Mc 5,21-43
Fanciulla, io ti dico: Alzati!. | |||
Commento su Marco 5,21-43 Due dolori incrociano oggi i passi del Maestro Gesù: la disperazione di Giairo che sta perdendo la figlia adolescente e la paura della donna emorroissa che da anni cerca di guarire dalle sue perdite. Due dolori diversi si sovrappongono: il dolore di chi viene investito dalla durezza della vita e dal mistero della morte e il dolore di chi è vittima del pregiudizio culturale e religioso. A causa di una primitiva concezione della natura, si pensava che il principio vitale fosse contenuto nel sangue, perciò si evitava di entrare a contatto col sangue. Una donna era impura durante il suo ciclo mestruale: la donna in questione da dodici anni ha delle perdite. Dodici anni senza contatto fisico, senza un abbraccio, nulla. Se tocca Gesù vìola una precisa norma. Ma lo fa. Gesù si accorge che qualcosa è accaduto, chiede spiegazione ai suoi discepoli scettici. Possiamo avvicinarci a Gesù mille volte, ma solo se abbiamo fede ne usciamo cambiati. Così la figlia di Giairo ritorna in vita ed è restituita alla gioia della sua famiglia. Chiediamo al Signore, oggi, di guarirci da ogni malattia, di risvegliare in noi l'adolescente entusiasta e affidiamogli chi è nel dolore del lutto, nella fatica della malattia. |
martedì 31 gennaio 2017
Vangelo del giorno 31/01/2017
lunedì 30 gennaio 2017
Vangelo del giorno 30/01/2017
Mc 5,1-20
Esci, spirito impuro, da quest’uomo. | |||
Commento su Mc 5,1-20 Vive fra i sepolcri, l'indemoniato. Nulla gli dà pace, nessuno riesce a tenerlo fermo: urla e grida, si percuote con le pietre, si fa del male. Come se Marco ci facesse capire che l'autolesionismo è di origine malvagia, demoniaca, che l'accusarsi di ogni nefandezza non fa piacere a Dio e ci sprofonda nell'abisso. Quante ne conosco di persone così! Sempre irrequiete e insoddisfatte di ciò che sono, della propria vita, delle proprie scelte. E alcune, purtroppo, pensano di far piacere a Dio comportandosi in quel modo! Confondono depressione con umiltà, poco consapevoli della propria concreta situazione, preferiscono farsi travolgere dai sensi di colpa piuttosto che guardare oggettivamente i propri pregi e difetti. Il Signore ci libera da una visione piccina e meschina di noi stessi, non siamo i giganti dei nostri sogni, né i nani delle nostre paure, ma uomini e donne che, scoprendosi discepoli, in cammino, in crescita, vedono loro stessi alla luce dello sguardo di Dio. Il Signore ci libera nel profondo, ci aiuta e vedere la realtà dalla parte di Dio. Certo: farlo richiede fatica, uscire da se stessi, lasciar andare (affogare) la miriade di pensieri negativi che rischiano di schiacciarci. |
giovedì 26 gennaio 2017
Vangelo del giorno 26/01/2017
Lc 10,1-9
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. | |||
Commento su Lc 10,1-9 Timoteo e Tito, collaboratori della prima ora di Paolo, sono destinatari di tre lettere pastorali dell'apostolo delle genti, primi di una lunga serie di vescovi, incaricati di annunciare il vangelo degli apostoli. Ieri abbiamo celebrato la conversione di Paolo, oggi la conversione e la vita nuova in Cristo di due suoi preziosi collaboratori: Timoteo e Tito. Come se la Chiesa, nella sua saggezza, volesse darci un messaggio di speranza: la conversione di uno suscita la conversione di tanti. È proprio così: il "sì" detto da Paolo al Dio che credeva di conoscere e che invece perseguitava, è diventato fecondo e ha suscitato una innumerevole moltitudine di altri "sì". Come una catena i cui anelli sono legati indissolubilmente gli uni agli altri, la fede si trasmette da bocca ad orecchio, da persona a persona, da cuore a cuore. Nessuno si converte per posta o si convince alla fede dopo avere letto un libro. Solo la testimonianza schietta, credibile, affascinante di un credente suscita la fede. Se io, Paolo, sono credente, se il Vangelo ha radicalmente trasformato la mia vita, nonostante i miei limiti, è perché altri, prima di me hanno creduto. E se altri, dopo di noi, crederanno, è solo perché questa catena non viene interrotta. La grande gioia che abbiamo ricevuto accogliendo il Signore, la possiamo trasmettere affidando il nostro "sì", in questa giornata, alla grazia di Dio. |
