Lc 4,38-44
È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato. | |||
Commento su Lc 4,38-44 Non è più la sinagoga il luogo dell'incontro con Dio, ma la casa. E nella casa in cui Dio sceglie di abitare avviene il primo miracolo: la suocera di Pietro è guarita per servire. La comunità dei cristiani è guarita per servire i fratelli che premono alla soglia. È la soglia il luogo dell'evangelizzazione, il luogo dell'annuncio. La Chiesa è chiamata a diventare la soglia fra il mondo e Dio. Gesù, rubando tempo al sonno, si ritira in preghiera per trovare forza nel Padre: più siamo travolti dalle cose da fare e più dobbiamo avere il coraggio di trovare del tempo per stare con Dio e vivere di Lui. La preghiera prolungata lo porta ad una decisione: non resterà a Cafarnao dove, pure, ora è famoso e la sua opera efficace, ma andrà per altri villaggi della Giudea. Anche noi siamo chiamati ad imitare il Signore: a diventare soglia di accesso a Dio, proprio perché guariti nel profondo, ad attingere la forza del nostro annuncio da una prolungata preghiera quotidiana, ad annunciare il Signore ovunque, senza costruirci un piccolo feudo in cui rassicurarci a vicenda diventando dei piccoli professionisti del sacro. Aria, gente, imitiamo il Signore e facciamo uscire il vangelo dalle sacrestie impolverate! |
mercoledì 31 agosto 2016
Vangelo del giorno 31/08/2016
martedì 30 agosto 2016
Vangelo del giorno 30/08/2016
Lc 4,31-37
Io so chi tu sei: il santo di Dio! | |||
Commento su Luca 4,31-37 Che parola è mai questa? Una parola che libera dagli spiriti impuri, che allontana il demone della schizofrenia religiosa di chi "sa" la fede senza viverla, che restituisce dignità alle persone. Che parola è mai questa? Se solo avessimo il coraggio di ascoltarla e meditarla con la fede dei santi! Questa parola scardinerebbe le nostre paure, allontanerebbe ogni demone dalla nostra vita, ci restituirebbe a serenità, ci farebbe volare e non camminare! Non è una parola come le altre, è Dio che agisce in noi, che suscita in noi ciò che dice, che crea, come la sua prima parola, sia, creò l'universo. Che parola è mai questa? La leggiamo dopo duemila anni e sembra che oggi parli al nostro cuore che illumini la nostra giornata e le nostre scelte. Anche noi, stupiti, attingiamo alla Parola che rende Gesù nostro contemporaneo, che ci permette di credere e di scoprire nuovi mondi, di passare di grazia in grazia, di gioia in gioia, di capire il mistero profondo dell'animo umano e dell'universo. Che parola è mai questa? Ancora vogliamo metterla al centro della nostra riflessione, del nostro percorso, sapendo che il Signore sempre parla ai nostri cuori... |
lunedì 29 agosto 2016
Vangelo del giorno 29/08/2016
Mc 6,17-29
Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista. | |||
Commento su Marco 6,17-29 Il più grande uomo vissuto. Un complimento così ci fa riflettere, ovviamente. Ancora di più se a farlo è Gesù in persona. Giovanni Battista, di cui oggi celebriamo il cruento assassinio, è un modello di umanità compiuta, un gigante della coerenza, un asceta integerrimo. Di lui sappiamo poco: vive nel deserto di Giuda in attesa del Messia, accoglie i penitenti che dalla ricca Gerusalemme scendono da lui per un bagno di conversione nel Giordano. La sua è una vita dura, essenziale, improntata al servizio totale nei confronti dell'annuncio del Regno. Non ha paura di nessuno, non appartiene a nessuna scuola di pensiero, tiene testa ai dottori del tempio e ai devoti. Ha una parola sferzante per tutti, uno schiaffo morale che spinge le persone a pentirsi, a cambiare atteggiamento, a interrogarsi. Pochi sanno che, al tempo di Gesù, la fama del Battista era maggiore di quella del Nazareno e per un certo periodo i discepoli di Gesù dovettero confrontarsi con quelli di Giovanni. Anche la sua morte è vissuta all'insegna della coerenza e della testimonianza. Chiediamo a Giovanni di essere capaci di donare tutto alla causa del Regno, senza tirarci indietro davanti a nulla. |
venerdì 26 agosto 2016
Vangelo del giorno 26/08/2016
Mt 25,1-13
Ecco lo sposo! Andategli incontro! | |||
