giovedì 30 giugno 2016

Vangelo del giorno 30/06/2016

Mt 9,1-8
Resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati».
Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua.
Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

Parola del Signore


Commento su Mt 9, 1-8

Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire "Àlzati e cammina"?

Mt 9, 1-8

Come vivere questa Parola?

I segni apparenti del benessere (salute, soldi, considerazione sociale) potrebbero essere niente, di nessun valore se paragonati allo stato di grazia, alla condizione di effettiva sintonia con Dio. Le parole e i gesti di Gesù riportati qui da Matteo sono eloquenti. Più facile restituire benessere, guarire il corpo o l'anima? E chi può farlo?

Tante opere belle hanno come finalità quella di riscattare le persone dalla miseria, dalla malattia, dalla scarsa dignità e dalla mancanza di diritti. Sono azioni che vanno sostenute, vanno costruite quando mancano, ma potrebbero non essere tutto. Alle persone va data la possibilità di ricostruirsi "dentro". Senza falsità, in sincerità di cuore. Le persone hanno diritto di riconoscere il loro peccato, la loro mancanza e poi sentire la proprio umanità redenta, trasformata, sanata. Anche le mancanze, le ingiustizie subite, non solo quelle agite, si curano allo stesso modo. La grazia di Dio è il suo amore, la sua presenza attiva nella vita, nei pensieri, nel corpo delle persone. La presenza di Dio si trasmette con i sacramenti, con la sua parola annunciata, con la condivisione amorevole con chi presta occhi, orecchi, mani, piedi a Cristo stesso.

Signore, che la nostra persona non sia mai giudizio per gli altri, ma misericordia, in nome tuo.

sabato 25 giugno 2016

Medjugorie Messaggio del 25/06/2016

Medjugorie messaggio del 25 Giugno 2016





"Cari figli! Ringraziate Dio con me per il dono che Io sono con voi. Pregate, figlioli, e vivete i comandamenti di Dio perché siate felici sulla terra. Oggi, in questo giorno di grazia desidero darvi la mia benedizione materna di pace e del mio amore. Intercedo per voi presso mio Figlio e vi invito a perseverare nella preghiera perché con voi possa realizzare i miei piani. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. "

Vangelo del giorno 26/06/2016

Lc 9,51-62
Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme. Ti seguirò ovunque tu vada.

Dal Vangelo secondo Luca

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

Parola del Signore


Commento su Lc 9,51-62

Gesù indurisce il volto si incammina senza indugio verso la città che uccide i profeti, che massacra ogni opinione, che annienta ogni novità creduta pericolosa. Dai suoi discepoli pretende la stessa convinzione.

La determinazione nell'annuncio del Vangelo non può mai diventare violenza, anche solo verbale, anche per una buona causa. La sconfortante figuraccia di Giovanni il mistico ammonisce i fratelli che hanno avuto la gioia di sperimentare la dolcezza della preghiera e della meditazione, del silenzio e della contemplazione, raggiungendo vette spirituali non abituali nel percorso di fede. L'avere ricevuto enormi grazie non ci mette al riparo da clamorosi errori, tanto peggiori quanto motivati da presunte rivelazioni interiori. Il discepolo è un amante della pace, un pacifista pacificato, uno che sa che la scelta del Vangelo è - appunto - una scelta, uno che sa valutare il fallimento del proprio annuncio nella paziente logica del Vangelo. Non basta una bella esperienza di fede per avere un cuore convertito, né un'intensa vita di preghiera per non cadere nel rischio di fanatismo e di intolleranza. Quante volte misuriamo la nostra pastorale dai risultati, pur convinti - in teoria - che ciò che a noi è chiesto è solo di seminare, ma scoprendoci depressi in realtà, se non vediamo dei frutti. La logica del Regno ci fa credere che Dio solo suscita la fede. Il discepolo dimora nella pace, perché sa che è il Maestro che annuncia e conosce, e noi a corrergli dietro..

