Mt 14,1-12
Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informare Gesù. | |||
Commento su Mt 14,1-12 La storia si ripete, stancamente, senza fantasia. È Matteo a raccontarci la triste fine del più grande fra i profeti. Gesù stesso ne aveva intessuto le lodi, dichiarando che Giovanni Battista è stato il più grande uomo mai vissuto. Eppure il povero Giovanni finisce i suoi giorni in una prigione a Macheronte, sacrificato alla gelosia rabbiosa di una primadonna che non accetta le sue critiche e che manipola l'appetito di un re fantoccio vittima delle sue proprie irrefrenabili pulsioni e dell'eccessiva immagine di se stesso. Giovanni viene ucciso, decapitato, senza ragione, senza processo, senza giustizia. Erode lo ascoltava volentieri e lo temeva, dicono gli evangelisti, ma non è bastato per far diventare quello spiraglio di ascolto una vera conversione. Anche noi a volte, come Erode, ascoltiamo volentieri le cose di Dio, e quante volte si legge di presunte "conversioni" da parte di personaggi del mondo dello spettacolo o dei potenti di questo mondo! Ma la conversione si vede nei fatti, quando cambia il giudizio e la vita si adegua alle scoperte fatte. Così non accade per l'inetto Erode, solleticato dalla predicazione ma mai convertito. |
sabato 30 luglio 2016
Vangelo del giorno 30/07/2016
venerdì 29 luglio 2016
Vangelo del giorno 29/07/2016
Lc 10 38-42
Marta,Marta tu ti affanni e ti agiti per molte cose. | |||
Commento su Lc 10,38-42 Oggi la Chiesa celebra la splendida memoria di Maria, sorella di Lazzaro e Marta, passata alla storia per un cena fra amici... Quanta retorica ha farcito questa pagina! Quante meditazioni di dotti predicatori che hanno esaltato il ruolo di Maria la contemplativa rispetto all'indaffaratissima Marta! Quante sciocchezze sono state dette, come se solo l'ascolto e il silenzio sono graditi a Dio, finendo con lo stilare una serie di classifica dei discepoli di prima serie (i contemplativi) e poi tutti gli altri. No, credetemi, Gesù è stato ben contento di cenare quella sera. E sono convinto che, dopo il benevolo rimprovero fatto a Marta, si sia alzato insieme a Maria per preparare la tavola. Marta e Maria, come ho avuto modo di scrivere molte volte, sono le due dimensioni essenziali alla vita di fede, i due binari su cui corre la vita del discepolo: la preghiera e l'azione. Non esiste una preghiera che non sfoci nel servizio e la carità rischia di inaridirsi se non attinge forza dal rapporto intimo col Signore nella preghiera e nella meditazione. Ma oggi vogliamo sottolineare le tante persone che, come Marta, davanti ai problemi si rimboccano le maniche, che praticano la propria fede con lo spazzolone e il martello in mano, sempre pronte ad essere disponibili in parrocchia quando si tratta di sudare, magari dietro le quinte! |
giovedì 28 luglio 2016
Vangelo del giorno 28/07/2016
Mt 13,47-53
Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi. | |||
Commento su Mt 13,47-53 Eppure è stato chiaro il Signore, difficile manipolare le sue parole, interpretarle in altro modo! Parla di rete che raccoglie pesci buoni e meno buoni e dice che sarà proprio il Signore, alla fine dei tempi, a fare la selezione. Il Signore, non noi. E alla fine dei tempi, non oggi. Invece viviamo con insofferenza il fatto che nella Chiesa, a volte nella nostra comunità di appartenenza, ci siano cristiani che giudichiamo poco seri o troppo antiquati o fanatici. Questa evidenza rovina l'idea di Chiesa pura e santa che inconsciamente portiamo nel cuore, la Chiesa dei perfetti, la Chiesa dei migliori che non è mai stata l'idea di Chiesa che Cristo ha voluto. E poi smettiamola con l'idea di dividere sempre il mondo separando i buoni (e casualmente ci siamo anche noi fra questi...) e i malvagi. Il confine passa dentro di noi, nelle nostre anime: grano e zizzania crescono dentro di noi, non attorno a noi. Perciò facciamo come ha saputo fare Matteo, scriba per il Regno, sappiamo valutare con intelligenza le dinamiche nuove del discepolato, sappiamo guardare alla novità assoluta che Gesù è venuto a portare, senza cadere nelle solite visioni piccine che portiamo nella testa. |
