Mc 13,33-37
Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà. | |||
Commento Mc 13,33,37 Oggi inizia l'Avvento, e il nostro desiderio di incontrare il Signore sembra riscaldarsi di una speranza nuova: il Signore viene. Viene fra le nostre esistenze, le rinnova offrendo il Suo amore, il Suo perdono. Egli è il vero Avvento; vuole irrompere nel nostro esodo per donare senso al cammino nel mondo; pace alle guerre che combattiamo ogni giorno; gioia alle ansie che affliggono la nostra anima, a causa di lutti, sofferenze; luce che penetra nel buio del peccato e che ci separa dalla Sua venuta. Nel vangelo di oggi il padrone, Dio, se ne va, ma promette di tornare nella notte (Mc 13,35); al tempo di Gesù, la notte era considerata in quattro fasi, e comprendeva anche i primi bagliori del mattino. Alcuni, in questi versetti, pongono l'attenzione sul vegliare invece di dormire, per essere pronti al ritorno di Gesù. Quindi, essere svegli nella fede, capaci cioè di osservare i dinamismi della vita, le vicende quotidiane, gli incontri e gli scontri, con cuore e occhi trasformati; ancora, non sprecare il nostro tempo in distrazioni che potrebbero distogliere la considerazione da Lui. Il Maestro, però, vuole porre l'interesse sulla sicurezza della Sua presenza fra le nostre tribolazioni. Ci invita a vegliare, a non perderci nella superficialità del peccato; ma, soprattutto afferma che è fra noi, in ogni momento della notte, quella notte che ci immerge nell'abisso della solitudine, dell'egoismo che ci allontana da Lui e dagli altri fratelli. Egli, perciò, è la luce che illumina questa notte; Colui che viene, adesso, ad alzarci dalla morte, a svegliarci dal torpore della fede, dalla paralisi della carità e dalla malinconia di una speranza ormai persa, affinché con Lui possiamo vivere in pienezza. L'Avvento, il Signore ora sta per venire e, se vogliamo, è con noi, di fronte a noi. In questo "se" si gioca tutto il nostro essere cristiani; siamo disponibili (vegliare) a cercare il Suo volto nel peccato, nel fango in cui siamo voluti cadere. Abbiamo una certezza: Egli è con noi, sempre, e ci invita a convertirci, in questo istante. Amen. |
domenica 30 novembre 2014
Vangelo del giorno 30/11/2014
sabato 29 novembre 2014
Vangelo del giorno 29/11/2014
lc 21,34-36
Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere. | |||
Vegliate in ogni momento pregandoCommento Lc 21,34-36 Se per un istante riflettiamo sull'esame di coscienza che lo Spirito del Signore fa alle sue Chiese, dobbiamo constatare che è facile cadere dalla vigilanza. Basta una piccola disattenzione e siamo già fuori della perfezione cristiana. Subito ci immergiamo in una miriade di piccole falsità, piccole incongruenze, piccoli difetti, piccoli rilassamenti che turbano la bellezza del Vangelo. Macchiano il suo splendore. Lo deturpano. Gesù chiede ad ogni suo discepolo di vigilare. È facile appesantire il cuore in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita. È facile concedersi piccoli permessi, piccoli vizi, piccole omissioni. La piccola immoralità a poco a poco spalanca la porta alla grande immoralità e dissolutezza. La Scrittura Antica lo insegna con divina saggezza: "Chi disprezza le piccole cose, a poco a poco cade nelle grandi". Spesso si comincia con uno sguardo e si finisce nell'adulterio. Piccoli furti giungono anche alla rapina e all'omicidio. La vigilanza consisterà per noi nel rimanere fedelissimi ad ogni Parola del Vangelo. Urge radicarsi pienamente nella verità della salvezza. Urge vigilare con somma attenzione perché il giorno del giudizio avviene all'improvviso. In un istante possiamo essere catapultati nell'eternità, trovarci dinanzi al nostro giudice che ci chiederà conto della nostra vita. Oppure il Signore, venendo, potrebbe trovarci in grande difetto, vederci mancanti ed operare la nostra sostituzione nella storia. Oggi non si crede più nel giudizio di Dio, né in quello eterno e né in quello che Lui sempre opera nella storia. Dobbiamo in questo essere sommamente vigilanti. Se cadiamo da una verità infallibilmente sicura e certa cadremo da tutte le altre. Persa questa verità, tutta la vita morale si perde. A che serve la moralità, se saremo salvati senza meriti? Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci la somma vigilanza. |
