti a quest'uomo sembra tornare su posizioni antiche, che legavano malattia e peccato. Ma come sempre, nel suo agire è pronta la provocazione ad approdare ad un "oltre".... perché quella paralisi è simbolica: raccoglie in sé tutte le paralisi che non permettono alla novità di fecondare menti e cuori delle persone. È ciò che in altre parti viene detto cuore indurito, mente corrotta, quello che noi definiamo immobilismo, resistenza al cambiamento, attaccamento eccessivo alla regola rigorosa, alla legge, al "si è sempre fatto così". Il perdono, la misericordia di Dio in Gesù arriva in queste situazioni e le "rimette" a posto. Alla provocazione segue l'azione: se è più difficile rimettere il peccato, allora una volta fatto questo, diventa quasi immediata anche la liberazione fisica. Signore, aiutaci ad andare oltre le apparenze perché non ci venga la tentazione di dire "è impossibile", "non ne vale la pena"... la tua speranza ci permetta di cercare e vedere oltre ogni muro che nasce per ostilità o per superficialità o per ignoranza. |
mercoledì 13 gennaio 2016
Vangelo del giorno 14/01/2016
Mc 1,40-45
La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. | |||
Commento su Mc 1, 40-45 «Venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi purificarmi!". Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, sii purificato!". E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato». Mc 1, 40-45 Come vivere questa Parola? Ciò che colpisce anzitutto in questa scena è la grande fede del lebbroso: «Se vuoi, puoi!». Questa preghiera è breve e semplicissima: di per sé non è neanche una preghiera in forma esplicita e nemmeno una richiesta formale. L'atteggiamento del lebbroso genuflesso, che mostra la sua lebbra, era già una preghiera muta, ma assai eloquente. Le parole contano poco, ma ciò che aggiungono è essenziale. Esse proclamano il potere divino di Gesù: «Puoi!». È una lezione di fede, perché la salvezza non può essere opera dell'uomo, ma solo dono di Dio. E Gesù capisce al volo la sua grande fede e risponde a tono: «Lo voglio, sii purificato!». Usa il passivo teologico, che, come si sa, esprime l'azione esclusiva di Dio. Il vero soggetto, infatti, che compie il miracolo non è un uomo, un guaritore qualsiasi, ma è Dio. Questa fede del lebbroso nel Cristo come Dio, è una preghiera irresistibile al cuore di Gesù. In secondo luogo è il senso di umanità e di sofferenza che afferra Gesù di fronte a questo relitto di umanità! Il lebbroso era costretto a vivere al bando della società. Era un intoccabile E invece Gesù compie un gesto rivoluzionario e contro la legge mosaica. «Lo toccò!». Non lo doveva fare!... Ma il Regno di Dio non tiene conto delle barriere del puro e dell'impuro: va oltre, le supera. Non esistono più uomini e donne da accogliere e uomini e donne da scartare: Lui è venuto per «toccare» e accogliere tutti, a cominciare proprio dai più reietti! Oggi supplicherò anch'io, genuflesso davanti a Gesù, la preghiera colma di fede del lebbroso: "Sé vuoi, puoi purificarmi!" Sentirai nel profondo del tuo cuore la Sua risposta: «"Lo voglio"»! |
martedì 12 gennaio 2016
Vangelo del giorno 13/01/2016
Mc 1,29-39
Gesù guarì molti che erano afflitti da varie malattie. | |||
Commento su Marco 1, 29-39 "La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva". Mc 1, 29-39 Come vivere questa Parola? Tra mille segni eclatanti che potevano essere compiuti, o che compiuti potevano essere ricordati, il vangelo secondo Marco sceglie quello della guarigione di una donna anziana, a letto con la febbre. Una donna amata, tanto che appena Gesù arriva in quella casa gliene parlano. La vita va avanti lo stesso, la tavola è pronta, un ospite può essere invitato anche all'ultimo momento, ma il pensiero per quella donna a letto, anche se non ha niente di eccezionale, prende il cuore delle persone. E loro confidano a Gesù la loro preoccupazione. Credo sia uno dei quadri evangelici più intimi, rapidissimo e intenso come tante pagine di Marco, ma capace in poche battute di restituire il valore della presenza di Gesù. Egli non disdegna nulla, l'indifferenza non lo tocca. La confidenza con lui, la fiducia in lui porta le persone a consegnargli tutto: beni, risorse, capacità ma anche emozioni e sentimenti. E preoccupazioni, dispiaceri, desideri. E tutto diventa una preghiera non convenzionale, spontanea e autentica, basata unicamente sulla fiducia e sull'intimità con lui. La febbre della nonna diventa l'occasione perché sia manifesta la tenerissima prossimità di Gesù: si avvicina a lei, la prende per mano. Un tocco e la donna è nuovamente in piedi, pronta a servire, a restituire il bene ricevuto. Signore, che l'indifferenza non soffochi quei sentimenti che non ci fanno dimenticare gli altri e ci fanno accorgere della difficoltà altrui. Oggi ti confideremo con amore tutte le nostre preoccupazioni, ti affideremo i nostri anziani che si indeboliscono, i giovani che temono il futuro, i piccoli che ci riempiono la vita. |
lunedì 11 gennaio 2016
Vangelo del giorno 12/01/2016
Mc 1,21-28
Gesù insegnava come uno che ha autorità | |||
Commento su Mc 1, 21-28 «Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: "Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il Santo di Dio!" E Gesù gli ordinò severamente: "Taci! Esci da lui!" E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui». Mc 1, 21-28 Come vivere questa Parola? L'evangelista Marco nel brano odierno del suo Vangelo, con stringatezza e lapidarietà, com'è nel suo stile caratteristico, propone alcune linee essenziali sull'identikit di Gesù, in perfetta consonanza con la tradizione sinottica, che presenta il Maestro di Nazareth come «il profeta potente in opere e parole» (Lc 24,19). Marco vuole che il lettore, come la folla, prenda atto che Gesù insegna come «uno che ha autorità, e non come gli scribi» e che il suo insegnamento è un qualcosa di nuovo e di sorprendente. Nella Parola di Gesù infatti, si avvertiva la presenza della novità assoluta di Dio, una novità qualitativa, "creatrice", che non proveniva dall'esterno, ma dall'interno, e che purificava e ringiovaniva. L'insegnamento degli scribi invece, mutuava la propria autorità dall'esterno, era puramente ripetitivo, perché rimandava all'autorità di qualche scuola del passato o di qualche celebre rabbì. Non così la Parola di Gesù: una parola diretta, che attinge in sé la sua forza chiara, trasparente e inaspettata, senza bisogno di argomenti esteriori che la rafforzino. La Parola del Maestro di Nazareth non è come quella dell'uomo. Per l'uomo dire e fare sono due momenti distinti e perlopiù separati. Al primo non segue necessariamente il secondo: tra il dire e il fare - dice saggiamente il proverbio - c'è di mezzo il mare. Invece per Gesù sono la stessa cosa. La sua Parola è un fatto, qualcosa che accade realmente. Quando Gesù dice una cosa la fa, e la fa per il fatto stesso che la dice. Nel Vangelo di oggi, per esempio, il Signore comanda allo spirito impuro: «"Taci! Esci da lui!". E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui». «Signore, io non son degno che tu entri nella mia casa, ma dì soltanto una Parola, e io sarò salvato!». |
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