mercoledì 25 gennaio 2017
Medjugorje Messaggio del 25/01/2017
Messaggio di Medjugorje, 25 gennaio 2017
"Cari figli! Oggi vi invito a pregare per la pace. Pace
nei cuori umani, pace nelle famiglie e pace nel mondo. Satana è forte e vuole
farvi rivoltare tutti contro Dio, riportarvi su tutto ciò che è umano e
distruggere nei cuori tutti i sentimenti verso Dio e le cose di Dio. Voi,
figlioli, pregate e lottate contro il materialismo, il modernismo e l'egoismo
che il mondo vi offre. Figlioli, decidetevi per la santità ed io, con mio
Figlio Gesù, intercedo per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”
Vangelo del giorno 25/01/2017
Mc 16,15-18
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo. | |||
Commento su Mc 16,15-18 San Paolo è l'unico discepolo di cui ricordiamo la conversione, oltre che la morte. Il suo percorso spirituale è diventato il modello per ogni cercatore di Dio che incontra il Cristo, rivelatore del Padre e dell'uomo. Non una ma molte conversioni caratterizzano il percorso dell'uomo che cerca se stesso, che incontra Dio. San Paolo ci viene proposto come modello di questo accidentato percorso che siamo chiamati a ripetere con intelligenza e creatività. La conversione è il passaggio da una condizione ad un'altra, un gesto di adesione dell'intelligenza fatto con forza e, spesso, a costo di fatica e di lotta interiore. San Paolo era già credente, fin troppo. Accecato dalla sua passione, non riusciva a vedere che il suo zelo era diventato inaccettabile fanatismo. Quando parliamo di conversione, quindi, non intendiamo anzitutto il passaggio dell'ateo alla fede, ma del credente alla fede corretta. E questa conversione caratterizza la Chiesa, semper reformanda, sempre in riforma per adeguare il proprio stile di vita alle esigenze del Vangelo. Oggi, quindi, celebriamo la fatica della nostra conversione, il cammino che dobbiamo continuamente fare, senza scoraggiarci. La conversione sulla via di Damasco, per Paolo, non fu che l'inizio di una vita nuova in cui dovette affrontare numerosi cambiamenti. Eppure, alla fine del suo entusiasmante, sofferto e tormentato percorso, libero, si consegnò completamente a Cristo. |
martedì 24 gennaio 2017
Vangelo del giorno 24/01/2017
Mc 3,31-35
Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre. | |||
Commento su Mc 3,31-35 Il Signore Gesù ci rende suoi famigliari, ci rende suoi intimi, ci chiama fratelli e amici. E non lo fa per propaganda, non è un imbonitore, vive ciò che afferma, lo realizza. Gesù supera il modello famigliare del clan, del legame di sangue, del rapporto fra genitori e figli: seguire il Vangelo coinvolge anche le emozioni e gli affetti, crea nuovi legami che superano quelli di sangue. Quanto è vero! Molti, fra noi, hanno rapporti di complicità e di intesa con fratelli nella fede molto più fecondi e intensi di quelli che hanno con i fratelli di sangue! Ma, attenzione, creare relazioni nella comunità richiede fatica e impegno, senza prendere scorciatoie. Quante volte nella comunità arrivano persone che non hanno ricevuto affetto e che pensano di trovarlo a buon prezzo fra i cristiani! Certo: l'amore caratterizza (o potrebbe) le comunità cristiane ma, per viverlo da adulti, occorre impegno e franchezza, costanza ed equilibrio. Come i raggi di una ruota di carro, avvicinandoci al mozzo centrale ci avviciniamo gli uni agli altri. Se ci avviciniamo a Cristo ci scopriamo vicini e diventiamo capaci di amarci gli uni gli altri al di là delle simpatie, ma dell'amore che Dio riversa nei nostri cuori. |
lunedì 23 gennaio 2017
Vangelo del giorno 23/01/2017
Mc 3,22-30
Satana è finito. | |||
