Mc 12,18-27
Non è Dio dei morti, ma dei viventi! | |||
Commento su Mc 12, 18-27 "Disse Gesù: "Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: "Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe"? Non è Dio dei morti, ma dei viventi!". Mc 12,18-27 Come vivere questa Parola? Tra gli Israeliti, soprattutto la setta dei Sadducei, riteneva impossibile e assurda la Risurrezione dai morti. Gesù non teme di renderli consapevoli dell'affermazione contraria, che è proprio il trionfo della vita sulla morte. Il Signore si rifà a un passo dell'Antico Testamento (Es. 3, 6) dov'è rivelata l'Alleanza che Dio strinse con Abramo, promettendo al nostro ?Padre nella Fede' di mantenere questo patto tanto salutare anche con i suoi discendenti: Isacco, Giacobbe e... ovviamente quelli che sarebbero venuti poi. Ecco dunque la chiarezza del vero: se Abramo fosse morto per sempre non sarebbe stato una vera e propria presa in giro la promessa che Dio gli aveva fatto di essere per sempre il suo Salvatore? Quanto poi al modo della Risurrezione dei corpi Gesù dice che saranno simili agli Angeli ed escludendo le relazioni coniugali (che hanno funzioni procreative) Gesù non slitta nell'assurdo ma nel mistero, sottolineando così che la Risurrezione dai morti sfugge alla capacità della mente umana che - lo sappiamo! - non è illimitata. Ma quell'affermazione centrale: "Non è un Dio dei morti ma dei viventi" è come lo squillo d'una musica arcana dove anche quel che è tenebroso, in ciò che rimane mistero, a un certo punto si trasforma in luce, in certezza e consolazione. Signore Gesù, fa' che non dimentichi mai che l'ultima parola, anche della mia vita, non sarà morte, ma Risurrezione. Donami di risorgere per stare con Te nella TUA gioia che è Amore per sempre. |
martedì 31 maggio 2016
Vangelo del giorno 01/06/2016
Vangelo del giorno 31/05/2016
Lc 1,39-56
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili. | |||
«Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata [...]"». Lc 1,39-56 Come vivere questa Parola? Oggi celebriamo la festa della Visitazione della Beata Vergine Maria alla cugina Elisabetta e vorrei fermarmi a meditare il canto proprio di Maria, che ci viene riportato nel Vangelo odierno. Esso si potrebbe definire come "il canto di tutte le meraviglie". In esso si sente già risuonare in anticipo la voce stessa di Gesù nel suo Vangelo: la grandezza degli umili, la benedizione dei piccoli, il capovolgimento operato dalla mano del Signore nell'innalzare i poveri e nel rovesciare i potenti, la gioia di coloro che il mondo ignora... Tutto questo che Maria annuncia nel suo canto non è forse quanto le Beatitudini e il discorso della montagna promulgheranno nel Vangelo di Gesù? Il canto di Maria non è già il preludio del tono e dell'accento che assumeranno i discorsi di Gesù? Il Magnificat dice in anticipo, nel canto della Madre, quanto il Figlio dirà nel suo inno di lode al Padre, che colma di grazie i piccoli e gli umili: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli?» (Lc 19,21). Come è già il Cristo che si sente in colei che è sua Madre, così pure vi si sente l'eco anche dell'Antico Testamento, che è preparazione al Cristo. Il Magnificat è composto tutto da citazioni bibliche antico-testamentarie. La Madre del Salvatore, dell'atteso da Israele, parla come la Figlia e la Regina dei patriarchi e dei profeti. E questo intimo rapporto con il Figlio, la descrive così bene che il suo canto - richiamo dell'Antico Testamento e preludio del Nuovo - risulta un'opera personalissima, unica nel suo genere e spontanea, sì che essa è diventata familiare a tutto il popolo cristiano. Perciò il mio consiglio fraterno è quello di fare nostro il "canto di Maria" in questa festa della Visitazione della Beata Vergine, di cantarlo nel profondo del nostro cuore con l'esultanza stessa di Maria! |
sabato 28 maggio 2016