Commento su Mt 25,1-13 Tornerà lo sposo. È venuto nella storia, continua a sfiorare i cuori di chi si mette alla sua ricerca e ne fa esperienza nello Spirito ma tornerà anche nella gloria per ricapitolare tutte le cose, come dice san Paolo. Tornerà e noi siamo chiamati a vegliare, a vigilare, ad aspettarlo con fiducia. Siamo sinceri: quanti, fra noi, credono ancora a questo ritorno? Quanti, davvero, aspettano il ritorno glorioso del Signore nella pienezza dei tempi? Se durante la celebrazione dell'eucarestia, dopo la consacrazione, quando la comunità proclama solennemente: nell'attesa della tua venuta, Gesù venisse veramente, come reagiremmo? Eppure l'attesa è la caratteristica principale del cercatore di Dio. Un'attesa operosa, che veglia, che agisce. Il rischio di assopirsi è sempre presente, siamo onesti. Il rischio di vivere come se Gesù non fosse e non fosse il presente, è palpabile nel nostro cristianesimo annacquato e inconcludente. Accogliamo questa parabola come un severo monito, come un invito a non desistere, come una scossa alla nostra tiepidezza. Vegliamo nella gioia aspettando il ritorno dello sposo. Verrà quando meno ce lo aspettiamo. |
Messaggio di Medjugorje, 25 agosto 2016
Medjugorje Messaggio del 25 Agosto 2016
"Cari figli! Oggi desidero condividere con voi la gioia
celeste. Voi, figlioli, aprite la porta del cuore affinché nel vostro cuore
possa crescere la speranza, la pace e l’amore che solo Dio dà. Figlioli, siete
troppo attaccati alla terra e alle cose terrene, perciò Satana vi agita come il
vento lo fa con le onde del mare. Perciò la catena della vostra vita sia la
preghiera col cuore e l’adorazione a mio Figlio Gesù. A Lui offrite il vostro
futuro per essere in Lui gioia ed esempio per gli altri con le vostre vite.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata. "
giovedì 25 agosto 2016
Vangelo del giorno 25/08/2016
Mt 24,42-51
Tenetevi pronti. | |||
Commento su Matteo 24,42-51 Viene quando meno ce lo aspettiamo, il Signore. Tornerà alla fine dei tempi, alla consumazione dei tempi, lo sappiamo. Ma qui e ora continua a venire nel cuore di chi lo cerca con onestà, di chi si fida di lui, di chi spera nella sua Parola. Il Signore desidera incontrarci, desidera avere a che fare con noi, ci raggiunge attraverso la sua Parola, nel silenzio del nostro cuore, parla al nostro orecchio interiore, apre la nostra mente all'accoglienza. Ma, per accoglierlo, non bisogna scoraggiarsi. Nella vita spirituale attraversiamo dei lunghi periodi in cui non sentiamo più la sua presenza, in cui abbiamo la triste impressione di essere rimasti da soli. E il rischio è di fare come il servo malvagio della parabola che si lascia andare alla parte oscura, che non ha più freni, che getta in mare le cose belle e buone che ha imparato dal vangelo. La nostra fede è messa a dura prova quando non ci accorgiamo più della presenza del Signore, quando non ha più punti di appoggio. Ma proprio in quei momenti verifichiamo se la nostra fede è davvero salda e cosa deve essere purificato del nostro percorso. Non spaventiamoci, nella notte, ma continuiamo a vegliare nella perseveranza. |
mercoledì 24 agosto 2016
Vangelo del giorno 24/08/2016
Gv 1,45-51
Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità. | |||
Commento su Giovanni 1,45-51 Dove sta scritto che per essere santi bisogna avere un buon carattere? Certo, se insistiamo nel pensare che il santo sia un uomo in naftalina, misurato nelle emozioni, asettico e garbato allo sfinimento allora va bene. E ci sono santi di questo genere. Ma, grazie al cielo!, ci sono anche santi dal pessimo carattere, come il grandissimo Gerolamo, o santi pettegoli, come Bartolomeo. Il nome evangelico è Natanaele, è nativo di Cana di Galilea e Bartolomeo potrebbe significare "figlio dell'agricoltore" o "figlio valoroso". Il quadretto che ci racconta Giovanni evangelista ci basta per descrivere il carattere di Natanaele che conosce benissimo la Scrittura, e che cita ben a proposito riguardo al fatto che Nazareth è un posto talmente sperduto da non essere mai nominato dalla Bibbia; Natanaele che dimora sotto il fico, l'albero della meditazione della Torah secondo la poetica visione dei rabbini e che dice sempre quello che pensa, anche a sproposito. Ci sono persone così, anche nella Chiesa. Ma la cosa stupenda è l'atteggiamento di Gesù che trasforma un brutto aspetto del carattere in una virtù: Natanaele è una linguaccia, ma Gesù dice che è un uomo senza ombre... Solo vedendo il positivo le linguacce diventano santi! |
