martedì 31 gennaio 2017

Vangelo del giorno 31/01/2017

Mc 5,21-43
Fanciulla, io ti dico: Alzati!.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Parola del Signore


Commento su Marco 5,21-43

Due dolori incrociano oggi i passi del Maestro Gesù: la disperazione di Giairo che sta perdendo la figlia adolescente e la paura della donna emorroissa che da anni cerca di guarire dalle sue perdite. Due dolori diversi si sovrappongono: il dolore di chi viene investito dalla durezza della vita e dal mistero della morte e il dolore di chi è vittima del pregiudizio culturale e religioso. A causa di una primitiva concezione della natura, si pensava che il principio vitale fosse contenuto nel sangue, perciò si evitava di entrare a contatto col sangue. Una donna era impura durante il suo ciclo mestruale: la donna in questione da dodici anni ha delle perdite. Dodici anni senza contatto fisico, senza un abbraccio, nulla. Se tocca Gesù vìola una precisa norma. Ma lo fa. Gesù si accorge che qualcosa è accaduto, chiede spiegazione ai suoi discepoli scettici. Possiamo avvicinarci a Gesù mille volte, ma solo se abbiamo fede ne usciamo cambiati. Così la figlia di Giairo ritorna in vita ed è restituita alla gioia della sua famiglia. Chiediamo al Signore, oggi, di guarirci da ogni malattia, di risvegliare in noi l'adolescente entusiasta e affidiamogli chi è nel dolore del lutto, nella fatica della malattia.

lunedì 30 gennaio 2017

Vangelo del giorno 30/01/2017

Mc 5,1-20
Esci, spirito impuro, da quest’uomo.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

Parola del Signore


Commento su Mc 5,1-20

Vive fra i sepolcri, l'indemoniato. Nulla gli dà pace, nessuno riesce a tenerlo fermo: urla e grida, si percuote con le pietre, si fa del male. Come se Marco ci facesse capire che l'autolesionismo è di origine malvagia, demoniaca, che l'accusarsi di ogni nefandezza non fa piacere a Dio e ci sprofonda nell'abisso. Quante ne conosco di persone così! Sempre irrequiete e insoddisfatte di ciò che sono, della propria vita, delle proprie scelte. E alcune, purtroppo, pensano di far piacere a Dio comportandosi in quel modo! Confondono depressione con umiltà, poco consapevoli della propria concreta situazione, preferiscono farsi travolgere dai sensi di colpa piuttosto che guardare oggettivamente i propri pregi e difetti. Il Signore ci libera da una visione piccina e meschina di noi stessi, non siamo i giganti dei nostri sogni, né i nani delle nostre paure, ma uomini e donne che, scoprendosi discepoli, in cammino, in crescita, vedono loro stessi alla luce dello sguardo di Dio. Il Signore ci libera nel profondo, ci aiuta e vedere la realtà dalla parte di Dio. Certo: farlo richiede fatica, uscire da se stessi, lasciar andare (affogare) la miriade di pensieri negativi che rischiano di schiacciarci.

giovedì 26 gennaio 2017

Vangelo del giorno 26/01/2017

Lc 10,1-9
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Parola del Signore


Commento su Lc 10,1-9

Timoteo e Tito, collaboratori della prima ora di Paolo, sono destinatari di tre lettere pastorali dell'apostolo delle genti, primi di una lunga serie di vescovi, incaricati di annunciare il vangelo degli apostoli.

Ieri abbiamo celebrato la conversione di Paolo, oggi la conversione e la vita nuova in Cristo di due suoi preziosi collaboratori: Timoteo e Tito. Come se la Chiesa, nella sua saggezza, volesse darci un messaggio di speranza: la conversione di uno suscita la conversione di tanti. È proprio così: il "sì" detto da Paolo al Dio che credeva di conoscere e che invece perseguitava, è diventato fecondo e ha suscitato una innumerevole moltitudine di altri "sì". Come una catena i cui anelli sono legati indissolubilmente gli uni agli altri, la fede si trasmette da bocca ad orecchio, da persona a persona, da cuore a cuore. Nessuno si converte per posta o si convince alla fede dopo avere letto un libro. Solo la testimonianza schietta, credibile, affascinante di un credente suscita la fede. Se io, Paolo, sono credente, se il Vangelo ha radicalmente trasformato la mia vita, nonostante i miei limiti, è perché altri, prima di me hanno creduto. E se altri, dopo di noi, crederanno, è solo perché questa catena non viene interrotta. La grande gioia che abbiamo ricevuto accogliendo il Signore, la possiamo trasmettere affidando il nostro "sì", in questa giornata, alla grazia di Dio.

