Lc 14,12-14
Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi. | |||
Commento su Lc 14,12-14 Di una cosa sono assolutamente certo: il capo dei farisei si è pentito di avere invitato Gesù ad un banchetto a casa sua. Convinto di avere fatto un gesto lungimirante, di straordinaria apertura nei confronti del contestatissimo Rabbi, inviso ai suoi colleghi e guardato con una certa sufficienza da parte di tutti, si ritrova poi al centro di una catechesi rivolta a tutti ma che, inesorabilmente, finisce col metterlo in imbarazzo. Gesù smaschera le sue intenzioni segrete: invitare il personaggio pubblico per averne un qualche tornaconto, per essere al centro dell'attenzione, per acquistare prestigio. Troppe volte anche noi, anche nella Chiesa, compiamo gesti pieni di secondi fini, pieni di recondite (e non sempre così innocenti) seconde e terze intenzioni. Il Signore chiede al povero fariseo e a noi di fare in maniera diversa, di compiere i gesti che facciamo spinti e motivati dalla nostra adesione alla logica del vangelo, per imitare Dio che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti e che offre cibo gratuitamente a tutti gli uomini di buona volontà. Entrare nella logica della gratuità, in questi tempi in cui tutto viene monetizzato, è l'inizio di una grande rivoluzione. |
lunedì 31 ottobre 2016
Vangelo del giorno 31/10/2016
giovedì 27 ottobre 2016
Vangelo del giorno 27/10/2016
Lc 13,31-35
Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme. | |||
Commento su Lc 13,31-35 Erode vuole far uccidere Gesù. Ti pareva! Non gli è bastato togliere di mezzo il Battista, ora è uno dei seguaci del Battista, il Nazareno, che lo tormenta. Sempre i potenti risolvono i problemi in questo modo: togliendo di mezzo chi li provoca, allora come oggi. Sono cambiati i metodi, ma l'arroganza è la stessa. La risposta di Gesù è sibillina: non sarà Erode a decidere l'ora della sua morte. Erode, una volpe (animale negativo in Israele che non indica la furbizia come per noi oggi), non è che una piccola pedina nel grande progetto di Dio. Così accade nella logica divina: coloro che si credono potenti e che pensano di avere il controllo della situazione sono, in realtà, dei piccoli uomini che oggi ricordiamo solo perché hanno avuto a che fare con un oscuro asceta e un falegname che si fece profeta. Davanti a tanta ostilità il cuore di Gesù sanguina: addolorato Gesù riconosce che il suo messaggio subisce violenza e l'odio nei suoi confronti si sta facendo insostenibile. Gesù avrebbe preferito un altro epilogo, non certo ciò che sta per accadergli. Ma in certe occasioni l'unico modo per manifestare la verità delle cose in cui si crede è quello di andare fino in fondo alle proprie decisioni... |
mercoledì 26 ottobre 2016
Vangelo del giorno 26/10/2016
Lc 13,22-30
Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio. | |||
Commento su Lc 13,22-30 Il tale che chiede a Gesù quanti si salvano pensa, evidentemente, di essere nel numero degli eletti e vuole capire quanti sono alla sua altezza spirituale. Gesù lo gela alzando l'asticella, insinuando un dubbio atroce: è sicuro di potersi dire salvo? La salvezza non è un premio che si conquista per meriti di buona condotta ma la dimensione che scopriamo quando accogliamo in noi la presenza di Dio. È gratis la salvezza, è l'espressione della volontà divina di farci conoscere la sua grandezza e di rivestirci del suo amore. Ciò che possiamo-dobbiamo fare è accogliere tale salvezza, convertire il nostro cuore e portare frutti degni di tale conversione. Gesù propone un percorso impegnativo, una porta stretta che non significa sempre dolorosa, ma certo impegnativa. Come tutte le cose grandi che sperimentiamo nella nostra vita, anche la salvezza ha bisogno di motivazione e di allenamento: proprio perché donata va accolta con consapevolezza interiore e gratitudine. Stiamo attenti, allora, a non vivere con superficialità la nostra appartenenza al vangelo, convinti che basta dirsi cristiani e non fare troppi danni per vederci spalancata la porta di un Regno che, in realtà, nemmeno sappiamo dove stia... |
martedì 25 ottobre 2016
Medjugorje Messaggio del 25/10/2016
Ultimo Messaggio di Medjugorje, 25 ottobre 2016
"Cari figli! Oggi vi invito: pregate per la pace!