martedì 23 agosto 2016
Vangelo del giorno 23/08/2016
Mt 23,23-26
Queste erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. | |||
Commento su Mt 23,23-26 È una questione di proporzione, di equilibrio, di priorità. I farisei ormai mettevano tutto sullo stesso piano: non nella teoria, ricordiamoci che il più grande rabbino dell'epoca, Hillel, proponeva una graduatoria nell'importanza dei comandamenti, come Gesù; ma nella pratica. Per una religiosità basata essenzialmente sul "fare", sull'osservanza scrupolosa dei precetti era fondamentale praticare con precisione ogni più piccola indicazione. Ma il risultato era che non si riusciva più a distinguere cosa era davvero importante... Così accade anche a noi oggi, purtroppo. Esiste una priorità di verità nella nostra fede, come ci ha ben ricordato il Concilio, e dobbiamo renderla evidente in ogni momento! Non tutto è uguale allo stesso modo e molte verità sono consequenziali ad altre. Capisco la proposta cristiana sulla sessualità solo dopo avere scoperto la bellezza del modo nuovo di vedere l'umanità proposto da Cristo. Capisco il valore della preghiera solo quando vi trovo il sorriso del Padre! Troppo spesso, nelle nostre comunità, si attribuisce la stessa importanza ai grandi misteri della fede e alle consuetudini del parroco! Diamoci una scossa, ristabiliamo una priorità nelle nostre comunità per essere credibili! |
domenica 21 agosto 2016
Vangelo del giorno 21/08/2016
Lc 13,22-30
Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio. | |||
Commento su Lc 13,22-30 "Sono molti quelli che si salvano?" Il devoto fedele che pone la domanda, evidentemente mettendosi tra il gruppo dei salvati, non sa in quale vespaio si è cacciato. È la tentazione di sempre: sapere se siamo in regola o no, se il posto in Paradiso è prenotato. È la tentazione che colpisce noi discepoli, noi cattolici di lungo corso, quando smarriamo la dimensione dell'attesa, l'ansia del discepolato, quando crediamo che le mura della città siano talmente robuste da non necessitare, in fondo, della veglia della sentinella. Colpisce come un cancro noi discepoli, quando, dopo una strepitosa e travolgente esperienza di Dio, sentiamo d'improvviso di essere entrati in un gruppo a parte, e guardiamo con sufficienza "gli altri", quelli che non capiscono, che non conoscono, quelli che hanno fatto altri percorsi di Chiesa, quelli che la domenica, a Messa, si annoiano e non colgono la dimensione dell'interiorità, quelli che, fuori, non capiscono e ci attaccano, ci insultano, ci offendono, ci giudicano. A noi, oggi, Dio rivolge la sua urticante Parola. Mantenere la vita di fede necessita di uno sforzo, dice il Signore, occorre passare per una porta stretta. La vita è fatta di alti e bassi, di momenti esaltanti e di fatiche immani, ma non esiste altro modo per vivere. Gesù ci ammonisce: per farsi trovare da Dio e restare nella sua luce bisogna faticare, lottare, non ci sono scorciatoie. Passare per una porta stretta. |
venerdì 19 agosto 2016
Vangelo del giorno 20/08/2016
Mt 23,1-12
Dicono e non fanno. | |||
Commento a Mt 23,1-12 Il rischio c'è, siamo onesti. È un rischio che corre ogni esperienza religiosa: quello di inaridirsi, di irrigidirsi, di scordare l'essenziale ed appiattirsi sul superfluo. Così, Gesù giudica duramente l'atteggiamento dei farisei, dei dottori della Legge, degli scribi di cui, pure, riconosce l'autorevolezza, invitando a seguirne gli insegnamenti, ma non le opere. Quanto è vero, amici! La ragione per cui molte persone non credono nel Signore non è proprio la nostra incoerenza? E noi cristiani, a volte, non smentiamo con la nostra vita le parole che professiamo? Tutti noi abbiamo incontrato dei cristiani ferventi che, nella realtà delle situazioni, si rivelano delle pessime persone! Predicano misericordia e giudicano impietosamente. Parlano di servizio e si fanno gli affari propri. Dedicano tempo a Dio e sono scortesi e avari con gli uomini. Che grande responsabilità che è data, amici! E Gesù ci illustra come vivere in coerenza: non ostentando la fede, non prendendoci per maestri e dottori, capaci di calare nel quotidiano la Parola che ci scruta e ci giudica, vivendo in un atteggiamento di servizio reciproco. Viviamo la nostra giornata all'insegna della verità del vangelo! |