mercoledì 25 gennaio 2017

Medjugorje Messaggio del 25/01/2017

 Messaggio di Medjugorje, 25 gennaio 2017




"Cari figli! Oggi vi invito a pregare per la pace. Pace nei cuori umani, pace nelle famiglie e pace nel mondo. Satana è forte e vuole farvi rivoltare tutti contro Dio, riportarvi su tutto ciò che è umano e distruggere nei cuori tutti i sentimenti verso Dio e le cose di Dio. Voi, figlioli, pregate e lottate contro il materialismo, il modernismo e l'egoismo che il mondo vi offre. Figlioli, decidetevi per la santità ed io, con mio Figlio Gesù, intercedo per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”

Vangelo del giorno 25/01/2017

Mc 16,15-18
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Parola del Signore


Commento su Mc 16,15-18

San Paolo è l'unico discepolo di cui ricordiamo la conversione, oltre che la morte. Il suo percorso spirituale è diventato il modello per ogni cercatore di Dio che incontra il Cristo, rivelatore del Padre e dell'uomo.

Non una ma molte conversioni caratterizzano il percorso dell'uomo che cerca se stesso, che incontra Dio. San Paolo ci viene proposto come modello di questo accidentato percorso che siamo chiamati a ripetere con intelligenza e creatività. La conversione è il passaggio da una condizione ad un'altra, un gesto di adesione dell'intelligenza fatto con forza e, spesso, a costo di fatica e di lotta interiore. San Paolo era già credente, fin troppo. Accecato dalla sua passione, non riusciva a vedere che il suo zelo era diventato inaccettabile fanatismo. Quando parliamo di conversione, quindi, non intendiamo anzitutto il passaggio dell'ateo alla fede, ma del credente alla fede corretta. E questa conversione caratterizza la Chiesa, semper reformanda, sempre in riforma per adeguare il proprio stile di vita alle esigenze del Vangelo. Oggi, quindi, celebriamo la fatica della nostra conversione, il cammino che dobbiamo continuamente fare, senza scoraggiarci. La conversione sulla via di Damasco, per Paolo, non fu che l'inizio di una vita nuova in cui dovette affrontare numerosi cambiamenti. Eppure, alla fine del suo entusiasmante, sofferto e tormentato percorso, libero, si consegnò completamente a Cristo.

martedì 24 gennaio 2017

Vangelo del giorno 24/01/2017

Mc 3,31-35
Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

Parola del Signore


Commento su Mc 3,31-35

Il Signore Gesù ci rende suoi famigliari, ci rende suoi intimi, ci chiama fratelli e amici. E non lo fa per propaganda, non è un imbonitore, vive ciò che afferma, lo realizza. Gesù supera il modello famigliare del clan, del legame di sangue, del rapporto fra genitori e figli: seguire il Vangelo coinvolge anche le emozioni e gli affetti, crea nuovi legami che superano quelli di sangue. Quanto è vero! Molti, fra noi, hanno rapporti di complicità e di intesa con fratelli nella fede molto più fecondi e intensi di quelli che hanno con i fratelli di sangue! Ma, attenzione, creare relazioni nella comunità richiede fatica e impegno, senza prendere scorciatoie. Quante volte nella comunità arrivano persone che non hanno ricevuto affetto e che pensano di trovarlo a buon prezzo fra i cristiani! Certo: l'amore caratterizza (o potrebbe) le comunità cristiane ma, per viverlo da adulti, occorre impegno e franchezza, costanza ed equilibrio. Come i raggi di una ruota di carro, avvicinandoci al mozzo centrale ci avviciniamo gli uni agli altri. Se ci avviciniamo a Cristo ci scopriamo vicini e diventiamo capaci di amarci gli uni gli altri al di là delle simpatie, ma dell'amore che Dio riversa nei nostri cuori.

lunedì 23 gennaio 2017

Vangelo del giorno 23/01/2017

Mc 3,22-30
Satana è finito.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.
Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

Parola del Signore


Commento su Mc 3,22-30

Quanto inchiostro ha fatto versare questo brano! Siamo tutti rassicurati dal fatto che il Dio di Gesù perdona tutti i peccati! Che bello avere a che fare con un Dio che vuole la salvezza di ogni uomo, che non gode della morte del peccatore ma che lo libera e lo innalza! Eccetto in un caso: la bestemmia contro lo Spirito Santo. Ma che significa? La chiave di lettura di Marco ci aiuta: Gesù è accusato di essere indemoniato, di parlare in nome del divisore. Lo accusano perché dice cose nuove, perché destabilizza, perché mette in luce le contraddizioni di una pratica religiosa esteriore e vuota, fatta di leggi e prescrizioni che, invece di avvicinare a Dio, fanno fuggire ogni discepolo! Piuttosto di mettersi in discussione, alcuni farisei lo accusano, senza argomentare, di essere un indemoniato e di guarire gli indemoniati in nome del demonio. Sciocchezza gigantesca che Gesù, con somma pazienza, smonta con un ragionamento. Che non serve. L'ostinazione di chi non vuole credere è quasi invincibile, è dura e insormontabile. Eccolo, a mio avviso, il peccato contro lo Spirito. Apre le menti, lo Spirito, scombina i piani, illumina le tenebre. Ma, per farlo, bisogna accoglierlo.