Abbandonate l'egoismo e vivete i messaggi che vi do. Senza di essi non potete
cambiare la vostra vita. Vivendo la preghiera avrete la pace. Vivendo nella
pace sentirete il bisogno di testimoniare, perché scoprirete Dio che adesso
sentite lontano. Perciò, figlioli, pregate, pregate, pregate e permettete a Dio
di entrare nei vostri cuori. Ritornate al digiuno e alla confessione, affinché
possiate vincere il male in voi e attorno a voi. Grazie per aver risposto alla
mia chiamata”. "
Vangelo del giorno 25/10/2016
Lc 13,18-21
Il granello crebbe e divenne un albero. | |||
Commento su Lc 13, 18- 21 «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami. A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta levitata». Lc 13, 18- 21 Come vivere questa Parola? Oggi le due brevi parabole di Gesù ci parlano della forza misteriosa del Regno di Dio, che a tutta prima sembra un nulla, ma che alla fine appare in tutta la sua potenza interiore, e quindi racchiude per noi uno strepitoso messaggio di speranza. Un granellino di senape si vede appena. Mi ricordo che quando ho potuto vederlo per la prima volta nella mia mano durante un viaggio in Terra Santa lungo la valle del Cedron, rimasi trasecolato a rimirare la sua piccolezza, quasi invisibile. Esso, però, possiede in sé una forza vitale incredibile, che lo porta a crescere gradatamente, fino a diventare un grande arbusto, sul quale gli uccelli possono nidificare. Il lievito, che una donna "ha nascosto" (così traduco con maggior fedeltà all'espressività dell'originale) nella farina. Sembra una cosa da nulla, invisibile, appunto "nascosta" dentro, eppure ha la capacità di far fermentare tutta la pasta e farla diventare pane profumato. La stessa cosa avviene nella nostra vita spirituale: dobbiamo accogliere in noi il regno di Dio, la Parola di Dio, che è poca cosa, in quanto parola. Ma la sua forza interiore ha la capacità misteriosa di trasformare tutta la nostra esistenza. Noi però dobbiamo aver pazienza e speranza. Pazienza: perché questo miracolo non avviene in un attimo, come per un colpo di bacchetta magica. Una volta gettato il seme, bisogna aspettare per un lungo tempo la sua maturazione; una volta "nascosto" il lievito, se non si dà il tempo necessario per lievitare la pasta, non succede nulla. Fiducia: dobbiamo avere solo fiducia e speranza nella capacità misteriosa insita nel seme e nel lievito messa da Dio per raggiungere lo scopo per cui Egli li ha immessi nella nostra vita. Noi siamo portati a voler vedere subito il cambiamento e se questo non avviene, vogliamo affrettare a tutti i costi i tempi dell'attesa. Non è ritenendo, che se facciamo noi più sforzi e se ci impegniamo con tutte le nostre forze, noi vedremo dei buoni risultati, ma è affidandoci totalmente alla potenza della Grazia divina. Pazienza e fiducia: il Signore attende da noi solo questo! |
venerdì 14 ottobre 2016
Vangelo del giorno 14/10/2016
Lc 12,1-7
Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. | |||
Commento su Luca 12,1-7 Non dobbiamo temere, valiamo molto più dei passeri... Con questa scanzonata affermazione Gesù ci mette di buon umore, ci rassicura; siamo preziosi agli occhi di Dio. Se diventiamo discepoli, se davvero accettiamo l'enorme sfida del vangelo e del mondo nuovo non dobbiamo temere nulla. I devoti contemporanei di Gesù sono molto attenti all'esteriorità, pensano che la fede consista nell'osservare con scrupolo le tante prescrizioni della Legge orale, nessuno ha mai fatto loro un discorso di autenticità, nessuno mai li ha richiamati alla verità. Gesù, invece, ci ammonisce: solo se siamo autentici possiamo incontrare Dio, solo se siamo veri possiamo incontrare il Dio vero. Quante volte, purtroppo, la nostra religiosità si confronta con l'apparenza, quante volte facciamo o non facciamo delle cose per timore del giudizio di chi ci osserva! Nessuna doppiezza, anche santa, anche cattolica, fra di noi: Dio vede continuamente il nostro cuore, lo scruta. Non come un ficcanaso importuno ma come colui che ci conosce meglio di quanto noi stessi possiamo conoscerci e che, perciò, sa come farci crescere. Fidiamoci, affidiamoci con assoluta lealtà, con trasporto, con passione. Come i passeri. |
giovedì 13 ottobre 2016
Vangelo del giorno 13/10/2016
Lc 11,47-54