Vangelo del giorno 28/05/2016
Mc 11,27-33
Con quale autorità fai queste cose? | ||||
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venerdì 27 maggio 2016
Vangelo del giorno 27/05/2016
Mc 11,11-25
La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni. Abbiate fede in Dio! | |||
Commento su Marco 11,11-26 Una fede che non diventa conversione di vita non porta nessun frutto, e secca come l'albero maledetto da Gesù. L'evangelista Marco, e dietro di lui, Pietro, è l'unico che associa la parabola del fico con la cacciata dei venditori dal tempio. Come a dire che una fede che diventa mercanteggiare con Dio inaridisce il cuore e gli impedisce di cogliere la pienezza del mistero di Dio. E non è casuale che sia proprio un fico a seccare: l'albero sotto cui, secondo la tradizione rabbinica, il devoto si ferma a meditare la Torah, dolce come i fichi, appunto. Gesù maledice, nel senso che coglie del male in quell'atteggiamento; l'albero non secca come conseguenza all'azione di Gesù ma proprio perché non accoglie il suggerimento del Maestro non porta alcun frutto. Stiamo attenti a noi stessi, cattolici paludati ed esperti, avvezzi alla cose di Dio, perché corriamo il rischio di fare come i devoti contemporanei al Signore Gesù. Ridurre il tempio, il luogo sacro della presenza di Dio, il luogo in cui terra e cielo si incontrano a luogo del mercanteggiamento, della corruzione della volontà di Dio, ci fa seccare fino alle radici. |
giovedì 26 maggio 2016
Vangelo del giorno 26/05/2016
Mc 10,46-52
Rabbunì, che io veda di nuovo! | |||
Commento su Marco 10,46-52 Il cristiano è un cieco e un mendicante, come tutti. Come tutti sta ai bordi della strada della vita, tende disperatamente le mani per avere di che vivere: attenzione, affetto, approvazione. Spesso, però, il mondo lo invita a tacere, a non disturbare, a lasciar perdere, a rassegnarsi. Siamo mendicanti, e il mondo ci dice che siamo degli illusi. Anche Dio - ci dicono - in fondo è infastidito dai nostri lamenti. Se insistiamo, se urliamo più forte, ad un certo punto sentiamo che Gesù, il Nazareno, il Figlio di Davide, ci chiama e ci incoraggia. Qualcuno, un discepolo, un amico, un evento, ci ripete: "Coraggio! Alzati, ti chiama". Ci fidiamo (i fratelli che ci invitano ad avere coraggio lo fanno con amore e disinteresse!), ci alziamo dalle nostre paralisi, abbandoniamo le nostre incommensurabili paure, gettiamo il mantello della lamentela e siamo raggiunti dal Signore. Il Signore, oggi e sempre, ci chiede cosa vogliamo da lui. Potremmo chiedere mille cose: fortuna, denaro, affetto, carriera. Chiediamone una sola: la luce. Luce: che importa avere fortuna se non sappiamo riconoscere chi ce l'ha donata? Luce: quanto denaro serve per colmare il cuore incolmabile di desiderio? Luce: quante volte l'affetto diventa oppressione e dolore? Luce: che ci importa di diventare qualcuno se restiamo tenebra? E accade: il Signore ci ridà luce agli occhi e al cuore. Ora, illuminati come Bartimeo, possiamo diventare discepoli |
mercoledì 25 maggio 2016
Medjugorie Messaggio del 25 maggio 2016
Medjugorie Messaggio del 25/05/2016
"Cari figli! La mia presenza è un dono di Dio per tutti
voi ed un'esortazione alla conversione. Satana è forte e desidera mettere nei
vostri cuori e nei vostri pensieri disordine ed inquietudine. Perciò, voi
figlioli pregate affinché lo Spirito Santo vi guidi sulla via retta della gioia
e della pace. Io sono con voi ed intercedo presso mio Figlio per voi. Grazie
per aver risposto alla mia chiamata. "
Vangelo del giorno 25/05/2016
Mc 10,32-45
Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato. | |||