mercoledì 27 luglio 2016
Vangelo del giorno 27/07/2016
Mt 13,44-46
Vende tutti i suoi averi e compra quel campo. | |||
Commento su Mt 13,44-46 Vale la pena credere. Vale la pena di lasciare tutto per seguire il Signore. Vale la pena accettare la sua sfida, alzarci e seguirlo, lui che può colmare il cuore più di quanto possa fare il più grande amore umano. Vale la pena faticare, perché la fede richiede inevitabilmente uno sforzo, un discernimento continuo. Vale la pena, come chi, casualmente, trova nel giardino di casa un tesoro, come il collezionista che finalmente trova la perla desiderata da tutta una vita e vende tutto ciò che ha per possederla. Così scrive Matteo, trent'anni dopo avere seguito il Nazareno. Non è stato lo slancio emotivo ed entusiasta del giovane, dopo tanti anni Matteo si rivede e lo testimonia: ne è valsa la pena. La fede può entrare nella nostra vita in maniera improvvisa e riempirci il cuore di entusiasmo. Ma l'abitudine può mettere a dura prova anche l'entusiasmo più sincero e logorare la nostra fede come si logora l'innamoramento nella quotidianità del matrimonio. Matteo, invece, afferma che l'incontro con il Signore è l'evento più straordinario della sua vita. E se avesse ragione? Fermiamoci, oggi, e chiediamoci se ne è valsa la pena. |
lunedì 25 luglio 2016
Medjugorje Messaggio del 25/07/2016
Ultimo Messaggio di Medjugorje, 25 luglio 2016
"Cari figli! Vi guardo e vi vedo persi, e non avete ne
la preghiera ne la gioia nel cuore. Ritornate, figlioli, alla preghiera e
mettete Dio al primo posto e non l'uomo. Non perdete la speranza che vi porto.
Figlioli, questo tempo sia per voi ogni giorno cercare Dio sempre più nel
silenzio del vostro cuore e pregate, pregate, pregate fino a che la preghiera
diventi gioia per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. "
Vangelo del giorno 26/07/2016
Mt 13,36-43
Come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. | |||
Commento su Mt 13,36-43 Esiste il male, e agisce, funziona, opera. Spesso si parla del maligno, nella Bibbia, a lui si attribuivano gli aspetti negativi della realtà ma anche le cose che non si riuscivano a spiegare come ad esempio alcune manifestazioni di malattie neurologiche o psichiatriche. L'approccio biblico è semplice: esiste una parte oscura della realtà, anch'essa creata, non contrapposta a Dio, che è luce e bontà, come principio autonomo. Questa realtà opera per intorbidire le acque, per allontanarci dal bene, dalla luce: semina zizzania nella nostra vita a piene mani. Ma, e questo è stupendo, nei vangeli il maligno è chiamato "avversario", cioè colui che si riesce a vincere. Nulla a che vedere con l'eroe decadente che la nostra modernità ha creato, facendolo diventare quasi un modello drammatico che suscita simpatia. Quando parliamo di maligno, allora, lasciate perdere i film di horror e i libri che raccontano di esorcismi: se viviamo una vita affidata al Signore, con semplicità e fede, abbiamo in casa chi ci difende e protegge e nessuno può penetrare nella nostra serenità. Esiste il maligno e agisce ma noi confidiamo in colui che ha sconfitto l'avversario. |
domenica 24 luglio 2016
Vangelo del giorno 25/07/2016
Mt 20,20-28
Il mio calice, lo berrete. | |||
Commento su Mt 20,20-28 Nel cuore dell'estate la Chiesa fa memoria di Giacomo, fratello di Giovanni, entrambi figli di Zebedeo, pescatore e, forse, discepolo del Battista. È un invito a tornare alle radici, là dove affonda la nostra fede, nella testimonianza di chi c'era. Ci sono persone chiamate a fare un'esperienza unica e straordinaria della presenza del Signore. Per sua iniziativa, per sua libera scelta, per sua grazia, sono chiamate a stare con lui. Fra questi abbiamo Giacomo, uno dei figli di Zebedeo che, insieme a Pietro e Giovanni, ha seguito il Maestro nelle esperienze più importanti, dal monte Tabor al Getsemani. Ma questa vicinanza tutta