Sarà chiesto conto del sangue di tutti i profeti: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa. | |||
Commento su Lc 11,47-54 Non conosce decisamente l'arte della diplomazia, il Signore. Ne ha per tutti, per ogni categoria, per ogni modo di intendere la fede. Ma non lo fa con rabbia o astio, non gioca a fare il distruttore: ha talmente a cuore la verità che desidera togliere ogni ruga dal volto del Padre e mette a fuoco gli atteggiamenti che allontanano da Dio e che tradiscono la vera fede. Così rimprovera coloro che celebrano i profeti del passato costruendo loro dei monumenti e non sanno riconoscere i profeti del presente, anzi li perseguitano (tristissimo richiamo alla nostra Chiesa!). E accusa i devoti di complicare talmente la fede da allontanarne i semplici. Gesù stigmatizza gli atteggiamenti religiosi fuorvianti che, in nome della fede, finiscono con l'allontanare le persone da Dio invece di avvicinarle. Discorso valido per i suoi contemporanei ma rivolto ancora oggi a noi, suoi discepoli. Se le nostre regole, le nostre interpretazioni, le nostre priorità allontano i semplici, scoraggiano i peccatori, mortificano l'uomo, stiamo tradendo il progetto del Maestro. Vigiliamo su noi stessi, convertiamo il nostro cuore per non allontanare nessuno dall'abbraccio col Padre! |
mercoledì 12 ottobre 2016
Vangelo del giorno 12/10/2016
Lc 11,42-46
Guai a voi, farisei; guai a voi dottori della legge. | |||
Commento su Luca 11,42-46 Quando succede nella vita del credente? Quando succede di perdere di vista l'essenziale e farsi travolgere dal proprio ego spirituale e erigere attorno a sé un muro di incenso finendo col manipolare la realtà? Gesù si scaglia contro i farisei, ma ne ha anche per i dottori della Legge, di ieri e di oggi. Non se la prende con l'osservanza minuziosa della Legge che portava i farisei a pagare, addirittura!, la decima parte delle spezie, ampliando l'interpretazione della norma. Non è il sincero zelo che condanna Gesù, ma l'avere dimenticato l'essenziale, l'origine di ogni regola, tanto più di una regola che si pensa derivare direttamente dalla volontà di Dio! Gesù, ai dottori della Legge, i conoscitori della Parola, a noi che siamo più dentro la conoscenza della teologia e della catechesi, chiede di portare i pesi insieme alle persone. Non siamo dei maestri che dall'alto della propria supponenza impongono pesi che non vogliamo portare, ma fratelli che, nella semplicità e nell'autenticità, nella conoscenza dei propri limiti, condividono i fardelli gli uni degli altri, senza giocare a chi sia il più santo e devoto! |
martedì 11 ottobre 2016
Vangelo del giorno 11/10/2016
Lc 11,37-41
Date in elemosina, ed ecco, per voi tutto sarà puro. | |||
Commento su Luca 11,37-41 Gesù contesta l'atteggiamento esteriore del fariseo che, dopo averlo invitato a pranzo, si scandalizza della sua libertà interiore. È una brutta malattia, il fariseismo, che contagia, troppo spesso, anche noi bravi cattolici. Colpisce, normalmente, coloro che con devozione vogliono avvicinarsi a Dio con sincerità di cuore. È lì che l'avversario li aspetta, per suggerir loro lo scrupolo spacciato per ardore di spirito. Gesù contrappone alla scrupolosa osservanza della norma un cuore leggero e libero, che sta più attento al dentro che al fuori. E invece. Ho visto litigi abnormi tra cristiani su come debba andare vestito un prete o su quale orario scegliere per la celebrazione domenicale...troppe volte nella Chiesa ingrandiamo i problemi piccoli così che i veri problemi restano nascosti. Il Rabbì ci insegna a guardare col cuore, a giudicare con tenerezza, ad andare all'essenziale, a conservare con intelligenza i gesti, i riti, le abitudini riempiendole di significato e di verità e a dare in elemosina il dentro. Frase misteriosa eppure densa di profezia quella che Gesù pronuncia: l'elemosina che siamo chiamati a dare non è quella doverosa al fratello povero ma, soprattutto, quella molto più difficile di noi stessi. Diamo in elemosina la nostra stessa vita, regaliamola al Signore perché la faccia diventare testimonianza per i fratelli, spendiamoci per il Regno, il grande sogno di Dio. |
lunedì 10 ottobre 2016
Vangelo del giorno 10/10/2016
Lc 11,29-32
Non sarà dato alcun segno a questa generazione, se non il segno di Giona.