venerdì 28 novembre 2014
Vangelo del giorno 28/11/2014
Lc 21,29-33
Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. | |||
Commento su Lc 21,29-33 "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno." Come vivere questa Parola? Siamo dentro un rapidissimo passaggio. Passa il cielo con miliardi di astri, passa la terra con le sue innumerevoli forme di vita. Gesù annuncia questo tramontare di tutto ciò che non appartiene all'eterno. Ne fa una specie di sfondo importante per dare risalto a ciò che, al contrario, non passa. Ecco: le sue PAROLE (e quindi tutta la Sacra Scrittura) rimane in eterno. Come una luce "che illumina ogni uomo che viene in questo mondo" (Gv. 1,9). Come chiave interpretativa della nostra vita quaggiù che non sarà tolta ma cambiata assolutamente in un "meglio": splendore dell'essere e dell'esistere. Si tratta dunque di dar credito alla Parola di Dio, a quella stessa che, seguendo il ciclo liturgico, ogni giorno dai testi della Messa e dell'Ufficio Divino (Lodi-Vespro-Compieta) ci viene offerto. La Tua Parola, Signore, è luce di verità, pane che nutre la mente e il cuore. Come dice S. Paolo, è anche "spada dello Spirito" (Ef. 6,18) per cui, nella diuturna battaglia contro l'egoismo e le sue passioni, possa essere vittoriosa perché opera in me la potenza stessa del Tuo essere Signore del cielo e della terra. Gesù, dammi di confidare in te che operi non solo attraverso i Sacramenti ma anche con la spada vittoriosa della Tua Parola in atto contro il male: in me e attorno a me. |
mercoledì 26 novembre 2014
Vangelo del giorno 27/11/2014
Lc 21,20-28
Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. | |||
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martedì 25 novembre 2014
Vangelo del giorno 26/11/2014
Lc 21,12-19
Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. | |||
Commento su Lc. 21, 12-19 "Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita." Lc. 21, 12-19 Come vivere questa Parola? L'orizzonte degli ultimi tempi descritto dall'evangelista Luca è tutt'altro che "roseo". Ci saranno persecuzioni, aggressioni, oltraggi per quanti persevereranno nel voler testimoniare, in Cristo Gesù, il Dio vero. Intendiamoci: la vita certo non risparmierà coloro che, ad ogni costo, hanno deciso di vivere il Vangelo. I persecutori metteranno in atto le più malvagie strategie per estirpare la fede dal cuore dei cristiani. Ma ogni tentativo sarà vano. Con un tocco di tenero sentire, il testo dice che "neppure un capello del capo andrà perduto". Però aggiunge una nota importante. Sarà il voler perseverare nel vivere con Gesù, cioè secondo il Vangelo, ciò che assicurerà la salvezza. Signore, com'è luminosa la Tua Parola e come dissipa ogni mia ombra di paura! Vivere da cristiano non solo non implica complicazioni ma apre il cuore a una serena fiducia. Se mi consegno con tutto quel che sono e che opero a Cristo Gesù, è ingiustificata una vita di affanni, in nebbie di timori. Perfino ciò che c'è di più fragile come un capello del capo è in un progetto divino di salvezza. Signore, accresci la mia Fede in questa tua Parola e sarò salvo. |
lunedì 24 novembre 2014
Vangelo del giorno 25/11/2014
Lc 21,5-11
Non sarà lasciata pietra su pietra. | |||
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Vangelo del giorno 24/11/2014
Lc 21,1-4
Vide una vedova povera, che gettava due monetine. | |||
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domenica 23 novembre 2014
Vangelo del giorno 23/11/2014
Mt 25,31-46
Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri. | |||