Vangelo del giorno 19/08/2016
Mt 22,34-40
Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso. | |||
Commento su Mt 22,34-40 Ci si può avvicinare alla fede col cuore stretto e piccino, con astuzia e malevolenza. Così, spesso, gli evangelisti riportano di persone che, in assoluta buona fede!, tendono tranelli a Gesù, cercano il modo di metterlo in difficoltà. Gesù scontenta molti: i farisei che si sentono giudicati e presi in giro per il loro eccessivo zelo e il loro senso di superiorità; i sadducei, conservatori aristocratici, che temono disordini che possano dispiacere ai romani; i sacerdoti, rinati grazie alla ricostruzione del tempio, che vedono con fastidio chiunque attenti alla loro autorità; gli scribi, riconosciuti come interpreti autentici della Torah, che mal sopportano questo profeta che non ha studiato... Ma Gesù colma di gioia gli ultimi, i perdenti, i peccatori, le folle, perché, per la prima volta, si sentono accolti, capiscono la Parola, intravvedono il sorriso di Dio. Anche noi possiamo commettere l'errore di avvicinarci a Gesù col cuore colmo di pregiudizi, sapendo già tutto. E peggio ancora succede nei confronti della Chiesa e dei cristiani, che consideriamo semplicemente "impresentabili". Così facendo, col cuore serrato, non sentiamo la voce del Signore che ci parla di amore... |
mercoledì 17 agosto 2016
Vangelo del giorno 17/08/2016
Mt 20,1-16
Sei invidioso perché io sono buono?
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Commento su Mt 20,1-16 La chiave di lettura della dura parabola di oggi sta tutta in un particolare: nel pensiero degli operai della prima ora che, vedendo il padrone dare comunque un denaro a quanti hanno lavorato per un'ora soltanto prima del tramonto, pensano: "Se a costoro che hanno lavorato meno di noi, - questo è il ragionamento - "il padrone ha dato un denaro... a noi darà molto di più!". E invece no: ricevono anch'essi un denaro e borbottano. Chiamati a spiegare le ragioni del loro malumore mentono: non chiedono di ricevere di più per se stessi, ma chiedono al padrone di dare agli operai dell'ultima ora di meno! Un denaro era la somma minima per far vivere una famiglia: gli operai della prima ora chiedono al padrone di cambiare la sua logica. Ed egli, giustamente, si arrabbia; i soldi sono i suoi, il contratto è rispettato. La loro visione è limitata, piccina, asfittica. Pavidi, si fanno forti con i deboli e sono deboli con il forte. Il padrone ha voluto avere con sé quegli operai alla fine della giornata per dar loro dignità, per aiutarli a portare il pane a casa. E gli operai della prima ora, invece, ne fanno una questione di (falsa) ingiustizia. Noi, operai della prima ora, rallegriamoci e stupiamoci per la straordinaria generosità di Dio! |
domenica 14 agosto 2016
Vangelo del 15/08/2016
Lc 1,39-56
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili. | |||
Commento a Lc 1,39,56 Oggi è la festa dell'Assunzione, la storia di una discepola che ha creduto, che insegna a noi, tiepidi credenti, l'ardire di Dio, la follia dell'Assoluto. Questa donna, noi crediamo, dopo la lunga esperienza di una fede abitata dal Mistero, è tornata, prima tra i credenti, al Dio che l'aveva chiamata. L'incontro tra la matura Elisabetta e l'adolescente Maria è un'apoteosi, un fuoco d'artificio. Solo loro sanno, solo loro capiscono, i servi e i famigliari guardano attoniti queste due donne che ridono e si abbracciono e piangono di gioia. Roteano nella polvere, ora, Elisabetta solleva in un abbraccio la piccola Maria: "Come sei cresciuta! Che bella che sei!"; poi la posa, la guarda scuotendo la testa: "Come hai fatto a credere, Maria?". Sì, Maria, anche noi lo ripetiamo, scuotendo la testa: come hai potuto credere che davvero Dio diventasse sguardo e sudore e calore nel tuo ventre? Come hai fatto a credere che il tuo acerbo ventre contenesse l'Assoluto? Beata te che hai creduto Maria. Beati noi, fragili discepoli, che sentiamo l'orgoglio riempirci di lacrime gli occhi e la nostalgia della santità mozzarci in fiato, tu sei figlia della nostra umanità, tu sei il riscatto delle nostre tiepidezze. E Maria canta e danza roteando nella polvere. Allora è tutto vero, ciò che ha visto era davvero il messaggero di Dio, allora tutte le stanche e impolverate profezie ascoltate allo sabba in sinagoga, si stavano realizzando. Dio non si è stancato del suo popolo, Dio non l'ha abbandonato, Dio è presente. |