venerdì 20 gennaio 2017

Vangelo del giorno 20/01/2017

Mc 3,13-19
Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Parola del Signore


Commento su Marco 3,13-19

Eccola qui la Chiesa, il sogno di Dio. Quella vera, quella voluta dal Signore, quella che dovrebbe diventare il modello per ogni scoperta, per ogni progetto, per ogni piano pastorale. La Chiesa non è una società perfetta, un'anchilosata organizzazione, una scalcagnata ed improbabile accozzaglia di persone emotivamente instabili. La Chiesa che Gesù sogna nasce per sua iniziativa: egli chiama a sé coloro che egli vuole. Non si fa parte della Chiesa per decisione personale ma si risponde ad un'intima chiamata che ci scuote dalle fondamenta. Gesù ci costituisce Dodici, diventiamo un'altra cosa rispetto all'insieme formato da singole personalità, si diventa un cuor solo e un'anima sola. Dodici come le tribù di Israele, Dodici come i mesi dell'anno, la pienezza del tempo. E alcune cose devono fare i discepoli: stare col Maestro, frequentarlo, pregarlo, ascoltarlo e meditare le sue parole per essere in grado di annunciare la sua Parola e cacciare la parte oscura che contagia il mondo e la vita. Tutto il resto: l'organizzazione, i ministeri, i carismi messi a disposizione gli uni degli altri, non sono che strumenti per realizzare questo sogno. Ricordiamocelo.

giovedì 19 gennaio 2017

Vangelo del giorno 19/01/2017

Mc 3,7-12
Gli spiriti impuri gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui.
Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.
Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

Parola del Signore


Commento su Mc 3,7-12

"Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo."

Mc 3,7-12

Come vivere questa Parola?

Gesù si ritrae percependo il pericolo che viene da coloro che hanno decretato la sua morte dopo il miracolo della mano guarita. Ma la sua non è una fuga determinata dalla paura. Al contrario, apre nuovi cammini, nuovi incontri. Il suo esodo determina un inizio sorprendente. Chiede una barca per sottrarsi alla folla "perché non lo schiacciassero". Infatti ne aveva guariti così tanti che chi aveva qualche male gli si "gettava addosso".

In un'altra pagina del Vangelo si parla del "lembo del mantello" del Maestro. Era una donna che aveva intuito la presenza di un potere nascosto, di una misericordia attenta e generosa, sensibile al semplice tatto. Una misericordia presente in tutta la persona di Gesù, addirittura nell'ultimo lembo del suo mantello. Mentre sembra ritirarsi, si consegna a tutti coloro che credono in lui, ai più poveri, agli ammalati, a chi si trova nel pianto e nel dolore. Ancora oggi, Gesù mantiene questa vicinanza, questa cura e tenerezza con tutti quanti lo invocano. Così possiamo ripetere nel canto: Misericordias Domini in aeternum cantabo.

mercoledì 18 gennaio 2017

Vangelo del giorno 18/01/2017

Mc 3,1-6
È lecito in giorno di sabato salvare una vita o ucciderla?

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

Parola del Signore


Commento su Mc 3,1-6

La fine della prima parte del vangelo di Marco è carica di drammaticità, è un epilogo pieno di tensione e di violenza. I farisei hanno lungamente osservato l'opera di questo rabbino improvvisato, hanno prima mormorato, poi obiettato, ora agiscono per fermarlo. La differenza fra il loro modo di concepire la religione e quello di Gesù è ben sintetizzata dal drammatico racconto di oggi: per i farisei al centro della fede c'è il rispetto della norma. Per Gesù, invece, in mezzo c'è l'uomo paralizzato. Dio pone al centro della sua azione il bene degli uomini, questo è lo straordinario messaggio della Parola di Dio. Alcuni uomini che pensano di parlare in nome di Dio, invece, mettono al centro lo sforzo che l'uomo fa per piacere a Dio. La differenza è incolmabile, segna una svolta, cambia la prospettiva. La norma slitta al secondo posto, prima c'è la felicità dell'uomo nella pienezza di Dio. Gesù mette al centro l'uomo che soffre, adegua la norma, sana e santa, come il rispetto del riposo sabbatico, al caso concreto. Dio è felice se l'uomo si ricorda di essere figlio e dedica una giornata al riposo e alla festa. Ma è ancora più felice se nel giorno della festa l'uomo viene restituito alla sua integrità fisica e morale!

martedì 17 gennaio 2017

Vangelo del giorno 17/01/2017

Mc 2,23-28
Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.
I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!».
E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».