Commento su Mt 25, 31-46 "Il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". Mt 25,31-46 Come vivere questa Parola? La scena è solenne. Gesù descrive quello che avverrà alla fine dei tempi e anche qui parla in parabola. Un grande sovrano raduna tutti gli abitanti della terra (a qualsiasi tempo e nazione appartengono). Si tratta dell'esito finale. E' il giudizio ultimo in cui ognuno riceve il bene per sempre o il male definitivo, a seconda di come ha vissuto. E non ci saranno proroghe né sconti. Quel che più colpisce è un fatto. Il sovrano parla di un bene e di un male che è stato fatto non al tale o tal'altro, ma a lui, proprio al Re stesso "L'avete fatto a me". E' evidente che in questo modo la realtà del bene o del male compiuto ha un peso grandissimo. Di qui l'enorme peso di gloria e di felicità per il bene compiuto anche al più pover'uomo che esista e il peso di maledizione per il male fatto a chiunque. Com'è forte, impressionante, decisivo quel dire del Signore: "Lo riterrò fatto a me". Sì, Egli mette in gioco la sua stessa persona! |
giovedì 20 novembre 2014
Vangelo del giorno 21/11/2014
Lc 19,45-48
Avete fatto della casa di Dio un covo di ladri. | |||
Sta scritto: "La mia casa sarà casa di preghiera". Voi invece ne avete fatto un covo di ladri Lc 19, 45-48 Come vivere questa Parola? Gesù, scacciando i venditori, compie un gesto che rappresenta la potenza e lo sdegno di Dio contro la profanazione del Tempio: da casa di preghiera esso è ridotto a covo di ladri: un triste destino e una amara realtà. La religione non deve essere usata per arricchirsi, dominare le coscienze, sfruttare le persone. Essa - e particolarmente le chiese - sono il luogo dell'incontro con Dio, non della mercificazione, dell'esteriorità, delle rivendicazioni. Gesù ci ammonisce a non trasformare l'amore gratuito di Dio in un mercanteggiare: "ho pregato, sono andato a Messa... dunque devo ricevere": il primo "tempio" da cui scacciare i mercanti è proprio il nostro cuore, perché diventi "casa di preghiera" Come Gesù dopo aver "ripulito" l'antico tempio di Gerusalemme, vi può entrare per insegnare, così anche oggi può prendere possesso del nostro cuore purificato dal male e dall'egoismo con la sua Parola e la sua presenza. O Signore, donami la forza di scacciare dal mio cuore il peccato e di aprirlo alla sincerità, per incontrarti nella preghiera e nell'Eucaristia. |
mercoledì 19 novembre 2014
Vangelo del giorno 20/11/2014
lc 19,41-44
Se avessi compreso quello che porta alla pace! | |||
Distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te La distruzione di Gerusalemme è stata sempre causata dall'idolatria dei suoi figli. Anche il santo tempio è divenuto più volte una rovina. Poi il popolo si convertiva e il Signore si mostrava nuovamente ricco di misericordia e di pietà. L'idolatria generava distruzione. La conversione produceva un frutto di ricostruzione. Con Gesù, il Messia del Signore, avvenne qualcosa di inaudito, di completamente nuovo. La conversione non è più al Dio del Sinai, è invece al Dio del monte Calvario, al Dio del Golgota. È convertendosi al Dio Crocifisso che ci si converte al vero ed unico Dio. È il Crocifisso che è il Risorto il nuovo vero tempio di Dio. È questo il motivo per cui il vecchio tempio di Gerusalemme non fu mai più ricostruito. Quel tempio non è più la casa del Signore. Lui oggi abita in una casa vivente. Governa il mondo dal corpo di Gesù, dal suo nuovo tempio che è la Chiesa, che è ogni discepolo di Gesù Signore. Per l'antico popolo del Signore una sola è la conversione: l'accoglienza di Gesù come il vero, il solo, l'unico Messia di Dio, l'unico, il solo il vero Mediatore tra Dio e l'umanità, il solo, l'unico, il vero Redentore e Salvatore dell'uomo, Colui che è venuto per darci la grazia e la verità. Senza la fede in Cristo Gesù e l'appartenenza al nuovo popolo del Signore non c'è conversione. Il Dio di Mosè è oggi il Dio di Gesù Cristo. È il Dio del Vangelo. È il Dio della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la vera conversione. |
martedì 18 novembre 2014
Vangelo del giorno 19/11/2014
lc 19,11-28
Perché non hai consegnato il mio denaro a una banca? | |||
Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi Oggi l'uomo si è incamminato su una via di tenebra e non di luce, di morte e non di vita, di falsità e non di verità, di ingiustizia e non di giustizia. Si è incamminato sulla via che abolisce ogni verità oggettiva, sia della natura che della storia, sia del tempo che dell'eternità, sia della ragione che della rivelazione, sia della scienza sacra che di quella profana. Oggi tutto è deciso dalla volontà dell'uomo. L'uomo non vuole che Dio regni sul mondo, sul suo universo, sulla sua umanità. L'uomo vuole che il Signore non abbia più alcuna relazione con la sua creatura. L'uomo vuole che il suo Autore lasci in balia di se stessa la sua opera. Ciò che il potente per ufficio, per ministero, per ricchezza, per usurpazione, per tirannia vuole, deve essere legge per tutti. L'uomo vuole che Dio non esista e non deve esistere. Ma Dio esiste. Lui è il Signore oggi, domani, sempre. Lui viene per giudicare il mondo con giustizia. Lui viene per porre i suoi nemici sotto i suoi piedi. Che l'uomo voglia o non voglia non è in suo potere togliere Dio dalla storia, dalla vita, dal tempo, dall'eternità. L'uomo non ha alcun potere neanche sulla sua vita. Di essa deve rendere conto al suo Signore, che creda o non creda, che voglia o non voglia. Quando il Signore verrà per chiedere conto dell'amministrazione dei suoi beni, ognuno dovrà presentarsi al suo cospetto e rendere ragione del loro uso sia giusto che ingiusto, sia vero che falso, sia nella santità che nel peccato. La verità di Dio non dipende dalla nostra volontà. Noi non contiamo nulla sulla nostra vita. Come possiamo pensare di contare sulla sua? È somma stoltezza e insipienza per una creatura pensarsi creatore di se stessa. È in Dio l'ordine delle cose. Tolto Dio, il Dio vero, abbiamo una miriade di falsi dèi. Ogni uomo che toglie Dio della sua vita, costituisce se stesso Dio per sé e per gli altri. |
sabato 15 novembre 2014
Vangelo del giorno 16/11/2014
Mt 25,14-30
Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone. | |||
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò Noi tutti viviamo di illusione. Ognuno pensa che non si debba rendere conto mai di nessuna cosa e si continua a peccare. Invece il giorno del giudizio sempre viene. Ignoriamo il giorno, ma esso di certo verrà. Se non è oggi, sarà domani, ma esso non tarderà. Anche nella storia il Signore viene a giudicare l'uomo. Il Signore torna, torna sempre. A Lui si deve rendere conto di tutto, anche di un tozzo di pane del quale non ci siamo serviti secondo verità. Di ogni dono, ogni grazia, ogni carisma, ogni talento si deve rendere conto. Tutto Lui ci dona perché noi lo mettiamo a frutto per produrre un bene più grande per i nostri fratelli. Siamo noi la sua Provvidenza verso l'umanità intera. Ognuno di noi è un dono di Dio per i fratelli. Questa è la verità dei doni e dei carismi. Essi sono dati per l'utilità comune. Per questo vanno vissuti. Questa fede urge che tutti mettiamo nel nostro cuore. Il Signore verrà. Mi chiederà conto di tutti i minuti vissuti della mia vita. Nemmeno uno sarà passato sotto silenzio. Nel suo libro tutto è scritto di me, anche le parole oziose, vane, di accomodamento del Vangelo, di sovvertimento della verità, di pigrizia, ignavia, superficialità. Mi chiederà conto di ogni mio gesto, santo, meno santo, di grazia o di peccato, di impegno oppure di grande indolenza. Anche sui pensieri sarò interrogato. Avrei potuto pensare bene e invece ho pensato male. Avrei potuto produrre cose più eccellenti, invece sono rimasto nella mediocrità. Di tutto il mio corpo dovrò rendergli ragione, oltre che del mio spirito e della mia anima. Se sono stato esemplare in ogni cosa, oppure mi sono servito di esso per produrre solo scandali e iniquità. Anche il corpo è soggetto alla legge del dono. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci questa purissima fede. |
venerdì 14 novembre 2014
Vangelo del giorno 15/11/2014