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Commento su Luca 11,29-32 Siamo sempre a cercare segni, corriamo dietro all'ultimo veggente di turno, sfidiamo Dio a rispondere alle nostre provocazioni: se esisti, Signore, fa' che... Certo, crediamo, abbiamo fiducia, ci mancherebbe altro... Ma se il buon Dio gentilmente si adeguasse... Sono come noi, i contemporanei di Gesù, pensano di non avere bisogno di conversione, cosa vuole questo falegname che si è fatto profeta? Per cambiare opinione chiedono segni eclatanti. Non sono bastate le folle sfamate, e i lebbrosi guariti, né gli zoppi saltellare e i muti cantare. Dicerie, leggende, suggestioni... Serve ben altro per credere che quel galileo dimesso è proprio il Messia! E Gesù risponde, a loro e a noi: nessun segno, generazione incredula, solo quello di Giona. Sì, solo il segno di Giona, la banale predicazione del pavido e svogliato profeta, solo il richiamo generico al cambiamento. Niente di più, niente di diverso. È il nostro cuore che si deve aprire, non è Dio che deve alzare la posta. È il nostro sguardo che si deve aprire, non è Dio che deve dimostrare di essere la luce. Sbrighiamoci, amici, presto, corriamo. È questo il tempo della conversione, ci è necessaria, ci è urgente. Non abbiamo che dei pavidi Giona ad indicarci la strada. |
venerdì 7 ottobre 2016
Vangelo del giorno 07/10/2016
Lc 11,15-26
Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
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Commento su Lc 11,15-26 Esiste il demonio, ed opera in mezzo a noi. Non ha nulla a che vedere con quell'eroe tragico della nostra modernità o col mostro dei filmetti di "serie B" o con le pruderie di molti sé-dicenti cristiani che lo vedono ovunque e giocano a fare gli esorcisti. Esiste il demonio, colui che divide, che ci vuole allontanare da Dio e lo fa evidenziando le scelte negative che, in massima libertà, possiamo compiere. Nessuno di noi è indemoniato, grazie a Dio, ma la parte oscura può prendere il sopravvento e la nostra mente e la nostra anima possono inclinarsi verso il male e il peccato. Ma, e questa è la buona notizia, Gesù è l'uomo forte che strappa la casa del nostro cuore ad ogni tenebra. Coltivando la nostra interiorità con la preghiera e la frequenza ai sacramenti siamo tutelati e messi al sicuro da ogni oscurità. Non cerchiamo, però, di essere perfetti agli occhi di Dio: a volte sperimentiamo un limite per dimorare nell'umiltà che ci permette di presentarci con verità davanti al Signore e Maestro. Come dice la parabola, guai se la nostra anima fosse troppo linda e pulita! Restiamo sereni, accogliamo i nostri limiti, accogliamo in noi Gesù, l'uomo forte. |
giovedì 6 ottobre 2016
Vangelo del giorno 06/10/2016
Lc 11,5-13
Chiedete e vi sarà dato. | |||
Commento su Lc 11,5-13 Dopo avere insegnato ai discepoli quali parole usare per pregare, il Maestro ora insegna con che spirito farlo. La splendida parabola dell'amico importuno che bussa alla porta del vicino per chiedere del pane per gli ospiti inattesi ci dice che la preghiera è una questione di insistenza e di abitudine in senso positivo. Non di insistenza nel senso che si tratta di rompere le scatole a Dio finché non ci esaudisca, come solo certi bambini sanno fare con i propri genitori, ma insistenza verso noi stessi, mettendo la preghiera al centro della nostra vita interiore, coltivandola quotidianamente, anche solo per pochi minuti, per formarci ad una sana abitudine (l'abitudine viene da habitus, un modo di essere, non solo esteriore ma anche relativo al carattere, all'atteggiamento interiore, alla disposizione naturale dell'animo). La nostra preghiera non deve essere estemporanea, rarefatta, ma rivestirci e animarci come qualcosa di essenziale alla nostra vita. In aggiunta alla preghiera delPadre nostro, non importa quali siano le altre parole che usiamo: la preghiera può essere una lode, una richiesta, un'intercessione... l'essenziale è che ci rivolgiamo ad un padre che già ci conosce e sa bene di cosa abbiamo bisogno e che sa se ciò che stiamo chiedendo è per il nostro bene. |
martedì 4 ottobre 2016
Vangelo del giorno 04/10/2016
Mt 11,25-30
Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. | |||
