Mt 9,1-8
Resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini. | |||
Commento su Mt 9, 1-8 Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire "Àlzati e cammina"? Mt 9, 1-8 Come vivere questa Parola? I segni apparenti del benessere (salute, soldi, considerazione sociale) potrebbero essere niente, di nessun valore se paragonati allo stato di grazia, alla condizione di effettiva sintonia con Dio. Le parole e i gesti di Gesù riportati qui da Matteo sono eloquenti. Più facile restituire benessere, guarire il corpo o l'anima? E chi può farlo? Tante opere belle hanno come finalità quella di riscattare le persone dalla miseria, dalla malattia, dalla scarsa dignità e dalla mancanza di diritti. Sono azioni che vanno sostenute, vanno costruite quando mancano, ma potrebbero non essere tutto. Alle persone va data la possibilità di ricostruirsi "dentro". Senza falsità, in sincerità di cuore. Le persone hanno diritto di riconoscere il loro peccato, la loro mancanza e poi sentire la proprio umanità redenta, trasformata, sanata. Anche le mancanze, le ingiustizie subite, non solo quelle agite, si curano allo stesso modo. La grazia di Dio è il suo amore, la sua presenza attiva nella vita, nei pensieri, nel corpo delle persone. La presenza di Dio si trasmette con i sacramenti, con la sua parola annunciata, con la condivisione amorevole con chi presta occhi, orecchi, mani, piedi a Cristo stesso. Signore, che la nostra persona non sia mai giudizio per gli altri, ma misericordia, in nome tuo. |
giovedì 30 giugno 2016
Vangelo del giorno 30/06/2016
sabato 25 giugno 2016
Medjugorie Messaggio del 25/06/2016
Medjugorie messaggio del 25 Giugno 2016
"Cari figli! Ringraziate Dio con me per il dono che Io
sono con voi. Pregate, figlioli, e vivete i comandamenti di Dio perché siate
felici sulla terra. Oggi, in questo giorno di grazia desidero darvi la mia
benedizione materna di pace e del mio amore. Intercedo per voi presso mio
Figlio e vi invito a perseverare nella preghiera perché con voi possa
realizzare i miei piani. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. "
Vangelo del giorno 26/06/2016
Lc 9,51-62
Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme. Ti seguirò ovunque tu vada. | |||
Commento su Lc 9,51-62 Gesù indurisce il volto si incammina senza indugio verso la città che uccide i profeti, che massacra ogni opinione, che annienta ogni novità creduta pericolosa. Dai suoi discepoli pretende la stessa convinzione. La determinazione nell'annuncio del Vangelo non può mai diventare violenza, anche solo verbale, anche per una buona causa. La sconfortante figuraccia di Giovanni il mistico ammonisce i fratelli che hanno avuto la gioia di sperimentare la dolcezza della preghiera e della meditazione, del silenzio e della contemplazione, raggiungendo vette spirituali non abituali nel percorso di fede. L'avere ricevuto enormi grazie non ci mette al riparo da clamorosi errori, tanto peggiori quanto motivati da presunte rivelazioni interiori. Il discepolo è un amante della pace, un pacifista pacificato, uno che sa che la scelta del Vangelo è - appunto - una scelta, uno che sa valutare il fallimento del proprio annuncio nella paziente logica del Vangelo. Non basta una bella esperienza di fede per avere un cuore convertito, né un'intensa vita di preghiera per non cadere nel rischio di fanatismo e di intolleranza. Quante volte misuriamo la nostra pastorale dai risultati, pur convinti - in teoria - che ciò che a noi è chiesto è solo di seminare, ma scoprendoci depressi in realtà, se non vediamo dei frutti. La logica del Regno ci fa credere che Dio solo suscita la fede. Il discepolo dimora nella pace, perché sa che è il Maestro che annuncia e conosce, e noi a corrergli dietro.. |