Lc 18,1-8
Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui. | |||
«In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai. In una città viveva un giudice che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. [...] E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Lc 18,1-8 Come vivere questa Parola? Oggi, il nostro unico Maestro di preghiera, Gesù, ci suggerisce, quando ci rivolgiamo a Dio, «di pregare sempre, senza stancarci mai». A lungo andare, essendo una preghiera vera, fatta con l'attesa umile, paziente e costante, essa verrà esaudita sicuramente. A meno che non si cada nella superstizione, accontentandoci di una preghiera magica, superstiziosa, che esige la risposta automatica e istantanea da parte di Dio, con la pretesa di piegarlo alla nostra volontà. La parabola del vangelo di oggi è molto suggestiva. Una vedova, come poteva essere a quel tempo, senza assistenza, senza sostentamento, sola; di fronte a lei un giudice senza coscienza, che non temeva né Dio né gli uomini. L'abisso tra la preghiera da parte della vedova e l'esaudimento da parte del giudice non poteva essere più grande. La donna si affida alla preghiera contro ogni speranza, non avendo più niente da perdere, mettendovi dentro tutto il suo sconforto e tutta la sua vita. Gesù fa notare che anche fra gli uomini una preghiera così insistente, non può mancare di essere esaudita. A maggior ragione quando è indirizzata a Dio. Se essa non recede, se si affida completamente a lui, gridando verso di lui, instancabilmente, «giorno e notte», allora Dio si china e ascolta questa preghiera. |
giovedì 13 novembre 2014
Vangelo del giorno 14/11/2014
Lc 17,26-37
Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. | |||
Ricordatevi della moglie di Lot Ci sono momenti della nostra vita nei quali la salvezza nasce solo dalla fuga. Attardarsi un attimo per contemplare ciò che succede attorno a noi equivale a morte certa. A noi è concesso di salvare solo la vita. Tutto il resto dovrà essere lasciato, abbandonato, dimenticato. La moglie di Lot solo per un attimo si fermò a guardare e divenne una statua di sale. Neanche osservare si può. Si deve solo fuggire, andare via. Quegli uomini dissero allora a Lot: «Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da questo luogo. Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande e il Signore ci ha mandato a distruggerli». Lot uscì a parlare ai suoi generi, che dovevano sposare le sue figlie, e disse: «Alzatevi, uscite da questo luogo, perché il Signore sta per distruggere la città!». Ai suoi generi sembrò che egli volesse scherzare. Quando apparve l'alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: «Su, prendi tua moglie e le tue due figlie che hai qui, per non essere travolto nel castigo della città». Lot indugiava, ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, per un grande atto di misericordia del Signore verso di lui; lo fecero uscire e lo condussero fuori della città. Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: «Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!». Ma Lot gli disse: «No, mio signore! Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato grande bontà verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia. Ecco quella città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è piccola cosa! Lascia che io fugga lassù - non è una piccola cosa? - e così la mia vita sarà salva». Gli rispose: «Ecco, ti ho favorito anche in questo, di non distruggere la città di cui hai parlato. Presto, fuggi là, perché io non posso far nulla finché tu non vi sia arrivato». Perciò quella città si chiamò Soar. Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Soar, quand'ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale (Gen 19,12-26). Gesù chiede ai suoi ascoltatori di immergersi pienamente in questa verità storica. Dovendo noi lasciare, abbandonare, rinunziare ad ogni cosa, perché non distacchiamo prima il nostro cuore, la nostra mente, i nostri desideri, la nostra volontà? Le rinunce fatte in vita in favore dei fratelli ci procurano una smisurata gioia eterna. Se ci priviamo delle cose perché la morte o la storia ce lo impongono, perdiamo ogni merito e la nostra eternità sarà ben misera, se addirittura non sarà di morte eterna. Noi non sappiamo quando ci dobbiamo distaccare dai beni che possediamo. Questo distacco potrebbe avvenire anche subito, oggi, in questo istante. Perché allora non liberarsi da tutto ciò di cui ci si può liberare così da arricchire per il Cielo? È questa la somma norma, la norma più santa, per gustare bene sia la terra che il Cielo. Quando questi tempi bui della storia si riversano sull'umanità, chi muore, chi vive, chi resta, chi se ne va? Nessuno lo sa. Sullo stesso luogo l'uno parte e l'altro resta. Nella stessa casa l'uno resta e l'altro parte. Ognuno di noi è obbligato a pensare che il suo tempo è sempre pronto e per questo urge che viva di somma libertà verso le cose. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la più grande libertà. |
mercoledì 12 novembre 2014
Vangelo del giorno 13/11/2014
Lc 17,20-25
Il regno di Dio è in mezzo a voi. | |||
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martedì 11 novembre 2014
Vangelo del giorno 12/11/2014
Lc 17,11-19
Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero. | |||
«Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a render gloria a Dio, all'infuori si questo straniero?". E gli disse: "Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!"». Lc 17, 15-19 Come vivere questa Parola? Dieci lebbrosi sono venuti a implorare da Gesù la guarigione. E li esaudisce. Solo al Samaritano però che torna indietro a ringraziarlo Gesù dice chiaramente: «La tua fede ti ha salvato!». Come mai Egli rivolge queste parole sorprendenti soltanto ad uno dei dieci? Perché anche Gesù aspetta qualcosa da parte loro. Il miracolo presuppone sempre un legame personale con lui. Egli guarisce, ma perché gli si venga a dire una parola di ringraziamento che instauri un rapporto personale con lui. E se guarisce a distanza, è perché i dieci lebbrosi si ricordino di ritornare sui loro passi, per la gioia di attenderli e di stabilire con loro una relazione, e non perché scompaiano definitivamente nell'anonimato! Solamente allora il miracolo si compie veramente in tutta la sua pienezza. La salute allora viene data integralmente, sia al corpo, sia allo spirito. Gli altri nove non sono che dei miracolati imperfetti, solo a metà. La loro guarigione è rimasta solo esteriore e sterile, quasi come se non fosse avvenuta, perché il loro cuore non è stato guarito, non si è aperto alla riconoscenza per Gesù e all'azione della sua Grazia. Il rendimento di grazie chiude, in un certo senso, il circuito di relazione con Dio, stringe il legame con lui ed è questa la cosa più importante. Ricevere un beneficio diventa a questo punto secondario, perché è fondamentale entrare in relazione col Donatore. Dio vuole che noi sentiamo il suo amore, vuole che lo riconosciamo, perché non si limita a darci solo dei benefici materiali, ma vuol darci se stesso. Ringraziando, cioè riconoscendo i suoi doni, noi entriamo in relazione con lui, completiamo quel rapporto che egli ha iniziato per primo con noi e che non può essere perfetto senza la collaborazione della nostra "riconoscenza" del suo dono. Per questo è fondamentale l'azione di grazie, perché è riconoscere che Dio ci ama e questo c'impedisce di godere egoisticamente dei suoi benefici, ripiegandoci nel nostro egoismo, come è avvenuto purtroppo negli altri nove lebbrosi risanati, ma spariti nel nulla. La voce della liturgia «È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, lodarti e ringraziarti sempre per i tuoi benefici, Dio Onnipotente ed eterno. Tu non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie; i nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva» |
lunedì 10 novembre 2014
Vangelo del giorno 11/11/2014
Lc 17,7-10
Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.