particolare avviene perché si diventi testimoni. Così Giacomo fu il primo a rendere testimonianza al Signore, morendo per primo fra gli apostoli sotto la persecuzione di Agrippa. Secondo la tradizione fu Carlo Magno a scoprirne la tomba con i resti, traslati poi da Gerusalemme in Spagna in quello che ora è uno dei luoghi più visitati dai pellegrini: Santiago di Compostela. Anche noi, se abbiamo una qualche particolare esperienza di vicinanza col Signore, se abbiamo una vita di preghiera intensa e una sensibilità spirituale sviluppata, è perché questi doni debbono essere messi a disposizione dei fratelli che incontriamo. Nella Chiesa chi più ha più dona, così Giacomo ha saputo rendere testimonianza al Signore fino in fondo. Chiediamogli la stessa passione, la stessa costanza. |
venerdì 22 luglio 2016
Vangelo del giorno 22/07/2016
Gv 20,1-2.11-18
Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose. | |||
Quanto è amata la piccola Maria di Magdala? Simbolo della misericordia e del perdono ricevuto, la santa unisce in sé tre figure storiche: la peccatrice perdonata, la sorella di Lazzaro e una discepola proveniente da Magdala. A Vézelay, in Borgogna, una straordinaria Cattedrale romanica custodisce, secondo la tradizione, le spoglie mortali di santa Maria Maddalena. Quel luogo è così diventato il tempio della tenerezza e del perdono, della misericordia e della compassione. Attraverso un percorso iniziatico, il pellegrino sperimentava la misura della bontà di Dio. Appena prima di uscire da una delle tre porte della facciata, un capitello posto in alto, inaccessibile alla vista, rivela il paradosso dei paradossi. Lo scultore raffigura l'impiccagione di Giuda, il maledetto per antonomasia. La rappresentazione è quella consueta medievale: l'anima di Giuda esce dal suo corpo esanime mentre un demone la rapisce. Ma sull'altro lato un pastore, il buon pastore, porta sulle spalle il povero Giuda. Il volto del pastore è diviso a metà, mischiando gioia a sofferenza. È Cristo che porta sulle sue spalle l'anima di Giuda. Solo in quel luogo si poteva osare tanto. Maria di Magdala continua a ricordarci la misura senza misura dell'amore infinito di Dio. Lei che ha sperimentato il perdono senza condizioni, ancora ci invita a diventare discepoli della compassione. |
martedì 19 luglio 2016
Vangelo del giorno 19/07/2016
Mt 12,46-50
Tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli!». | |||
Commento su Matteo 12,46-50 Molte volte, nella storia, il vangelo è stato usato per conservare lo stato delle cose, proponendo la famiglia patriarcale come modello di ispirazione quasi divina. La famiglia patriarcale, in realtà, ha origini romane e il vangelo, su questo punto, è piuttosto birichino. I legami di sangue sono importanti, certo, ma non decisivi. Una sottile vena "anarchica" attraversa i vangeli, riportando molte volte le tensioni di Gesù con la propria famiglia di origine e l'esigenza espressa palesemente di considerare la propria famiglia come subalterna alla logica del Regno. I legami di sangue, lascia intendere Gesù, sono poca cosa rispetto ai legami ben più profondi che nascono nel riconoscersi appartenenti alla stessa comunità che vede nel Dio di Gesù il proprio punto di riferimento. E, così, molti fra noi hanno sperimentato con amici e compagni di fede una verità di relazione e una profondità di sentimenti molto più intensi di quelli vissuti con i propri famigliari. Noi che cerchiamo di fare la volontà del Padre, siamo per Gesù fratelli, sorelle e madri e se prendiamo sul serio il vangelo, ne facciamo realmente esperienza... |
lunedì 18 luglio 2016
Vangelo del giorno 18/07/2016
Mt 12,38-42
La regina del Sud si alzerà contro questa generazione. | |||