Parola del Signore


Commento su Mc 2,23-28

Non è lecito, è proibito, è vietato... Quante volte confondiamo la fede con il rispetto scrupoloso di infinite norme attribuite a Dio! Come se credere, in fondo, coincidesse col comportarsi bene, da bravi ragazzi, irreprensibilmente. Certo: quando incontriamo Dio la nostra vita si trasforma, si trasfigura, acquista una nuova dimensione ed è difficile credere senza che la fede cambi di conseguenza il nostro comportamento. Ma, sinceramente, fra noi cattolici vedo molto più diffuso il rischio del giudizio impietoso, dello scrupolo, della riduzione della fede a etica piuttosto che a motore del cambiamento. Gesù è accusato di trasgredire le regole. E Gesù, che ben conosce la Scrittura e la Legge, fatta per gli uomini, per donare loro libertà, non certo per opprimerli!, replica ai devoti scandalizzati citando un noto episodio di trasgressione compiuto dal re Davide col beneplacito dei sacerdoti del tempo. Come a dire: una norma va sempre letta nel suo contesto, soprattutto una norma rituale, salvaguardando il principio, ma cogliendone le eccezioni. No, Gesù non fonda un movimento anarchico, ma riconduce all'essenziale le norme attribuite a Dio, relativizzandole all'Assoluto. Impariamo da lui a vivere da figli e non da contabili!

lunedì 16 gennaio 2017

Vangelo del giorno 16/01/2017

Mc 2,18-22
Lo sposo è con loro.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

Parola del Signore


Commento su Mc 2,18-22

Non è più il tempo del digiuno come per i discepoli del Battista: ormai lo sposo è arrivato. Gesù invita l'uditorio a cogliere la radicale differenza fra lui e Giovanni: questi è stato inviato a preparargli la strada. Perciò Giovanni vive nell'ascesi e nella penitenza, secondo il tradizionale modello del profeta biblico ma quello stile, ora, va superato, perché è il tempo della gioia e della festa. Lo sposo è con noi, non dobbiamo digiunare se non per ricordarci che egli è il per sempre presente! Anche noi rischiamo di fare come i contemporanei di Gesù: leggere l'evento nuovo del Vangelo con categorie vecchie, cercando di ricomprenderlo entro schemi predefiniti. Non è così: la novità portata da Gesù è talmente assoluta che ogni schema, ogni categoria, ogni pre-comprensione esplode sotto la potente spinta dell'annuncio. A volte anche le nostre categorie religiose, sane e sante, rischiano di ingabbiare la dinamica evangelica, di ricondurre l'inaudito di Dio entro rassicuranti confini a noi più congeniali. Accogliamo lo sposo, oggi, facciamo festa nel cuore all'inizio di questa settimana e scopriamo quali possono essere gli atteggiamenti più idonei per manifestare l'inaudito di Dio...

giovedì 12 gennaio 2017

Vangelo del giorno 12/01/2017

Mc 1,40-45
La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Parola del Signore


Commento su Mc 1,40-45

Il Signore ha compassione del lebbroso, sente la sua sofferenza, condivide il suo dolore. La lebbra, malattia della povertà che isolava dal mondo, era considerata come una punizione divina e il malato, roso dai sensi di colpa, doveva stare lontano dalle città. Gesù non ha paura di toccarlo, di purificarlo, di restituirgli dignità e salute. Ma il lebbroso non capisce, non sa chi sia veramente il Rabbì. A lui interessa solo guarire e, contravvenendo alla dura ammonizione di Gesù, invece di tacere, proclama ai quattro venti l'avvenuta sua guarigione, al punto che Gesù deve rivedere il suo progetto iniziale ed evitare le città. Una malintesa esperienza di fede può causare dei danni: al Signore viene impedito di evangelizzare, perché il rischio di essere scambiato per un mago è troppo alto. Quando ci avviciniamo alla fede e vi aderiamo, con entusiasmo, pensiamo che sia tutto facile, tutto immediato, tutto luminoso. Il discepolato, invece, ha bisogno di tempo e di disciplina, di consigli e di conversioni continue. Non facciamo come il lebbroso che vistosi guarito, pensa ormai di avere in mano la propria vita. La conversione non è che il punto di partenza di un lungo percorso, a tratti doloroso, che ci porta verso la pienezza.