Vangelo del giorno 25/06/2016

Mt 8,5-17
Molti verranno dall’oriente e dall’occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.
Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva.
Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
“Egli ha preso le nostre infermità
e si è caricato delle malattie”.

Parola del Signore


Commento su Mt 8,5-17

«Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.»

Mt 8,5-17

Come vivere questa Parola?

Gesù è mosso a compassione per le sofferenze dell'uomo: nel suo amore e nella sua onnipotenza guarisce anche a distanza: ascolta la supplica del centurione che gli chiede di guarire un suo servo ammalato, poi ristabilisce in salute anche la suocera di Pietro, che prontamente si mette a servirlo (cf Mt 8,14-15) e infine risana gli ammalati che gli erano presentati (cf Mt 8,16). Egli dunque appare come l'inviato di Dio che si addossa le infermità per reintegrare le persone umane in salute.

Da sottolineare l'umiltà del centurione che afferma di non essere degno di accogliere il Cristo nella sua casa, ma è sufficiente che dica una parola e il suo servo sarà guarito.

La frase del centurione è ripetuta da noi cristiani ogni volta che ci accostiamo all'eucarestia: non siamo degni che il Signore entri sotto il nostro tetto, ma se Lui dice una parola noi siamo salvati. E' lo stesso Gesù che si avvicina a noi e ci rende degni di poterlo ospitare nel nostro cuore.

Anche la suocera di Pietro è guarita immediatamente appena Gesù la prende per mano (la mano era il simbolo della operosità) e subito dopo - con una delicata annotazione per la donna - l'evangelista afferma che ella guarita "si mise a servirlo" (Mc 8,15).

Anche a noi, oppressi dalla febbre, che è il peccato, possiamo essere guariti solo se Gesù si avvicina a noi, perché solo Dio può perdonare il peccato (cf Mc 2,7; cf anche Es 34,7; Sal 25,18) e se noi a nostra volta permettiamo che Lui ci venga vicino. Una volta guariti, anche noi possiamo metterci al servizio di Cristo e testimoniare il suo Vangelo.

In questo anno della misericordia rinnoviamo la nostra fiducia in Dio, presentiamoci umilmente pentiti dei nostri peccati, per ricevere il suo perdono.

O Signore, avvicinate a me che sono peccatore e cancella i miei peccati, perché possa presentarmi degno e puro dinanzi al tuo altare

venerdì 24 giugno 2016

Vangelo del giorno 24/06/2016

Lc 1,57-66.80
Giovanni è il suo nome.

Dal Vangelo secondo Luca

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Parola del Signore


Commento su Luca 1,57-66.80

Perché l'uomo ha bisogno di profeti? Perché non li riconosce mai al momento giusto e li uccide? O li applaude per smorzare la forza delle loro parole che frustano e giudicano? Perché, Signore degli eserciti, hai bisogno di uomini che scavino come un solco il popolo per potere seminare la tua Parola? 

Immenso Giovanni seccato dal vento del deserto. Immenso profeta acido e violento, dai lunghi solchi che scavano le guance, roso dalla propria missione, svuotato dai lunghi digiuni e dalla penitenza! Quando sei andato via di casa per seguire quella voce interiore? Quando hai sentito la derisione dei tuoi compagni che ti prendevano per pazzo? Quanto silenzio assordante hai dovuto sopportare prima di scoprire che tu eri voce? Quante volte hai scrutato i volti tra la folla che giungeva a fiumi e si gettava in ginocchio davanti a te per vedere se - infine - egli fosse giunto? Quanto ti è costato dire che tu non eri nulla e che scomparivi davanti a lui, e che lui avrebbe acceso il fuoco che tu stavi preparando? Quanta verità in te, immenso Giovanni, che non hai cavalcato l'entusiasmo, che non hai giocato a fare il Messia o il guru ma sei stato al tuo posto rifiutando ogni corona e ogni gloria? Cosa hai provato vedendolo in mezzo ai penitenti - l'immacolato, il senza colpa, il puro - venire a chiederti il battesimo? E quanta solitudine e sconcerto hai provato - ultima prova, definitiva prova - quando nel buio di una cella ti sei chiesto se fosse davvero lui il Messia o se ti eri preso un abbaglio? Grande Giovanni, grande profeta che hai suscitato l'ammirazione di Dio!