Commento su Marco 10,32-45 "Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore" Mc 10, 32-45 Come vivere questa Parola? Gesù arriva a dire: "IO SONO in mezzo a voi come colui che serve". Ma soffermiamoci a chiederci: Chi è Gesù? È la Sapienza del Dio Altissimo. Egli stesso è l'Onnipotente Figlio del Padre: Dio da Dio, generato da Lui, consustanziale a Lui: Gesù è l'incarnazione della seconda persona del Dio- Uno e Trino. Ha preso su di sé la nostra natura umana, proprio per poter vivere e sperimentare fino in fondo la nostra vicenda in questo mondo. Sottolinearlo, rifletterci, significa cogliere tutto il peso e la forza della Parola di oggi. Perché, se Lui ha voluto essere tra noi con grande autorevolezza ma in atteggiamento di SERVIZIO, è chiaro che la vera grandezza o si esplica nel servire l'uomo la donna, il vecchio il bambino perché fiorisca il bene la gioia la pace, o è una burla, una forma (più o meno larvata) di gigantesco egoismo. Se chi esercita potere nella vita religiosa civile sociale non si impegna a trasformare questo potere in servizio sostanziato di amore, diventa despota distruggendo se stesso e gli altri. Signore Gesù, rivestimi di te fin nel profondo. E convertimi al senso evangelico dell'esercizio d'autorità che è servizio. |
martedì 24 maggio 2016
Vangelo del giorno 24/05/2016
Mc 10,28-31
Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. | |||
Commento su Marco 10,28-31 La scena del giovane ricco ha profondamente impressionato i discepoli. L'affermazione del Signore che, sconsolato, nota come la cupidigia ci possa distogliere dall'essenziale, li preoccupa. È Pietro a porre la domanda: e noi? Pietro e gli altri seguono Gesù da parecchio tempo, hanno lasciato il lavoro, le famiglie per iniziare l'entusiasmante avventura della sequela del Rabbì. Ma la fatica e l'incomprensione, ora, si fanno sentire e gli apostoli si chiedono se ne sia valsa veramente la pena... Gesù li rassicura: riceveranno cento volte tanto. È vero: se abbiamo osato diventare discepoli, se abbiamo lasciato la presenza del Signore contagiare ogni aspetto della nostra vita riceviamo cento volte tanto. In amicizia, in consolazione, in speranza. Cento volte tanto. Oggi riflettiamo su questo: cosa saremmo se non avessimo incontrato il Vangelo? Di cosa vivremmo? Che speranza porteremmo nella nostra vita? Certo: vivere da discepoli non è semplice e la tentazione di mollare tutto è costantemente presente. Ma se guardiamo con onestà nel profondo del nostro cuore possiamo dire che il Signore ha ragione: abbiamo ricevuto cento volte tanto... |
lunedì 23 maggio 2016
Vangelo del giorno 23/05/2016
Mc 10,17-27
Vendi quello che hai e vieni! Seguimi! | |||
Commento su Mc 10,17-27 "Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio». Mc 10,17-27 Come vivere questa Parola? Perché il cristiano deve essere povero se vuole dirsi seguace di Gesù? Questa sembra proprio una essenziale condizione per la sequela, per entrare nel Regno di Dio! Sì, per seguire Gesù bisogna fare una scelta di povertà! Povertà che si esprime in un atteggiamento di profonda accoglienza: ecco l'atteggiamento caro a Gesù, quello dei bambini! Accogliere il dono di Dio - accogliere il dono del momento - con semplicità e fiducia, non facendo affidamento sui propri mezzi, sì da non arrivare ad illudersi di potersi salvare da soli! Non solo per i ricchi è difficile, ma per tutti, poiché nessuno è naturalmente disposto a mettersi nell'atteggiamento di semplice accoglienza del gratuito dono di Dio: imparare a ricevere, accogliere, fare spazio nel cuore e nella mente, lasciarsi riempire dall'Amore di Dio. Quello che può sembrare una scelta di passività nasconde una grandissima forza, una grandissima volontà. Questa è la povertà: liberarci da noi stessi, dai nostri schemi, dalle nostre dipendenze, dal nostro voler fare per salvarci da soli contando solo sulle nostre forze, e accogliere il tutto della vita come dono di Dio! Nelle tue mani Signore affido il mio spirito! |
domenica 22 maggio 2016
Vangelo del giorno 22/05/2016
Gv 16,12-15
Tutto quello che il Padre possiede è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà. | |||