Commento su Mc 3,22-30 Quanto inchiostro ha fatto versare questo brano! Siamo tutti rassicurati dal fatto che il Dio di Gesù perdona tutti i peccati! Che bello avere a che fare con un Dio che vuole la salvezza di ogni uomo, che non gode della morte del peccatore ma che lo libera e lo innalza! Eccetto in un caso: la bestemmia contro lo Spirito Santo. Ma che significa? La chiave di lettura di Marco ci aiuta: Gesù è accusato di essere indemoniato, di parlare in nome del divisore. Lo accusano perché dice cose nuove, perché destabilizza, perché mette in luce le contraddizioni di una pratica religiosa esteriore e vuota, fatta di leggi e prescrizioni che, invece di avvicinare a Dio, fanno fuggire ogni discepolo! Piuttosto di mettersi in discussione, alcuni farisei lo accusano, senza argomentare, di essere un indemoniato e di guarire gli indemoniati in nome del demonio. Sciocchezza gigantesca che Gesù, con somma pazienza, smonta con un ragionamento. Che non serve. L'ostinazione di chi non vuole credere è quasi invincibile, è dura e insormontabile. Eccolo, a mio avviso, il peccato contro lo Spirito. Apre le menti, lo Spirito, scombina i piani, illumina le tenebre. Ma, per farlo, bisogna accoglierlo. |
venerdì 20 gennaio 2017
Vangelo del giorno 20/01/2017
Mc 3,13-19
Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui. | |||
Commento su Marco 3,13-19 Eccola qui la Chiesa, il sogno di Dio. Quella vera, quella voluta dal Signore, quella che dovrebbe diventare il modello per ogni scoperta, per ogni progetto, per ogni piano pastorale. La Chiesa non è una società perfetta, un'anchilosata organizzazione, una scalcagnata ed improbabile accozzaglia di persone emotivamente instabili. La Chiesa che Gesù sogna nasce per sua iniziativa: egli chiama a sé coloro che egli vuole. Non si fa parte della Chiesa per decisione personale ma si risponde ad un'intima chiamata che ci scuote dalle fondamenta. Gesù ci costituisce Dodici, diventiamo un'altra cosa rispetto all'insieme formato da singole personalità, si diventa un cuor solo e un'anima sola. Dodici come le tribù di Israele, Dodici come i mesi dell'anno, la pienezza del tempo. E alcune cose devono fare i discepoli: stare col Maestro, frequentarlo, pregarlo, ascoltarlo e meditare le sue parole per essere in grado di annunciare la sua Parola e cacciare la parte oscura che contagia il mondo e la vita. Tutto il resto: l'organizzazione, i ministeri, i carismi messi a disposizione gli uni degli altri, non sono che strumenti per realizzare questo sogno. Ricordiamocelo. |
giovedì 19 gennaio 2017
Vangelo del giorno 19/01/2017
Mc 3,7-12
Gli spiriti impuri gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse. | |||
Commento su Mc 3,7-12 "Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo." Mc 3,7-12 Come vivere questa Parola? Gesù si ritrae percependo il pericolo che viene da coloro che hanno decretato la sua morte dopo il miracolo della mano guarita. Ma la sua non è una fuga determinata dalla paura. Al contrario, apre nuovi cammini, nuovi incontri. Il suo esodo determina un inizio sorprendente. Chiede una barca per sottrarsi alla folla "perché non lo schiacciassero". Infatti ne aveva guariti così tanti che chi aveva qualche male gli si "gettava addosso". In un'altra pagina del Vangelo si parla del "lembo del mantello" del Maestro. Era una donna che aveva intuito la presenza di un potere nascosto, di una misericordia attenta e generosa, sensibile al semplice tatto. Una misericordia presente in tutta la persona di Gesù, addirittura nell'ultimo lembo del suo mantello. Mentre sembra ritirarsi, si consegna a tutti coloro che credono in lui, ai più poveri, agli ammalati, a chi si trova nel pianto e nel dolore. Ancora oggi, Gesù mantiene questa vicinanza, questa cura e tenerezza con tutti quanti lo invocano. Così possiamo ripetere nel canto: Misericordias Domini in aeternum cantabo. |
mercoledì 18 gennaio 2017
Vangelo del giorno 18/01/2017
Mc 3,1-6
È lecito in giorno di sabato salvare una vita o ucciderla? | |||
Commento su Mc 3,1-6 La fine della prima parte del vangelo di Marco è carica di drammaticità, è un epilogo pieno di tensione e di violenza. I farisei hanno lungamente osservato l'opera di questo rabbino improvvisato, hanno prima mormorato, poi obiettato, ora agiscono per fermarlo. La differenza fra il loro modo di concepire la religione e quello di Gesù è ben sintetizzata dal drammatico racconto di oggi: per i farisei al centro della fede c'è il rispetto della norma. Per Gesù, invece, in mezzo c'è l'uomo paralizzato. Dio pone al centro della sua azione il bene degli uomini, questo è lo straordinario messaggio della Parola di Dio. Alcuni uomini che pensano di parlare in nome di Dio, invece, mettono al centro lo sforzo che l'uomo fa per piacere a Dio. La differenza è incolmabile, segna una svolta, cambia la prospettiva. La norma slitta al secondo posto, prima c'è la felicità dell'uomo nella pienezza di Dio. Gesù mette al centro l'uomo che soffre, adegua la norma, sana e santa, come il rispetto del riposo sabbatico, al caso concreto. Dio è felice se l'uomo si ricorda di essere figlio e dedica una giornata al riposo e alla festa. Ma è ancora più felice se nel giorno della festa l'uomo viene restituito alla sua integrità fisica e morale! |