Vangelo del giorno 25/06/2016
Mt 8,5-17
Molti verranno dall’oriente e dall’occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe. | |||
Commento su Mt 8,5-17 «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.» Mt 8,5-17 Come vivere questa Parola? Gesù è mosso a compassione per le sofferenze dell'uomo: nel suo amore e nella sua onnipotenza guarisce anche a distanza: ascolta la supplica del centurione che gli chiede di guarire un suo servo ammalato, poi ristabilisce in salute anche la suocera di Pietro, che prontamente si mette a servirlo (cf Mt 8,14-15) e infine risana gli ammalati che gli erano presentati (cf Mt 8,16). Egli dunque appare come l'inviato di Dio che si addossa le infermità per reintegrare le persone umane in salute. Da sottolineare l'umiltà del centurione che afferma di non essere degno di accogliere il Cristo nella sua casa, ma è sufficiente che dica una parola e il suo servo sarà guarito. La frase del centurione è ripetuta da noi cristiani ogni volta che ci accostiamo all'eucarestia: non siamo degni che il Signore entri sotto il nostro tetto, ma se Lui dice una parola noi siamo salvati. E' lo stesso Gesù che si avvicina a noi e ci rende degni di poterlo ospitare nel nostro cuore. Anche la suocera di Pietro è guarita immediatamente appena Gesù la prende per mano (la mano era il simbolo della operosità) e subito dopo - con una delicata annotazione per la donna - l'evangelista afferma che ella guarita "si mise a servirlo" (Mc 8,15). Anche a noi, oppressi dalla febbre, che è il peccato, possiamo essere guariti solo se Gesù si avvicina a noi, perché solo Dio può perdonare il peccato (cf Mc 2,7; cf anche Es 34,7; Sal 25,18) e se noi a nostra volta permettiamo che Lui ci venga vicino. Una volta guariti, anche noi possiamo metterci al servizio di Cristo e testimoniare il suo Vangelo. In questo anno della misericordia rinnoviamo la nostra fiducia in Dio, presentiamoci umilmente pentiti dei nostri peccati, per ricevere il suo perdono. O Signore, avvicinate a me che sono peccatore e cancella i miei peccati, perché possa presentarmi degno e puro dinanzi al tuo altare |
venerdì 24 giugno 2016
Vangelo del giorno 24/06/2016
Lc 1,57-66.80
Giovanni è il suo nome. | |||
Commento su Luca 1,57-66.80 Perché l'uomo ha bisogno di profeti? Perché non li riconosce mai al momento giusto e li uccide? O li applaude per smorzare la forza delle loro parole che frustano e giudicano? Perché, Signore degli eserciti, hai bisogno di uomini che scavino come un solco il popolo per potere seminare la tua Parola? Immenso Giovanni seccato dal vento del deserto. Immenso profeta acido e violento, dai lunghi solchi che scavano le guance, roso dalla propria missione, svuotato dai lunghi digiuni e dalla penitenza! Quando sei andato via di casa per seguire quella voce interiore? Quando hai sentito la derisione dei tuoi compagni che ti prendevano per pazzo? Quanto silenzio assordante hai dovuto sopportare prima di scoprire che tu eri voce? Quante volte hai scrutato i volti tra la folla che giungeva a fiumi e si gettava in ginocchio davanti a te per vedere se - infine - egli fosse giunto? Quanto ti è costato dire che tu non eri nulla e che scomparivi davanti a lui, e che lui avrebbe acceso il fuoco che tu stavi preparando? Quanta verità in te, immenso Giovanni, che non hai cavalcato l'entusiasmo, che non hai giocato a fare il Messia o il guru ma sei stato al tuo posto rifiutando ogni corona e ogni gloria? Cosa hai provato vedendolo in mezzo ai penitenti - l'immacolato, il senza colpa, il puro - venire a chiederti il battesimo? E quanta solitudine e sconcerto hai provato - ultima prova, definitiva prova - quando nel buio di una cella ti sei chiesto se fosse davvero lui il Messia o se ti eri preso un abbaglio? Grande Giovanni, grande profeta che hai suscitato l'ammirazione di Dio! |
martedì 21 giugno 2016
Vangelo del giorno 22/06/2016
Mt 7,15-20
Dai loro frutti li riconoscerete. | |||
Commento su Mt 7,15-20 «Dai loro frutti li riconoscerete (...). Ogni albero buono produce frutti buoni» Mt 7,15-20 Come vivere questa Parola? Gesù invita i suoi discepoli ad essere attenti ed osservare la vita di coloro che parlano: dal loro agire si manifesta la realtà in cui credono. Se vivono nella contraddizione tra ciò che dicono e ciò che vivono, non sono veri profeti del Signore: le loro opere infatti non derivano dalla Parola di Dio, ma dal loro egoismo e dalle loro passioni. La gratuità è un grande dono che ogni persona umana può elargire ad un'altra, sull'esempio appunto di Cristo che è nato e morto da povero, donando tutto se stesso per la salvezza dell'umanità. Se l'albero è buono, anche i frutti saranno buoni e piacevoli, se è cattivo anche i frutti saranno cattivi disgustosi. Se agisco con doppiezza, sarò ben presto smascherato dalle persone più avvedute e accorte. La sincerità del cuore si esprime anche - anzi direi soprattutto - nella sincerità delle nostre azioni, portando frutti di bene e di armonia. Donami Signore la volontà di essere sempre sincero nelle mie parole e nella mie azioni, perché possa essere tuo vero imitatore e discepolo |
lunedì 20 giugno 2016
Vangelo del giorno 21/06/2016
Mt 7,6.12-14
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. | |||
Commento su Mt 7,6.12-14 Due detti di Gesù inquadrano la regola aurea presente anche in esperienze sapienziali e religiose messa però in positivo: siamo chiamati a fare agli altri ciò che vogliamo che gli altri facciano a noi. Una visione positiva, non riduttiva (non fare), che ci spinge ad osare, a immaginare, a immedesimarci nei panni altrui. Sapendo, però, che non tutti possono cogliere con la dovuta attenzione il messaggio del vangelo: a volte è meglio tacere che dare la perla del Regno in pasto a chi non vuole accoglierlo e capirlo. Chiamati a rendere testimonianza, non sempre è opportuno farlo se il contesto in cui siamo disprezza le cose che stiamo per dire. Così in ufficio, a scuola, ma anche a casa, ci sono delle situazioni in cui è meglio tenere la fede per sé, evitando di creare inutili conflitti e contrapposizioni. L'ultimo detto lo sperimentiamo quotidianamente, avendo preso il vangelo seriamente: essere discepoli sul serio non è facile, è esigente, faticoso, in certi momenti ci si trova a combattere contro la mentalità imperante che scansa ogni impegno e responsabilità. È impegnativo amare davvero, è gioiosamente faticoso accogliere il vangelo così come Gesù lo ha vissuto. |
Vangelo del giorno 20/06/2016
Mt 7,1-5
Togli prima la trave dal tuo occhio.