Commento su Gv 16, 12-15 Egli (lo Spirito Santo) mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Gv 16, 12-15 Come vivere questa Parola? Gesù nei suoi discorsi tra l'ultima cena e l'arresto, affronta con i discepoli una serie di temi complessi che portano la Rivelazione di Dio verso il suo compimento. È Giovanni che ce li fa conoscere e, nei due versetti che abbiamo scelto di commentare, ci fa ascoltare Gesù che introduce le tre persone della Trinità: "Io, Gesù, che vi parlo, dico che lo Spirito arriverà dopo di me e prenderà del mio e ve lo annuncerà. In altre parole, se quanto vi sto dicendo e dimostrando non lo state capendo o non riuscite ad accoglierlo, Egli ve lo renderà comprensibile. Ma ricordate che quello che è mio, in fondo non lo è completamente, perché prima di tutto è del Padre. Lo Spirito quindi vi introdurrà in ciò che è del Padre, vi spiegherà senso e significati delle mie parole e dei miei gesti, ma soprattutto vi permetterà di capire in che relazione stanno queste persone che prima sembravano essere uno: lui, Il Padre ed io". Lo Spirito è una terza persona che riesce a farci cambiare prospettiva e ci permette di riconoscere e in qualche modo di distinguere il Figlio dal Padre, portandoci a dire che anche Lui, lo Spirito, è persona. Egli ci introduce nell'intimità col Figlio e dal Figlio ci rende accessibile il volto del Padre, lasciandoci intravedere un nuovo, complesso sistema di relazioni che rendono possibile all'Amore, che è Dio, di trasmettersi e generarsi. Giovanni ci introduce ad un'esperienza di Dio personale e comunitaria. Una rivoluzione: dal roveto di Mosè, inestinguibile ma altrettanto inaccessibile, da cui una voce consegnava un nome impronunciabile e suggeriva un volto da non guardare, ora passiamo ad un Dio Parola che prende volto, ha un nome e soprattutto si muove, agisce e rende la sua parola efficace nel mondo. Da un Dio temibile da cui stare lontani, ad un Dio avvicinabile, che anzi ti viene incontro e desidera che tu ti riconosca a sua immagine e che, quindi, la sua immagine, impressa in te, prenda forma, si renda evidente così da essere riconosciuta da chiunque. Da un Dio unico, ad un Dio comunità, rete di relazioni che includono tutto, tutti, anche la nostra umanità, divinizzandola e rendendola immagine di Dio, possibilità di nuovi spazi per chi desidera iniziare a vivere in comunione. Signore, la tua divinità attraversa la nostra umanità. Aiutaci a contemplare questo mistero anche nei volti sfigurati di chi sembra aver perso ogni traccia di te. |
giovedì 19 maggio 2016
Vangelo del giorno 19/05/2016
Mc 9,41-50
È meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna. | |||
Commento su Mc 9,41-50 "Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. [ 44] 45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. [ 46] 47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna" Mc 9,41-50 Come vivere questa Parola? A tutta prima questa radicalità della parola di Gesù può impressionare. Eppure esprime tutto il vigore di chi, conoscendo "che cosa c'è nell'uomo", vuol metterlo al riparo della sua debolezza. Davvero, come dice l'autore della lettera agli ebrei, "la Parola di Dio è viva, efficace, è più tagliente di una spada a doppio taglio". Si, Gesù usa la spada della Parola forte esigente, come il chirurgo usa il bisturi per liberare il malato dal tumore. E, nella vita di chi si dice credente è pericoloso tumore la vigliaccheria, quello scendere a compromesso. Se la mano ti scandalizza, significa l'opera che fai, il tuo lavoro. Ebbene, se il tuo lavoro ti "seduce", proponendoti la disonestà, devi tagliar corto, rinunciare a guadagni illeciti. Se il tuo piede ti scandalizza, cioè vuol portarti là dove tradiresti il Signore e la tua coscienza (per esempio frequentando certi ambienti), guardati dall'andarvi. Quanto all'occhio, pensa