Chiediamo sempre segni, allora come oggi. Come possiamo davvero sapere che Dio esiste? E che ci ama? Ed è buono? Allora, poniamo delle condizioni: Dio se esisti fa' che... E mi vedo Dio, tenero, con un taccuino che annota, disperatamente, tutte le nostre richieste. Richieste buone e legittime, spesso, come la fine delle guerre, o la guarigione di una giovane madre. Ma anche no: magari la richiesta di una vincita al superenalotto o la sparizione di una persona antipatica... Gesù è severo: non ci sarà dato nessun segno, solo quello di Giona. Giona è un profeta che, di malavoglia, ha chiesto ai cittadini di Ninive di convertirsi. E questi, udite, udite!, lo hanno fatto, dal re fino all'ultimo schiavo si sono pentiti e hanno chiesto perdono. Il segno che ci è dato è quello della predicazione, della Parola, della profezia, nulla di più. Il grande segno, per noi discepoli, è la morte e resurrezione del Signore. Smettiamola, allora, di correre dietro ai segni prodigiosi, a cercare il miracolo più strano, la manifestazione più bizzarra: non sono i segni che convertono! Davanti alla resurrezione di Lazzaro (cfr Gv 11), qualcuno si prese la briga di correre a Gerusalemme per denunziare Gesù... |
venerdì 15 luglio 2016
Vangelo del giorno 15/07/2016
Mt 12,1-8
Il Figlio dell’uomo è signore del sabato. | |||
Commento su Mt 12,1-8 No Signore, siamo onesti, proprio non abbiamo ancora capito cosa significhi "misericordia io voglio e non sacrifici". Non lo hanno capito i farisei, non lo capiamo noi. Meglio il sacrificio, meglio una visione lugubre e sanguinante della fede, per poterti rinfacciare quanto abbiamo patito durante la vita e quanto tu sia stato poco attento a noi. Meglio una fede costruita intorno ai paletti, alle cose da fare o da non fare, ai precetti che tu avevi liquidato col grande esempio dell'amore e che noi cattolici siamo così abili nel resuscitare e imporre agli altri. No, non abbiamo capito che tu preferisci cento volte un gesto di compassione autentica ad uno di devozione forzata. Non abbiamo capito la Scrittura, che tu citi e conosci in maniera sorprendente, con intelligenza, vivendola al di là e al di dentro della lettera. No, non abbiamo capito quanto sia liberante diventare tuoi discepoli, quanto sia immensamente impegnativa la libertà accolta con intelligenza e consapevolezza. No, Signore, proprio non abbiamo capito quanto sia esigente la libertà, quanto più impegnativa sia la misericordia. Non ti stancare di ripetercelo, Signore, e abbi pietà di noi. |
giovedì 14 luglio 2016
Vangelo del giorno 14/07/2016
Mt 11,28-30
Io sono mite e umile di cuore. | |||
Commento su Mt 11,28-30 Andiamo a lui, noi che siamo affaticati ed oppressi. Andiamo a lui noi che portiamo dei macigni nel cuore, che non capiamo, che non abbiamo risolto i grandi interrogativi della vita. Andiamo a lui noi che siamo travolti dalle disgrazie, dalla malattia, dal dolore, dopo averli strenuamente combattuti, dopo avere cercato in ogni modo di restare a galla. Andiamo a lui: è il Signore l'unico e il solo che offre speranza, che realizza la salvezza in noi. È lui, il Signore, che può offrire una sosta di ristoro nel difficile cammino della vita. E impariamo da lui ad accogliere con mitezza gli eventi e con umiltà, consapevoli, cioè, dei limiti che la vita porta in sé, dei limiti che portiamo nel nostro cuore. Imitare Cristo è l'obiettivo della nostra vita: imitarlo nella visione del Padre, nella compassione verso gli uomini, verso la lucida consapevolezza di ciò che siamo chiamati a diventare e ad essere. Imitare Cristo significa, concretamente, conoscerlo, far diventare il vangelo metro di giudizio per ciò che scegliamo e che diciamo. Nel cuore dell'estate il Signore ci propone di fare delle vacanze esclusive con lui, nel luogo più esclusivo che c'è: il nostro cuore. | |||
mercoledì 13 luglio 2016
Vangelo del giorno 13/07/2016
Mt 11,25-27
Hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. | |||