Assunzione della Beata Vergine Maria ( Messa della Vigilia )
Lc 11,27-28
Beato il grembo che ti ha portato! | |||
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata Dio ha fatto grande la Madre sua sulla terra e nel Cielo. Nessuno mai con il più semplice saluto, con il solo suono della voce che viene ascoltato, ha generato una meraviglia così grande: ha riversato lo Spirito Santo sulla persona che le stava dinanzi e sul bambino che portava nel grembo, rendendo la madre profeta e vera conoscitrice del mistero e il bambino pieno dello Spirito del Signore mentre ancora è nel grembo. Nessuno mai ha operato una evangelizzazione così completa in un istante, con la sola sua presenza. La Vergine Maria irradia Dio attorno a sé con ogni suo dono di grazia più che una grande pira dalle fiamme che raggiungono il cielo irradia calore attorno a quelli che stanno a contemplare il fuoco da vicino. La Vergine Maria è veramente un sole di grazia, di verità, di pace, di consolazione, di intercessione, di esaudimento di ogni preghiera che a Lei viene rivolta. Ella è la donna dal cui cuore lo Spirito Santo si irradia come i raggi del sole quando è nella sua fase più calda del giorno. La Vergine Maria è grande anche nel Cielo. Dio l'ha rivestita della sua luce, della sua gloria, della sua santità, della sua Signoria, l'ha fatta Regina degli Angeli e dei Santi, Madre della Redenzione, Madre della Chiesa, Avvocata e Protettrice dei cristiani, Immagine e Modello nella carità, nella fede, nella speranza. L'ha costituito Mediatrice di tutte le grazia. Nel Cielo è assisa alla destra del suo Figlio Unigenito. Dio ha fatto tutto questo perché ha visto la sua umiltà. È questo il vero segreto della Vergine Maria. Ella è la più umile tra tutte le creature. La sua umiltà è vergine. La sua verginità è umile. Ella si è posta tutta nelle mani del suo Signore. a Lui ha consacrato la sua anima, il suo spirito, il suo corpo. Niente di Lei le è appartenuto. Tutto è stato sempre di Dio, dal primo istante del concepimento fino all'ultimo respiro sulla nostra terra. Neanche un solo pensiero fu mai della Vergine Maria. La Vergine Maria è nelle mani di Dio come la creta nelle mani del vasaio. Ella mai ha opposto una qualche resistenza di volontà o di cuore a Dio e per questo Lui l'ha potuta plasmare, riversando sopra di Lei tutta la sua scienza, la sua sapienza ed intelligenza, la sua arte divina. Maria è il vero capolavoro di Dio. È la sua immacolata concezione. Vergine Maria, Madre della Redenzione, miracolo eterno del Signore, prodigio senza fine, incanto che non conosce tramonto, donaci un poco della tua umiltà. Anche noi vogliamo lasciarci plasmare da Dio. Angeli e Santi tutti, aiutateci. |
Vangelo del giorno 14/08/2016
Lc 12,49-53
Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione. | |||
Commento su Lc 12,49-53 L'annuncio del Vangelo è segno di contraddizione: il mondo, così amato dal Padre da dare il Figlio, vive con fastidio l'ingerenza divina e preferisce le tenebre alla luce. Gesù lo dice parlando di sé, immaginando l'evoluzione che avrà il suo messaggio. Dopo la caduta di Gerusalemme ad opera dei romani e la rovinosa distruzione del Tempio, i seguaci del Nazareno saranno scomunicati dai rabbini e questo provocherà una frattura dolorosissima ed insanabile all'interno della neonata comunità cristiana. Cristo è fuoco, amici. Fuoco che brucia, che divampa, che illumina, che riscalda, che consuma. Cristo è fuoco e traspare dalla nostra vita. Se è dal fuoco che si misura il discepolato, i pompieri della fede possono stare tranquilli. Vi brucia dentro Cristo? Vi brucia da non poter fare a meno di pensare a lui? Vi è successo di desiderare profondamente di raccontarlo (senza fanatismi o semplificazioni) a chi vi sta accanto? Vi è successo di difenderlo in una discussione? E di essere presi in giro per le vostre convinzioni? No? Brutto segno: o vivete in un monastero o proprio non si vede che siete cristiani... Quando sant'Ignazio, fondatore dei Gesuiti, uomo di Dio, innamorato di Dio, inviò i suoi dodici compagni ad annunciare il Vangelo fino agli estremi confini dei mondo allora conosciuti, il giorno della loro partenza disse: "Andate, e incendiate il mondo". Incendiari sì, ma d'amore. |