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Commento su Mt 7,1-5 «Non giudicate, per non essere giudicati» Mt 7,1-5 Come vivere questa Parola? Gesù nel Vangelo ci esorta a non giudicare, perché non sappiamo le intenzioni profonde di una persona che agisce, non conosciamo i motivi interiori che la spingono a comportarsi in un certo modo. Purtroppo qualche volta mettiamo "una trave" che ci impedisce di vedere la pagliuzza che è nell'occhio del fratello e che ci separa da lui ed anche da Dio, perché mettiamo al primo posto il nostro egoismo e non pratichiamo misericordia e solidarietà. In questo caso ci manca uno sguardo di bontà ed anche di compassione, critichiamo e non accettiamo l'altra persona. Purtroppo la maldicenza e la critica astiosa ci fa soffrire: ma ci chiediamo anche onestamente se qualche volta - speriamo pochissime! - anche noi non ne abbiano fatto uso, per difenderci o sbarrare la strada ad un altro... concorrente (per così dire). Quando osserviamo l'agire di un altro, mettiamoci nella prospettiva di Dio che è attento alla persona non al suo peccato (che è perdonato), e che concede sempre una opportunità per redimersi. Dunque Gesù ci chiede compassione e perdono, e non giudizio severo e tagliente. Egli ci affida gli altri, così come sono, con le loro virtù e i loro difetti, perché noi li aiutiamo e li accompagniamo nel lento e faticoso cammino verso la perfezione evangelica, perché siano trasformate in nuove creature. Signore Gesù, metti un lucchetto alla porta del nostro cuore, per non pensar male di nessuno, per non giudicare prima del tempo, per non sentir male, per non supporre, né interpretar male, per non profanare il santuario sacro delle intenzioni. Signore Gesù, legame unificante della nostra comunità, metti un sigillo alla nostra bocca per chiudere il passo ad ogni mormorazione o commento sfavorevole. Dacci di custodire fino alla sepoltura, le confidenze che riceviamo o le irregolarità che vediamo, sapendo che il primo e concreto modo di amare è custodire il silenzio. Semina nelle nostre viscere fibre di delicatezza. Dacci uno spirito di profonda cortesia, per riverirci l'uno con l'altro, come avremmo fatto con te. Signore Gesù Cristo, dacci la grazia di rispettare sempre. Così sia. |
domenica 19 giugno 2016
Vangelo del giorno 19/06/2016
Lc 9,18-24
Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto. | |||
Commento su Lc 9,18-24 «Tu sei il Cristo di Dio». «Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto». Lc 9,18-24 Come vivere questa Parola? Gesù, dopo una notte di preghiera, chiede ai suoi discepoli chi Egli sia, quasi una sondaggio sulla sua persona. I discepoli rispondono riportando le opinioni della gente: "Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto". A Gesù però interessa molto più la loro opinione personale e allora a nome di tutti Pietro risponde, con una professione di fede, affermando che Egli è "Il Cristo di Dio" (Lc 9,20). Subito Gesù aggiunge che Egli sarà un Messia sofferente e chiunque vuole seguirlo, deve prendere la sua croce ogni giorno. Il vero discepolo deve imitare il Cristo nelle sofferenze quotidiane, nell'adempimento del proprio dovere, nell'accettare le prove della vita, per amore di Lui. Seguire Gesù significa allora dimostrare il nostro amore verso Dio e verso le persone umane in ogni situazione di vita ed essere solidali con le persone in difficoltà. Ogni persona è unica e irrepetibile, libera e creativa, ma ognuna è chiamata a realizzare il vangelo nella sua situazione concreta. Gesù chiede di "rinnegare se stessi", e quindi di smettere di pensare solo a se stessi, essere egoisti e insensibili alle sofferenze degli altri; al contrario Egli ci chiede di collaborare con Lui per realizzare una nuova umanità, serena e concorde. Fa' di noi, o Padre, i fedeli discepoli di quella sapienza che ha il suo maestro e la sua cattedra nel Cristo innalzato sulla croce, perché impariamo a vincere le tentazioni e le paure che sorgono da noi e dal mondo, per camminare sulla via del calvario verso la vera vita. |