martedì 17 gennaio 2017
Vangelo del giorno 17/01/2017
Mc 2,23-28
Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! | |||
Commento su Mc 2,23-28 Non è lecito, è proibito, è vietato... Quante volte confondiamo la fede con il rispetto scrupoloso di infinite norme attribuite a Dio! Come se credere, in fondo, coincidesse col comportarsi bene, da bravi ragazzi, irreprensibilmente. Certo: quando incontriamo Dio la nostra vita si trasforma, si trasfigura, acquista una nuova dimensione ed è difficile credere senza che la fede cambi di conseguenza il nostro comportamento. Ma, sinceramente, fra noi cattolici vedo molto più diffuso il rischio del giudizio impietoso, dello scrupolo, della riduzione della fede a etica piuttosto che a motore del cambiamento. Gesù è accusato di trasgredire le regole. E Gesù, che ben conosce la Scrittura e la Legge, fatta per gli uomini, per donare loro libertà, non certo per opprimerli!, replica ai devoti scandalizzati citando un noto episodio di trasgressione compiuto dal re Davide col beneplacito dei sacerdoti del tempo. Come a dire: una norma va sempre letta nel suo contesto, soprattutto una norma rituale, salvaguardando il principio, ma cogliendone le eccezioni. No, Gesù non fonda un movimento anarchico, ma riconduce all'essenziale le norme attribuite a Dio, relativizzandole all'Assoluto. Impariamo da lui a vivere da figli e non da contabili! |
lunedì 16 gennaio 2017
Vangelo del giorno 16/01/2017
Mc 2,18-22
Lo sposo è con loro. | |||
Commento su Mc 2,18-22 Non è più il tempo del digiuno come per i discepoli del Battista: ormai lo sposo è arrivato. Gesù invita l'uditorio a cogliere la radicale differenza fra lui e Giovanni: questi è stato inviato a preparargli la strada. Perciò Giovanni vive nell'ascesi e nella penitenza, secondo il tradizionale modello del profeta biblico ma quello stile, ora, va superato, perché è il tempo della gioia e della festa. Lo sposo è con noi, non dobbiamo digiunare se non per ricordarci che egli è il per sempre presente! Anche noi rischiamo di fare come i contemporanei di Gesù: leggere l'evento nuovo del Vangelo con categorie vecchie, cercando di ricomprenderlo entro schemi predefiniti. Non è così: la novità portata da Gesù è talmente assoluta che ogni schema, ogni categoria, ogni pre-comprensione esplode sotto la potente spinta dell'annuncio. A volte anche le nostre categorie religiose, sane e sante, rischiano di ingabbiare la dinamica evangelica, di ricondurre l'inaudito di Dio entro rassicuranti confini a noi più congeniali. Accogliamo lo sposo, oggi, facciamo festa nel cuore all'inizio di questa settimana e scopriamo quali possono essere gli atteggiamenti più idonei per manifestare l'inaudito di Dio... |
giovedì 12 gennaio 2017
Vangelo del giorno 12/01/2017
Mc 1,40-45
La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. | |||
Commento su Mc 1,40-45 Il Signore ha compassione del lebbroso, sente la sua sofferenza, condivide il suo dolore. La lebbra, malattia della povertà che isolava dal mondo, era considerata come una punizione divina e il malato, roso dai sensi di colpa, doveva stare lontano dalle città. Gesù non ha paura di toccarlo, di purificarlo, di restituirgli dignità e salute. Ma il lebbroso non capisce, non sa chi sia veramente il Rabbì. A lui interessa solo guarire e, contravvenendo alla dura ammonizione di Gesù, invece di tacere, proclama ai quattro venti l'avvenuta sua guarigione, al punto che Gesù deve rivedere il suo progetto iniziale ed evitare le città. Una malintesa esperienza di fede può causare dei danni: al Signore viene impedito di evangelizzare, perché il rischio di essere scambiato per un mago è troppo alto. Quando ci avviciniamo alla fede e vi aderiamo, con entusiasmo, pensiamo che sia tutto facile, tutto immediato, tutto luminoso. Il discepolato, invece, ha bisogno di tempo e di disciplina, di consigli e di conversioni continue. Non facciamo come il lebbroso che vistosi guarito, pensa ormai di avere in mano la propria vita. La conversione non è che il punto di partenza di un lungo percorso, a tratti doloroso, che ci porta verso la pienezza. |