giovedì 11 agosto 2016
Vangelo del giorno 12/08/2016
Mt 19,3-12
Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. | |||
Commento su Mt 19,3-12 Gesù sogna una coppia che sia il riflesso della fedeltà di Dio. Ai suoi tempi esisteva il divorzio ed era pure attribuito a Mosé! Probabilmente era un divorzio solo maschilista, ma nessuno si sarebbe mai sognato di contestarlo. Eccetto Gesù. Gesù dice che le separazioni, i litigi, i divorzi, sono farina del nostro sacco, frutto immaturo della durezza del nostro cuore. Ma Dio la pensa diversamente: quando ha creato l'uomo e la donna, li ha pensati in un'armonia unica, in un'intesa che si costruisce con il tempo. Gesù si schiera in maniera assoluta contro il divorzio, creando scompiglio anche tra gli apostoli: allora è meglio non sposarsi! Certo: se il matrimonio significa farsi servire e riverire, non mettersi in gioco e lasciare sempre una via d'uscita, è meglio non sposarsi. In questi fragili tempi affettivi, le coppie che si sposano nel Signore, che prendono il vangelo come metro di giudizio della propria vita coniugale, hanno una grande testimonianza da dare. Il divorzio non è un problema giuridico, e neppure morale, ma sostanziale: noi discepoli crediamo che sia possibile costruire una coppia che vede il proprio percorso come una vocazione a rendere presente il Dio dell'amore. |
Vangelo del giorno 11/08/2016
Mt 18,21-19,1
Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. | |||
Commento su Matteo 18,21-19,1 Il vangelo di oggi ci introduce nel difficile discorso sul perdono: siamo chiamati a perdonare come Dio perdona, siamo chiamati a perdonare perché noi per primi siamo stati perdonati. Il discepolo scopre di essere perdonato dal Padre senza condizioni e questa scoperta lo riempie di meraviglia e lo rende capace, a sua volta, di perdonare oltre ogni ragionamento umano. Non perdoniamo perché siamo migliori, né perdoniamo perché l'altro cambi in conseguenza al nostro perdono. Perdoniamo perché l'odio uccide noi che lo proviamo, non la persona verso cui lo indirizziamo! Perdoniamo per imitare il Padre, perdoniamo perché siamo tutti debitori gli uni verso gli altri e il perdono ci rende liberi. Il perdono non cancella il ricordo, non è un'amnesia. A volte si dice: perdono ma non dimentico. È ovvio che sia così! Se una persona ha rovinato la mia vita, il solo vederla mi scuote e mi fa soffrire. Il perdono non cancella l'esigenza della giustizia, ma non fa della giustizia un idolo. Pietro, e noi, siamo invitati ad imitare il padrone che condona il nostro debito immenso e perdonare coloro che a noi devono soltanto pochi soldi... |
martedì 9 agosto 2016
Vangelo del giorno 10/08/2016
Gv 12,24-26
Se il chicco di grano muore, produce molto frutto. | |||
Prega per noi, oggi, il martire Lorenzo, diacono della chiesa di Roma che ha donato la sua vita per Cristo e per i fratelli. Il suo amore ha illuminato la storia della Chiesa... Il chicco di grano caduto in terra che muore per portare frutto è Gesù stesso, turbato dall'arrivo di Filippo che gli chiede di vedere dei greci, misterioso segno, per Gesù, che ormai la sua opera è compiuta. E, dopo di lui, migliaia di uomini e donne l'hanno seguito nel dono di sé fino allo spargimento di sangue. Uomini e donne come noi, né eroi, né fanatici, amanti della vita, come noi, ma non disposti a rinnegare la propria fede e, perciò, consapevoli che Cristo vale più della vita. Uomini e donne del passato, ma anche del presente recente. Studi recenti ci dicono che, dall'origine del cristianesimo ad oggi, quaranta milioni di cristiani sono stati uccisi ma, di questi, venticinque milioni nel "luminoso" ventesimo secolo! Nei gulag sovietici, nei campi nazisti, nelle foreste africane, milioni di uomini e donne hanno donato il proprio seme per la rinascita di un mondo pacificato. Tertulliano, un padre della Chiesa, diceva che il sangue dei martiri è semenza per i nuovi cristiani. Noi, discepoli da poltrona e pantofole, dobbiamo la nostra fede alla testimonianza di fratelli e sorelle che, come Lorenzo, hanno dato tutta la loro vita per il Regno. |