mercoledì 11 gennaio 2017

Vangelo del giorno 11/01/2017

Mc 1,29-39
Gesù guarì molti che erano afflitti da varie malattie.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Parola del Signore




Commento su Mc 1,29-39

La suocera di Pietro viene guarita e serve il Signore. Se siamo guariti interiormente è per servire. La Chiesa serve il suo Maestro che si mette alla soglia per annunciare il Regno. Non è più nella sinagoga, l'annuncio, ma sulla soglia, ai bordi, al confine, ai margini, per strada... La gente accoglie la Parola che cambia la vita e gioisce: Gesù opera miracoli di conversione. Il segreto dell'energia di Gesù è nella preghiera, intimo colloquio col Padre che gli permette di entrare in contatto con tante persone con verità e attenzione. Imparassimo da Gesù a ritagliare del tempo per stare con Dio! E meno ne abbiamo e più siamo invitati a trovarlo per poter stare con colui che illumina le nostre coscienze e le nostre scelte! Una preghiera silenziosa, intensa, autentica, ci permette di affrontare la giornata con un altro spirito. Pietro, scocciato, raggiunge Gesù, come a richiamarlo ai suoi doveri: ora che a Cafarnao lo aspettano, occorre che si coltivi la nascente comunità. Ma Gesù non vuole essere rinchiuso, nemmeno nella sua comunità, e chiede di andare altrove per annunciare il Regno. Che la Chiesa, come il suo Maestro, abbia il coraggio di portare il Vangelo nelle strade!

martedì 10 gennaio 2017

Vangelo del giorno 10/01/2017

Mc 1,21-28
Gesù insegnava come uno che ha autorità

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Parola del Signore


Commento su Mc 1,21-28

Il primo miracolo compiuto da Gesù, in Marco, è la guarigione di un indemoniato nella sinagoga. Indemoniato che partecipa tranquillamente alla preghiera, come se niente fosse. Come se Marco volesse dire alla sua comunità: per poter accogliere il vangelo dobbiamo anzitutto purificare la nostra Chiesa. Da cosa dobbiamo purificarci? Dal pensare che Gesù non c'entri nulla con noi, che Dio ci rovina invece di realizzarci, e dal ridurre la fede alla sola conoscenza. Tutti modi scorretti di intendere la fede stessa e che, pure, anche noi viviamo ancora oggi. Molti fra noi vivono come se Dio non avesse nulla a che fare con la propria vita, riducendo la fede ad un angolo settimanale da cui tirar fuori un po' di devozione. Altri, poi, sono convinti che Dio è venuto apposta per impedirci di gioire e di godere, giudice severo ed intransigente che tutto scruta e punisce, vero avversario dell'uomo. Altri ancora, invece, riducono la fede al "sapere": conoscono le verità della fede che, però, non scalfiscono la loro vita. La prima conversione che siamo chiamati a fare è interna alla Chiesa, a noi: prima di annunciare il Cristo, siamo chiamati noi stessi ad accogliere il suo annuncio anche se pensiamo di essere già sufficientemente cristiani...

lunedì 9 gennaio 2017

Vangelo del giorno 09/01/2017

Mc 1,14-20
Convertitevi e credete nel Vangelo.

Dal Vangelo secondo Marco

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Parola del Signore


Commento su Mc 1,14-20

Ha bisogno di collaboratori, il Signore, per annunciare il Vangelo. Li va a cercare mentre lavorano, sulla riva del mare, dopo avere iniziato il suo ministero nelle terre della Decapoli, ai confini di Israele. E di nuovo parliamo di confini fra terra e lago, fra terra e mare. Il mare: luogo misterioso e inaccessibile per gli ebrei, poco avvezzi alla navigazione. È sui confini che Dio chiama, alla fine di una infruttuosa giornata di lavoro. Non alla fine di un percorso di formazione o di uno sfavillante pellegrinaggio, ma nella quotidianità del lavoro manuale. E chiede ai primi discepoli di seguirlo per diventare pescatori di uomini. Di solito non accade così: è il discepolo che si cerca un Maestro che gli aggrada. Gesù, invece, ci viene a chiamare là dove siamo per tirar fuori umanità da noi stessi e dalle persone che incontriamo. Umanità: in questo mondo sempre più insensibile e brutale i cristiani devono eccellere nel vivere le qualità che contraddistinguono e nobilitano la razza umana. Per farlo, però, occorre che noi abbandoniamo qualcosa, che lasciamo quelle reti che ci tengono prigionieri e che ci impediscono di crescere che smettiamo di riparare ciò che ci imprigiona e ci impedisce di essere davvero liberi.

domenica 8 gennaio 2017

Vangelo del giorno 08/01/2017

Mt 3,13-17
Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Parola del Signore


Commento su Matteo 3,13-17

Il tempo liturgico di Natale si conclude con la festa del Battesimo del Signore: il Dio che è nato a Betlemme nasce nel cuore di ogni discepolo che si fa battezzare.