venerdì 17 giugno 2016
Vangelo del giorno 18/06/2016
Mt 6,24-34
Non preoccupatevi del domani. | |||
Commento su Mt 6, 24-34 "Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete." Mt 6, 24-34 Come vivere questa Parola? Oggi la Parola di Dio ci permette di continuare a parlare di povertà. Ieri l'accento era sul non accumulare, sul non riempirsi di cose inutili. Oggi invece questo si pone sul non preoccuparsi. Pianificare, prevedere, preventivare è importante; è espressione di oculatezza, di rispetto delle risorse che sono di tutti. Ma affannarsi, dimenticando di fidarsi della provvidenza, è altrettanto pericoloso ed è simile allo smaniare nell'accumulo. Affannarsi ed accumulare creano un circolo vizioso per cui la preoccupazione di avere risorse, fa crescere il bisogno di esse e rende lecito il sottrarle ad altri che ne sarebbero i destinatari di diritto. Queste situazioni per assurdo creano spreco di cose (alimenti, risorse naturali, beni comuni), scarto, esclusione di popolazioni e situazioni. In altre parole: ingiustizia e morte. Le sperequazioni a cui assistiamo nel nostro tempo, nascono proprio da un eccesso di accumulo e da un'esagerata preoccupazione per il domani che ha alterato ritmi, le proporzioni e i tempi di ogni aspetto della vita sia umana che animale e della natura. Signore, la creazione geme e soffre con noi in attesa della tua venuta. Aiutaci a crescere nella capacità di rispettare e amare ciò che ci circonda, abbandonando ogni forma di uso esagerato e distruttivo dei beni che ci ha affidato. |
Vangelo del giorno 17/06/2016
Mt 6,19-23
Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. | |||
Commento su Mt 6,19-23 "Lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!" Mt 6,19-23 Come vivere questa Parola? E' stato detto: "L'occhio è la finestra dell'anima, in realtà è la parte di noi più rivelatrice, a livello di corporeità, di quella realtà spirituale che ci distingue dall'animale. Il fremito dell'odio o della tenerezza, la gioia del dono o la cattiva bramosia di possedere si rivelano spesso nello sguardo. Quand'è che l'occhio è chiaro? Quando la persona vive interiormente la semplicità di un suo rapporto vero: un rapporto d'amore con Dio, con sé e coi fratelli, consentendo con pieno abbandono a ciò che Dio vuole da lei. L'occhio invece è "malato" quando la persona è centrata sul proprio ego, in balia della propria cupidigia, quando percorre le strade del voler "apparire" e del più "avere" anziché il vivere e operare in adesione a ciò che il Signore vuole e ci insegna con la sua Parola. Si tratta della cecità spirituale, che a volte arriva fino a chiamare luce le tenebre, giustificando falsamente il proprio percorso esistenziale sbagliato. Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò al Signore quella luce del suo Spirito che mi permette di cogliere nel mio occhio interiore ciò che è luce e ciò che al contrario è tenebra. Rendi vivo, mio Dio, l'occhio del cuore, perché io possa guardare a te e a ciò che a te piace, durante questo giorno, e non vada errando su percorsi di desideri e sentimenti non buoni. |
giovedì 9 giugno 2016
Vangelo del giorno 09/06/2016
Mt 5,20-26
Chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. | |||