come, anche a detta di psicologi, può essere causa di desideri cattivi, se ti abitui a indugiare su certe trasmissioni TV, e altre fonti di immagini deteriori che in questa nostra società consumista, bombardano l'uomo dappertutto. Mi farò persuadere a fondo dallo Spirito Santo che fuggire le occasioni seduttrici, e dominarsi, non è viltà, mancanza di audacia o di ardore. Al contrario, solo se ho il coraggio della radicalità proposta oggi da Gesù, potrò accedere al sapore, al gusto della vita vera, che è armonia e pace dentro ogni scelta di bene, pure a prezzo di rinunce. |
martedì 17 maggio 2016
Vangelo del giorno 17/05/2016
Mc 9,30-37
Il Figlio dell’uomo viene consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti. | |||
Commento su Mc 9,30-37 "Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato»". Mc 9.30-37 Come vivere questa Parola? Gesù dice queste parole dopo aver colto in fragrante errore di atteggiamento mentale e di cuore i suoi dodici discepoli. Aveva loro comunicato l'altissimo vertice della sua missione: quell'essere consegnato alla passione e alla morte, quell'essere sul punto di "ingoiare" la morte e risorgere. Essi però non avevano capito assolutamente nulla. Anzi erano tanto lontani dal poter intendere quell'abisso di dedizione fino a morire; essi che, lungo la strada, "avevano discusso tra loro chi fosse il più grande". Gesù però non prende a rimproverarli, non dà in escandescienza per questa loro ennesima prova di essere tanto lontani dal capirlo, a causa della loro boriosa insipienza. Prende invece un bambino e lo pone al centro dell'attenzione di tutti; lo abbraccia e proclama che solo chi accoglie uno di questi piccoli nel suo nome accoglie veramente Lui e non Lui solo ma il Padre stesso che lo ha inviato. "Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia", dice Giacomo nella prima lettura. È così: solo chi entra nella dinamica del diventare piccolo, e di accogliere i piccoli, è colmato di benedizioni da Dio che trova spazio in Lui. Chiedo allo Spirito Santo che mi liberi dalla presunzione nei miei riguardi come anche di quella specie di sottovalutazione e senso d'inferiorità che è l'opposto della vera umiltà. Io sono quello che sono: un uomo, una donna amato/a da Dio |
giovedì 12 maggio 2016
Vangelo del giorno 12/05/2016
Gv 17,20-26
Siano perfetti nell’unità. | |||
Commento su Gv 17, 20-26 «Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:" Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una cosa sola; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato». Gv 17, 20-26 Come vivere questa Parola? Il Vangelo odierno è ancora il cap. 17 di Giovanni, che ci riporta la celebre "Preghiera sacerdotale" di Gesù, o meglio ancora, il suo "Testamento Spirituale". Prima di tornare al Padre, Gesù sente il bisogno di aprire il suo cuore agli Apostoli per manifestare loro i segreti che giacciono nel profondo della sua anima. Il primo di questi ci tocca da vicino e fa balzare il nostro cuore di gioia e di esultanza. Gesù afferma con chiarezza: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola». Pertanto, io sono sicuro che Lui ha pregato anche per me durante la sua vita terrena; per te, caro fratello e sorella, e ciò ci deve commuovere nel profondo dell'anima: sapere che Gesù, prima di morire, ha pensato a me e ha pregato anche per me! E qual è lo scopo fondamentale della preghiera di Gesù per ciascuno di noi? È quello dell'unità con Lui e con il Padre: «perché tutti siano una cosa sola; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi... perché siano perfetti nell'unità». |
mercoledì 11 maggio 2016
Vangelo del giorno 11/05/2016
Gv 17,11-19
Siano una cosa sola, come noi. | |||