mercoledì 11 gennaio 2017
Vangelo del giorno 11/01/2017
Mc 1,29-39
Gesù guarì molti che erano afflitti da varie malattie. | |||
Commento su Mc 1,29-39 La suocera di Pietro viene guarita e serve il Signore. Se siamo guariti interiormente è per servire. La Chiesa serve il suo Maestro che si mette alla soglia per annunciare il Regno. Non è più nella sinagoga, l'annuncio, ma sulla soglia, ai bordi, al confine, ai margini, per strada... La gente accoglie la Parola che cambia la vita e gioisce: Gesù opera miracoli di conversione. Il segreto dell'energia di Gesù è nella preghiera, intimo colloquio col Padre che gli permette di entrare in contatto con tante persone con verità e attenzione. Imparassimo da Gesù a ritagliare del tempo per stare con Dio! E meno ne abbiamo e più siamo invitati a trovarlo per poter stare con colui che illumina le nostre coscienze e le nostre scelte! Una preghiera silenziosa, intensa, autentica, ci permette di affrontare la giornata con un altro spirito. Pietro, scocciato, raggiunge Gesù, come a richiamarlo ai suoi doveri: ora che a Cafarnao lo aspettano, occorre che si coltivi la nascente comunità. Ma Gesù non vuole essere rinchiuso, nemmeno nella sua comunità, e chiede di andare altrove per annunciare il Regno. Che la Chiesa, come il suo Maestro, abbia il coraggio di portare il Vangelo nelle strade! |
martedì 10 gennaio 2017
Vangelo del giorno 10/01/2017
Mc 1,21-28
Gesù insegnava come uno che ha autorità | |||
Commento su Mc 1,21-28 Il primo miracolo compiuto da Gesù, in Marco, è la guarigione di un indemoniato nella sinagoga. Indemoniato che partecipa tranquillamente alla preghiera, come se niente fosse. Come se Marco volesse dire alla sua comunità: per poter accogliere il vangelo dobbiamo anzitutto purificare la nostra Chiesa. Da cosa dobbiamo purificarci? Dal pensare che Gesù non c'entri nulla con noi, che Dio ci rovina invece di realizzarci, e dal ridurre la fede alla sola conoscenza. Tutti modi scorretti di intendere la fede stessa e che, pure, anche noi viviamo ancora oggi. Molti fra noi vivono come se Dio non avesse nulla a che fare con la propria vita, riducendo la fede ad un angolo settimanale da cui tirar fuori un po' di devozione. Altri, poi, sono convinti che Dio è venuto apposta per impedirci di gioire e di godere, giudice severo ed intransigente che tutto scruta e punisce, vero avversario dell'uomo. Altri ancora, invece, riducono la fede al "sapere": conoscono le verità della fede che, però, non scalfiscono la loro vita. La prima conversione che siamo chiamati a fare è interna alla Chiesa, a noi: prima di annunciare il Cristo, siamo chiamati noi stessi ad accogliere il suo annuncio anche se pensiamo di essere già sufficientemente cristiani... |
lunedì 9 gennaio 2017
Vangelo del giorno 09/01/2017
Mc 1,14-20
Convertitevi e credete nel Vangelo. | |||
Commento su Mc 1,14-20 Ha bisogno di collaboratori, il Signore, per annunciare il Vangelo. Li va a cercare mentre lavorano, sulla riva del mare, dopo avere iniziato il suo ministero nelle terre della Decapoli, ai confini di Israele. E di nuovo parliamo di confini fra terra e lago, fra terra e mare. Il mare: luogo misterioso e inaccessibile per gli ebrei, poco avvezzi alla navigazione. È sui confini che Dio chiama, alla fine di una infruttuosa giornata di lavoro. Non alla fine di un percorso di formazione o di uno sfavillante pellegrinaggio, ma nella quotidianità del lavoro manuale. E chiede ai primi discepoli di seguirlo per diventare pescatori di uomini. Di solito non accade così: è il discepolo che si cerca un Maestro che gli aggrada. Gesù, invece, ci viene a chiamare là dove siamo per tirar fuori umanità da noi stessi e dalle persone che incontriamo. Umanità: in questo mondo sempre più insensibile e brutale i cristiani devono eccellere nel vivere le qualità che contraddistinguono e nobilitano la razza umana. Per farlo, però, occorre che noi abbandoniamo qualcosa, che lasciamo quelle reti che ci tengono prigionieri e che ci impediscono di crescere che smettiamo di riparare ciò che ci imprigiona e ci impedisce di essere davvero liberi. |