Commento su Mt 11,25-30 «Il mio giogo è dolce, il mio peso è leggero». Mt 11,25-30 Come vivere questa Parola? Il santo che, secondo molti teologi spirituali, ha rappresentato più da vicino Gesù vivendone pienamente il Vangelo, è San Francesco. Così ci spieghiamo la sua "santa letizia" il contrario della baldoria senza argini etici, espressione vera, invece di un amore senza ombre egoiche. Per questo l'invito che Gesù fa a ogni uomo, specie al più ferito e sofferente, è anzitutto all'insegna del realismo. Vivere infatti è bello, ma è anche faticoso, perché devi affrontare difficoltà di ogni tipo: ecco il giogo. Vivace è l'avventura esistenziale che ti presenta opportunità interessanti, ma a volte ne senti il peso. Potrebbe insorgere un interrogativo: Il serio impegno del cristiano aggrava dunque la situazione? No! Al contrario per il cristiano è dolce il giogo, se è vero impegno a uscire dell'egoismo dando il meglio di sé nelle varie incombenze. Ma il peso - dice il senso comune - resta peso. Niente da fare! Verissimo: Diventa leggero quando non lo porti più da solo ma in compagnia di Gesù. Signore, fammi persuaso che dolcezza e levità sono categorie evangelico - esistenziali perché vengono dal Tuo averci amato per primo. Con Te, in Te, vado speditamente su strade di sole, proprio perché il tuo giogo non mi schiaccia, il tuo peso non mi opprime se tutto tu trasformi in amore. |
lunedì 3 ottobre 2016
Ultimo Messaggio di Medjugorje, 2 ottobre 2016
Medjugorje Messaggio del 02/10/2016
"Cari figli, lo Spirito Santo, per mezzo del Padre
Celeste, mi ha reso Madre: Madre di Gesù e, per ciò stesso, anche vostra Madre.
Perciò vengo per ascoltarvi, per spalancare a voi le mie braccia materne, per
darvi il mio Cuore e invitarvi a restare con me, poiché dall’alto della croce
mio Figlio vi ha affidato a me. Purtroppo molti miei figli non hanno conosciuto
l’amore di mio Figlio, molti non vogliono conoscere lui. Oh figli miei, quanto
male fanno coloro che devono vedere o comprendere per credere! Perciò voi,
figli miei, apostoli miei, nel silenzio del vostro cuore ascoltate la voce di
mio Figlio, affinché il vostro cuore sia sua dimora e non sia tenebroso e
triste, ma illuminato dalla luce di mio Figlio. Cercate la speranza con fede,
poiché la fede è la vita dell’anima. Vi invito di nuovo: pregate! Pregate per
vivere la fede in umiltà, nella pace dello spirito e rischiarati dalla luce.
Figli miei, non cercate di capire tutto subito, perché anch’io non ho compreso
subito tutto, ma ho amato e creduto nelle parole divine che mio Figlio diceva,
lui che è stato la prima luce e l’inizio della Redenzione. Apostoli del mio
amore, voi che pregate, vi sacrificate, amate e non giudicate: voi andate e
diffondete la verità, le parole di mio Figlio, il Vangelo. Voi, infatti, siete
un vangelo vivente, voi siete raggi della luce di mio Figlio. Mio Figlio ed io
saremo accanto a voi, vi incoraggeremo e vi metteremo alla prova. Figli miei,
chiedete sempre e soltanto la benedizione di coloro le cui mani mio Figlio ha
benedetto, ossia dei vostri Pastori. Vi ringrazio! "
Vangelo del giorno 03/10/2016
Lc 10,25-37
Chi è il mio prossimo? | |||
Commento su Lc 10,25-37 È istruito, il dottore della Legge, sa disputare di sottigliezze teologiche con i rabbini. Nella selva degli oltre seicento precetti che ogni devoto israelita era chiamato ad osservare era difficile dipanarsi, provare a fare una graduatoria. Così lo scriba cerca di coinvolgere Gesù in una discussione da scuola rabbinica ma con scarsissimi risultati. La conclusione cui arriva Gesù è molto simile a quanto altri, il rabbino Hillel, ad esempio, avevano elaborato. Ma la differenza è palese: per lo scriba si tratta di un esercizio di intelligenza, di una riflessione teologica. Gesù, invece, lo invita a scendere dallo scranno e a riflettere: è inutile chiedersi chi si debba considerare "prossimo" ma occorre aprire il proprio cuore all'accoglienza di ogni uomo, diventando "prossimo". Il nemico giurato degli ebrei, un samaritano, si rivela l'unico "prossimo" del poveraccio malmenato dai briganti. Gesù invita il povero scriba, e noi, a smetterla di fare dei bei ragionamenti e di metterci davvero in gioco. Finché la fede resta esercizio retorico e non si cala nella realtà polverosa e sanguinolenta, sudaticcia e affaticata, non potremo certo capire la forza innovativa del messaggio di Gesù... |
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