martedì 21 giugno 2016

Vangelo del giorno 22/06/2016

Mt 7,15-20
Dai loro frutti li riconoscerete.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

Parola del Signore


Commento su Mt 7,15-20

«Dai loro frutti li riconoscerete (...). Ogni albero buono produce frutti buoni»

Mt 7,15-20

Come vivere questa Parola?

Gesù invita i suoi discepoli ad essere attenti ed osservare la vita di coloro che parlano: dal loro agire si manifesta la realtà in cui credono. Se vivono nella contraddizione tra ciò che dicono e ciò che vivono, non sono veri profeti del Signore: le loro opere infatti non derivano dalla Parola di Dio, ma dal loro egoismo e dalle loro passioni.

La gratuità è un grande dono che ogni persona umana può elargire ad un'altra, sull'esempio appunto di Cristo che è nato e morto da povero, donando tutto se stesso per la salvezza dell'umanità.

Se l'albero è buono, anche i frutti saranno buoni e piacevoli, se è cattivo anche i frutti saranno cattivi disgustosi. Se agisco con doppiezza, sarò ben presto smascherato dalle persone più avvedute e accorte. La sincerità del cuore si esprime anche - anzi direi soprattutto - nella sincerità delle nostre azioni, portando frutti di bene e di armonia.

Donami Signore la volontà di essere sempre sincero nelle mie parole e nella mie azioni, perché possa essere tuo vero imitatore e discepolo

lunedì 20 giugno 2016

Vangelo del giorno 21/06/2016

Mt 7,6.12-14
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

Parola del Signore


Commento su Mt 7,6.12-14

Due detti di Gesù inquadrano la regola aurea presente anche in esperienze sapienziali e religiose messa però in positivo: siamo chiamati a fare agli altri ciò che vogliamo che gli altri facciano a noi. Una visione positiva, non riduttiva (non fare), che ci spinge ad osare, a immaginare, a immedesimarci nei panni altrui. Sapendo, però, che non tutti possono cogliere con la dovuta attenzione il messaggio del vangelo: a volte è meglio tacere che dare la perla del Regno in pasto a chi non vuole accoglierlo e capirlo. Chiamati a rendere testimonianza, non sempre è opportuno farlo se il contesto in cui siamo disprezza le cose che stiamo per dire. Così in ufficio, a scuola, ma anche a casa, ci sono delle situazioni in cui è meglio tenere la fede per sé, evitando di creare inutili conflitti e contrapposizioni. L'ultimo detto lo sperimentiamo quotidianamente, avendo preso il vangelo seriamente: essere discepoli sul serio non è facile, è esigente, faticoso, in certi momenti ci si trova a combattere contro la mentalità imperante che scansa ogni impegno e responsabilità. È impegnativo amare davvero, è gioiosamente faticoso accogliere il vangelo così come Gesù lo ha vissuto.

Vangelo del giorno 20/06/2016

Mt 7,1-5
Togli prima la trave dal tuo occhio.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Parola del Signore


Commento su Mt 7,1-5

«Non giudicate, per non essere giudicati»

Mt 7,1-5

Come vivere questa Parola?

Gesù nel Vangelo ci esorta a non giudicare, perché non sappiamo le intenzioni profonde di una persona che agisce, non conosciamo i motivi interiori che la spingono a comportarsi in un certo modo. Purtroppo qualche volta mettiamo "una trave" che ci impedisce di vedere la pagliuzza che è nell'occhio del fratello e che ci separa da lui ed anche da Dio, perché mettiamo al primo posto il nostro egoismo e non pratichiamo misericordia e solidarietà. In questo caso ci manca uno sguardo di bontà ed anche di compassione, critichiamo e non accettiamo l'altra persona.