Commento su Mt 11,25-27 Esulta Gesù. Esulta nello Spirito, la gioia dilaga, parte dal cuore ed esce dalle sua labbra. Esulta perché si stupisce. Che bello vedere Dio che si meraviglia! E si meraviglia della strategia del Padre, della sua logica inattesa: non sono i sapienti, i dotti che scoprono le cose del Regno, ma gli ultimi, i reietti, i semplici. Quant'è vero! Gesù non esalta certo la povertà, e nemmeno l'ignoranza ma mette in luce il fatto che chi vive momenti di fatica può, paradossalmente, non avere nulla da perdere e spalancare il proprio cuore alla speranza. I dotti dell'epoca, coloro che sanno e che si credono sapienti passano il tempo a polemizzare con Gesù, giocano a fare i teologi, controbattono senza lasciarsi scalfire dalla Parola del Signore che scuote. Così anche oggi: spesso le persone che incontro si definiscono "atee" senza mai avere cercato. Fa fine professarsi agnostici, giocare a fare gli intellettuali che citano l'ultimo articolo scandalistico che riguarda la Chiesa. No, non è questo l'atteggiamento che ci prepara all'incontro: solo un cuore che sceglie di arrendersi, che valuta il limite della ragione sa spalancarsi all'inaudito di Dio. |
lunedì 11 luglio 2016
Vangelo del giorno 11/07/2016
Mt 19,27-29
Voi che mi avete seguito, riceverete cento volte tanto. | |||
Commento su Mt 19,27-29 Nel cuore dell'estate la Chiesa celebra con gioia uno dei suoi figli più preziosi: Benedetto, che in un momento tragico della storia dell'Europa e della Chiesa, seppe trovare un modo tutto nuovo di stare con Cristo rifondando l'umanità. Benedetto benedetto! Di nome e di fatto! Il suo desiderio di rifugiarsi nel Signore, lontano dal mondo, quel bisogno assoluto di galleggiare sulle macerie di un mondo in disfacimento attingendo e rielaborando precedenti esperienze di vita comunitaria fatte da altri, hanno "inventato" il monachesimo occidentale. La sua regola, a distanza di un millennio, risplende per il suo equilibrio e il suo buon senso e ancora attira migliaia di uomini e donne a lasciare tutto per vivere sotto la guida di un abate sulle strade della sequela di Cristo. Benedetto ricorda alla nostra società e alla nostra Chiesa, troppo spesso ridotta ad agenzia di servizi religiosi, la priorità dell'interiorità, della meditazione e della preghiera. Come bene scrive nella sua regola, il discepolo non deve anteporre nulla all'amore di Cristo. Troppe volte, invece, anche se credenti, anche se discepoli, troviamo mille cose da fare prima di fermarci e di lasciarci amare dalla tenerissima presenza del Maestro. I monaci, ancora oggi, sono lì a dimostrare all'umanità che vale la pena vivere dedicando ogni energia alla ricerca di Dio e all'ascolto della Parola. Imitiamone il cammino nella condizione in cui viviamo! |
venerdì 8 luglio 2016
Vangelo del giorno 08/07/2016
Mt 10,16-23
Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro. | |||
Commento su Mt 10,16-23 Viviamo tempi difficili e nubi scure si addensano all'orizzonte. In questi ultimi decenni il cristianesimo ha preso il primo posto nella triste classifica delle religioni maggiormente perseguitate nel mondo. Ogni giorno centinaia di discepoli subiscono minacce e violenze, anche fisiche, a causa del Vangelo. In alcuni paesi, inoltre, il radicalismo islamico, che nulla ha a che vedere col Corano!, fomenta l'odio che giunge ad uccidere coloro che invece il testo sacro dell'Islam protegge. In Europa, invece, assistiamo al bizzarro fenomeno del diffondersi di un laicismo che giustifica ogni opinione... purché non sia cristiana! La Chiesa continua ad essere accusata di miopia e di chiusura semplicemente perché, democraticamente, esprime le proprie opinioni, poco gradite agli ambienti radicali che ormai hanno in pugno l'opinione pubblica. A noi, per ora, non succede di dover rischiare la vita nel testimoniare il Signore. Gesù, però, l'aveva previsto: il discepolo non è più grande del Maestro e può essere chiamato a dare la vita per il vangelo. Scuotiamoci dal nostro cristianesimo di poltrona e pantofole e sentiamoci in profonda comunione con chi, ancora oggi, si professa cristiano rischiando la pelle! |
giovedì 7 luglio 2016
Vangelo del giorno 07/07/2016
Mt 10,7-15
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. | |||