Vangelo del giorno 09/08/2016
Mt 25,1-13
Ecco lo sposo! Andategli incontro! | |||
Commento su Matteo 25,1-13 Nel cuore dell'estate la Chiesa celebra la drammatica testimonianza di fede di suor Teresa Benedetta della Croce, uccisa ad Auschwitz nell'ultimo drammatico conflitto mondiale. Un segno di speranza nella follia delle tenebre. Le due guerre mondiali hanno rappresentato uno dei punti più bassi del degrado umano, un punto di non ritorno. La follia nazista e lo sterminio dei campi di concentramento, gli oltre sei milioni di ebrei uccisi, i rom, gli omosessuali, gli oppositori politici, hanno dato corpo al demone della ragione che alberga in ogni totalitarismo. In quelle tenebre la Chiesa ha faticato a fornire speranza, a dare testimonianza di luce. Edith Stein è stata una di quelle stelle luminose che danno un barlume di luce nella notte della ragione. Studiosa tedesca di origine ebraica, filosofa e docente universitaria, Edith scopre gradatamente la fede cristiana e si fa battezzare. Chiamata da Dio entra in monastero di clausura da dove verrà arrestata durante uno dei rastrellamenti nazisti per essere condotta in campo di sterminio. Solidale con la sua stirpe, offerta in dono al Padre, Edith, insieme a molti altri, rappresenta nella crudezza del tempo la speranza della croce. A lei affidiamo la nostra Europa spaesata e fragile, costruita sull'economia comune e non sui valori di popoli che in Cristo hanno avuto lo stesso denominatore comune. E se ne vedono le conseguenze... |
lunedì 8 agosto 2016
Vangelo del giorno 08/08/2016
Mt 17,22-27
Lo uccideranno, ma risorgerà. I figli sono liberi dal tributo. | |||
Commento su Matteo 17,22-27 Gesù vuole pagare la tassa del tempio, certo. Si scaglia contro il tempio, contro la gestione che ne fa la rinata classe sacerdotale, non è d'accordo col clima di esteriorità e superstizione che sta riducendo il tempio ad una gigantesca fabbrica di soldi. Ogni israelita è tenuto a pagare una tassa, un contributo annuale, come se non bastassero le imposte di Roma! Ma non importa: Gesù non è un anarchico, non vuole radere al suolo ma ricostruire, ridare speranza, trovare il significato profondo dei gesti e delle pratiche religiose. La Chiesa, comunità dei discepoli, nella storia ha assunto una configurazione, ha inventato lungo i secoli delle strutture che permettessero di annunciare il vangelo con libertà e di assolvere alla propria missione. Oggi, spesso, queste strutture hanno perso di significato e rischiano di essere solo un peso che grava sulle spalle dei pochi cristiani rimasti. Ma prendiamo a cuore anche l'aspetto concreto della vita parrocchiale: il tetto che perde, le spese del riscaldamento, le pulizie delle aule... Gesù non ha fatto lo snob, si è sporcato le mani, ha dato del suo, per sé e per Pietro, noi ci sentiamo migliori? |
giovedì 4 agosto 2016
Vangelo del giorno 05/08/2016
Mt 16,24-28
Che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? | |||
Commento su Mt 16,24-28 Prendere la croce e seguire Gesù. Non per autolesionismo, né per rancido afflato mistico, ma per adulta scelta consapevole di amore. Dio non ama la croce, Gesù stesso, se avesse potuto, ne avrebbe volentieri fatto a meno. E non è vero che la sofferenza avvicina a Dio: molto più spesso ce ne allontana in maniera irreparabile. E non è vero che Dio ci manda la croce: sono le nostre scelte, i nostri sbagli, la parte oscura nostra o di chi odia a darci la croce. Non cerchiamo la croce, né coltiviamo il dolore. Accettare la propria croce, portarla, non esserne schiacciati, può diventare lo strumento per affidarci a Dio, per non contare sulla nostra fragilità. Non è fuggendo il dolore che riusciamo ad affrontarlo: Gesù smentisce pesantemente Pietro, appena nominato Papa!, che gli consiglia di non parlare di dolore. Il dolore è una dimensione presente nella vita di ogni uomo, anche del discepolo. Ciò che il discepolo può fare è scovare, al di là e al di dentro del dolore, una dimensione di amore non più legata alla gioia di amare, ma al dono totale di sé, come ha saputo fare Gesù. |