Purtroppo la maldicenza e la critica astiosa ci fa soffrire: ma ci chiediamo anche onestamente se qualche volta - speriamo pochissime! - anche noi non ne abbiano fatto uso, per difenderci o sbarrare la strada ad un altro... concorrente (per così dire). Quando osserviamo l'agire di un altro, mettiamoci nella prospettiva di Dio che è attento alla persona non al suo peccato (che è perdonato), e che concede sempre una opportunità per redimersi.

Dunque Gesù ci chiede compassione e perdono, e non giudizio severo e tagliente. Egli ci affida gli altri, così come sono, con le loro virtù e i loro difetti, perché noi li aiutiamo e li accompagniamo nel lento e faticoso cammino verso la perfezione evangelica, perché siano trasformate in nuove creature.

Signore Gesù, metti un lucchetto alla porta del nostro cuore, per non pensar male di nessuno, per non giudicare prima del tempo, per non sentir male, per non supporre, né interpretar male, per non profanare il santuario sacro delle intenzioni. Signore Gesù, legame unificante della nostra comunità, metti un sigillo alla nostra bocca per chiudere il passo ad ogni mormorazione o commento sfavorevole. Dacci di custodire fino alla sepoltura, le confidenze che riceviamo o le irregolarità che vediamo, sapendo che il primo e concreto modo di amare è custodire il silenzio. Semina nelle nostre viscere fibre di delicatezza. Dacci uno spirito di profonda cortesia, per riverirci l'uno con l'altro, come avremmo fatto con te. Signore Gesù Cristo, dacci la grazia di rispettare sempre. Così sia.

domenica 19 giugno 2016

Vangelo del giorno 19/06/2016

Lc 9,18-24
Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.

Dal Vangelo secondo Luca

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».

Parola del Signore


Commento su Lc 9,18-24

«Tu sei il Cristo di Dio». «Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto».

Lc 9,18-24

Come vivere questa Parola?

Gesù, dopo una notte di preghiera, chiede ai suoi discepoli chi Egli sia, quasi una sondaggio sulla sua persona. I discepoli rispondono riportando le opinioni della gente: "Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto". A Gesù però interessa molto più la loro opinione personale e allora a nome di tutti Pietro risponde, con una professione di fede, affermando che Egli è "Il Cristo di Dio" (Lc 9,20). Subito Gesù aggiunge che Egli sarà un Messia sofferente e chiunque vuole seguirlo, deve prendere la sua croce ogni giorno.

Il vero discepolo deve imitare il Cristo nelle sofferenze quotidiane, nell'adempimento del proprio dovere, nell'accettare le prove della vita, per amore di Lui. Seguire Gesù significa allora dimostrare il nostro amore verso Dio e verso le persone umane in ogni situazione di vita ed essere solidali con le persone in difficoltà. Ogni persona è unica e irrepetibile, libera e creativa, ma ognuna è chiamata a realizzare il vangelo nella sua situazione concreta.

Gesù chiede di "rinnegare se stessi", e quindi di smettere di pensare solo a se stessi, essere egoisti e insensibili alle sofferenze degli altri; al contrario Egli ci chiede di collaborare con Lui per realizzare una nuova umanità, serena e concorde.

Fa' di noi, o Padre, i fedeli discepoli di quella sapienza che ha il suo maestro e la sua cattedra nel Cristo innalzato sulla croce, perché impariamo a vincere le tentazioni e le paure che sorgono da noi e dal mondo, per camminare sulla via del calvario verso la vera vita. 

venerdì 17 giugno 2016

Vangelo del giorno 18/06/2016

Mt 6,24-34
Non preoccupatevi del domani.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

Parola del Signore


Commento su Mt 6, 24-34

"Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete."

Mt 6, 24-34


Come vivere questa Parola?