"Tu sei il mio figlio bene-amato, nel quale mi sono compiaciuto" ."Prediletto", traduce la nostra Bibbia, ma preferisco il più letterale "bene-amato" che soggiace al termine greco originale. Gesù - quindi - è anzitutto "bene-amato" e in lui Dio si "compiace". Tutti noi veniamo educati a meritarci di essere amati, a compiere dei gesti che ci rendono meritevoli dell'affetto altrui; sin da piccoli siamo educati ad essere buoni alunni, buoni figli, buoni fidanzati, buoni sposi, buoni genitori, buon parroco... il mondo premia le persone che riescono, capaci e - dentro di noi - s'insinua l'idea che Dio mi ama, certo, ma a certe condizioni. Tutta la nostra vita elemosina un apprezzamento, un riconoscimento. Dio mi dice che io sono amato bene, dall'inizio, prima di agire, a priori: Dio non mi ama perché buono ma - amandomi - mi rende buono. Dio si compiace di me perché vede il capolavoro che sono, l'opera d'arte che posso diventare, la dignità con cui egli mi ha rivestito. Allora, ma solo allora, potrò guardare al percorso da fare per diventare opera d'arte, alle fatiche che mi frenano, alle fragilità che devo superare. Il cristianesimo è questo: la scoperta che Dio mi ama per ciò che sono, Dio mi svela in profondità ciò che sono: bene-amato. È difficile amare "bene", l'amore è grandioso e ambiguo, può costruire e distruggere, non si tratta di adorare qualcuno, ma di amarlo "bene", renderlo autonomo, adulto, vero, consapevole. Così Dio fa con me.

sabato 7 gennaio 2017

Vangelo del giorno 07/01/2017

Mt 4,12-17.23-25
Il regno dei cieli è vicino.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

Parola del Signore


Commento su Mt 4,12-17.23-25

Fugge, il Signore. Hanno arrestato il Battista, Erode non sopporta più di essere sbeffeggiato dal profeta di fuoco. Meglio cambiare aria, tornare al Nord. Ma, invece di nascondersi, Gesù inizia la sua predicazione. Non sempre un evento nefasto ha conseguenze negative. Così come la persecuzione della prima comunità a Gerusalemme avrà, come inattesa conseguenza, l'annuncio del Vangelo ai pagani. E il ministero pubblico di Gesù inizia dall'estremo nord, dalle terre che per prime, caddero sotto la dominazione assira, settecento anni prima. Terre perdute, per i puri di Gerusalemme, terre pagane e immonde, fatte di meticci e di promiscuità. L'annuncio del Vangelo inizia nelle piazze, non nelle chiese. Dalle periferie della storia, non dai convegni che radunano i fervidi discepoli. Così, la Chiesa, se vuole restare fedele al mandato del suo Maestro, deve osare. Gesù si sporca le mani, si mischia alla folla considerata perduta dai religiosi della capitale. E il suo annuncio è semplice: Dio ti si è fatto vicino, accorgitene e cambia vita. Fossimo capaci di tornare a tanta disarmante semplicità! A dire le parole di Dio senza elucubrazioni teologiche e ansie moralistiche! Iniziamo la settimana, e l'anno, col desiderio, in questo anno della fede, di tornare a dire l'essenziale...

giovedì 5 gennaio 2017

Vangelo del giorno 05/01/2017

Gv 1,43-51
Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Parola del Signore


Commento su Gv 1,43-51

Per accogliere nel Natale il Dio che continuamente chiede di nascere nei nostri cuori, dobbiamo, come Giovanni Battista, dirci la verità di noi stessi, interrogarci sulle ragioni profonde delle nostre scelte di fede, come i primi due discepoli, e saperci mettere in radicale discussione, come sa fare Natanaele. Natanaele è un discepolo convinto, medita la Torah, conosce bene la Scrittura. Ma non ha un bel carattere: è duro e scontroso, non incoraggia certo a diventare suo amico chi lo incontra! Forse si è abituato alla sua corazza, sa che quel suo atteggiamento respingente lo difende da eventuali delusioni. Ed è proprio lì che lo aspetta il Signore... Gesù lo elogia: non nota il suo brutto carattere, ma la sua sincerità. Solo Dio è capace di valorizzare ciò che nemmeno noi sappiamo vedere. E lavorare sul positivo ci spalanca alla conversione e allo stupore. Natanaele si scioglie come neve al sole: si lascia andare, fa professioni di fede piuttosto premature... Dio accoglie chiunque fra i suoi discepoli, solo chiede a chi lo accoglie di sapersi mettere in discussione, di saper accettare il proprio limite. Dio sa vedere in noi tutto il positivo di cui siamo capaci.