domenica 8 gennaio 2017
Vangelo del giorno 08/01/2017
Mt 3,13-17
Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui. | |||
Commento su Matteo 3,13-17 Il tempo liturgico di Natale si conclude con la festa del Battesimo del Signore: il Dio che è nato a Betlemme nasce nel cuore di ogni discepolo che si fa battezzare. "Tu sei il mio figlio bene-amato, nel quale mi sono compiaciuto" ."Prediletto", traduce la nostra Bibbia, ma preferisco il più letterale "bene-amato" che soggiace al termine greco originale. Gesù - quindi - è anzitutto "bene-amato" e in lui Dio si "compiace". Tutti noi veniamo educati a meritarci di essere amati, a compiere dei gesti che ci rendono meritevoli dell'affetto altrui; sin da piccoli siamo educati ad essere buoni alunni, buoni figli, buoni fidanzati, buoni sposi, buoni genitori, buon parroco... il mondo premia le persone che riescono, capaci e - dentro di noi - s'insinua l'idea che Dio mi ama, certo, ma a certe condizioni. Tutta la nostra vita elemosina un apprezzamento, un riconoscimento. Dio mi dice che io sono amato bene, dall'inizio, prima di agire, a priori: Dio non mi ama perché buono ma - amandomi - mi rende buono. Dio si compiace di me perché vede il capolavoro che sono, l'opera d'arte che posso diventare, la dignità con cui egli mi ha rivestito. Allora, ma solo allora, potrò guardare al percorso da fare per diventare opera d'arte, alle fatiche che mi frenano, alle fragilità che devo superare. Il cristianesimo è questo: la scoperta che Dio mi ama per ciò che sono, Dio mi svela in profondità ciò che sono: bene-amato. È difficile amare "bene", l'amore è grandioso e ambiguo, può costruire e distruggere, non si tratta di adorare qualcuno, ma di amarlo "bene", renderlo autonomo, adulto, vero, consapevole. Così Dio fa con me. |
sabato 7 gennaio 2017
Vangelo del giorno 07/01/2017
Mt 4,12-17.23-25
Il regno dei cieli è vicino. | |||
Commento su Mt 4,12-17.23-25 Fugge, il Signore. Hanno arrestato il Battista, Erode non sopporta più di essere sbeffeggiato dal profeta di fuoco. Meglio cambiare aria, tornare al Nord. Ma, invece di nascondersi, Gesù inizia la sua predicazione. Non sempre un evento nefasto ha conseguenze negative. Così come la persecuzione della prima comunità a Gerusalemme avrà, come inattesa conseguenza, l'annuncio del Vangelo ai pagani. E il ministero pubblico di Gesù inizia dall'estremo nord, dalle terre che per prime, caddero sotto la dominazione assira, settecento anni prima. Terre perdute, per i puri di Gerusalemme, terre pagane e immonde, fatte di meticci e di promiscuità. L'annuncio del Vangelo inizia nelle piazze, non nelle chiese. Dalle periferie della storia, non dai convegni che radunano i fervidi discepoli. Così, la Chiesa, se vuole restare fedele al mandato del suo Maestro, deve osare. Gesù si sporca le mani, si mischia alla folla considerata perduta dai religiosi della capitale. E il suo annuncio è semplice: Dio ti si è fatto vicino, accorgitene e cambia vita. Fossimo capaci di tornare a tanta disarmante semplicità! A dire le parole di Dio senza elucubrazioni teologiche e ansie moralistiche! Iniziamo la settimana, e l'anno, col desiderio, in questo anno della fede, di tornare a dire l'essenziale... |
giovedì 5 gennaio 2017
Vangelo del giorno 05/01/2017
Gv 1,43-51
Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele. | |||
Commento su Gv 1,43-51 Per accogliere nel Natale il Dio che continuamente chiede di nascere nei nostri cuori, dobbiamo, come Giovanni Battista, dirci la verità di noi stessi, interrogarci sulle ragioni profonde delle nostre scelte di fede, come i primi due discepoli, e saperci mettere in radicale discussione, come sa fare Natanaele. Natanaele è un discepolo convinto, medita la Torah, conosce bene la Scrittura. Ma non ha un bel carattere: è duro e scontroso, non incoraggia certo a diventare suo amico chi lo incontra! Forse si è abituato alla sua corazza, sa che quel suo atteggiamento respingente lo difende da eventuali delusioni. Ed è proprio lì che lo aspetta il Signore... Gesù lo elogia: non nota il suo brutto carattere, ma la sua sincerità. Solo Dio è capace di valorizzare ciò che nemmeno noi sappiamo vedere. E lavorare sul positivo ci spalanca alla conversione e allo stupore. Natanaele si scioglie come neve al sole: si lascia andare, fa professioni di fede piuttosto premature... Dio accoglie chiunque fra i suoi discepoli, solo chiede a chi lo accoglie di sapersi mettere in discussione, di saper accettare il proprio limite. Dio sa vedere in noi tutto il positivo di cui siamo capaci. |