Commento s Gv 17,11-19 «Consacrali nella verità. La tua parola è verità». Gv 17,11-19 Come vivere questa Parola? Prima di tornare al Padre, Gesù gli affida i suoi discepoli, nel desiderio che, lì dove sta andando, siano poi anche loro: nell'immensa gioia della Trinità Santissima. Durante la sua vita quaggiù, li ha custoditi preservandoli dall'adescamento del male. Nessuno di loro si è perduto perché "chi crede in Lui non muore" (Gv 3,16), perché nessuno strapperà i suoi dalla sua mano (Gv 10,28) e perché la volontà del Padre è che Egli non perda colui che gli ha affidato (Gv 6, 39). Ora però dev'essere direttamente il Padre a custodirli, a preservarli, ad assisterli nel cammino della verità. Siccome la Parola di Dio è la verità stessa, Gesù chiede al Padre che avvenga da parte di Dio una nostra consacrazione alla verità e nella verità che è immissione totale nel Mistero Pasquale: la morte e la Resurrezione di Gesù che continuamente entra "nelle vene" del corpo Mistico (la Chiesa) e tutto rinnova. Forse non ricordiamo abbastanza questa forte, stupenda richiesta che Gesù fa al Padre per noi: quella di essere consacrati nella Verità che ci accompagna giorno dietro giorno con la Parola di Dio della Messa quotidiana, vuol dire infatti essere preservati dalla virulenza del male, che pure è presente nelle nostre giornate. L'importante è ascoltarla questa Parola, accoglierla, assumerla dentro le situazioni concrete della nostra vita. Signore Gesù, ti prego: fa' che io mi lasci veramente consacrare nella verità che è forza redentrice del tuo Amore in tutto quello che vivo senza perdere di vista la tua Presenza in me. |
martedì 10 maggio 2016
Vangelo del giorno 10/05/2016
Gv 17,1-11
Padre, glorifica il Figlio tuo. | |||
Commento su Gv 17, 1-11 "Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato". Gv 17, 1-11 Come vivere questa Parola? Le parole dei discepoli che dichiarano l'onniscienza di Gesù, portano Gesù stesso, così ci racconta l'evangelista Giovanni, a pregare per quei "piccoli". Per Gesù, il fatto che i discepoli avessero capito e sapessero che in lui era la verità e che questa veniva dal Padre, è molto importante. Ma egli sa anche che questa adesione intellettuale a lui, non basta. È molto, ma va provata con la vita, con l'avversità. Egli sa che da lì a poco lo arresteranno, lo tortureranno e lo uccideranno. Allora prega, prega per i suoi, perché davanti a quegli orrori non desistano. La consegna della parola dal Padre a Gesù, da Gesù agli uomini è avvenuta e la consegna ha prodotto la fede. Ma questa dinamica va continuamente immersa nella realtà, va continuamente riprodotta e rafforzata: la preghiera di Gesù per i suoi li preparerà ad affrontare lo scandalo della croce e li aiuterà a riaccogliere, a riconoscere Gesù risorto. Signore, noi siamo nelle tue mani, anzi siamo nelle parole della tua preghiera. Tu ci custodisci, in eterno proteggi le nostre menti che approdano alla verità e lasci che la sofferenza verifichi questa nostra adesione, ma non ci abbandoni. Ci vuoi con te, capaci di condividere la tua sapienza, la tua vulnerabilità e dalla nostra imperfezione accogli il desiderio di crederti, amarti e con te sperare. |
lunedì 9 maggio 2016
Vangelo del giorno 09/05/2016
Gv 16,29-33
Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo! | |||
Commento su Gv 16,29-33 Difficile misurare la propria fede. Difficile sapere se siamo o meno capaci di professare la nostra fiducia nel Dio di Gesù. Difficile, soprattutto, quando le cose vanno male o non vanno come avremmo sperato. Quando ci sembra tutto chiaro, come accade agli apostoli prima dell'arresto, in realtà ancora non abbiamo sperimentato il limite del nostro limite, la misura della nostra fragilità. Quante volte pensiamo (speriamo?) di avere alle spalle un solido percorso di fede ed invece ci troviamo a rimettere tutto in discussione? Proprio la luce dell'ascensione ci rassicura: Gesù è salito al cielo per essere presente qui e ovunque. E chiede di dimorare nella pace che è la sua presenza. Siamo amati, siamo nelle mani e nell'abbraccio fiducioso di Dio, cosa dobbiamo temere? Anche quando il mare è in tempesta se ci immergiamo nella profondità degli abissi troviamo la calma assoluta. Così nella nostra vita: se troviamo il tempo ed il coraggio di dimorare nelle profondità dello Spirito, possiamo trovare quella pace che Dio solo può dare, che non risolve i problemi, ma ci aiuta a vederli in una luce nuova. La luce della fede. |