Vangelo del giorno 04/08/2016
Mt 16,13-23
Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli. | |||
Commento su Mt 16,13-23 Simone riconosce in Gesù il profeta, qualcuno di immensamente più grande: la presenza stessa di Dio, il Messia atteso da tempo. E la sua professione di fede è davvero straordinaria: Gesù non assomiglia in alcun modo al Messia vittorioso che tutti stavano aspettando. E Gesù gli restituisce il favore, svelandogli la sua identità profonda: Simone è una roccia, una pietra, è saldo nella fede e perciò su di lui i fratelli faranno affidamento. Ma Pietro non capisce bene il peso di ciò che il Signore ha detto: Gesù è disposto a svelare il volto del Padre in ogni modo, anche a costo di morire. Apriti cielo! Pietro lo prende da parte (è pur sempre appena stato nominato Papa!) e lo redarguisce: così facendo demoralizza le truppe. Povero Pietro! Non ha capito molto di ciò che sta accadendo! Gesù lo invita a conversione, a non ragionare come gli uomini ma di entrare nella logica di Dio... Gesù ci svela a noi stessi: quando lo riconosciamo nostro Signore giungiamo a capire chi siamo veramente. Ma la conversione dura tutta la vita: non basta avere un ruolo, nella Chiesa, per non incorrere in pesanti scivoloni, per non sbagliare. Occorre sempre vigilare su noi stessi. | |||
martedì 2 agosto 2016
Medjugorje Messaggio del 02/08/2016
Medjugorje Messaggio del 02 Agosto 2016
“Cari figli, sono venuta a voi, in mezzo a voi, perché mi
diate le vostre preoccupazioni, affinché possa presentarle a mio Figlio e
intercedere per voi presso di Lui per il vostro bene. So che ognuno di voi ha
le sue preoccupazioni, le sue prove. Perciò maternamente vi invito: venite alla
Mensa di mio Figlio! Egli spezza il pane per voi, vi dà se stesso. Vi dà la
speranza. Egli vi chiede più fede, speranza e serenità. Chiede la vostra lotta
interiore contro l’egoismo, il giudizio e le umane debolezze. Perciò io, come
Madre, vi dico: pregate, perché la preghiera vi dà forza per la lotta
interiore. Mio Figlio, da piccolo, mi diceva spesso che molti mi avrebbero
amata e chiamata “Madre”. Io, qui in mezzo a voi, sento amore e vi ringrazio!
Per mezzo di questo amore prego mio Figlio affinché nessuno di voi, miei figli,
torni a casa così come è venuto. Affinché portiate quanta più speranza,
misericordia e amore possibile; affinché siate i miei apostoli dell’amore, che
testimonino con la loro vita che il Padre Celeste è sorgente di vita e non di
morte. Cari figli, di nuovo maternamente vi prego: pregate per gli eletti di
mio Figlio, per le loro mani benedette, per i vostri pastori, affinché possano
predicare mio Figlio con quanto più amore possibile, e così suscitare
conversioni. Vi ringrazio!”
Vangelo del giorno 02/08/2016
Mt 14,22-36
Comandami di venire verso di te sulle acque. | |||
Commento su Mt 14, 22-36 Il miracolo è avvenuto, la folla se n'è andata sazia ed esterrefatta. Gesù, stanco, vuole stare solo col Padre, riprendere fiato e il dialogo interiore con la sua sorgente. Mentre è in preghiera scoppia la tempesta sul lago, che ben conosciamo. Succede anche a noi così, come agli apostoli: dopo una straordinaria esperienza di fede, la tempesta si scatena intorno a noi. Le tenebre non sopportano la luce e quando vedono che compiamo dei gesti verso di essa, si scatenano. Gesù raggiunge e tranquillizza i discepoli e noi. Pietro, l'immenso Pietro, irruente e fragile, si butta in acqua, per imitare il Maestro. E sta a galla, finché non si accorge di stare a galla! Anche noi, per fede, possiamo compiere dei gesti eclatanti, galleggiare su problemi che pensavamo irrisolvibili, finché ci accorgiamo di non esserne capaci! Che sciocco Pietro e noi! Se capissimo che occorre tenere fisso lo sguardo negli occhi del Signore, per potere affrontare e superare ogni tempesta, ogni bufera, ogni tribolazione! Lasciamoci raggiungere, amici, e rassicurarci dal Signore che viene sulle onde, senza paura, fidandoci di lui, che può portare la barca della nostra vita verso il porto sicuro del suo amore! |
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