Oggi la Parola di Dio ci permette di continuare a parlare di povertà. Ieri l'accento era sul non accumulare, sul non riempirsi di cose inutili. Oggi invece questo si pone sul non preoccuparsi. Pianificare, prevedere, preventivare è importante; è espressione di oculatezza, di rispetto delle risorse che sono di tutti. Ma affannarsi, dimenticando di fidarsi della provvidenza, è altrettanto pericoloso ed è simile allo smaniare nell'accumulo. Affannarsi ed accumulare creano un circolo vizioso per cui la preoccupazione di avere risorse, fa crescere il bisogno di esse e rende lecito il sottrarle ad altri che ne sarebbero i destinatari di diritto. Queste situazioni per assurdo creano spreco di cose (alimenti, risorse naturali, beni comuni), scarto, esclusione di popolazioni e situazioni. In altre parole: ingiustizia e morte.

Le sperequazioni a cui assistiamo nel nostro tempo, nascono proprio da un eccesso di accumulo e da un'esagerata preoccupazione per il domani che ha alterato ritmi, le proporzioni e i tempi di ogni aspetto della vita sia umana che animale e della natura.

Signore, la creazione geme e soffre con noi in attesa della tua venuta. Aiutaci a crescere nella capacità di rispettare e amare ciò che ci circonda, abbandonando ogni forma di uso esagerato e distruttivo dei beni che ci ha affidato.

Vangelo del giorno 17/06/2016

Mt 6,19-23
Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

Parola del Signore


Commento su Mt 6,19-23

"Lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!"

Mt 6,19-23

Come vivere questa Parola?

E' stato detto: "L'occhio è la finestra dell'anima, in realtà è la parte di noi più rivelatrice, a livello di corporeità, di quella realtà spirituale che ci distingue dall'animale. Il fremito dell'odio o della tenerezza, la gioia del dono o la cattiva bramosia di possedere si rivelano spesso nello sguardo. Quand'è che l'occhio è chiaro? Quando la persona vive interiormente la semplicità di un suo rapporto vero: un rapporto d'amore con Dio, con sé e coi fratelli, consentendo con pieno abbandono a ciò che Dio vuole da lei. L'occhio invece è "malato" quando la persona è centrata sul proprio ego, in balia della propria cupidigia, quando percorre le strade del voler "apparire" e del più "avere" anziché il vivere e operare in adesione a ciò che il Signore vuole e ci insegna con la sua Parola. Si tratta della cecità spirituale, che a volte arriva fino a chiamare luce le tenebre, giustificando falsamente il proprio percorso esistenziale sbagliato.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò al Signore quella luce del suo Spirito che mi permette di cogliere nel mio occhio interiore ciò che è luce e ciò che al contrario è tenebra.

Rendi vivo, mio Dio, l'occhio del cuore, perché io possa guardare a te e a ciò che a te piace, durante questo giorno, e non vada errando su percorsi di desideri e sentimenti non buoni.

giovedì 9 giugno 2016

Vangelo del giorno 09/06/2016

Mt 5,20-26
Chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Parola del Signore


Commento su Mt 5,20-26

Il Signore Gesù vuole riportare la Legge alla sua propria origine, purificandola da tutte le incrostazioni che, nel corso dei secoli, l'hanno appesantita e confusa. È bene che il rapporto con Dio si declini anche nella quotidianità e nelle piccole abitudini, certo, ma occorre distinguere bene i piani fra ciò che proviene direttamente da Dio e ciò che è tradizione degli uomini. Così Gesù, nel vangelo di Matteo, inizia un lungo discorso in cui puntualizza polemicamente molti degli atteggiamenti dati come intangibili da chi, come i farisei, hanno fatto della Legge orale il proprio riferimento assoluto. Riguardo alla violenza, ad esempio, Gesù amplia la visione giuridica del tempo parlando di una violenza verbale, di un omicidio che si compie togliendo la dignità ad una persona. Ha ragione il Signore: un giudizio tagliente, a volte fatto in nome della fede!, può uccidere quanto una coltellata! Non solo: Gesù chiede ai suoi discepoli una profonda coerenza fra fede e vita, fra comportamento e preghiera. La riconciliazione col fratello, l'essere in pace con tutti, per quanto dipende da noi è condizione essenziale affinché la nostra offerta sia gradita a Dio...