domenica 8 maggio 2016
sabato 7 maggio 2016
Vangelo del giorno 08/05/2016
Lc 24,46-53
Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo. | |||
Commento su Lc 24,46-53 Sono stupiti e amareggiati, i discepoli. Il Maestro se ne va proprio ora che, infine, avevano capito il grande disegno di Dio su Gesù, proprio ora che, finalmente, avevano superato il dolore e si erano convertiti alla gioia! Il Dio presente, il Dio in cui crediamo è il Dio che accompagna, certo, ma che affida il cammino del vangelo alla fragilità della sua Chiesa. Il Regno sperato dagli apostoli occorre costruirlo, la nuova dimensione voluta dal Signore per restare nel mondo, non è una soluzione magica, ma è una dimensione pazientemente intessuta da ognuno di noi. Siamo noi, ahimè, il volto di Gesù per le persone che incontriamo sulla nostra strada... Tu che leggi, fratello, sei lo sguardo di Dio per le persone che incontrerai. Così il nostro Dio originale e spiazzante ha deciso. E così davvero accade. L'ascensione segna la fine di un momento, il momento della presenza fisica di Dio, dell'annuncio del vero volto del Padre da parte di Gesù, che professiamo Signore e Dio, con la rassicurazione, da parte di Dio stesso della sua bontà e della sua vicinanza nello sguardo di noi discepoli. Ora è il tempo di costruire relazioni e rapporti a partire dal sogno di Dio che è la Chiesa: comunità di fratelli e sorelle radunati nella tenerezza e nella franchezza nel Vangelo. Accogliamo allora l'invito degli angeli: smettiamola di guardare tra le nuvole cercando il barlume della gloria di Dio e - piuttosto - vediamo questa gloria disseminata nella quotidianità di ciò che siamo e viviamo. |
venerdì 6 maggio 2016
Vangelo del giorno 06/05/2016
Gv 16,20-23
Nessuno potrà togliervi la vostra gioia. | |||
Commento su Gv 16, 20-23 In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Gv 16, 20-23 Come vivere questa Parola? Se guardiamo la natura, nulla nasce senza che "qualcosa" muoia! Gesù ce lo ricorda: "Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto." (Gv 12,24). La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora, ma quando ha dato alla luce il bambino non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo." (Gv 16,21). Gesù vuole insegnarci che c'è una legge nascosta nella vita, che è solo per la vita: la sofferenza è per la vita, il morire è per la vita! A volte facciamo fatica a leggere la sofferenza in questo modo! Anche Gesù ha fatto fatica ad accettare la croce, ma l'ha accolta generosamente: "io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza". Dopo la Sua morte con la quale "ci ha partorito" alla vita eterna, questa verità ha per noi una chance in più. Siamo chiamati ad "aiutare" Cristo a salvare i fratelli! La sofferenza vissuta con Gesù allarga gli orizzonti del cuore e genera vita! "Non c'è amore più grande di questo: dare la vita per i fratelli" (Gv 15,13) Donami Signore la grazia di sapere soffrire con Te! |
martedì 3 maggio 2016
Vangelo del giorno 04/05/2016
Gv 16,12-15
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità. | |||