mercoledì 4 gennaio 2017
Vangelo del giorno 04/01/2017
Gv 1,35-42
Abbiamo trovato il Messia. | |||
Commento su Gv 1,35-42 Che cosa cerchiamo quando cerchiamo Dio? Sicurezza? Protezione? Pace interiore? Fortuna? La prima parola pronunciata da Gesù, nel vangelo di Giovanni, è una domanda. Siamo convinti che la fede sia un blocco di certezze inamovibili, che il dubbio di fede vada allontanato e rimosso, segno di poca forza interiore. Gesù, invece, inizia il suo ministero seminando dubbi. Che cercate? Chiede inaspettatamente ai discepoli di Giovanni che lo seguono. No, non cerca discepoli a tutti i costi il Signore, non blandisce, non seduce. Vuole che i discepoli si interroghino sulle ragioni della loro scelta. Dio non vuole mezzi uomini e mezze donne al suo seguito, non sa che farsene di cristiani che fanno della loro fede un rifugio, una cuccia, una via di fuga dal mondo. Andrea e Giovanni certo non si aspettavano una domanda del genere. Sono spiazzati e rispondono ponendo una nuova domanda, come a guadagnar tempo, come a chiedere una pausa. Gesù li incoraggia, ora: venite e vedrete. La fede non è credere in qualcosa, ma seguire qualcuno, andare a vedere. Vanno, questa volta, e vedono, e restano. Quel giorno è l'inizio della loro vita vera. |
martedì 3 gennaio 2017
Vangelo del giorno 03/01/2017
Gv 1,29-34
Ecco l’agnello di Dio. | |||
Commento su Gv 1,29-34 Io non lo conoscevo. Che dici, Giovanni? Hai vissuto tutta la tua vita alla ricerca di Dio, hai lasciato tutto, casa, famiglia, comodità, per vivere nel deserto assolato. Hai rinunciato anche ai legittimi piaceri della vita per essere tutto orientato all'essenziale. Gigante, in un mondo di uomini religiosi piccini e meschini, hai attirato le folle che da Gerusalemme sono scese per ascoltare le tue parole sferzanti ma autentiche. E ora dici che non lo conoscevi, che sapevi di lui solo per sentito dire... Anche tu sei rimasto spiazzato quando l'hai visto mettersi in fila fra i penitenti, anche tu hai sentito il tuo cuore fermarsi quando l'hai visto inginocchiarsi davanti a te. E lo Spirito che è sceso su di lui ti ha fatto capire, d'improvviso. No, Dio non avrebbe tagliato alcun albero improduttivo. Nessun fuoco avrebbe divorato i resistenti... Eccolo Dio, mischiato fra i peccatori, umile, nascosto. Ora Giovanni crede. Ora vede. Ora conosce l'agnello che si lascia uccidere senza proferire lamento. Dio è sempre lì a stupirci. Quando crediamo finalmente di sapere, ci obbliga a rimetterci in discussione. E cento e cento volte a rinascere e ripartire alla sua ricerca. |
lunedì 2 gennaio 2017
Medjugorje Messaggio del 02/01/2017
Ultimo Messaggio di Medjugorje, 2 gennaio 2017
"Cari figli, mio figlio è stato fonte di amore e di
luce quando ha parlato al popolo di tutti i popoli. Apostoli miei, seguite la
sua luce, ciò non è facile, dovete essere piccoli, dovete diventare più piccoli
degli altri e con l’aiuto della fede riempirvi del suo amore. Nessun uomo
sulla terra, senza fede, può vivere un’esperienza miracolosa. Io sono con voi,
mi manifesto con queste venute, con queste parole, desidero testimoniarvi il
mio amore e la cura materna. Figli miei, non perdete tempo ponendo domande a
cui non ricevete mai risposta, alla fine del vostro percorso terreno il Padre
Celeste vi risponderà. Sappiate sempre che Dio sa tutto, Dio vede, Dio ama. Il
mio carissimo figlio illumina la vita e squarcia il buio. L’amore materno che
mi porta a voi è ineffabile, nascosto ma vero, io esprimo i miei sentimenti
verso voi, amore, comprensione e benevolenza materna. Da voi, apostoli miei,
cerco le vostre preghiere: rose che devono essere opere d’amore, queste sono