lunedì 6 giugno 2016

Vangelo del giorno 07/06/2016

Mt 5,13-16
Voi siete la luce del mondo.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Parola del Signore


Commento su Mt 5, 13 - 16

«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse sapore, con che lo si potrà rendere salato? Voi siete la luce del mondo; non può rimanere nascosta una città collocata sopra un monte».

Mt 5, 13 - 16

Come vivere questa Parola?

"Voi siete il sale della terra" il discorso della Beatitudini chiede di concretizzarsi nella vita del discepolo.

L'immagine del sale esprime assai bene l'idea che la Buona Novella deve penetrare nel mondo in profondità.

"Voi siete la luce del mondo". E' necessaria l'irradiazione delle Beatitudini.

E' l'dea dell'estendersi che succede a quella del penetrare. E' la richiesta ai discepoli di essere testimoni con la vita.

Nella preghiera di oggi, chiedo a Gesù di aiutarmi a dare sapore alle mie giornate vivendo la misericordia e di donare luce a chi si trova nella confusione, nel buio, nella ricerca di verità e pace.

Vangelo del giorno 06/06/2016

Mt 5,1-12
Beati i poveri in spirito.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».

Parola del Signore


Commento su Mt 5, 1-12

«Beati i poveri in spirito... Beati quelli che sono nel pianto... Beati i miti,... Beati i misericordiosi,... Beati i puri di cuore,... Beati gli operatori di pace,... Beati i perseguitati per la giustizia,... Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno...»

Mt 5, 1-12


Come vivere questa Parola?

Gesù ci insegna e ci dona otto beatitudini da vivere, per poter essere beati e felici e siamo tali non perché piangenti, perseguitati o sconfitti, ma perché confidiamo in Dio, ci abbandoniamo totalmente in Lui, ne sperimentiamo la presenza. Accettiamo la nostra storia anche con le sue debolezze e sofferenze fisiche e morali, sapendo che sono tutte relative, sotto lo sguardo amoroso e benevolo di Dio, che pur permettendole, ci avvia verso un futuro di gioia e di pace.

Non si tratta di stare bene dal punto di vista umano, ma di lasciarci guidare dalla presenza di Dio, di non deprimersi nelle difficoltà, ma di valorizzarle come possibilità di bene, di anelare ad un mondo nuovo, di essere comprensivi e umili, di attuare la giustizia nella vita, di mostrarsi misericordiosi e di perdonare chi sbaglia. Promuovendo il bene materiale e spirituale, il cristiano partecipa alla missione di Gesù, modello vivo e sublime per ogni beatitudine.

Le beatitudini tracciano per noi la via verso la vera felicità e si riassumono nel confidare in Dio e nell'amare gli altri con l'amore appassionato e totale di Gesù.

O Signore Gesù, apri il nostro cuore a comprendere la nuova legge espressa nelle beatitudini e aiutaci a viverla negli atteggiamenti della nostra storia quotidiana.

sabato 4 giugno 2016

Vangelo del giorno 05/06/2016

Lc 7,11-17
Ragazzo, dico a te, alzati!

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo».
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Parola del Signore


Commento su Lc 7,11-17

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: " Non piangere!"

Lc 7,11-17

Come vivere questa Parola?

Il nostro Dio è il Dio degli incontri. Mentre cammina per le strade della sua terra incrocia o si affianca sempre con qualcuno. Questa è la volta di un corteo funebre. Portano al sepolcro un giovane, figlio di una vedova. Lo sguardo di Gesù si posa sul volto della madre e "avendola veduta, mosso a compassione verso di lei. Le disse: Non piangere più". All'atteggiamento di compassione segue il gesto di misericordia. Tocca la bara ed ecco il miracolo: "il morto si sollevò a sedere e si mise a parlare. Gesù lo restituì a sua madre".