Commento su Gv 16, 12-15 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Gv 16, 12-15 Come vivere questa Parola? La Pasqua, nel suo Mistero di Morte e Risurrezione, ci ha rivelato l'immenso Amore di Gesù per noi. La Pasqua ci ha fatto dono dello Spirito che ci guida a tutta la Verità, cioè ci introduce nella comprensione di questo grande Amore. "Quando verrà Lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità", non perché Gesù sia "una mezza verità": Gesù" è la Verità", ma lo Spirito ha il compito di prenderci per mano e introdurci in questa Verità, di rendere sempre più comprensibili le cose che Lui ha detto, ma che noi non abbiamo capito perché non eravamo in grado ancora di capire! Non abbiamo mai finito di com-prendere dentro il nostro cuore la Parola di Gesù, di vederla viva, attualizzata e realizzata nell'oggi. Questo è possibile solo nella misura in cui lo Spirito ci abita e ci abilita ad assimilarci a Gesù. Solo così la nostra umanità cresce e possiamo assaporare e capire con più consapevolezza la Parola. Quando l'Amore entra nel cuore ce lo spalanca ad una comprensione amante! Vieni, o Spirito Santo, dentro di me, nel mio cuore e nella mia intelligenza. Accordami la tua intelligenza, perché io possa conoscere il Padre nel meditare la parola del Vangelo. Accordami il tuo ardore, perché, anche quest' oggi, esortato dalla tua parola, ti cerchi nei fatti e persone che ho incontrato. Accordami la tua sapienza, perché io sappia rivivere e giudicare, alla luce della Parola, quello che oggi ho vissuto. Accordami la perseveranza, perché con pazienza penetri, il messaggio di Dio nel Vangelo. Accordami la tua fiducia, perché sappia di essere, fin da ora, in comunione misteriosa con Dio in attesa di immergermi in lui nella vita eterna dove la sua parola sarà finalmente svelata e pienamente realizzata. |
Vangelo del giorno 03/05/2016
Gv 14,6-14
Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? | |||
Commento su Gv 14,6-14 Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? Gv 14, 6-14 Come vivere questa Parola? "Mostraci il Padre". Il desiderio di Filippo è il nostro anelito più profondo: "«Di te ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto". Il tuo volto Signore io cerco"» (Sl 26). Non abbiamo altro bisogno che vedere il Padre: mostracelo Gesù, perché solo in Lui riconosciamo noi stessi! Ma Gesù ci dice: "Chi ha visto me, ha visto il Padre"! Il volto dell'uomo Gesù, è "il Volto". Il Vangelo ci manifesta Gesù Volto del Padre: questa è la rivelazione cristiana! L'uomo Gesù però, per non avere alibi, ci ha suggerito un'altra apertura per superare se stessi ed incontrare il volto di Dio, non in alternativa, ma in continuità: il volto del fratello: Nel volto del fratello siamo chiamati a riconoscere il Volto di Gesù nel quale risplende il Volto del Padre! Che Gesù non dica anche a noi come a Filippo: "Da tanto tempo sono con te e tu non mi hai conosciuto?". Donaci di uscire da noi Signore per poterti riconoscere nei fratelli che vivono con noi e guardando quei volti, vedere brillare nei loro occhi la luce di Dio. |
lunedì 2 maggio 2016
Medjugorje messaggio del 02 Maggio 2016 a Mirjana
Medjugorje Messaggio del 02/05/2016
Figli miei, il mio cuore materno desidera la vostra sincera
conversione e forte fede per poter trasmettere l’amore e la pace a tutti coloro
che vi circondano. Però figli miei non dimenticate: ognuno di voi è un mondo
unico davanti al Padre Celeste perciò permettete che l’opera dello Spirito
Santo agisca su di voi. Siate miei figli puri spiritualmente. Nella
spiritualità è la bellezza: tutto ciò che è spirituale è vivo e così bello. Non
dimenticate che nell’Eucarestia, che è il cuore della fede, mio Figlio è sempre
con voi, viene a voi e spezza il pane con voi perché, figli miei, è morto per
voi, è risuscitato e viene nuovamente. Queste mie parole voi le conoscete
perché sono la verità e la verità non cambia, solo che molti miei figli l’hanno
dimenticata. Figli miei, le mie parole non sono né vecchie né nuove, sono
eterne. Perciò vi invito, miei figli, a guardare bene i segni del tempo, a
raccogliere le croci spezzate e ad essere apostoli dell’annunciazione. Vi
ringrazio.
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