mercoledì 4 gennaio 2017

Vangelo del giorno 04/01/2017

Gv 1,35-42
Abbiamo trovato il Messia.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Parola del Signore


Commento su Gv 1,35-42

Che cosa cerchiamo quando cerchiamo Dio? Sicurezza? Protezione? Pace interiore? Fortuna? La prima parola pronunciata da Gesù, nel vangelo di Giovanni, è una domanda. Siamo convinti che la fede sia un blocco di certezze inamovibili, che il dubbio di fede vada allontanato e rimosso, segno di poca forza interiore. Gesù, invece, inizia il suo ministero seminando dubbi. Che cercate? Chiede inaspettatamente ai discepoli di Giovanni che lo seguono. No, non cerca discepoli a tutti i costi il Signore, non blandisce, non seduce. Vuole che i discepoli si interroghino sulle ragioni della loro scelta. Dio non vuole mezzi uomini e mezze donne al suo seguito, non sa che farsene di cristiani che fanno della loro fede un rifugio, una cuccia, una via di fuga dal mondo. Andrea e Giovanni certo non si aspettavano una domanda del genere. Sono spiazzati e rispondono ponendo una nuova domanda, come a guadagnar tempo, come a chiedere una pausa. Gesù li incoraggia, ora: venite e vedrete. La fede non è credere in qualcosa, ma seguire qualcuno, andare a vedere. Vanno, questa volta, e vedono, e restano. Quel giorno è l'inizio della loro vita vera.

martedì 3 gennaio 2017

Vangelo del giorno 03/01/2017

Gv 1,29-34
Ecco l’agnello di Dio.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Parola del Signore


Commento su Gv 1,29-34

Io non lo conoscevo. Che dici, Giovanni? Hai vissuto tutta la tua vita alla ricerca di Dio, hai lasciato tutto, casa, famiglia, comodità, per vivere nel deserto assolato. Hai rinunciato anche ai legittimi piaceri della vita per essere tutto orientato all'essenziale. Gigante, in un mondo di uomini religiosi piccini e meschini, hai attirato le folle che da Gerusalemme sono scese per ascoltare le tue parole sferzanti ma autentiche. E ora dici che non lo conoscevi, che sapevi di lui solo per sentito dire... Anche tu sei rimasto spiazzato quando l'hai visto mettersi in fila fra i penitenti, anche tu hai sentito il tuo cuore fermarsi quando l'hai visto inginocchiarsi davanti a te. E lo Spirito che è sceso su di lui ti ha fatto capire, d'improvviso. No, Dio non avrebbe tagliato alcun albero improduttivo. Nessun fuoco avrebbe divorato i resistenti... Eccolo Dio, mischiato fra i peccatori, umile, nascosto. Ora Giovanni crede. Ora vede. Ora conosce l'agnello che si lascia uccidere senza proferire lamento. Dio è sempre lì a stupirci. Quando crediamo finalmente di sapere, ci obbliga a rimetterci in discussione. E cento e cento volte a rinascere e ripartire alla sua ricerca.

lunedì 2 gennaio 2017

Medjugorje Messaggio del 02/01/2017

Ultimo Messaggio di Medjugorje, 2 gennaio 2017





"Cari figli, mio figlio è stato fonte di amore e di luce quando ha parlato al popolo di tutti i popoli. Apostoli miei, seguite la sua luce, ciò non è facile, dovete essere piccoli, dovete diventare più piccoli degli altri e con l’aiuto della fede riempirvi del suo amore. Nessun  uomo sulla terra, senza fede, può vivere un’esperienza miracolosa. Io sono con voi, mi manifesto con queste venute, con queste parole, desidero testimoniarvi il mio amore e la cura materna. Figli miei, non perdete tempo ponendo domande a cui non ricevete mai risposta, alla fine del vostro percorso terreno il Padre Celeste vi risponderà. Sappiate sempre che Dio sa tutto, Dio vede, Dio ama. Il mio carissimo figlio illumina la vita e squarcia il buio. L’amore materno che mi porta a voi è ineffabile, nascosto ma vero, io esprimo i miei sentimenti verso voi, amore, comprensione e benevolenza materna. Da voi, apostoli miei, cerco le vostre preghiere: rose che devono essere opere d’amore, queste sono per il mio cuore materno le preghiere più care, queste porto a mio Figlio nato per voi. Lui vi guarda e vi ascolta. Noi siamo sempre vicino a voi con il nostro amore che chiama, unisce, converte, dà coraggio e riempie. Perciò apostoli miei amatevi sempre gli uni gli altri, ma soprattutto amate mio figlio, questa è l’unica strada per la salvezza verso la vita eterna, questa è la mia preghiera preferita che come il profumo di rose più bello, riempie il mio cuore. Pregate sempre, pregate per i vostri pastori perché abbiano forza di essere la luce di mio figlio. Vi ringrazio