Commento su Matteo 10,7-15 Siamo chiamati a predicare, durante il percorso, strada facendo. Quindi a non fermarci, come se fossimo arrivati. E senza aspettare di saperne di più, di essere dei Maestri, di essere e sentirci pronti. Quando annunciamo il vangelo siamo comunque in strada, viandanti con i viandanti, cercatori con i cercatori. A volte è proprio questa tensione verso la pienezza ciò che manca alla nostra Chiesa, che troppe volte si propone come se già sapesse, come se già avesse concluso, guardando dall'alto i poveracci che non credono o credono male. No, amici, non è così, fra noi. Per essere testimoni credibili dobbiamo davvero essere in costante tensione ideale, desiderando anche noi crescere nella conoscenza del Signore. E quello che dobbiamo dire è ciò che abbiamo sentito ed accolto: il regno di Dio si è avvicinato, si è fatto vicino, è accanto. La conversione, allora, consiste nel girare lo sguardo e vedere ed accorgersi, e convertirsi. È gratuito l'annuncio, non è fonte di guadagno, ed è onesto. È il desiderio profondo di sanare gli altri come noi siamo stati sanati a spingerci verso chi ancora non conosce il Vangelo. Leggendo questa pagina ci rendiamo conto di quanto ancora siamo lontani! |
lunedì 4 luglio 2016
Vangelo del giorno 04/07/2016
Mt 9,18-26
Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni ed ella vivrà. | |||
Commento su Matteo 9,18-26 Due dolori si incrociano, due storie, due pene che il Signore fa sue. Una ragazza morta, la figlia di Giairo, e una donna che ha perdite di sangue da dodici anni. Quest'ultima è considerata impura secondo le rigide prescrizioni rituali. Impura: non può toccare nessuno senza contaminarlo. Impura: non ha una vita affettiva, di relazioni, nessuno l'abbraccia, nessuno ha rapporti sessuali con lei. La sua vita è un abisso di solitudine e di sensi di colpa. Da dodici anni. Dodici, in Israele, è il numero delle pienezza, come i dodici mesi che compongono un anno. Il suo è un dolore perfetto. Trasgredisce la legge, con timore e cautela. Tocca il mantello del Maestro, con speranza e coraggio. E accade l'inverosimile: non è lei a contaminare il Signore, è lui che contamina lei e la purifica! Così come per la ragazza che, da morta, contamina chi la tocca: e invece il Signore la prende per mano e le restituisce la vita! Non è la morte a contagiare la vita, la tenebra a invadere la luce, ma è la vita che strappa al buio la ragazzina. Iniziamo la settimana in compagnia del Signore che ci strappa da ogni tenebra, da ogni morte, da ogni peccato, da ogni impurità. È lui che contamina noi, non viceversa. Lasciamoci toccare. |
sabato 2 luglio 2016
Vangelo del giorno 03/07/2016
Lc 10,1-12.17-20
La vostra pace scenderà su di lui. | |||
Commento su Lc 10,1-12.17-20 Nell'unica Chiesa ci sono fratelli chiamati a costruire comunità, altri a conservare il deposito della fede, altri a manifestare in coppia l'amore che Cristo ha per la Chiesa, altri a vivere la continenza per il Regno. Ma ad ognuno è affidato il Vangelo da vivere e da annunciare. I discepoli sono mandati a due a due, precedendo il Signore. Non dobbiamo convertire nessuno: è Dio che converte, è lui che abita i cuori. A noi, solo, il compito di preparargli la strada. In coppia veniamo mandati: l'annuncio non è atteggiamento carismatico di qualche guru, ma dimensione di comunità che si costruisce, fatica nello stare insieme. L'annuncio è fecondato dalla preghiera: perché non diventare silenziosi seminatori di bene, spargendo benedizioni e preghiere segrete là dove lavoriamo? Affidando al Signore, invece di giudicare? Il Signore ci chiede di andare senza troppi mezzi, usando gli strumenti sempre e solo come strumenti, andando all'essenziale. Il Signore ci chiede di portare la pace, di essere persone tolleranti, pacificate. Nessuno può portare Dio con la supponenza e la forza, l'arroganza dell'annuncio ci allontana da Dio in maniera definitiva. Infine il Signore ci chiede di restare, di dimorare, di condividere con autenticità. Noi non siamo diversi, non siamo a parte: la fatica, l'ansia, i dubbi, le gioie e le speranze dei nostri fratelli uomini sono proprio le nostre, esattamente le nostre. Così siamo chiamati ad annunciare il vangelo della gioia. |