Altri episodi del Vangelo obbediscono a questa regia sobria e concreta. Il Maestro si accorge di una sofferenza, di un disagio, di una morte. Immediatamente cerca di consolare: vedi le sorelle di Lazzaro, il centurione, Maria di Magdala e altri, ma non si ferma alle sole parole, agisce, risana, risuscita. Fa' misericordia.

Nella preghiera di oggi chiederò al Signore di concedermi quella vicinanza che va oltre le parole e arriva al cuore con gesti di bontà.

venerdì 3 giugno 2016

Vangelo del giorno 04/06/2016

Lc 2,41-51
Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo.

Dal Vangelo secondo Luca

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.

Parola del Signore


Commento su Lc 2, 41-51

«... sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo. Ed egli rispose loro: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva queste cose nel suo cuore».

Lc 2, 41-51

Come vivere questa Parola?

Dopo averci fatto sostare ieri presso il cuore di Gesù, nella festa del Sacro Cuore, la liturgia oggi ci porta a scoprire un altro cuore, quello di Maria. Luca, che tra i sinottici è l'Evangelista più attento nel tratteggiare con pennellate magistrali la figura della Madre del Salvatore, ci presenta nel Vangelo odierno l'episodio del "ritrovamento di Gesù fra i dottori del Tempio". Il terzo Evangelista ci mostra Maria che impara a seguire il Figlio come "discepola" credente, più che come "madre". Impara a cercare Gesù non nella carne, tra i parenti e i conoscenti, ma nello Spirito, dove egli veramente si trova: "presso il Padre". La risposta di Gesù è difficile e sublime. Nazaret è in Maria un periodo fondamentale di fede intensa, ma anche di confronto, di silenzio, di discernimento nello Spirito. Maria cresce nella fede, nella memoria e diventa così il prototipo della Chiesa che crede e cresce nello Spirito.

Ecco, dunque, l'elogio più bello della capacità educativa di Maria che aiuta Gesù a crescere come uomo in una famiglia, che è casa e scuola di vita, di amore e di umanizzazione. Egli, a sua volta, come educatore e pedagogo sublime, insegna a Maria il primato assoluto di Dio contro ogni umano tentativo di invadenza nei suoi piani.

Maria, dunque, continua a confrontare dentro di sé quanto ha vissuto e sentito dal Figlio. In questo confronto nel suo cuore, la fede di Maria si irrobustisce. Magistrale quindi quella pennellata interiore dell'Evangelista sul "cuore di Maria": «Sua madre custodiva queste cose nel suo cuore».

Luca è l'unico evangelista che ci fa entrare, in punta di piedi, nel segreto più intimo del cuore di Maria!

"O Dio, che hai preparato una degna dimora dello Spirito Santo nel cuore della Beata Vergine Maria, per sua intercessione concedi anche a noi, tuoi fedeli, di essere tempio vivo della tua gloria".

giovedì 2 giugno 2016

Medjugorie Messaggio del 02 Giugno 2016


Medjugorie Messaggio del 02/06/2016





"Cari figli come Madre della Chiesa, come vostra Madre, sorrido guardandovi venire a me, radunarvi attorno a me e cercarmi. Le mie venute tra voi sono una prova di quanto il Cielo vi ama. Esse vi indicano la via verso la vita eterna, verso la salvezza. Apostoli miei, voi che cercate di avere un cuore puro e mio Figlio in esso, voi siete sulla buona strada. Voi che cercate mio Figlio, state cercando la buona strada. Egli ha lasciato molti segni del suo amore. Ha lasciato la speranza. È facile trovarlo, se siete disposti al sacrificio e alla penitenza, se avrete pazienza, misericordia ed amore per il vostro prossimo. Molti miei figli non vedono e non sentono, perché non vogliono farlo. Le mie parole e le mie opere non le accolgono, ma mio Figlio, attraverso di me, invita tutti. Il suo Spirito illumina tutti i miei figli nella luce del Padre Celeste, nella comunione tra Cielo e terra, nell’amore vicendevole; perché amore chiama amore e fa sì che le opere siano più importanti delle parole. Perciò, apostoli miei, pregate per la vostra Chiesa, amatela e fate opere d’amore. Per quanto sia tradita e ferita, essa è qui perché proviene dal Padre Celeste. Pregate per i vostri pastori, per vedere in essi la grandezza dell’amore di mio Figlio. Vi ringrazio. "