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Commento su Lc 17, 10 «Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"». Lc 17, 10 Come vivere questa Parola? Queste parole contenute nel Vangelo odierno, Gesù non le ha dette allo scopo di umiliarci e di farci sapere che non valiamo proprio niente! Sono invece parole sapienti e sagge che ci indicano il vero posto che a noi compete di fronte a Dio e che ci mostrano la via della vera gioia interiore. Infatti, noi tutti sappiamo bene di essere "servi" del Signore, ma talvolta assumiamo l'atteggiamento proprio di chi si sente anche un po' "padrone" e facciamo la figura del "servo padrone", che rivendica i propri "diritti d'Autore", aspettando la meritata ricompensa delle sue prestazioni per il buon servizio offerto. Chi sta sempre sul "chi va là" per rivendicare qualcosa nei confronti di Dio, non sarà mai contento e soddisfatto, perché non si accontenterà mai e pretenderà sempre di più. Mentre chi si ritiene indegno di stare al servizio di Dio, perché sa di ricevere tutto da Lui, quando Egli gli concederà una qualche soddisfazione, la considererà una ricompensa immeritata, una gradita "sorpresa" del suo Amore. Forse una traduzione migliore che si può dare di quel «Siamo servi inutili» potrebbe essere la seguente: siamo servi senza pretese, cioè che non stanno continuamente a reclamare qualche gratificazione da parte di Dio, ma fanno il loro lavoro con piena gratuità. Allora la nostra vita sarà anche colma delle "belle sorprese" di Dio, perché Dio non si lascia mai vincere in generosità! |
domenica 9 novembre 2014
Vangelo del giorno 10/11/2014
Lc 17,1-6
Se sette volte ritornerà a te dicendo: Sono pentito, tu gli perdonerai. | |||
«Gli apostoli dissero al Signore: "Accresci in noi la fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede come un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "Sradicati e vai a piantarti nel mare ed esso vi obbedirebbe"». Lc 17, 5-6 Come vivere questa Parola? Alcuni capitoli prima del testo evangelico odierno di Luca, Gesù rivolge ai suoi discepoli questo rimprovero amabile e più volte ricorrente nel Vangelo: "Gente di poca fede" (Lc 12,28; Mt 6,30; 8,26; 14,31...). E tutti noi, credo, cominciando dallo scrivente, siamo convinti della nostra poca fede. Anche noi, come gli apostoli, abbiamo riposto la nostra fiducia in Dio, ma spesso ciò è stato motivo di fatica, di ostacolo alle nostre vedute troppo ristrette e ci siamo sovente bloccati davanti a una visione più ampia di fede, che andasse oltre le nostre aspettative umane. Anche noi, dunque, ci sentiamo in dovere di fare nostra la preghiera degli apostoli: "Accresci in noi la fede!" (Lc 17,4). La domanda - a dire il vero - è alquanto mal posta, quasi che la fede si possa comperare come una cosa materiale, a chili! Essa, invece, è una qualità, che sfugge ad ogni criterio di quantità. E Gesù aiuta nella sua risposta gli apostoli - e anche noi - a fare una salto di qualità. Se è fede genuina, ne basta un granellino di senape, afferma Gesù. La fiducia in Dio, l'abbandono umile a Lui e al suo Amore non è quantificabile, è una dimensione della vita spirituale che fa riferimento assoluto a Lui solo. Non è in vendita. È un dono di Dio che non dipende dalle nostre qualità e doti personali. Il granello di senape è piccolo, ma l'albero che genera è gigantesco. Anche se la nostra fede è piccola e debole, Dio opera attraverso di essa i miracoli. Poiché la fede è quest'umile e totale abbandono a Lui, nell'Amore, essa è un'apertura attraverso la quale Dio stesso può passare, è un vuoto, una breccia dentro di noi, nel nostro orgoglio e nel nostro ego, dove Egli si può introdurre. Questa poca fede è tuttavia sufficiente per aprirgli uno varco di accesso in noi e allora essa diviene il luogo della sua onnipotenza, che opera sempre meraviglie di Grazia. |
sabato 8 novembre 2014
Vangelo del giorno 09/11/2014
Gv 2,13-22
Parlava del tempio del suo corpo. | |||
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Vangelo del giorno 08/11/2014
Lc 16,9-15
Se non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? | |||
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giovedì 6 novembre 2014
Vangelo del giorno 07/11/2014
Lc 16,1-8
I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. | |||
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mercoledì 5 novembre 2014
Vangelo del giorno 06/11/2014
Lc 15,1-10
Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte. | |||
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martedì 4 novembre 2014
Vangelo del giorno 05/10/2014
Lc 14,25-33
Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. | |||
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