per il mio cuore materno le preghiere più care, queste porto a mio Figlio nato
per voi. Lui vi guarda e vi ascolta. Noi siamo sempre vicino a voi con il
nostro amore che chiama, unisce, converte, dà coraggio e riempie. Perciò
apostoli miei amatevi sempre gli uni gli altri, ma soprattutto amate mio
figlio, questa è l’unica strada per la salvezza verso la vita eterna, questa è
la mia preghiera preferita che come il profumo di rose più bello, riempie il
mio cuore. Pregate sempre, pregate per i vostri pastori perché abbiano forza di
essere la luce di mio figlio. Vi ringrazio
Vangelo dl giorno 02/01/2017
Gv 1,19-28
Dopo di me verrà uno che è prima di me. | |||
Commento su GV 1, 19-28 «Quanto a voi, quello che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quello che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna. Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di ingannarvi». 1 GV 1, 19-28 Come vivere questa Parola? Essere figli di Dio, in Maria e in Cristo resi partecipi della sorte divina, san Giovanni lo traduce con un unico verbo: rimanere. Rimanere per lui significa conservare la consapevolezza dell'essere Figli, la coscienza delle responsabilità e possibilità che conseguano da questa nuova condizione. Rimanere è anche indice di aver trovato il proprio posto. Rimanere è il contrario di scappare. Sintomo dell'aver raggiunto una stabilità di relazione con un contesto ma soprattutto con le persone in quel contesto. E quelle relazioni si fanno in questo modo impegnative, obbliganti e feconde. I due santi di oggi, così grandi e celeberrimi al punto che avrebbero avuto diritto ad una giornata dedicata a testa, sono festeggiati insieme, proprio perché la loro santità passa e benedice una delle espressioni più belle di questo RIMANERE nell'AMORE: l'amicizia. La loro amicizia diventa il luogo dove esprimere la loro fede, dare senso allo studio, alla conoscenza; dove dare energia e motivazione all'impegno morale. Ma anche dove trovare forza nelle avversità, consolazione e affetto, per apprezzare il non essere ed agire da soli, anche in una vita dedicata totalmente a Dio e che ha scelto di non costruirsi una famiglia propria, degli affetti esclusivi. Signore, aiutaci a vivere con intensità ogni tipo di relazione che costruiamo con le persone. I vincoli di sangue ci sollecitano immediatamente all'impegno, all'affetto, alla dedizione. I vincoli in Cristo Gesù a volte sono più aridi, ma non chiedono meno amore, meno responsabilità. Che le nostre comunità siano luoghi di ben vivere, di lavoro fecondo, di creatività coraggiosa. |
domenica 1 gennaio 2017
Vangelo del 01/01/2017
Lc 2,16-21
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù. | |||
Commento su Luca 2,16-21 Buon anno! La Chiesa ci invita ad iniziare il nuovo anno civile in compagnia di Maria, madre della Chiesa. un invito pressante a ripartire da Dio, dall'essenziale, dall'unico che puo orientare la nostra vita. Anche se facciamo finta che non sia cosi sappiamo bene che l'anno che sta per iniziare sara straordinariamente simile a quello appena passato. La crisi picchia forte e per molti il futuro piuttosto tenebroso e denso di inquietudine... Ma sappiamo che, statisticamente, l'anno che comincia oggi assomiglia a quello appena passato: ci saranno momenti di fatica e momenti di gioia, per alcuni sara un anno particolarmente sereno e per altri la vita presentera inesorabilmente qualche conto sgradito...La liturgia, nella sua saggezza, ci invita a fare un passo indietro, anzi, a compiere un passo in profondita Quest'anno sara significativo se, come Maria, impareremo a fermarci e a meditare, a guardarci dentro, a lasciare che gli eventi siano illuminati dalla Parola. Solo cosi vedremo le nostre piccole storie inserite nel grande progetto d'amore che Dio ha sugli uomini. Accogliamo fiduciosi l'augurio e la benedizione fatti da Aronne sul popolo di Israele: qualunque cosa accada in questo anno, il Signore ci conceda di non restare schiacciati dagli eventi ma di alzare lo sguardo verso di lui per vedere che il suo volto sempre illuminato, cio?sorridente. Se Dio ci sorride, sara un anno straordinario. |
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