Commento su Mt 5,20-26 Il Signore Gesù vuole riportare la Legge alla sua propria origine, purificandola da tutte le incrostazioni che, nel corso dei secoli, l'hanno appesantita e confusa. È bene che il rapporto con Dio si declini anche nella quotidianità e nelle piccole abitudini, certo, ma occorre distinguere bene i piani fra ciò che proviene direttamente da Dio e ciò che è tradizione degli uomini. Così Gesù, nel vangelo di Matteo, inizia un lungo discorso in cui puntualizza polemicamente molti degli atteggiamenti dati come intangibili da chi, come i farisei, hanno fatto della Legge orale il proprio riferimento assoluto. Riguardo alla violenza, ad esempio, Gesù amplia la visione giuridica del tempo parlando di una violenza verbale, di un omicidio che si compie togliendo la dignità ad una persona. Ha ragione il Signore: un giudizio tagliente, a volte fatto in nome della fede!, può uccidere quanto una coltellata! Non solo: Gesù chiede ai suoi discepoli una profonda coerenza fra fede e vita, fra comportamento e preghiera. La riconciliazione col fratello, l'essere in pace con tutti, per quanto dipende da noi è condizione essenziale affinché la nostra offerta sia gradita a Dio... |
lunedì 6 giugno 2016
Vangelo del giorno 07/06/2016
Mt 5,13-16
Voi siete la luce del mondo. | |||
Commento su Mt 5, 13 - 16 «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse sapore, con che lo si potrà rendere salato? Voi siete la luce del mondo; non può rimanere nascosta una città collocata sopra un monte». Mt 5, 13 - 16 Come vivere questa Parola? "Voi siete il sale della terra" il discorso della Beatitudini chiede di concretizzarsi nella vita del discepolo. L'immagine del sale esprime assai bene l'idea che la Buona Novella deve penetrare nel mondo in profondità. "Voi siete la luce del mondo". E' necessaria l'irradiazione delle Beatitudini. E' l'dea dell'estendersi che succede a quella del penetrare. E' la richiesta ai discepoli di essere testimoni con la vita. Nella preghiera di oggi, chiedo a Gesù di aiutarmi a dare sapore alle mie giornate vivendo la misericordia e di donare luce a chi si trova nella confusione, nel buio, nella ricerca di verità e pace. |
Vangelo del giorno 06/06/2016
Mt 5,1-12
Beati i poveri in spirito. | |||
Commento su Mt 5, 1-12 «Beati i poveri in spirito... Beati quelli che sono nel pianto... Beati i miti,... Beati i misericordiosi,... Beati i puri di cuore,... Beati gli operatori di pace,... Beati i perseguitati per la giustizia,... Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno...» Mt 5, 1-12 Come vivere questa Parola? Gesù ci insegna e ci dona otto beatitudini da vivere, per poter essere beati e felici e siamo tali non perché piangenti, perseguitati o sconfitti, ma perché confidiamo in Dio, ci abbandoniamo totalmente in Lui, ne sperimentiamo la presenza. Accettiamo la nostra storia anche con le sue debolezze e sofferenze fisiche e morali, sapendo che sono tutte relative, sotto lo sguardo amoroso e benevolo di Dio, che pur permettendole, ci avvia verso un futuro di gioia e di pace. Non si tratta di stare bene dal punto di vista umano, ma di lasciarci guidare dalla presenza di Dio, di non deprimersi nelle difficoltà, ma di valorizzarle come possibilità di bene, di anelare ad un mondo nuovo, di essere comprensivi e umili, di attuare la giustizia nella vita, di mostrarsi misericordiosi e di perdonare chi sbaglia. Promuovendo il bene materiale e spirituale, il cristiano partecipa alla missione di Gesù, modello vivo e sublime per ogni beatitudine. Le beatitudini tracciano per noi la via verso la vera felicità e si riassumono nel confidare in Dio e nell'amare gli altri con l'amore appassionato e totale di Gesù. O Signore Gesù, apri il nostro cuore a comprendere la nuova legge espressa nelle beatitudini e aiutaci a viverla negli atteggiamenti della nostra storia quotidiana. |
sabato 4 giugno 2016
Vangelo del giorno 05/06/2016
Lc 7,11-17
Ragazzo, dico a te, alzati! | |||