Medjugorje Messaggio del 02/07/2016
Medjugorje Messaggio del 2 Luglio 2016
Cari figli, la mia presenza reale e vivente in mezzo a voi
deve rendervi felici, perché questo è il grande amore di mio Figlio. Egli mi
manda in mezzo a voi affinché, con materno amore, io vi dia sicurezza; affinché
comprendiate che dolore e gioia, sofferenza e amore fanno sì che la vostra
anima viva intensamente; affinché vi inviti nuovamente a celebrare il Cuore di
Gesù, il cuore della fede: l’Eucaristia. Mio Figlio, di giorno in giorno, nei
secoli ritorna vivente in mezzo a voi: ritorna a voi, anche se non vi ha mai
abbandonato. Quando uno di voi, miei figli, ritorna a Lui, il mio Cuore materno
sussulta di felicità. Perciò, figli miei, ritornate all’Eucaristia, a mio
Figlio. La strada verso mio Figlio è difficile e piena di rinunce ma, alla
fine, c’è sempre la luce. Io capisco i vostri dolori e le vostre sofferenze e,
con materno amore, asciugo le vostre lacrime. Confidate in mio Figlio, poiché
Egli farà per voi quello che non sapreste nemmeno chiedere. Voi, figli miei,
voi dovete preoccuparvi soltanto per la vostra anima, perché essa è l’unica
cosa che vi appartiene sulla terra. Sudicia o pura, la porterete davanti al
Padre Celeste. Ricordate: la fede nell’amore di mio Figlio viene sempre
ricompensata. Vi chiedo di pregare in modo particolare per coloro che mio
Figlio ha chiamato a vivere secondo lui e ad amare il loro gregge. Vi
ringrazio.
Vangelo del giorno 02/07/2016
Mt 9,14-17
Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? | |||
Commento su Mt 9,14-17 Il vino nuovo del vangelo rompe tutto, dilaga, allaga. È talmente innovativo che nessuna riforma religiosa è in grado di contemerlo. Così inatteso e sconcertante che tutti restano scossi dalla qualità della sua forza, dalla virulenza del suo incedere. Inutile tacconare, arrampicarsi sugli specchi, appellarsi al buon senso, alla tradizione, alle pie opere compiute. Il digiuno è nato per ricordarci la priorità dello spirito, per permetterci di entrare in comunione con i fratelli e le sorelle che non mangiano tutti i giorni, per domare le passioni. Però spesso, nel passato, questa pratica ha finito per diventare un segno di distinzione, un esercizio difficile per i super devoti, per i mistici da vetrina, per sottolineare le differenze... Gesù ribalta anche questa prospettiva: se il digiuno è segno di penitenza, come possono fare penitenza gli invitati ad una festa di nozze! Lo sposo è con noi, amici, sia la festa a dominare la nostra fede, non una visione piccina e approssimativa della fede. Togliamo dai nostri volti le espressioni compite e macerate per lasciare spazio al sorriso che nasce dall'incontro con lo sposo, e lasciamo che lo Spirito faccia nuove tutte le cose! |
venerdì 1 luglio 2016
Vangelo del giorno 01/07/2016
Mt 9,9-13
Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Misericordia io voglio e non sacrifici. | |||
Commento su Matteo 9,9-13 In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mt 9,9-13 Come vivere questa Parola? Gesù e la chiamata La Scrittura di oggi ci ripropone un altro aspetto della gratuità della presenza di Gesù. Il suo chiamare, il suo sollecitare le persone a prendere coscienza di avere un progetto di vita da condividere con lui, non è all'insegna dell'opportunismo. Gesù non dice a chi chiama: "Ho bisogno di te, perché sei bello, bravo, competente, ricco". Gesù chiama indistintamente. La risposta della persona determinerà la bellezza, la necessità, la competenza, la ricchezza nella misura in cui il dono di Dio verrà da lei accolto. Questa è fede, fede che mette in cammino, che pone l'uomo in ricerca, alla vera sequela di Gesù. Signore, fa nessuno rimanga indifferente alla tua voce che invita a seguirti. Fa' che la nostra risposta rimanga nel tempo gratuita e generosa come fu la tua chiamata. |
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