Vangelo dl giorno 02/01/2017

Gv 1,19-28
Dopo di me verrà uno che è prima di me.

Dal Vangelo secondo Giovanni

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Parola del Signore


Commento su  GV 1, 19-28

«Quanto a voi, quello che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quello che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna. Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di ingannarvi».

1 GV 1, 19-28

Come vivere questa Parola?

Essere figli di Dio, in Maria e in Cristo resi partecipi della sorte divina, san Giovanni lo traduce con un unico verbo: rimanere. Rimanere per lui significa conservare la consapevolezza dell'essere Figli, la coscienza delle responsabilità e possibilità che conseguano da questa nuova condizione. Rimanere è anche indice di aver trovato il proprio posto. Rimanere è il contrario di scappare. Sintomo dell'aver raggiunto una stabilità di relazione con un contesto ma soprattutto con le persone in quel contesto. E quelle relazioni si fanno in questo modo impegnative, obbliganti e feconde. I due santi di oggi, così grandi e celeberrimi al punto che avrebbero avuto diritto ad una giornata dedicata a testa, sono festeggiati insieme, proprio perché la loro santità passa e benedice una delle espressioni più belle di questo RIMANERE nell'AMORE: l'amicizia. La loro amicizia diventa il luogo dove esprimere la loro fede, dare senso allo studio, alla conoscenza; dove dare energia e motivazione all'impegno morale. Ma anche dove trovare forza nelle avversità, consolazione e affetto, per apprezzare il non essere ed agire da soli, anche in una vita dedicata totalmente a Dio e che ha scelto di non costruirsi una famiglia propria, degli affetti esclusivi.

Signore, aiutaci a vivere con intensità ogni tipo di relazione che costruiamo con le persone. I vincoli di sangue ci sollecitano immediatamente all'impegno, all'affetto, alla dedizione. I vincoli in Cristo Gesù a volte sono più aridi, ma non chiedono meno amore, meno responsabilità. Che le nostre comunità siano luoghi di ben vivere, di lavoro fecondo, di creatività coraggiosa.

domenica 1 gennaio 2017

Buon Anno a Tutti


Un Augurio di un Felice Anno Nuovo a Tutti in cammino con Gesù e Maria 

Vangelo del 01/01/2017

Lc 2,16-21
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Parola del Signore


Commento su Luca 2,16-21

Buon anno! La Chiesa ci invita ad iniziare il nuovo anno civile in compagnia di Maria, madre della Chiesa.  un invito pressante a ripartire da Dio, dall'essenziale, dall'unico che puo orientare la nostra vita.

Anche se facciamo finta che non sia cosi sappiamo bene che l'anno che sta per iniziare sara straordinariamente simile a quello appena passato. La crisi picchia forte e per molti il futuro piuttosto tenebroso e denso di inquietudine... Ma sappiamo che, statisticamente, l'anno che comincia oggi assomiglia a quello appena passato: ci saranno momenti di fatica e momenti di gioia, per alcuni sara un anno particolarmente sereno e per altri la vita presentera inesorabilmente qualche conto sgradito...La liturgia, nella sua saggezza, ci invita a fare un passo indietro, anzi, a compiere un passo in profondita Quest'anno sara significativo se, come Maria, impareremo a fermarci e a meditare, a guardarci dentro, a lasciare che gli eventi siano illuminati dalla Parola. Solo cosi vedremo le nostre piccole storie inserite nel grande progetto d'amore che Dio ha sugli uomini. Accogliamo fiduciosi l'augurio e la benedizione fatti da Aronne sul popolo di Israele: qualunque cosa accada in questo anno, il Signore ci conceda di non restare schiacciati dagli eventi ma di alzare lo sguardo verso di lui per vedere che il suo volto sempre illuminato, cio?sorridente. Se Dio ci sorride, sara un anno straordinario.