Commento su Lc 7,11-17 In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: " Non piangere!" Lc 7,11-17 Come vivere questa Parola? Il nostro Dio è il Dio degli incontri. Mentre cammina per le strade della sua terra incrocia o si affianca sempre con qualcuno. Questa è la volta di un corteo funebre. Portano al sepolcro un giovane, figlio di una vedova. Lo sguardo di Gesù si posa sul volto della madre e "avendola veduta, mosso a compassione verso di lei. Le disse: Non piangere più". All'atteggiamento di compassione segue il gesto di misericordia. Tocca la bara ed ecco il miracolo: "il morto si sollevò a sedere e si mise a parlare. Gesù lo restituì a sua madre". Altri episodi del Vangelo obbediscono a questa regia sobria e concreta. Il Maestro si accorge di una sofferenza, di un disagio, di una morte. Immediatamente cerca di consolare: vedi le sorelle di Lazzaro, il centurione, Maria di Magdala e altri, ma non si ferma alle sole parole, agisce, risana, risuscita. Fa' misericordia. Nella preghiera di oggi chiederò al Signore di concedermi quella vicinanza che va oltre le parole e arriva al cuore con gesti di bontà. |
venerdì 3 giugno 2016
Vangelo del giorno 04/06/2016
Lc 2,41-51
Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo. | |||
Commento su Lc 2, 41-51 «... sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo. Ed egli rispose loro: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva queste cose nel suo cuore». Lc 2, 41-51 Come vivere questa Parola? Dopo averci fatto sostare ieri presso il cuore di Gesù, nella festa del Sacro Cuore, la liturgia oggi ci porta a scoprire un altro cuore, quello di Maria. Luca, che tra i sinottici è l'Evangelista più attento nel tratteggiare con pennellate magistrali la figura della Madre del Salvatore, ci presenta nel Vangelo odierno l'episodio del "ritrovamento di Gesù fra i dottori del Tempio". Il terzo Evangelista ci mostra Maria che impara a seguire il Figlio come "discepola" credente, più che come "madre". Impara a cercare Gesù non nella carne, tra i parenti e i conoscenti, ma nello Spirito, dove egli veramente si trova: "presso il Padre". La risposta di Gesù è difficile e sublime. Nazaret è in Maria un periodo fondamentale di fede intensa, ma anche di confronto, di silenzio, di discernimento nello Spirito. Maria cresce nella fede, nella memoria e diventa così il prototipo della Chiesa che crede e cresce nello Spirito. Ecco, dunque, l'elogio più bello della capacità educativa di Maria che aiuta Gesù a crescere come uomo in una famiglia, che è casa e scuola di vita, di amore e di umanizzazione. Egli, a sua volta, come educatore e pedagogo sublime, insegna a Maria il primato assoluto di Dio contro ogni umano tentativo di invadenza nei suoi piani. Maria, dunque, continua a confrontare dentro di sé quanto ha vissuto e sentito dal Figlio. In questo confronto nel suo cuore, la fede di Maria si irrobustisce. Magistrale quindi quella pennellata interiore dell'Evangelista sul "cuore di Maria": «Sua madre custodiva queste cose nel suo cuore». Luca è l'unico evangelista che ci fa entrare, in punta di piedi, nel segreto più intimo del cuore di Maria! "O Dio, che hai preparato una degna dimora dello Spirito Santo nel cuore della Beata Vergine Maria, per sua intercessione concedi anche a noi, tuoi fedeli, di essere tempio vivo della tua gloria". |
giovedì 2 giugno 2016
Medjugorie Messaggio del 02 Giugno 2016
Medjugorie Messaggio del 02/06/2016
"Cari figli come Madre della Chiesa, come vostra Madre,
sorrido guardandovi venire a me, radunarvi attorno a me e cercarmi. Le mie
venute tra voi sono una prova di quanto il Cielo vi ama. Esse vi indicano la
via verso la vita eterna, verso la salvezza. Apostoli miei, voi che cercate di
avere un cuore puro e mio Figlio in esso, voi siete sulla buona strada. Voi che
cercate mio Figlio, state cercando la buona strada. Egli ha lasciato molti
segni del suo amore. Ha lasciato la speranza. È facile trovarlo, se siete
disposti al sacrificio e alla penitenza, se avrete pazienza, misericordia ed
amore per il vostro prossimo. Molti miei figli non vedono e non sentono, perché
non vogliono farlo. Le mie parole e le mie opere non le accolgono, ma mio
Figlio, attraverso di me, invita tutti. Il suo Spirito illumina tutti i miei