Vangelo del giorno 03/06/2016

Lc 15,3-7
Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».

Parola del Signore


Commento su Lc 15, 3-7

«Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola: "Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».

Lc 15, 3-7

Come vivere questa Parola?

Quest'anno, nel venerdì della II Domenica dopo Pentecoste, celebriamo la solennità del Sacro Cuore, la festa dell'Amore di Gesù. Ci viene proposto nel Vangelo odierno una delle parabole più belle di Luca: quella della pecora perduta. Questa parabola - insieme alle altre due contenute nel capitolo quindici del Vangelo di Luca - sono note come "le parabole della misericordia di Dio", ma si potrebbero chiamare anche, forse a maggior ragione, le "parabole della gioia di Dio".

Infatti, il pastore (Dio), avendo trovato la pecora perduta: «pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". D'altronde, la conclusione del brano è sempre sulla stessa linea d'onda: «Così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».

La gioia esprime qualcosa di più della misericordia. Essere motivo di gioia per qualcuno non è semplicemente essere oggetto di misericordia. La vera misericordia di Dio non può prescindere dalla gioia. La pecora che si è perduta interessa a tal punto il pastore (Gesù), che abbandona tutte le altre novantanove per andare in cerca di lei sola, e la sua gioia diventa più grande quando la ritrova.

Concludo con un testo molto suggestivo di un monaco del nostro tempo, scomparso solo da pochi anni, che descrive l'amore profondo e la gioia del Cuore di Gesù per ognuno di noi: "È così che Dio ci ama veramente. Non ci schiaccia con un amore che basta a se stesso, onnipotente e trionfante; egli mendica anche il nostro amore. Non siamo i soli a dipendere dal suo amore. Anch'egli vuole, per così dire, dipendere dal nostro. Non siamo i soli a porre le radici nel suo Cuore. Anche lui vuole avere le sue radici nel nostro. Egli vuole infatti che diventiamo suo tormento e sua gioia" .

mercoledì 1 giugno 2016

Vangelo del giorno 02/06/2016

Mc 12,28-34
Non c’è altro comandamento più grande di questi.

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Parola del Signore


Commento su Mc 12,28-34

Erano seicentotredici i precetti da osservare, come ricordarseli? La domanda posta dallo scriba era una di quelle che ponevano ai rabbini durante lo studio della Scrittura. E Gesù interroga chi lo interroga, uno scriba, quindi detentore della corretta interpretazione della Legge. E questi risponde così come andava di moda in una delle due maggiori scuole di pensiero di Gerusalemme, quella di Rabbì Hillel: l'amore a Dio e l'amore al prossimo. Fiumi di parole commentavano questa scelta, riflessioni, ragionamenti, distinzioni, sfumature. Come amare Dio, fino a che punto? Come amare il prossimo? Chi è il prossimo? Gesù ascolta la dotta risposta dello scriba e conclude: non sei lontano dal Regno. Il povero scriba è spiazzato. Nessuna discussione teologica, nessun duello in punta di fioretto, nessun dibattito citando maestri di dottrina. Si era preparato bene, era pronto a fare sfoggio della propria competenza, della propria cultura. E invece... Gesù non ci sta, non accetta una discussione solo teorica. La fede dello scriba è solo intellettuale, tutta chiusa nella sua testa, non contagia il suo cuore, non lo spinge a cambiare le sue scelte. Stiamo attenti a non fare come lui...