figli nella luce del Padre Celeste, nella comunione tra Cielo e terra, nell’amore
vicendevole; perché amore chiama amore e fa sì che le opere siano più
importanti delle parole. Perciò, apostoli miei, pregate per la vostra Chiesa,
amatela e fate opere d’amore. Per quanto sia tradita e ferita, essa è qui
perché proviene dal Padre Celeste. Pregate per i vostri pastori, per vedere in
essi la grandezza dell’amore di mio Figlio. Vi ringrazio. "
Vangelo del giorno 03/06/2016
Lc 15,3-7
Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta. | |||
Commento su Lc 15, 3-7 «Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola: "Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione». Lc 15, 3-7 Come vivere questa Parola? Quest'anno, nel venerdì della II Domenica dopo Pentecoste, celebriamo la solennità del Sacro Cuore, la festa dell'Amore di Gesù. Ci viene proposto nel Vangelo odierno una delle parabole più belle di Luca: quella della pecora perduta. Questa parabola - insieme alle altre due contenute nel capitolo quindici del Vangelo di Luca - sono note come "le parabole della misericordia di Dio", ma si potrebbero chiamare anche, forse a maggior ragione, le "parabole della gioia di Dio". Infatti, il pastore (Dio), avendo trovato la pecora perduta: «pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". D'altronde, la conclusione del brano è sempre sulla stessa linea d'onda: «Così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione». La gioia esprime qualcosa di più della misericordia. Essere motivo di gioia per qualcuno non è semplicemente essere oggetto di misericordia. La vera misericordia di Dio non può prescindere dalla gioia. La pecora che si è perduta interessa a tal punto il pastore (Gesù), che abbandona tutte le altre novantanove per andare in cerca di lei sola, e la sua gioia diventa più grande quando la ritrova. Concludo con un testo molto suggestivo di un monaco del nostro tempo, scomparso solo da pochi anni, che descrive l'amore profondo e la gioia del Cuore di Gesù per ognuno di noi: "È così che Dio ci ama veramente. Non ci schiaccia con un amore che basta a se stesso, onnipotente e trionfante; egli mendica anche il nostro amore. Non siamo i soli a dipendere dal suo amore. Anch'egli vuole, per così dire, dipendere dal nostro. Non siamo i soli a porre le radici nel suo Cuore. Anche lui vuole avere le sue radici nel nostro. Egli vuole infatti che diventiamo suo tormento e sua gioia" . |
mercoledì 1 giugno 2016
Vangelo del giorno 02/06/2016
Mc 12,28-34
Non c’è altro comandamento più grande di questi. | |||
Commento su Mc 12,28-34 Erano seicentotredici i precetti da osservare, come ricordarseli? La domanda posta dallo scriba era una di quelle che ponevano ai rabbini durante lo studio della Scrittura. E Gesù interroga chi lo interroga, uno scriba, quindi detentore della corretta interpretazione della Legge. E questi risponde così come andava di moda in una delle due maggiori scuole di pensiero di Gerusalemme, quella di Rabbì Hillel: l'amore a Dio e l'amore al prossimo. Fiumi di parole commentavano questa scelta, riflessioni, ragionamenti, distinzioni, sfumature. Come amare Dio, fino a che punto? Come amare il prossimo? Chi è il prossimo? Gesù ascolta la dotta risposta dello scriba e conclude: non sei lontano dal Regno. Il povero scriba è spiazzato. Nessuna discussione teologica, nessun duello in punta di fioretto, nessun dibattito citando maestri di dottrina. Si era preparato bene, era pronto a fare sfoggio della propria competenza, della propria cultura. E invece... Gesù non ci sta, non accetta una discussione solo teorica. La fede dello scriba è solo intellettuale, tutta chiusa nella sua testa, non contagia il suo cuore, non lo spinge a cambiare le sue scelte. Stiamo attenti a non fare come lui... | |||
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